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Dalla vergogna all'orgoglio

#1 | Nelle strade del pride | di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
30/12/2019#1 | Nelle strade del pride, a cinquant'anni dai moti di Stonewall - Lo scorso 30 giugno, a New York City sono arrivati cinque milioni di persone per celebrare il World Pride 2019. La più grande manifestazione Lgbtq di sempre è stata un tributo al cinquantesimo anniversario dei cosiddetti Moti di Stonewall, i sei giorni di proteste contro l'oppressione, le umiliazioni e la violenza della polizia, scoppiate nel bar gay più noto di New York, nel cuore del Greenwich Village la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969. Abbiamo percorso con i manifestanti – tra essi una bella delegazione italiana - un tratto del lungo corteo che ha idealmente abbracciato i luoghi della rivoluzione ed abbiamo raccolto le loro storie
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#2 | Quando la comunità gay newyorkese disse basta! | di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
31/12/2019#2 | Quando la comunità gay newyorkese disse basta! | Lo storico David Carter – che a Stonewall ed al movimento per i diritti civili della comunità Lgbtq ha dedicato gran parte delle sue ricerche – ci porta nel Greenwich Village un tempo considerato "la mecca gay newyorkese". Un quartiere ancora vibrante ed energico, un tempo frequentato da scrittori e artisti dell'avanguardia e della contro-cultura americana. Christopher Park e il bar Stonewall erano diventati casa per tanti gay fuggiti a New York, che su quei marciapiedi avevano trovato tolleranza, amore, spesso sesso, ma anche una comunità. Tra essi Martin Boyce uno dei clienti regolari del bar; oggi è uno chef in pensione, nel 1969 era uno studente hippie di ventun anni che cercava la sua vera identità a Christopher Street.
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#3 | Dalla vergogna all'orgoglio, la rivoluzio | di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
01/01/2020#3 | Dalla vergogna all'orgoglio, la rivoluzione in una notte | Quella notte – nelle ore che cambiarono per sempre la storia della comunità Lgbtq americana - per le strade del Village c'era anche un giovane cadetto dell'Accademia militare di West Point. Lucian Truscott, all'epoca poco più che un ragazzino, era in licenza a New York, per un tirocinio al leggendario settimanale The Village Voice, una vera e propria istituzione della controcultura americana. È lui che ricostruisce la dinamica delle proteste di cui fu non solo testimone oculare, ma anche cronista. Ne suo pezzo di cronaca, scritto all'indomani dei moti nell'appartamento a due passi dallo Stonewall, il giovane giornalista chiosò: "Attenti, la rivoluzione sta arrivando e probabilmente Allen Ginsberg sta già scrivendone il manifesto".
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#4 | Lo Stonewall oggi, un presidio civile | di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
02/01/2020#4 | Lo Stonewall oggi, un presidio civile | Nel 2006 Kurt Kelly e Stacy Lentz sono diventati ufficialmente i nuovi proprietari dello Stonewall Inn, dopo averlo rilevato con un gruppo di investitori. Non sono solo due imprenditori. Sono due appassionati attivisti e campioni della causa Lgbtq. Grazie a loro oggi lo Stonewall è ancora un'istituzione sacra nello splendido quartiere newyorkese del Village. L'atmosfera del bar è vibrante, energica, in equilibrio perfetto tra passato e presente. Kurt e Stacy ci aprono le porte del loro locale che resta un bar di quartiere e soprattutto un posto sicuro per tutta la comunità LGBTQ e per i suoi alleati. Uno spazio libero in cui gioire, ma anche qualche volta soffrire. Lo Stonewall, spiegano, non è che "la chiesa gay d'America".
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#5 | Dopo Stonewall, le sfide della comunità Lgbtq americana | Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni
03/01/2020#5 | Dopo Stonewall, le sfide della comunità Lgbtq americana | Nonostante le straordinarie conquiste degli ultimi anni – si pensi soltanto al diritto al matrimonio sancito da una sentenza della Corte Suprema nel 2015 – la comunità non può permettersi di abbassare la guardia. Ne parliamo con Chris Sgro, direttore della comunicazione della Human Rights Campaign, la più grande organizzazione americana per i diritti civili Lgbtq. La HRC è parte di una ampia coalizione che sostiene il cosiddetto Equality Act, una legge invocata da anni dalla comunità Lgbtq. La norma, ratificata alla Camera, proibisce la discriminazione sulla base di orientamento sessuale o identità di genere. Ora, però, è sospesa in Senato. Il lavoro non è finito. Occorre ripartire da qui, agendo a livello elettorale: per mandare a casa deputati e senatori che non supportano l'Equality Act e per sconfiggere un presidente - Donald Trump - che ha pubblicamente dichiarato di non avere alcuna intenzione di firmare una legge sull'uguaglianza.
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