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Tre soldi Si fa presto a dire Molenbeek

Tre soldi

Si fa presto a dire Molenbeek

Molenbeek è il comune di Bruxelles da dove venivano i ragazzi del commando terroristico che ha compiuto gli attentati di Parigi e quelli di Bruxelles il 22 marzo 2016. Da allora, i mass-media hanno massacrato Molenbeek definendolo come un quartiere di terroristi, come la "Capitale europea dello jihadismo", arrivando a chiamarlo "Molenbeekistan". Ma siccome conosco Molenbeek fin dagli anni 90 e sento/vedo descritta Molenbeek in tanti modi, tranne che dal punto di vista umano, ho sentito l'esigenza di tornare a Molenbeek per cercare di capire e far capire come si vive oggi a Molenbeek e con quali problematiche si confronta – com'è stato affrontato il trauma della violenza?

Episodi

18 Mar 2019

1. #1 | Si fa presto a dire Molenbbek | di Alessandro Bresolin

#1 | Ritorno a Molenbeek | La storia comincia con un ritorno, il mio, in un luogo dove ho vissuto e lavorato tanto e dove ero molto attivo politicamente. Perciò per prima cosa a Molenbeek incontro un amico, Andrea Gagliardi, documentarista di origine italiana che ho conosciuto nel Collectif contre les expulsions; proseguo andando a sentire Dino Calà, una figura chiave tra gli immigrati italiani a Molenbeek, che abita nella via del tristemente celebre bar "Les beguines"; incontro Annalisa Molenbeek, assessora a Molenbeek, in una serata in cui si parla della diaspora delle donne congolesi.
19 Mar 2019

2. #2 | Si fa presto a dire Molenbeek | di Alessandro Bresolin

#2 | Nel comune più povero del Belgio | Ritrovo Annalisa Gadaleta nel suo ufficio, in comune a Molenbeek, dove al contempo spiega la dimensione di "villaggio" di Molenbeek, le radici del disagio sociale e il tipo di battaglia culturale che va intrapreso. Annalisa fa un parallelo tra quello che vive la comunità magrebina e quello che ha vissuto la comunità italiana. Cita l'esperienza del CASI-UO (Centro di azione sociale italiano – Università Operaia). Allora vado a incontrare Teresa Butera, direttrice del CASI-UO; mi parla delle attività del CASI, e mi fa ascoltare il Canzoniere dell'Emigrazione Italiana, degli anni 70; ascoltando, scopro che una delle cantanti è Daniela, moglie di Dino Calà, e chiudo la puntata raccogliendo la sua testimonianza.
21 Mar 2019

3. #3 | Si fa presto a dire Molenbeek | di Alessandro Bresolin

#3 | La diversità è il bene più prezioso che abbiamo | Parlando con Andrea Gagliardi, vengo a conoscenza di un fenomeno nuovo, all'interno della storia dell'emigrazione italiana in Belgio: molti magrebini che vengono oggi a Molenbeek sono italiani, gente che ha vissuto per più di vent'anni in Italia, con i figli che parlano italiano, con la nazionalità italiana. L'italiano diventa per me uno strumento per entrare in contatto con questi nostri connazionali; raccolgo le testimonianze di Hamid di Trento, Dikra di Pesaro e Zina di Milano; introdotto ormai nella comunità magrebina, intervisto Ahmed el Khanousssi, vicesindaco di Molenbeek, e Salim Haouach, giovane regista teatrale della compagnia "Ras el Hanout".
22 Mar 2019

4. #4 | Si fa presto a dire Molenbeek | di Alessandro Bresolin

#4 | Lungo il canale. Molenbeek non è periferia, è a 500 metri dalla Borsa di Bruxelles e dalla Grand Place; a dividere Molenbeek e Bruxelles c'è un canale che segna una frattura che è anche sociale; il quartiere lungo il canale viene chiamato "Quartier Maritime", e perdendomi tra i suoi vicoli vado nel "Centre Communautire Maritime", dove hanno la loro sede quelli di "Radio Maritime", una radio che dà voce agli abitanti del quartiere. Qui incontro Fabio Checcucci, un altro italiano che vive e lavora a Molenbeek, che spiega come hanno affrontato il trauma della violenza e come affrontano ogni giorno i pregiudizi; ascoltando Radio Maritime, vengo a conoscenza di un progetto di alcuni bambini nelle scuole di Molenbeek: una canzone contro la violenza. Continuando la passeggiata nel quartiere marittimo, vado al "Foyer", dove parlo con Johan Lemann, antropologo e consigliere del governo belga sui problemi di Molenbeek, e su come secondo lui andrebbero affrontati. La puntata si chiude con un messaggio di Maya, un'amica dai tempi del Collectif contre les expulsions, e con un omaggio a Semira Adamou