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Strade di Porto Marghera

#1 | Strade di Porto Marghera | Via delle Industrie | di Gilda Zazzara
09/03/2020#1 | Via delle Industrie - Da questa via è cominciata, cento anni, fa la costruzione di Porto Marghera. Parto dall'industria che c'è ancora, dal cantiere navale e la babele delle imprese d'appalto. Osservo rovine industriali e postindustriali assieme a un ex operaio delle fabbriche di concimi chimici; inciampo in due bonificatori che spuntano da una fabbrica abbandonata. Arrivo fino in fondo, a specchiarmi nel canale Brentella e nei serbatoi della raffineria. E qui trovo i pescatori di seppioline, che si godono la pace e il paesaggio. Per loro questa non è, come molti pensano, l'anti-Venezia: è un'altra Venezia, bagnata dall'acqua della stessa laguna.
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#2 | Strade di Porto Marghera | Via dell'Elettricità | di Gilda Zazzara
10/03/2020#2 | Via dell'Elettricità - Senza l'elettricità Porto Marghera non sarebbe mai nata. Questa è la sua via, la via della prima centrale termoelettrica, la via che ricorda l'imprenditore-politico Giuseppe Volpi. Era tutta un susseguirsi di fabbriche, ora ci sono quasi solo depositi di container e aziende di logistica, perché un modernissimo ponte in acciaio l'ha collegata direttamente al porto commerciale. In mezzo ai camion che transitano incessantemente Alberto e Marino mi raccontano la chiusura delle loro fabbriche: la resistenza, la rabbia, il senso di sconfitta e la perdita dell'identità. In fondo, una sbarra impedisce l'accesso all'acqua: lì dietro arrugginiscono i più vecchi impianti petrolchimici.
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#3 | Strade di Porto Marghera | Via del Commercio | di Gilda Zazzara
11/03/2020#3 | Via del Commercio - Questa è la via che penetra nell'isola portuale, il cuore pulsante di Porto Marghera dopo le fabbriche. L'accesso ai moli è interdetto: li guardo prima dall'alto, dalla palazzina della Compagnia dei lavoratori portuali, insieme a vecchi "camalli" veneziani che mi raccontano come tutto sia cambiato. Nella trattoria Da Viola, accanto alla chiesetta che ricorda i caduti del mare, scambio qualche parola con un "terminalista", che carica le navi portacontainer con il computer. Salgo in barca con Andrea: la sua cooperativa assiste i marittimi, i lavoratori più soli e invisibili di un porto da cui, un po' alla volta, il lavoro umano sembra evaporare.
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#4 | Strade di Porto Marghera | Via della Chimica | di Gilda Zazzara
12/03/2020#4 | Via della Chimica - Un tempo Via della Chimica era scandita dalle sette portinerie del Petrolchimico: oggi quasi tutti gli impianti sono spenti e in via di demolizione. Gli spazi vuoti sono ricoperti di vegetazione o riempiti da cataste di container colorati. All'inizio della via Nicoletta, che ha lottato fino all'altro ieri perché il suo impianto non chiudesse, mi racconta la professionalità spezzata e l'amarezza degli ultimi chimici. Con Leda oltrepasso il check-point per portarla tra le rovine della sua fabbrica di un tempo lontano: sembra tutto vuoto, ma al di là di una rete c'è un uomo che lavora in compagnia di una radio: ripara container a colpi di martello.
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#5 | Strade di Porto Marghera | Via Fratelli Bandiera | di Gilda Zazzara
13/03/2020#5 | Via Fratelli Bandiera - Questa è la cerniera tra la zona industriale e il quartiere residenziale: ogni metro parla dell'incontro/scontro tra le fabbriche e la città. Raccolgo le idee con Roberto, che tanti anni fa lasciò la chiesa per farsi operaio tra gli operai. Lungo la via mi accompagna Gianfranco: il bar operaio che rinasce club musicale, la fabbrica abbandonata che diventa luogo di perdizione e quella che accoglie il centro sociale, poi la chiesa intitolata a Gesù Lavoratore, lì dove iniziava il ghetto. Il viaggio finisce nel campeggio disegnato da Carlo Scarpa: con una coppia di turisti inglesi ci chiediamo perché sia più facile vedere la lontana sagoma di Venezia invece della incombente, gigantesca centrale elettrica.
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