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Tutti i giorni dalle 6.00 alle 6.45

Storie, musiche, immagini, idee e racconti. A cura di Elisabetta Parisi e Federico Vizzaccaro. Consulente letterario Claudia Marsili. Conduzioni di Anna Menichetti, Attilio Scarpellini e Arturo Stalteri. Scelte musicali e regie di Ennio Speranza e Federico Vizzaccaro.

Lista episodi

16 Mar 2024

Laura Corti e Barbara Cinelli, "Il premio nazionale di pittura città di Fiesole, 1959-1965" (Aska)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Il premio nazionale di pittura città di Fiesole. Un viaggio nella memoria 1959-1965 (Fiesole, Sala Costantini, dal 9 marzo al 7 aprile) | La mostra "Un viaggio nella memoria, 1959-1965" organizzata dal Comune di Fiesole è dedicata alle cinque edizioni del premio nazionale di Pittura "Città di Fiesole" che in quegli anni il Comune aveva organizzato con l'obiettivo di costituire una galleria di arte contemporanea nei luoghi della vita pubblica. La mostra, nata su proposta delle due storiche dell'arte Barbara Cinelli e Laura Corti, riunisce opere, documenti dell'Archivio Storico Comunale e i relativi cataloghi nella Biblioteca Comunale Ivano Tognarini. Grazie a questa ricerca è stato possibile restituire una storia ai quadri, collocati in ogni dove all'interno del Palazzo Comunale, distinguerli dal resto di quelli giuntivi per donazioni non sistematiche, riproporne la qualità e il significato storico, come testimonianza di una partecipazione di Fiesole al dibattito nazionale sulle vicende dell'arte contemporanea alle soglie e nei primi anni Sessanta del Novecento. Gli artisti esposti nella mostra che è collegata a questo catalogo edito da Aska edizioni, sono stati presenti in manifestazioni nazionali come le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma ed hanno esposto in Gallerie importanti di Roma e di Milano. Alcuni artisti che hanno partecipato alle edizioni del premio Fiesole: Alfiero Cappellini, Nino Tirinnanzi, Fernando Farulli, Vinicio Berti, Ennio Calabria, Dino Caponi, Giuseppe de Gregorio, Alberto Gianquinto, Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Giustino Vaglieri, Giuseppe Guerreschi, Piero Guccione, Giorgio Scalco, Piero Tredici, Giansisto Gasparini, Enzo Faraoni, Gualtiero Nativi.
43 min
14 Mar 2024

Peter Sloterdijk, "Il rimorso di Prometeo" (Marsilio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Paolo De Chellis | Peter Sloterdijk, "Il rimorso di Prometeo. Dal dono del fuoco al grande incendio del pianeta", trad. di Marina Pugliano e Giovanni Targia (Marsilio) | Peter Sloterdijk ripercorre il rapporto tra l'uomo e la natura nei secoli, partendo da un semplice assunto: «la storia dell'umanità fino a oggi non ha rappresentato altro se non la storia delle applicazioni del fuoco». Mettendo in relazione la lettura marxista del lavoro e i sistemi di sfruttamento ideati dall'uomo, mostra come calore e movimento possano diventare variabili utili a ripensare il «mito della libertà» legato al graduale affrancamento dalla fatica consentito dalla tecnica, la rinuncia progressiva alla procreazione e la liberazione delle preferenze sessuali, la diffusione dei consumi, una mobilità di merci e persone senza precedenti, la sovrabbondanza di beni e i «fuochi dell'invidia» alimentati dai dispositivi che accrescono a dismisura l'ego. Riflettendo sulla crescita esponenziale degli organismi statali, Sloterdijk ne mette in discussione la sopravvivenza a breve termine e punta il dito contro altri incendi destinati a provocare catastrofi: la fame di carbone di Paesi come Cina, India e Stati Uniti, e il «parassitismo fossile» praticato da Arabia Saudita e Russia. Ancora una volta, uno dei più acuti filosofi del nostro tempo riesce a offrire spunti inediti sui processi in atto, dando vita a un percorso di lettura spiazzante, fino a chiedersi: se Prometeo fosse tra noi oggi, condividerebbe ancora il dono del fuoco?
44 min
13 Mar 2024

Daniele Petruccioli, "In Amazzonia" (Giulio Perrone Editore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Daniele Petruccioli, "In Amazzonia" (Giulio Perrone Editore) | Alla fine degli anni Ottanta Antonio Tabucchi ha intitolato "Amazzonia di carta" un articolo su un bel libro di Silvano Peloso a proposito dell'immaginario amazzonico. Da artista e da studioso dei mondi di lingua portoghese, sapeva che i luoghi più risonanti vibrano soprattutto nell'immaginario. Che più un luogo è speciale più produce parole, canzoni, storie. Anni fa ci sono stato anch'io. Ho viaggiato, soprattutto in barca, nel bacino amazzonico risalendo il Rio dalla foce verso Manaus. Con voi vorrei ripercorrere quel viaggio in modo non lineare ma per parole chiave: imbarcazioni, mercati, pontili ma anche specchi e bestie perché quando cerchi il tuo volto, a volte, ti imbatti facilmente in un totem deformato. E siccome l'Amazzonia è poco meno di un continente, ho chiesto a due grandi brasiliani di farci da guida: Mário De Andrade, il grande scrittore modernista che ci ha lasciato un diario di viaggio amazzonico ma soprattutto il primo romanzo "meticcio" del Novecento brasiliano, il cui protagonista è un indio nativo del grande fiume: Macunaíma; e Milton Hatoum, scrittore pluripremiato dei giorni nostri, nativo di Manaus, nei cui romanzi l'Amazzonia è spesso protagonista, spesso bistrattata, sempre resistente. Un viaggio all'indietro nel tempo, in fondo a fiumi di carta, in fondo al quale si rischia di farsi sorprendere alle spalle dal futuro. Almeno, è quello che è successo a me.
43 min
11 Mar 2024

I macchiaioli (Palazzo Martinengo, Brescia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | I macchiaioli (Brescia, Palazzo Martinengo, dal 20 gennaio al 9 giugno 2024), a cura di Francesca Dini e Davide Dotti | La mostra, organizzata dall'Associazione Amici di Palazzo Martinengo col patrocinio della Provincia di Brescia, del Comune di Brescia e della Fondazione Provincia di Brescia Eventi, presenta oltre 100 capolavori di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani, Abbati e altri, provenienti in gran parte da collezioni private - solitamente inaccessibili - e da importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, l'Istituto Matteucci di Viareggio e la Fondazione CR Firenze. Articolata in dieci sezioni, la retrospettiva bresciana racconta l'entusiasmante avventura di questi pittori progressisti che - desiderosi di prendere le distanze dall'istituzione accademica nella quale si erano formati sotto l'influenza di importanti maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli - giunsero in breve tempo a scrivere una delle pagine più poetiche della storia dell'arte non solo italiana, ma europea. Ed è proprio per via dei valori universali che la sottendono che l'arte dei Macchiaioli risulta così moderna e attuale: alcuni dei capolavori esposti in mostra come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini rimangono indelebilmente impressi nella memoria, affascinando per la qualità pittorica, lirica e luministica. La mostra di Palazzo Martinengo raccoglie le opere "chiave" di questo percorso allo scopo di raccontare i diversi momenti della ricerca dei Macchiaioli, i luoghi a loro famigliari - il Caffè Michelangiolo di Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria -, il confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee; i loro smarrimenti, la capacità di mettersi collettivamente in discussione e di sterzare - se necessario - il timone per proseguire sulla strada del progresso e della modernità senza abbandonare mai la via maestra della luce e della macchia. Il termine "Macchiaioli" fu coniato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L'accezione ovviamente era dispregiativa e giocava su un particolare doppio senso: darsi alla macchia, infatti, significa agire furtivamente, illegalmente. Alla luce delle più recenti ricerche, la vicenda dei Macchiaioli assume una rilevanza critica sempre più significativa, perché essi instaurarono un dialogo aperto, propositivo e audace con le più importanti comunità artistiche dell'Europa del tempo. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale.
44 min
04 Mar 2024

Pier Francesco Foschi (1502-1567). Pittore fiorentino (Galleria dell'Accademia di Firenze, Firenze)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Paolo De Chellis | Pier Francesco Foschi (1502-1567). Pittore fiorentino (Firenze, Galleria dell'Accademia di Firenze, dal 28 novembre 2023 al 10 marzo 2024) a cura di Cecilie Hollberg, Elvira Altiero, Nelda Damiano, Simone Giordani | La Galleria dell'Accademia di Firenze riscopre la figura di un artista fiorentino del Cinquecento, Pier Francesco Foschi (1502-1567), allievo di Andrea del Sarto, che ha collaborato anche con Pontormo, e di cui la Galleria conserva un'opera giovanile, la Sacra Famiglia con San Giovannino. Un pittore dalla lunga e fortunata carriera, che, nonostante il successo riscosso in vita, è stato dimenticato dopo la sua morte. A lui è dedicata la prima mostra monografica in Europa, a cura di Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell'Accademia di Firenze, Elvira Altiero, Funzionario storico dell'arte, responsabile del dipartimento storico-artistico della Galleria dell'Accademia di Firenze, Nelda Damiano, che ha curato la mostra Wealth and Beauty, dedicata all'artista al Georgia Museum of Art, University of Georgia (Athens, USA), e Simone Giordani, docente di Storia dell'Arte, studioso della pittura fiorentina rinascimentale e tardo rinascimentale e specialista del pittore Pier Francesco Foschi. "Grazie alla Galleria dell'Accademia di Firenze" racconta il direttore Cecilie Hollberg, "con questo progetto sono stati avviati importanti restauri di dipinti collocati in vari luoghi del territorio e, in attesa dell'inaugurazione dell'esposizione, presentiamo eccezionalmente in anteprima il cantiere del restauro, ancora in corso, della Trasfigurazione, una delle tre pale d'altare realizzate da Pier Francesco Foschi, conservate nella Basilica di Santo Spirito a Firenze."
44 min
02 Mar 2024

"Carteggio Verdi- Ghislanzoni" (Istituto Nazionale di Studi Verdiani)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | "Carteggio Verdi- Ghislanzoni (1870-1893)", II tomi, a cura di Ilaria Bonomi, Edoardo Buroni e Marco Spada (Istituto Nazionale di Studi Verdiani) | Le lettere più importanti del Carteggio Verdi-Ghislanzoni (1870−1893), dedicate alla nascita del libretto di Aida (1870-1872), erano note fin da quando furono pubblicate in I copialettere di Giuseppe Verdi (1913). Questa nuova edizione amplia in maniera decisiva il corpus della corrispondenza e ne propone spesso una diversa cronologia. Comprende 134 lettere (una parte delle quali attestate ma non conservate) che arrivano al 1893, anno di morte del poeta; novantadue di esse appartengono ai primi tre anni. Alle lettere dei due corrispondenti principali se ne aggiungono alcune di personaggi che ebbero parte varia nella creazione dell'opera egiziana, aiutando a contestualizzare il rapporto tra musicista e poeta: Giuseppina Strepponi, Tito e soprattutto Giulio Ricordi, Eugenio Tornaghi, Ferdinando Fontana. Tutte le lettere, alcune delle quali inedite in italiano e in forma integrale, sono trascritte dagli originali secondo i rigorosi criteri filologici dell'Edizione nazionale dei carteggi e dei documenti verdiani e sono corredate da un ricco apparato di note esplicative; per la prima volta i curatori hanno potuto approfittare dell'accessibilità di una parte dei documenti verdiani, recentemente acquisiti dallo Stato italiano, integrandoli alla corrispondenza. L'edizione del carteggio è arricchita da una serie di documenti importanti per la sua contestualizzazione (contratti, corrispondenza tra Verdi e Ricordi, lettere e recensioni di Filippo Filippi, fra cui la riproduzione integrale delle sue Lettere egiziane), dai profili biografici dei personaggi principali, da un'analisi del libretto di Aida relativamente alle tappe della sua genesi e alla sua forma. L'ampia Introduzione esamina approfonditamente tutti i problemi di natura storica, filologica e linguistica posti dal Carteggio Verdi-Ghislanzoni.
43 min
29 Feb 2024

Stefano Mancuso, "La tribù degli alberi" (Einaudi)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Paolo De Chellis | Stefano Mancuso, "La tribù degli alberi" (Einaudi) | C'è una voce che sale dal bosco: è quella di un vecchio albero che vive lí da sempre, e adesso vuole dire la sua. Perché anche le piante hanno una personalità, delle passioni, ciascuna ha un proprio carattere. Cercano sottoterra per guardare il cielo. Si studiano, si somigliano, si aiutano. La tribú degli alberi è una storia emozionante e avventurosa, vivacissima e millenaria. Che ci riguarda tutti da vicino e che nessuno meglio di Stefano Mancuso poteva raccontare. E se chi dice «io» avesse centinaia, forse migliaia di anni? Intorno a Laurin, nei secoli, si è svolta la storia di una intera comunità, e lui ora – con le radici ben salde nel terreno e la chioma ancora svettante nonostante l'età – ne ripercorre le vicende, le incomprensioni, le feste, i dubbi e le promesse. Le piante si organizzano in clan: c'è quello dei Cronaca, seri e coscienziosi, imbattibili nel raccogliere informazioni. Ci sono i Terranegra, i piú numerosi, originali e colorati, diversissimi tra loro. I temibili Gurra, alti e imponenti, sono taciturni (anche se al tramonto è facile sentirli cantare). I Guizza sciolgono i nodi delle scelte, pesano le decisioni e studiano i tramonti – mentre i Dorsoduro, instancabili scienziati, sono addirittura in grado di manipolare la percezione della realtà. Nella tribú degli alberi nascono amicizie speciali e legami indissolubili, qualcuno deluderà i compagni e qualcun altro li salverà. Una cosa li accomuna però: possono scegliere, e costruire un giorno dopo l'altro – se solo glielo permettiamo – il futuro del mondo in cui tutti abitiamo. Nessuno meglio di Stefano Mancuso ha saputo raccontare il regno vegetale, ma qui c'è la scoperta di una forma nuova, che coniuga la vivacità dell'apologo al rigore scientifico. Cimentandosi per la prima volta con la narrativa, il celebre botanico ha scritto una storia per tutte le età.
43 min
26 Feb 2024

Amarsi. L'amore nell'arte da Tiziano a Banksy (Palazzo Montani Leoni, Terni)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Amarsi. L'amore nell'arte da Tiziano a Banksy (Terni, Palazzo Montani Leoni, dal 7 dicembre 2023 al 7 aprile 2024) a cura di Costantino D'Orazio | La mostra "AMARSI. L'Amore nell'Arte da Tiziano a Banksy", a cura di Costantino D'Orazio, con la co-curatela e direzione di Anna Ciccarelli e con la collaborazione di Federica Zalabra, ha l'obiettivo di indagare l'iconografia del sentimento d'amore nella storia, dall'Antichità fino al XXI secolo, grazie ad una serie di opere che affrontano le principali declinazioni di questo tema, che ha attraversato tutta l'arte in ogni tempo. Dalla mitologia greca e romana, attraverso le icone dell'amore spirituale medioevale, fino al recupero dell'Antico in epoca Rinascimentale, la sua trasformazione nel Barocco e lo sguardo nostalgico nell'Ottocento, l'Amore ha potuto fare affidamento su una serie di immagini e storie che soltanto nel Novecento cominciano ad essere messe in discussione. Nella mostra, questa metamorfosi dello sguardo sarà raccontata in circa 40 opere, tra pittura, scultura e ceramica. La mostra sarà l'occasione per presentare per la prima volta al pubblico l'ultima opera acquisita dalla Fondazione Carit: una delle versioni più raffinate del dipinto "Venere e Adone" (1554 circa) della bottega di Tiziano Vecellio. Nella scena, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, il giovane Adone abbandona la dea Venere che si torce disperata nel tentativo di trattenerlo. Il richiamo della caccia è più forte dell'Amore che dorme placidamente sullo sfondo, sotto un albero. È l'alba, ma il cielo nuvoloso sembra presagire il dramma che tra poco avverrà: Adone verrà ucciso da un cinghiale, dal suo sangue nascerà il fiore dell'anemone. Soggetto replicato più volte dalla bottega di Tiziano, sotto la supervisione del maestro, "Venere e Adone" arriva a Terni, che entra così a far parte di un circuito che collega la città a New York (Metropolitan Museum), Londra (National Gallery), Los Angeles (Getty Foundation), Washington (National Gallery) e Madrid (Museo del Prado), dove sono conservate alcune delle tele gemelle. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da De Luca Editore con testi di Stefania Auci, Anna Ciccarelli, Costantino D'Orazio, Angelo Mellone e Federica Zalabra.
44 min
14 Feb 2024

James Yorkston, "Il libro dei Gaeli" (Jimenez)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | James Yorkston, "Il libro dei Gaeli", trad. di Gianluca Testani (Jimenez) | Lo scenario è quello dell'Irlanda a metà degli anni Settanta, il punto di partenza del viaggio è Creagh, nella campagna a sud-ovest dell'isola, dove due bambini, Joseph e Paul, abitano con Fraser, padre e poeta, vicino alla laguna nella quale ha perso la vita la loro madre. A raccontare questa storia è Joseph, il figlio maggiore, costretto con il fratello a un persistente stato di abbandono, povertà e squallore mentre il padre prova a elaborare il lutto e a esorcizzare il dolore scrivendo poesie. L'arrivo di un'insperata lettera da parte di un editore dublinese che mostra interesse per le poesie di Fraser stravolge la vita dei tre e offre loro una speranza. Al seguito del padre, i due bambini si mettono in cammino verso Dublino, in un viaggio lungo e complicato per l'indisponibilità di mezzi di trasporto e di denaro, ricco di contraddizioni e rovesciamenti di fronte, tra sogni e incubi, promesse e delusioni, generosità e avarizia, amori incondizionati e abbandoni scioccanti. Yorkston racconta la storia di una famiglia e la mostra attraverso gli occhi di un bambino pieno di risorse che, nonostante la miseria e le paure, non perde mai il coraggio e la speranza. Questo romanzo è però anche il racconto di un amore, quello di un padre per la madre dei suoi figli, morta prematuramente: un amore custodito all'interno dell'unico bagaglio dei tre, una malconcia valigia che contiene una struggente raccolta di poesie di Fraser, intitolata Il libro dei Gaeli
44 min
13 Feb 2024

Futurismo di carta. (Complesso di San Gaetano, Treviso)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Futurismo di carta. Forme dell'Avanguardia nei manifesti della Collezione Salce (Treviso, Museo nazionale Collezione Salce, Complesso di San Gaetano, dal 23 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024), a cura di Elisabetta Pasqualin con la collaborazione di Sabina Collodel. | La grande miniera della Collezione Salce, la più importate e ampia raccolta di manifesti storici in Italia e una delle più rilevanti collezioni pubbliche del settore al mondo, svela una spettacolare sequenza di suoi tesori. Con il titolo il "Futurismo di carta", si accendono i riflettori su un aspetto non ancora sufficientemente indagato delle multiformi espressioni della più vitale delle avanguardie italiane. L'indagine, condotta da Elisabetta Pasqualin, direttrice del Museo Nazionale Collezione Salce con Sabina Collodel, si sviluppa su due successivi momenti con altrettante mostre. La prima, con la declinazione "Forme dell'avanguardia nei manifesti della Collezione Salce" è in corso al San Gaetano. A seguire, dal primo marzo al 30 giugno 2024, la seconda parte, contrassegnata dal sottotitolo "Immaginare l'universo con l'arte della pubblicità". Unico il catalogo, edito da L'Erma di Bretschneider, che riunisce le immagini e le considerazioni scientifiche sull'intero percorso espositivo. "Che il Futurismo sia risultato pervasivo di ogni aspetto della quotidianità, editoria e grafica pubblicitaria comprese, è cosa ben conosciuta", ricorda la direttrice Pasqualin. "Proprio quest'ultima si rileva essere l'espressione che più si adatta al linguaggio futurista che trova in Fortunato Depero il massimo esponente: nel manifesto Il futurismo e l'arte pubblicitaria, del 1931, dichiara "l'arte dell'avvenire sarà potentemente pubblicitaria". Tra gli artisti presenti in mostra si ricordano Mario Sironi, Marcello Dudovich, Fortunato Depero, Federico Seneca, Marcello Nizzoli, Gino Boccasile, Nicolai Diulgheroff, Xanti Schawinsky, Giulio Cisari, Lucio Venna, Umberto di Lazzaro, Luigi Martinati. Ed è proprio sulla declinazione grafica dell'arte futurista che questa mostra si concentra "perché, sebbene le opere su tela e di scultura siano ben note e di facile riconoscimento, i manifesti pubblicitari rimangono tutt'oggi un settore di nicchia e sviluppano un loro linguaggio specifico.
43 min
12 Feb 2024

Federico Maria Sardelli, "Vivaldi secondo Vivaldi" (il Saggiatore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Federico Maria Sardelli, "Vivaldi secondo Vivaldi. Dentro i suoi manoscritti", prefazione di Michele Dall'Ongaro (il Saggiatore) | Antonio Vivaldi è stato forse il compositore più oggetto di equivoci di lettura e deliberati fraintendimenti tra quelli del suo tempo. Riscoperto relativamente di recente rispetto a Bach o Händel, la sua musica ha infatti subito per decenni ricostruzioni estremizzate e approcci superficiali. Ancora oggi ci si inganna credendo che sia un autore facile o leggero, e le sue partiture poco più di tracce stenografiche da integrare con ornamentazioni, improvvisazioni, effetti speciali e ogni tipo di licenza interpretativa. Federico Maria Sardelli, tra i più autorevoli studiosi e interpreti del maestro veneziano, con quest'opera restituisce il giusto valore alle intenzioni di Vivaldi. Grazie a una ricognizione minuziosa sulle sue istruzioni musicali manoscritte, Sardelli mette in luce come le partiture siano, in genere, già complete di molte indicazioni utili all'esecuzione. Al contrario della vulgata – e sebbene Vivaldi non abbia lasciato nessuno scritto sulla sua musica, la sua poetica, il suo modo di comporla o eseguirla – queste carte lo rivelano come il compositore italiano barocco più prodigo d'informazioni tecniche e musicali. Guidati da Sardelli, entriamo per la prima volta in intimo contatto con i suoi manoscritti, scrigni di un'impressionante mole di notizie, cruciali per comprendere il suo modo d'intendere e d'interpretare le sue creazioni.
43 min
10 Feb 2024

René De Ceccatty, "Maria Callas" (Neri Pozza)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | René De Ceccatty, "Maria Callas", trad. di Giovanni Zucca (Neri Pozza) | Maria Callas: da Ingeborg Bachmann a Roland Barthes, da Marguerite Duras a Hervé Guibert, scrittori e filosofi ne hanno celebrato il canto come la piú alta espressione della voce umana. La sua incredibile estensione vocale, la sua voce, come ha scritto Maurice Fleuret, «orientale e popolare, metallica, ricca di contrasti e roca», cosí lontana dalla scuola italiana di una Tebaldi, la sua postura vocale opposta alla tradizione, il suo inimitabile temperamento drammatico ne hanno eretto il monumento e costruito un mito che perdura sino ai nostri giorni. Oggetto di una mole incredibile di commenti, articoli, libri, spettacoli teatrali, balletti, la sua esistenza è stata spesso travisata da racconti infedeli, caratterizzati da un'ambigua mescolanza di stereotipi – sulla «sventura», sul «genio» e sul «destino» – e di curiosità morbose. Di straordinaria intelligenza musicale, Maria Callas non è stata, infatti, altrettanto saggia nella vita – secondo Marina Cicogna, la coproduttrice di Medea, il film di Pasolini che la vide protagonista, aveva sacrificato la sua carriera magica alla speranza del Grande Amore – ed è forse questo il motivo per cui tanti biografi, nel tentativo di trovare la chiave del suo mito, hanno fatto ricorso agli elementi propri di un melodramma. Animato da antica passione per Maria Callas, riaccesa dal suo interesse per Pasolini e dai rapporti di amicizia con i suoi ammiratori e ammiratrici, René de Ceccatty narra in queste pagine della vita della grande cantante lirica alla ricerca di ciò che l'ha resa unica e inimitabile a tal punto da non aver esercitato alcuna influenza visibile o udibile su altri artisti. Colei il cui nome basta da solo a simboleggiare l'opera lirica del XX secolo, colei che ha rivoluzionato il bel canto, andando oltre i manierismi gratuiti e inespressivi della tradizione, rimane un fenomeno unico, una stella che brilla da sola nel firmamento musicale del Novecento.
41 min
05 Feb 2024

Marionette e avanguardia. Picasso, Depero, Klee, Sarzi (Palazzo Magnani, Reggio Emilia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Marionette e avanguardia. Picasso, Depero, Klee, Sarzi (Reggio Emilia, Palazzo Magnani, dal 17 novembre 2023 al 17 marzo 2024) | La mostra, a cura di James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani e fondatore di CIRCI – Centro Internazionale di Ricerca sulla Cultura dell'Infanzia, si sviluppa attorno al concetto di "quarta parete", ovvero la capacità di coinvolgimento emotivo di uno spettacolo ben riuscito, capace di immergere lo spettatore nella storia messa in scena. Quando una marionetta o un burattino rompe la quarta parete, conquista la fiducia del pubblico, dando allo spettacolo il potere di sfumare quella divisione tra palcoscenico e mondo, tra arte e vita. A capirlo sono stati quegli artisti – protagonisti del mondo dell'Arte e Teatro di figura – che, piuttosto che liquidare le marionette e i burattini (in inglese si usa per entrambi il temine puppets) come semplici giochi per bambini, hanno preso sul serio il loro entusiasmo e hanno guardato al "gioco creativo" come a una fonte di ispirazione estetica per cercare nuove modalità di espressione visiva. Mentre alcuni artisti vedevano il potenziale delle marionette e burattini per immaginare un mondo migliore, i satirici usavano spettacoli trasgressivi e pungenti per attaccare l'establishment politico. Rivolgendosi a un pubblico adulto e attingendo a una solida tradizione di satira politica del "teatro di figura", i burattini, in particolare, sono stati usati anche per criticare le condizioni politiche e sociali. Ad accogliere i visitatori ci sono i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917. Poi una folla di puppets: le marionette (manipolate dall'alto) e i burattini (manipolati da basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell'Arte, a quelle del primo Novecento inserite in un'estetica macchinica, dalla riscoperta di Oskar Schlemmer del classico di Kleist Sul teatro delle marionette (1810) che ha influenzato la pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti all'avanguardia russa con "Le marionette e la Rivoluzione", dall'arte della marionetta a bastone di Richard Teschner sull'onda dell'orientalismo e la scoperta delle classiche marionette giavanesi sino a quelle di Otello Sarzi, reggiano di adozione, realizzate con materiali sperimentali. Grazie alla collaborazione con la compagnia Carlo Colla di Milano e l'Associazione 5T di Reggio Emilia, un ricco programma di micro-spettacoli, interpretati da professionisti, anima tutta la durata della mostra. Vedendoli all'opera c'è da chiedersi: "I burattini vanno in paradiso quando muoiono?", domanda del tutto naturale, collocandosi i puppets in una zona grigia, tra creature viventi e oggetti inanimati.
44 min
03 Feb 2024

"Sirene. Il mistero del canto" (Marsilio)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | "Sirene. Il mistero del canto", a cura di Elisabetta Moro (Marsilio) | Cantano, suonano, incantano, piangono, ammutoliscono. Le sirene, figlie del mito e guardiane del mistero, sono predestinate a svolgere un ruolo emblematico nella storia dell'umanità. Presidiano la soglia tra luce e ombra, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il loro corpo ibrido è come un geroglifico che tiene insieme l'umano e l'animale in una endiadi di perturbante bellezza. Come se, nel momento stesso in cui la mente umana ha inventato queste creature, avesse lanciato una sfida poetica e conoscitiva a quel principio della «contradizion che nol consente», per dirla con Dante. Perché di contraddizione si tratta. Di una unione tra due nature, umana e animale, e proprio per questo l'esito è un essere fantastico destinato a impressionare nel profondo il nostro immaginario. Al punto che da oltre tremila anni le incantatrici interrogano la testa e il cuore dell'Occidente. Omero le ha trasformate in un mito immortale raccontando il loro incontro fatale con Ulisse. Ovidio ne ha descritto la metamorfosi originaria. Friedrich de la Motte Fouqué ha ammantato di inquietudine le loro vicende terrene. Hans Christian Andersen ha portato il lettore dalla loro parte fino all'immedesimazione. Gérard de Nerval e Matilde Serao hanno celebrato le glorie di una delle sirene omeriche, Partenope, la mitica fondatrice di Napoli. Franz Kafka le immagina come mute e dispettose eroine antiborghesi. James Joyce le innesta come ultime vibranti epicuree nel flusso di coscienza dell'Occidente. Ingeborg Bachmann invoca la loro furia distruttiva per vendicarsi di chi le ha spezzato il cuore.
41 min
31 Gen 2024

Dostoevskij, Cechov, Tolstoj, "Lessico", "Con penna lieve", "Regole di vita" (Aragno)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Fëdor Dostoevskij, Lessico", a cura di Lucio Coco | In questo lavoro viene raccolta una serie di pensieri, di detti, di aforismi tratti da diverse opere di Fedor Dostoevskij. L'ordine che si è seguito è quello alfabetico, in modo da formare un comodo e pratico Lessico, utile per chi voglia confrontarsi con il pensiero di Dostoevskij sui grandi temi che da sempre interrogano la persona: dall'amore al dolore, dalla felicità alla verità, dal bene al male, da Dio all'uomo. Per ognuno di questi lemmi il lettore troverà le risposte e il punto di vista proposto da Dostoevskij sempre all'altezza della sua grande ricerca non solo letteraria ma anche morale e filosofica. || Anton Cechov, "Con penna lieve", a cura di Lucio Coco (Aragno) | I frammenti di Čechov che qui si presentano riflettono come tanti cristalli la luce intensa della sua opera creativa e ne rifrangono, ognuno come una piccola parte del tutto, le qualità intrinseche fatte di ironia, di lucidità di analisi, della stessa levità e rigore che si possono apprezzare leggendo i suoi lavori. In ognuno di questi detti si sente il sapore e il mestiere del grande narratore russo, ognuno ricorda il suo stile, ognuno riporta, pur nella misura infinitesimale di una frase soltanto, una scheggia del suo mondo e del suo immaginario poetico. || Lev Tolstoj, "Regole di vita", a cura di Lucio Coco (Aragno) | Dalla sterminata produzione letteraria di Lev Tolstoj in questo volume viene presentata per la prima volta in una edizione italiana una serie di sentenze morali, che l'autore stesso rubrica sotto il titolo di "Regole di vita" [Pravila žizni]. La loro composizione, che risale agli anni 1847-1854, testimonia la lunga gestazione che ebbe questo lavoro, segno che con esso Tolstoj stava redigendo non solo una raccolta di massime ma stava riflettendo sull'orizzonte etico che avrebbe ispirato tutta la sua vita e al quale si sarebbe conformata anche tutta la sua opera di scrittore.
44 min
29 Gen 2024

John Cage, "Un anno, a partire da lunedì" (Shake)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | John Cage, "Un anno, a partire da lunedì. Dopo Silenzio", trad. di Giancarlo Carlotti e Ermanno Gomma Guarneri (Shake) | Immediatamente dopo la pubblicazione di Silenzio, John Cage, musicista, compositore nonché una delle figure principali dell'avanguardia del Secondo Novecento, iniziò a scrivere testi che rappresentassero la sua nuova evoluzione artistica, raccolti poi in questo volume a oggi inedito in Italia. La sua grande popolarità - che andava dal pubblico colto a quello di massa, sono note per esempio le sue apparizioni anche in Italia a "Lascia e raddoppia", il primo quiz televisivo di Mike Bongiorno - lo portò a collaborare con innovatori visionari come Marcel Duchamp, Marshall McLuhan, Nam June Paik, Joan Miró, Jasper Johns e Robert Rauschenberg, con il coreografo Merce Cunningham, uno dei più importanti esponenti della Modern Dance, con D.T. Suzuki, maestro del buddismo Zen, e con il futurologo Buckminster Fuller. Tutti personaggi che ispirarono la sua filosofia e che attraversano in modo importante questo libro. La sua ricerca musicale - spregiudicata e ironica - si fuse con tutto ciò che di nuovo succedeva intorno a lui, generando nuovi concetti e visioni. Questo volume ne rappresenta una straordinaria sintesi dal punto di vista delle idee, dell'immaginario, dei rapporti con le altre arti, con ampi spazi al racconto diaristico. Il tutto è corredato da una grande creatività e originalità anche nell'impaginazione del libro, a sua volta una sorta di giocosa opera d'arte.
42 min
27 Gen 2024

Karl Alfred Loeser, "Requiem" (Neri Pozza)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Karl Alfred Loeser, "Requiem", trad. di Silvia Albesano (Neri Pozza) | Vestfalia, metà anni Trenta: giorno dopo giorno, in modo strisciante ma sempre più pervasivo, gli ebrei tedeschi vengono spogliati dei loro diritti; a colpi di leggi appositamente promulgate, vengono allontanati dalle professioni, primo passo verso la cancellazione dalla comunità civile. Molti tra loro non vogliono credere a ciò che sta accadendo: perché comuni cittadini dovrebbero temere per il proprio futuro, addirittura per la propria incolumità? Questa follia passerà, non può essere diversamente. Qualcuno riesce ancora a lavorare. Tra questi pochi, c'è Erich Krakau, violoncellista eccezionalmente talentuoso, membro prestigioso dell'orchestra municipale, che vive di sola musica e alla sua bellezza si aggrappa con l'incrollabile certezza che le conquiste civili costituiscano l'essenza della condizione umana di fronte alla barbarie. Tutto cambia, allorché il giovane Fritz Eberle, figlio di panettiere e membro delle SA non - ché musicista dilettante di nessuna vocazione, decide che il posto di Krakau dev'essere suo. Spinto da un forte senso di rivalsa personale prima ancora che sociale, ma anche dall'odio razziale che contagia la popolazione, Eberle diventa ispiratore di una macchinazione micidiale, ordita su grande scala da arrivisti privi di scrupoli e assetati di egemonia, loschi figuri che intravedono la possibilità di farsi largo in un mondo che li aveva relegati ai margini. Oltre ai tanti che preferiscono voltare lo sguardo, ci sono tuttavia anche coloro che, avversando l'odio e le fantasie violente di chi detiene il potere, si battono per aiutare Krakau, per difendere l'umanità tutta dall'oscurità, a rischio della vita. Dall'esilio brasiliano che sarebbe durato fino alla sua morte nel 1999, Karl Alfred Loeser scrisse questo romanzo – che non vide mai la luce – negli anni Trenta, poi recuperato da un erede e pubblicato per la prima volta in Germania nel 2023. Ispirato alla vicenda reale che coinvolse lui e il fratello, il compositore e critico musicale Norbert Loeser, questo ritratto morale della Germania nazista prima dell'annientamento degli ebrei d'Occidente ha la forza di un romanzo distopico e lo stile di un grande classico letterario.
43 min
26 Gen 2024

Fabio Barbero, "Giorgio Gaber, Sandro Luporini e gli anni Ottanta" (Arcana)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Fabio Barbero, "Giorgio Gaber, Sandro Luporini e gli anni Ottanta. Gli spettacoli del decennio" (Arcana) | Questo libro racconta gli spettacoli di Giorgio Gaber e Sandro Luporini degli anni Ottanta e costituisce la naturale continuazione di un volume pubblicato nel 2021, intitolato "Giorgio Gaber, Sandro Luporini e la generazione del 68" dedicato agli spettacoli di Teatro canzone del decennio precedente. Negli anni Ottanta, la coppia di artisti ha prodotto e portato nei teatri di tutt'Italia cinque nuovi spettacoli. Due soltanto, "Anni affollati" (1981-1982) e "Io se fossi Gaber" (1984-1986), possono ricondursi in senso stretto alla formula teatrale del Teatro canzone sperimentata nel decennio precedente. "Parlami d'amore Mariù" (1986-1988), pur alternando sei lunghi monologhi ad altrettante canzoni, è principalmente uno spettacolo di prosa intervallato da qualche momento musicale. Mentre "Il caso di Alessandro e Maria" (1982-1983) e "Il Grigio" (1988-1990) sono due vere e proprie commedie di pura prosa, di cui la prima recitata insieme a Mariangela Melato. Finiti gli anni della contestazione, quel pubblico di ragazzi che ha seguito Gaber negli anni Settanta non c'è più. Lui e Luporini devono reinventarsi, in un decennio marcato da quello che fu allora chiamato il "riflusso", un bisogno di divertimento e di spensieratezza dopo anni di lotte e di terrorismo. Un decennio che divise allora e che divide ancora. Per alcuni furono e rimangono quei fantastici anni Ottanta, per altri sono stati l'inizio di una catastrofe sempre attuale.
44 min
25 Gen 2024

Markus Redicker e David Lester, "Sotto il vessillo di re morte" (eleuthera)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Paolo De Chellis | Markus Redicker e David Lester, "Sotto il vessillo di re morte. Un mondo alla rovescia", trad. di Elena Cantoni (eleuthera) | Ambientata nell'epoca d'oro della pirateria atlantica, questa storia non parla di tesori sepolti, navi fantasma o pirati innamorati della bella figlia del governatore, ma di una confraternita di comuni marinai che issando il vessillo di Re Morte decidono di diventare fuorilegge, sapendo bene che la loro sarà una vita breve (con il patibolo sempre sullo sfondo), ma almeno felice. La pensano così anche i tre protagonisti di questa storia, tre plebei del mare – John Gwin, un afroamericano fuggito dalla schiavitù, Ruben Dekker, un semplice marinaio di Amsterdam, e Mark, ovvero Mary Reed, una donna che si traveste da uomo per poter sopravvivere – le cui vite s'incrociano a bordo di un veliero della Royal African Company. Reclutati a forza su una nave negriera, le inumane condizioni di lavoro e l'infame traffico che sono costretti a svolgere li spinge a ribellarsi insieme all'intero equipaggio. Ma l'ammutinamento contro il tirannico capitano Skinner, gettato in mare con i suoi ufficiali, diventa in realtà l'atto fondativo di un nuovo ordine sociale egualitario – elezione diretta del capitano, mutuo soccorso, equa distribuzione del bottino… – che ribalta le ferree gerarchie in mare e a terra. È il mondo alla rovescia. Un mondo seducente che le potenti autorità di Londra sanno di dover schiacciare. E così scatenano una guerra senza prigionieri tra l'alta società londinese e i pirati d'alto mare. A soccombere saranno i fuorilegge, e i loro corpi appesi sulla forca dondoleranno a lungo nei porti d'America e d'Europa. Eppure saranno proprio loro, le «canaglie di tutto il mondo», a imprimersi nella memoria collettiva come gli eroi positivi di questa storia: uomini (e donne) liberi che pur sapendo di essere destinati a una fine violenta, non hanno voluto vivere in nessun altro modo. Ed è per questo che li amiamo ancora.
43 min
24 Gen 2024

Irene Gracia, "Ondina o l'ira del fuoco" (Cencellada)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Irene Gracia, "Ondina o l'ira del fuoco", trad. di Thais Siciliano (Cencellada) | Johanna Eunicke interpreta a Ondina nella trasposizione operistica di E.T.A. Hoffmann. Come nella storia che rappresentano, anche in teatro c'è un'atmosfera magica in cui i cantanti dimenticano la loro vera identità, mimetizzandosi con il personaggio che interpretano come se fossero stregati, in una esperienza collettiva di possessione. L'opera è un successo di critica e di pubblico, ma la passione raggiunge un punto tale che nella tredicesima rappresentazione il teatro prende fuoco. L'incantesimo è spezzato. Hoffmann sospetta che l'origine dell'incendio sia intenzionale e organizza una serata in cui l'alcol scorre, si discute di arte e filosofia e si raccontano storie fantastiche. L'intenzione di far parlare i partecipanti e far confessare l'autore dell'incendio. Questo romanzo è ambientato nel XIX secolo ed è suddiviso in modo molto differenziato nei tre atti che compongono l'opera originale di Ondina: una Ouverture che segna l'inizio della rappresentazione; Il banchetto, che incorpora racconti fantastici all'interno della narrazione, nella tradizione del Decameron e Le mille e una notte; e un ultimo atto, Epilogo, in cui si narra la maturità degli attori, come siano stati segnati dalla rappresentazione di Ondina, la perdita della voce di Johanna Eunicke e la morte di Hoffmann. Irene Gracia rende omaggio a Hoffmann musicista e rivendica Ondina come la prima opera del romanticismo tedesco.
43 min
21 Gen 2024

Sidney Bechet, "Suona con gentilezza" (Quodlibet)

Con Francesco Mandica. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Sidney Bechet, "Suona con gentilezza. La mia storia", trad. di Giuseppe Lucchesini (Quodlibet) | «Nel maggio del 1949 Bechet è invitato al Festival del Jazz di Parigi, storica occasione di rinnovato entusiasmo per il jazz da parte dell'Europa dopo la tragedia della guerra. Ai concerti partecipano nuovi, rivoluzionari protagonisti di questa musica come Charlie Parker e Miles Davis, ma è Sidney Bechet a guadagnarsi gli applausi più fragorosi. L'inaspettato successo, l'antico amore per il Vecchio Continente e il desiderio di sentirsi "più vicino all'Africa", come s'intitola uno dei capitoli di questo libro (che significa anche "più lontano" dal soffocante razzismo statunitense) lo portano l'anno dopo a vivere, questa volta definitivamente, dall'altra parte dell'Atlantico. La Francia è la sua nuova patria, fino alla morte che lo coglierà il giorno del suo compleanno nel 1959: Parigi lo adotta, gli esistenzialisti lo chiamano "le Dieu", i suoi concerti sono bagni di folla, la sua sola presenza in un piccolo locale di Juan-les-Pins rende la Costa Azzurra una regione alla moda ben prima di Brigitte Bardot. Ben pochi hanno potuto sottrarsi al fascino delle sue esecuzioni, penetranti come il profumo muschiato di una dama di Storyville, intossicanti come l'assenzio spacciato in una cave parigina: Johnny Hodges ha costruito la propria personalità attorno a quello stile, John Coltrane lo ha aggiornato dedicandogli rispettosamente il sontuoso "Blues to Bechet", Steve Lacy lo ha sottilmente celebrato per tutta la vita, Evan Parker mostra ancor oggi il filo rosso che unisce l'ispirazione del vecchio creolo di New Orleans alle avanguardie radicali». Prefazione di Claudio Sessa. Introduzione di Marcello Lorrai. Nota discografica e guida all'ascolto di Stefano Zenni.
44 min
20 Gen 2024

Auguste Blanqui, "L'eternità viene dagli astri" (Adelphi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Auguste Blanqui, "L'eternità viene dagli astri", trad. di Raffaele Fragola (Adelphi) | Nel 1871 Auguste Blanqui, «l'eterno cospiratore», sta scontando l'ennesima pena detentiva di una vita trascorsa per metà in carcere. Questa volta, per impedirgli qualsiasi contatto con la Comune che sta infiammando Parigi, lo hanno trasferito nel remoto Fort du Taureau, in Bretagna, dove è sottoposto a una reclusione tra le più dure, in totale isolamento. E tuttavia, pur in condizioni estreme, Blanqui riesce a scrivere e a far arrivare all'esterno, eludendo la censura, il testo di quello che sarà il suo primo libro, pubblicato l'anno successivo a Parigi. Ci si aspetterebbe, dall'ormai vecchio rivoluzionario, un pamphlet politico. E invece quello che Blanqui ha meticolosamente composto nella sua cella è un visionario trattato di «astronomia metafisica», uno scritto insieme scientifico, poetico e filosofico, che avanza un'ipotesi vertiginosa: «Ogni astro, qualunque esso sia, esiste dunque in numero infinito nel tempo e nello spazio, non soltanto sotto uno dei suoi aspetti, ma quale si trova in ognuno degli istanti della sua vita, dalla nascita sino alla morte. Tutti gli esseri distribuiti sulla sua superficie, grandi o piccoli, viventi o inanimati, condividono il privilegio di questa perennità». Ogni uomo, così, «possiede nello spazio un numero infinito di doppi che vivono una vita tale e quale la sua». Con un saggio di Ottavio Fatica.
41 min
17 Gen 2024

Orhan Pamuk, "Ricordi di montagne lontane" (Einaudi)/ Parole e immagini (Labirinto della Masone)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Orhan Pamuk, "Ricordi di montagne lontane", trad. di Margherita Botto (Einaudi) e Parole e immagini (Fontanellato, Parma, Labirinto della Masone, dal 18 novembre 2023 al 17 marzo 2024), a cura di Edoardo Pepino | Un libro e una mostra, un duplice omaggio allo scrittore premio Nobel per la letterature nel 2006 || Nel corso degli anni Pamuk ha continuato a riprendere, completare, riempire di schizzi le pagine rimaste in bianco dei suoi taccuini, dando vita a uno straordinario intreccio in cui sfumano spazi e tempi nella dolce, onirica malinconia dell'esperienza vissuta che diventa ricordo. «Fra i sette e i ventidue anni ho creduto che sarei stato un pittore. A ventidue anni il pittore in me è morto e ho cominciato a scrivere romanzi. Nel 2008 sono entrato in un negozio per uscirne con due sacchetti pieni di matite e pennelli, poi ho cominciato a disegnare su piccoli taccuini, fra il piacere e il timore. Sì, il pittore in me non era morto». Da oltre dieci anni Orhan Pamuk scrive e disegna quotidianamente sui suoi taccuini. Vi registra gli avvenimenti del giorno, annota le sue riflessioni sull'attualità, si interroga sull'architettura dei suoi libri, dialoga con i personaggi. Ai fogli di questi piccoli quaderni personali l'autore affida il racconto degli avvenimenti della giornata, consegna le riflessioni più sincere su attualità e politica, restituisce le emozioni e le sensazioni che il mondo offre con i suoi paesaggi, quando agli occhi si mostra «il nostro vero posto nell'universo». Qui, attraverso le magnifiche illustrazioni che accompagnano le parole, Pamuk rivela il suo eccezionale talento artistico. I taccuini rappresentano un vero e proprio laboratorio in cui immaginare trame e studiarne l'architettura, in un dialogo perpetuo con i personaggi dei libri che verranno. || Il Labirinto della Masone accoglie una nuova, grande mostra dedicata allo scrittore Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura nel 2006, e alla sua inedita produzione grafica. Da più di dieci anni, giorno dopo giorno, l'autore turco riempie le pagine dei suoi taccuini di paesaggi variopinti, spesso onirici, accompagnati da parole che si fanno a volte mare, a volte pioggia, a volte cielo fondendosi con l'immagine: di questi taccuini, dodici saranno esposti e commentati in un percorso immersivo, reale e spettacolare insieme. Fino ad oggi questa moltitudine sorprendente di opere, celate tra le pagine dei diari di Pamuk, è rimasta sconosciuta anche agli estimatori più attenti dell'autore turco. Attraverso speciali installazioni interattive, video e allestimenti multimediali i visitatori potranno scoprire una dimensione inedita dello scrittore, un mondo in cui si sciolgono i confini tra pittura e scrittura, tra alfabeto, segno e gesto: gli uni e gli altri si completano mostrando la forma più vicina al pensiero dell'artista.
43 min
16 Gen 2024

Africa. Le collezioni dimenticate (Musei Reali – Sale Chiablese, Torino)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Africa. Le collezioni dimenticate (Torino, Musei Reali – Sale Chiablese, dal 27 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024), a cura di Elena De Filippis, Enrica Pagella e Cecilia Pennacini | La mostra "Africa. Le collezioni dimenticate", realizzata dai Musei Reali con la Direzione regionale Musei del Piemonte e il Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Università di Torino (MAET), la collaborazione di CoopCulture e il supporto della Fondazione Santagata per l'Economia della Cultura per il programma di attività collaterali, presenta oltre 150 oggetti tra statue, utensili, amuleti, gioielli, armi, scudi, tamburi e fotografie provenienti dalle collezioni sabaude e dal MAET di Torino, con prestiti da Palazzo Madama - Museo Civico d'Arte Antica di Torino e dal Museo delle Civiltà di Roma. Il percorso è suddiviso in cinque sezioni, organizzate intorno alle personalità torinesi presenti in Africa nella seconda metà dell'Ottocento, le cui raccolte sono confluite nelle collezioni pubbliche. La prima sezione, Italiani in Africa: esploratori, avventurieri e consoli, è dedicata alle raccolte, tra il 1857 e il 1890, di Giacomo Antonio Brun Rollet, esploratore delle sorgenti del Nilo in Sudan, di Vincenzo Filonardi, armatore e console a Zanzibar nel 1882, e di Giuseppe Corona, attivo in Congo. Le vie dello sfruttamento: ingegneri in Congo focalizza l'attenzione sul contributo di ingegneri e tecnici torinesi come Pietro Antonio Gariazzo, Carlo Sesti, Tiziano Veggia e Stefano Ravotti impegnati nella costruzione di infrastrutture coloniali in Congo, con una selezione di armi, strumenti musicali, tessuti e oggetti artistici e d'uso quotidiano. La terza sezione, Conquistare la montagna: il Rwenzori, è dedicata alla spedizione del Duca degli Abruzzi e di Vittorio Sella sul massiccio al confine tra l'Uganda e l'attuale Repubblica Democratica del Congo, documentata da una straordinaria serie di immagini fotografiche. La sezione Dalla spartizione dell'Africa all'aggressione coloniale raccoglie opere provenienti da Eritrea, Cirenaica e Tripolitania, Somalia, Etiopia: figurano soprattutto scambi e doni diplomatici, oltre a manufatti accumulati o depredati nel corso delle guerre coloniali italiane. Il percorso termina con l'installazione dell'artista etiope Bekele Mekonnen, una reinterpretazione in chiave contemporanea delle relazioni documentate dalle opere esposte.
44 min
13 Gen 2024

Franco Del Corno, "Ripartiamo dai genitori" (Franco Angeli)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Valentina Lo Surdo. Regia di Ennio Speranza | Franco Del Corno, "Ripartiamo dai genitori" (Franco Angeli) | "Non racconto i miei successi ai miei genitori. Aspetto di rinfacciarglieli la prima volta che mi dicono che non combino nulla di buono." - "A volte vorrei dire a mia mamma che non sono forte e che ho bisogno di piangere... Ma mi trattengo." - "Fino a ieri mio figlio era un bambino dolcissimo. Improvvisamente mi trovo ad avere a che fare con un adolescente che sembra un alieno." - "Di fronte ai continui litigi con mia figlia mio marito sa solo dire che sono cose nostre e che non vuole essere coinvolto." - "Ormai abbiamo capito che da soli non possiamo aiutare nostro figlio. Dottore, ci può dare qualche suggerimento?" Ogni famiglia richiede a tutti i suoi membri un impegno collettivo per costruire un clima di alleanza che trasformi le inevitabili differenze - di età, potere, esperienza - in occasioni di confronto e di ascolto reciproco. Tutto questo, però, non sottrae ai genitori la responsabilità di un ruolo che può essere soltanto e inequivocabilmente loro: quello di punto di partenza, di esempio da seguire (o anche da contrastare), di figura di riferimento attorno alla quale si sviluppano dinamiche peculiari. Il "mestiere" di genitori è davvero quello più difficile? Come aiutare i figli nel loro percorso di crescita? Come sostenerli nel prendere decisioni e nell'accettare compiti anche impegnativi? Questo libro, attraverso il racconto di molti figli e di molti genitori, ricorda a padri e madri che il loro "mestiere" è difficile ma non impossibile: la famiglia, anche nelle situazioni critiche, può essere in grado di trovare ed esprimere le risorse e le strategie più efficaci. Ripartire dai genitori vuol dire questo: se i genitori si fanno interpreti per primi di questa fiducia e la trasmettono ai figli, il loro lavoro è in gran parte compiuto.
42 min
10 Gen 2024

Nikos Kazantzakis, "Viaggi in Giappone e Cina" (Crocetti)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Nikos Kazantzakis, "Viaggi in Giappone e Cina", trad. di Gilda Tentorio (Crocetti) | Nel 1935 Nikos Kazantzakis realizza un sogno: visitare l'Estremo Oriente. Dopo una traversata in nave, che tocca anche Ceylon, Singapore e Hong Kong, lo scrittore viaggia in treno, attraversa le città a piedi o in risciò. Vuole "far pascolare" i suoi cinque sensi in piena libertà, assorbire suoni esotici, colori sgargianti, profumi delicati e odori nauseabondi, e soprattutto toccare quel mondo così lontano. In Giappone esplora le origini del teatro No, la perfezione dei giardini, la cerimonia del tè, l'eroismo dei samurai, la grazia delle geishe e lo squallore dei quartieri della prostituzione. Ma dietro all'incanto dei fiori di ciliegio, con sottile inquietudine Kazantzakis riconosce la forza di un Paese in pieno sviluppo industriale, che si affaccia con orgoglio e prepotenza sullo scacchiere mondiale. Nel "formicaio giallo" della Cina resta impressionato dall'immensità del territorio e dal caos sociale. Nella Città Proibita riflette sulla vanità del tempo: dinastie e imperi passano, la Cina resta, eterna. È un mistero ancestrale, forza ribollente pronta a esplodere dietro al sorriso più mite, terra di antinomie, caratterizzata da una bellezza più ruvida e terrigna del vicino Giappone. Ovunque Kazantzakis dialoga con vecchi e giovani, persone semplici e intellettuali, monaci e mandarini, imprenditori e geishe, un'umanità variegata che gli restituisce il sapore di una saggezza antica.
44 min
09 Gen 2024

Maurizio Maggiani, "Narciso meccanico" (ETS)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Maurizio Maggiani, "Narciso meccanico", a cura di Archivi della Resistenza (ETS) | Se molto si sa del narratore Maurizio Maggiani, meno noto è il fatto che tra i tanti lavori svolti prima di diventare uno scrittore affermato c'è stato anche, e soprattutto, quello del fotografo: una passione che non ha mai abbandonato e che ha costituito, lungo i decenni, quasi un "secondo mestiere", in parallelo alla sua attività pubblica. Il volume "Narciso meccanico. Una fotocamera per specchiarsi nel mondo", curato da Archivi della Resistenza a margine di una mostra tenutasi a Castelnuovo Magra (SP) da giugno a ottobre 2023, vuole dare conto, per la prima volta, del vastissimo archivio fotografico dell'autore, con foto a partire dal 1971 fino alla più recente attualità (le ultime foto ritraggono l'alluvione che ha colpito la Romagna nella primavera del 2023). Ricco è il repertorio proposto in questa pubblicazione: gli anni della contestazione e della ricerca di una nuova forma di vita liberata; gli esperimenti didattici nella scuola che si batte per l'inclusione; le lotte operaie e l'indagine sui lavoratori; il paesaggio e la città indagate in interiore homine, per comprendere le trasformazioni in atto; il ritratto sociale e gli affetti familiari; gli autoritratti e la fotografia naturalistica e, ancora, personaggi e fatti, fonti d'ispirazione per la sua narrativa. In questo alternarsi di stagioni individuali e collettive, si passa dalla fotografia di impegno e di documentazione sociale a un ripiegamento più esistenzialista, che mette al centro la ricerca formale e sembra talvolta approdare a una dimensione più metafisica dell'immagine, il tutto accompagnato da un'instancabile sperimentazione sulle tecniche e sui formati.
43 min
08 Gen 2024

Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma (Galleria Borghese, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Paolo De Chellis | Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma (Roma, Galleria Borghese, dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024), a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato | Nel corso del Seicento Pieter Paul Rubens venne considerato dai suoi contemporanei uno dei più grandi conoscitori di antichità romane. Il passaggio romano e la contrastata commissione per la chiesa della Vallicella, oltre al suo ruolo nella rete di pittori e intellettuali stranieri vicini ai Lincei di Federico Cesi, hanno ricevuto una grande attenzione da parte degli studiosi. Nulla sembra sfuggire alla sua capacità di osservazione e al suo desiderio di imparare e di interpretare gli antichi maestri: i suoi disegni rendono le opere che studia vibranti, aggiungono movimento e sentimento ai gesti e alle espressioni dei personaggi. Rubens mette in atto nelle storie lo stesso processo di vivificazione del soggetto che utilizza nel ritratto: i membri della famiglia Gonzaga escono ravvivati dal suo pennello mentre i loro sguardi si dirigono verso lo spettatore, ma la stessa cosa succede con i marmi e i rilievi e con gli esempi celebri della pittura rinascimentale. A Roma, con le vestigia del mondo antico, accade la stessa cosa: Rubens disegna, a sanguigna, quindi con un carboncino rosso che gli restituisce il colore, la famosa statua dello Spinario. Il foglio, che riprende la posa da due punti di vista diversi, sembra davvero eseguito da un modello vivente, invece che da una statua, tanto da far immaginare ad alcuni studiosi che il pittore abbia utilizzato un ragazzo atteggiato nello stesso modo della statua. Questo processo di animazione dell'antico, per quanto eseguito nel primo decennio del secolo, sembra anticipare le mosse degli artisti che, nei decenni successivi al suo passaggio romano, verranno definiti barocchi. Come le intuizioni formali e iconografiche di Rubens filtrino nel ricco e variegato mondo romano degli anni Venti è un problema che non è stato ancora affrontato in modo sistematico dagli studi. La presenza in città di pittori e scultori che avevano avuto modo di formarsi con lui ad Anversa (come Van Dyck e Georg Petel) o che già erano entrati in contatto con le sue opere nel corso della loro formazione (come Duquesnoy e Sandrart) garantì di certo l'accessibilità dei suoi modelli a una generazione di artisti italiani, i quali, non meno del fiammingo, si erano ormai abituati a confrontarsi con l'Antico alla luce dei contemporanei esempi pittorici e sulla base di un rinnovato studio della Natura. Tra tutti, Bernini: i suoi gruppi borghesiani, realizzati negli anni Venti, rileggono celebri statue antiche (l'Apollo del Belvedere) per donare loro movimento e traducono in carne il marmo, come avviene nel Ratto di Proserpina. In mostra si potrà dunque misurare quanto questi capolavori siano in debito con il naturalismo rubensiano, così come lo furono di certo altre sculture giovanili dell'artista, quali la Carità vaticana nella Tomba di Urbano VIII, già giudicata dai viaggiatori europei del tardo Settecento 'una balia fiamminga'. In questo contesto figurativo, la tempestiva circolazione di stampe, tratte dalle prove grafiche rubensiane, accelerò per tutti gli anni Trenta il dialogo sollecitando operazioni editoriali come la Galleria Giustiniana, dove le statue antiche prendono ormai definitivamente vita secondo un effetto già definito 'Pigmalione' dalla critica. La mostra progettata per la Galleria Borghese, recuperando alcune di queste linee di ricerca, vuole sottolineare il contributo straordinario dato da Rubens a una nuova concezione dell'antico, dei concetti di naturale e di imitazione, alle soglie del Barocco, mettendo a fuoco in cosa consista la novità dirompente del suo stile nel primo decennio a Roma e come lo studio dei modelli potesse essere inteso come un'ulteriore possibilità di slancio verso un nuovo mondo delle immagini.
41 min
03 Gen 2024

Maurizio Cecchetti, "Promemoria occidentale" (Medusa)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Paolo De Chellis | Maurizio Cecchetti, "Promemoria occidentale. 49 interviste per ricordare il futuro" (Medusa) | «Si può ricordare il futuro? Lo si dovrebbe fare nella convinzione, errata, che il ricordo è solo delle cose passate e mai delle cose future. Nel caso di questa raccolta di interviste che Maurizio Cecchetti - giornalista e critico d'arte, nonché attento osservatore della realtà culturale tutta del nostro emisfero - ha realizzato in un quarto di secolo, ciò che il suo personale sismografo ha registrato risulta singolarmente già accaduto oggi più ancora che al tempo in cui furono eseguite. Ma i temi che la maggior parte di esse affronta sono attuali, a testimonianza di una sensibilità che è sì dell'intervistato, ma che l'intervistatore ha saputo suscitare cogliendo il punto di una svolta, l'accento di una sfumatura anticipatori di un futuro pure sotto gli occhi di tutti. È grazie a questa sensibilità, quasi rabdomantica, che si devono i singolari affondi nella carne del tempo e degli eventi che molti degli intervistati hanno avuto modo di consegnare alla carta stampata. Le sorti dell'arte contemporanea (Mattiacci, Staccioli, Spagnulo, Uncini), l'architettura (Portoghesi, De Carlo, Maldonado, Koenig), l'immagine come questione fondamentale e fondante l'ethos occidentale (Debray, Pfeiffer, Assunto). Ma anche lo Stato e le sue peripezie, le comunicazioni e la democrazia sempre in discussione, le guerre e i fermenti religiosi (De Kerckhove, Volli, Bodei, Acquaviva, Burke, Givone, Perniola, Walcott, Cassano, Augé, Glissant, Oz), visti appunto non sempre e solo dai politologi. I nomi evocati sono alcuni tra quelli che compongono i punti nevralgici di una tessitura paziente in un tempo che la pazienza sembra averla persa e punta sulla cancellazione e l'erosione. È un libro che accoglie nel profondo la lezione di Hannah Arendt espressa nel titolo "il futuro alle spalle". Nessun anacronismo è oggi più possibile.» (Riccardo De Benedetti)
43 min
02 Gen 2024

David Seymour. Il mondo e Venezia. 1936-1956 (Museo di Palazzo Grimani, Venezia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giorgia Franceschi | David Seymour. Il mondo e Venezia. 1936-1956 (Venezia, Museo di Palazzo Grimani, dal 6 dicembre 2023 al 17 marzo 2024), a cura di Andrea Minuz | Molti non sanno che la celebre fotografia realizzata a Venezia che coglie l'approdo apparente del gondoliere alla stazione di rifornimento della Esso sul Canal Grande è stata realizzata da David Seymour nel 1950 in concomitanza di un progetto dedicato all'Europa del dopoguerra. In quell'occasione il fotografo realizzò un importante reportage dedicato a Venezia caratterizzato da uno sguardo attento, curioso e a volte ironico. Scatti che ritraggono momenti di vita quotidiana o particolari specifici della città lagunare come gli onnipresenti pennuti dell'universo veneziano, i colombi. È a David 'Chim' Seymour che il Museo di Palazzo Grimani (Direzione regionale Musei Veneto del Ministero della Cultura) dedica, il secondo appuntamento con i maggiori protagonisti della fotografia internazionale del Novecento e che hanno, nella loro carriera, scelto di interpretare quell'unicum che è rappresentato da Venezia. In questa mostra dedicata a David Seymour saranno circa 200 i pezzi esposti tra fotografie, documenti, lettere e riviste d'epoca. Ad essere rappresentati nelle 150 immagini selezionate, collocate cronologicamente tra il 1936 e il 1956, saranno i più importanti reportage del fotografo polacco, come la Francia del 1936, la Guerra Civile spagnola, l'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, il progetto del 1948 intitolato "Children of War", commissionato dall'UNICEF e dedicato agli orfani di guerra, Israele ed Egitto negli anni Cinquanta del secolo. A questi si aggiungono le serie Ritratti e Personalità, nonché il già menzionato nucleo di foto realizzare a Venezia. A completare la descrizione del "mondo" di Chim, una cinquantina di documenti, tra cui una sezione con alcuni documenti dedicati alla Maleta Mexicana, la celebre valigia messicana piena di tesori fotografici che si credevano perduti per sempre (riferiti alla guerra civile spagnola) e invece ritrovati con commozione e sorpresa a Parigi nel 1995 ed ora di proprietà dell'ICP di New York.
43 min
01 Gen 2024

Peter Blake. With Love (Mucciaccia Gallery, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Peter Blake. With Love. (Roma, Mucciaccia Gallery, dal 19 ottobre 2023 al 18 gennaio 2024), a cura di Jonathan Watkins | Alla Mucciaccia Gallery di Roma la mostra più ampia e approfondita finora realizzata in Italia dell'artista britannico Peter Blake, pittore, scultore, disegnatore e stampatore, spesso definito "il Padre della Pop-Art Britannica", a più di quindici anni dalla sua partecipazione alla mostra Pop Art 1956–1968 che si è tenuta nel 2007 alle Scuderie del Quirinale. La mostra, a cura di Jonathan Watkins –curatore,ex direttore della Ikon Gallery (Birmingham, UK), vuole ripercorrere la lunga carriera di Peter Blake, oggi novantunenne, con più di 160 opere esposte, tecniche miste, collage su carta e su legno, tele e sculture, datate dal 1956 al 2023. Il titolo dell'esposizione, With Love. Peter Blake, pone l'accento sul profondo affetto dell'artista verso i soggetti umani, sia che appartengano al mondo del jet set che agli strati sociali più poveri, ai quali è legato per la propria storia familiare. Peter Blake (1932) è nato a Dartford, nel Kent; nelle sue opere inizia presto ad utilizzare immagini tratte dalla pubblicità, dall'intrattenimento, dalle music hall, per trarne dei collage. Tra i più noti lavori sono le copertine di album musicali, come ad esempio quella di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967) dei Beatles, ideata con la moglie Jann Haworth, in occasione della quale l'artista ha allestito un vero e proprio set fotografico con sagome di persone a grandezza naturale da cui è stata poi tratta una fotografia. Ad accogliere il visitatore in Galleria è proprio un'opera nella quale campeggia una grande foto dei Beatles, lo schermo pieghevole LOVE (2010-15), un collage scultoreo che evoca con forza il pop e il glamour del dopoguerra. In diverse opere di Blake ricorre la parola LOVE, spesso composta su legno con materiali di recupero. Sono assemblaggi che sembrano evocare al famoso brano dei Beatles "All you Need is Love" e che, in qualche modo, si inseriscono nel solco di un'altra serie di opere, ugualmente in mostra, quella dei Generals (2012), sculture che rappresentano dei soldati formati con palle da bowling al posto delle teste, spalle squadrate e corpi fatti grossolanamente di legno, con medaglie costituite da monete, tappi di bottiglia o distintivi. Nell'utilizzare materiali di recupero, ovvero decisamente non "da ufficiali", Blake ci comunica quell'umorismo leggermente irriverente che caratterizza la sua intera produzione artistica, un umorismo molto inglese, che nasce nel solco della tradizione di Edward Lear e Lewis Carroll, ed è tipico dei nonsense. La mostra è accompagnata da un catalogo (Silvana editoriale) che contiene le riproduzioni di tutte le opere in mostra e un saggio introduttivo di Jonathan Watkins.
164 min
30 Dic 2023

Guy de Maupassant, "Boule di Suif" (Mattioli 1885)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Guy de Maupassant, "Boule de Suif", trad. di Franca Brea (Mattioli 1885) | La novella che affermò Guy de Maupassant come padre del racconto moderno, da riscoprire in una nuova traduzione. Dieci persone fuggono da Rouen, invasa dai Prussiani, a bordo di una diligenza. Tra loro una mantenuta soprannominata 'Boule de suif' (Palla di Sego) a causa del suo sovrappeso. Disprezzata dagli altri viaggiatori, sarà lei a salvarli concedendosi a un ufficiale prussiano. Un racconto senza tempo che rivela l'ipocrisia della società moderna, e che ispirerà numerosi film, come il western Ombre rosse di John Ford. Pubblicata nel 1880 nella raccolta Les Soirées de Médan e ispirata a un fatto di cronaca, la novella è ambientata nell'inverno del 1870. Per sfuggire all'invasione prussiana a Rouen, dieci persone prendono una diligenza. Con loro c'è anche la mantenuta Élisabeth Rousset, soprannominata 'Boule de Suif' (palla di sego). Costretti a passare la notte a Tôtes, i viaggiatori vengono fermati da un ufficiale disposto a lasciarli ripartire, ma a una condizione: Boule de Suif dovrà concederglisi. Sacrificatasi per i suoi compagni, una volta ripreso il viaggio, la donna sarà da loro disprezzata e isolata. Uno specchio vivo, reale e senza tempo del perbenismo e dell'ipocrisia. Il volume è inoltre arricchito da alcuni meno noti racconti dell'autore.
43 min
29 Dic 2023

"Un abbraccio a Grande Orchestra. Due inediti di Gioachino Rossini" (ETS)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Un abbraccio a Grande Orchestra, con Timpani, Tamburi e Pifferi. Due inediti di Gioacchino Rossini", a cura di Alessandro Panajia, saggio critico di Alessandro Marangoni, prefazione di Reto Müller (ETS) | Alessandro Panajia, curatore della pubblicazione dei due inediti rossiniani, ha al suo attivo numerose pubblicazioni incentrate su personaggi e vicende di microstoria dell'Ottocento. Ha, inoltre, esplorato anche il mondo musicale curando, assieme a Milena Vukotić, la pubblicazione del catalogo della mostra Omaggio a Gemma Luziani (1867-1894) «Celeberrima pianista pisana» (1995) e curato due volumi sul compositore Mario Castelnuovo-Tedesco: Ad Ariel. Con un ramo di ginepro. Mario Castelnuovo-Tedesco incontra Gabriele d'Annunzio (2018) e Ringrazio il cielo di essere qui. Lettere ad Alberto Carocci da Larchmont e Beverly Hills 1939/41(2021). Il Maestro Alessandro Marangoni, negli anni, si è avventurato nelle finezze armoniche, nei controsensi e nell'ironia dei pezzi pianistici rossiniani e ha al suo attivo l'incisione integrale delle composizioni per pianoforte di Rossini (Péchés de vieillesse). Reto Müller, musicologo svizzero, è uno dei più autorevoli studiosi di Gioachino Rossini, Vice-Presidente e Segretario generale della Deutsche Rossini Gesellschaft, consulente e collaboratore scientifico del Belcanto Opera Festival Rossini in Wildbad.
43 min
28 Dic 2023

Guido Zaccagnini, "Una storia dilettevole della musica" (Marsilio)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Guido Zaccagnini, "Una storia dilettevole della musica. Insulti, ingiurie, contumelie e altri divertimenti" (Marsilio) | Ombrosi o passionali, romantici o iperrazionali: le vite dei musicisti sono policrome come le melodie con cui accendono i nostri sensi e pensieri. Tensioni emotive, vizi e virtù si traducono nelle loro composizioni, ragion per cui conoscerli e riconoscerli permette di intravedere il volto umano di personalità spesso idealizzate. Forte del rapporto sentimentale e professionale che da circa mezzo secolo intrattiene con la musica in veste di storico, studioso e divulgatore, Guido Zaccagnini racconta i rapporti tra i grandi protagonisti e i segreti dietro la nascita di melodie e falsi miti frettolosamente etichettati come capolavori. Accanto alle vicende biografiche non manca inoltre di chiarire aspetti teorici e legati ai vari contesti che hanno determinato l'affermarsi di leggende o la parabola discendente di forme musicali, correnti e strumenti, dalla Mazurka alla Sonata, dal Verismo all'Impressionismo, dal clavicembalo all'organo ecc. Narrando 'indole autoritaria e iraconda di Händel e le intemperanze di Wagner, la passione per i lepidotteri di Camille Saint-Saëns e il pallino di Erik Satie per gli ombrelli, le bordate di Prokof'ev contro Šostakovic e il Puccini double face, dandy nel bel mondo e «sor Giaomo» per gli amici, l'autore ricompone in modo originale i vari filoni che nel corso dei decenni hanno attraversato le fasi stilistiche della musica, delineando un avvincente affresco che va da Beethoven a Strauss, passando per Schubert, Schumann, Brahms, Wolf e Mahler. Far rivivere dissidi tecnici, morali e concettuali permette di «sollecitare una riflessione e conferire a questi monumenti della nostra civiltà musicale un tocco di umanità: che potrà, forse, farceli sentire più vicini; e magari farceli amare di più».
43 min
27 Dic 2023

Anish Kapoor, Untrue Unreal, (Palazzo Strozzi, Firenze)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Anish Kapoor, Untrue Unreal, (Firenze, Palazzo Strozzi, dal 7 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024), a cura di Arturo Galansino | La mostra, promossa dalla Fondazione Palazzo Strozzi, propone un percorso tra monumentali installazioni, ambienti intimi e forme conturbanti, creando un originale e coinvolgente dialogo tra l'arte di Anish Kapoor, l'architettura e il pubblico di Palazzo Strozzi. Attraverso opere storiche e recenti, tra cui una nuova produzione specificatamente ideata in dialogo con l'architettura del cortile rinascimentale, la mostra rappresenta l'opportunità di entrare in contatto diretto con l'arte di Kapoor nella sua versatilità, discordanza, entropia ed effimerità. Palazzo Strozzi diviene un luogo concavo e convesso, integro e frantumato allo stesso tempo in cui il visitatore è chiamato a mettere in discussione i propri sensi. Nell'arte di Anish Kapoor, l'irreale (unreal) si mescola con l'inverosimile (untrue), trasformando o negando la comune percezione della realtà. Ci invita a esplorare un mondo in cui i confini tra vero e falso si dissolvono, aprendo le porte alla dimensione dell'impossibile. Caratteristica distintiva è il modo in cui le sue opere trascendono la loro materialità. Pigmento, pietra, acciaio, cera e silicone, per citare solo alcuni dei materiali con cui lavora, vengono manipolati, scolpiti, levigati, saturati e trattati mettendo in discussione il confine tra plasticità e immaterialità. Il colore in Kapoor non è semplicemente materia e tonalità, ma diventa un fenomeno immersivo, dotato di un proprio volume, spaziale e illusorio allo stesso tempo. Le opere di Anish Kapoor uniscono spazi vuoti e pieni, superfici assorbenti e riflettenti, forme geometriche e biomorfe. Rifuggendo categorizzazioni e distinguendosi per un linguaggio visivo unico che unisce pittura, scultura e forme architettoniche, Kapoor indaga lo spazio e il tempo, il dentro e il fuori, invitandoci a esplorare i limiti e le potenzialità del nostro rapporto con il mondo che ci circonda e a riflettere su dualismi come corpo e mente, natura e artificio. Le sue opere suscitano stupore e inquietudine, mettendo in discussione ogni certezza e sollecitandoci ad abbracciare la complessità. In un mondo in cui la realtà sembra sempre più sfuggente e manipolabile, Anish Kapoor ci sfida a cercare la verità oltre le apparenze, invitandoci a esplorare il territorio dell'inverosimile e dell'irreale, untrue e unreal. Catalogo edito da Marsilio.
44 min
24 Dic 2023

Ted Gioia. "Storia del Jazz" (EDT)

Con Francesco Mandica. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Ted Gioia. "Storia del Jazz", nuova edizione, trad. di Francesco Martinelli (EDT) | La più famosa storia del jazz mai scritta, in una nuova edizione profondamente riveduta e aggiornata alle ultime tendenze. Nuova luce sulle donne del jazz, sui musicisti e sugli stili emergenti. Ted Gioia è uno dei massimi studiosi e divulgatori di jazz del mondo. La sua Storia del jazz, pubblicata da EDT nel 2013, è stata subito salutata come il miglior libro in circolazione dall'intero mondo degli appassionati. A quasi dieci anni di distanza, EDT presenta al pubblico italiano una nuova edizione del libro, completamente riveduta e aggiornata ai musicisti emergenti e alle ultime tendenze. Accanto alle figure dei grandi musicisti e degli stili che si sono avvicendati nella storia di questo genere ormai secolare, da Jelly Roll Morton a Louis Armstrong, da Duke Ellington al Cotton Club, ai giganti del cool come Gerry Mulligan, Stan Getz, e Lester Young, Charlie Parker, Dizzy Gillespie fino ai sound contemporanei di Wynton Marsalis, e dei postmodernisti, si troveranno nomi che più di recente si sono messi in luce, da Kamasi Washington a Esperanza Spalding, da Robert Glasper a Shabaka Hutchings. In questa nuova edizione, una particolare attenzione è stata dedicata alle grandi musiciste della storia, mentre la stessa cura di sempre è riservata al contesto sociale in cui i diversi stili nascono e si sviluppano, agli incroci e alle ibridazioni. Una storia che appartiene al cuore della nostra cultura musicale, raccontata una volta di più con autorevolezza e freschezza di stile.
43 min
22 Dic 2023

Marco Antonio Bazzocchi, "Spalancare gli occhi sul mondo. Dieci lezioni su Leopardi" (Il Mulino)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | «Non conosciamo bene il luogo in cui vogliamo arrivare. Non esiste una città o un paese che si chiami «Leopardi». Magari per alcuni di noi ci sono capitoli di manuale, brani di antologia che hanno quel nome. Mettiamoli da parte, il viaggio deve avvenire con le sole nostre forze. Non mostriamo impazienza, o paura di perderci ogni tanto. Partiamo, seguendo da subito un primo cartello segnaletico in cui è scritto L'infinito...» Come parlare di un autore immenso come Leopardi? Come trasmettere oggi il fascino di un poeta contemporaneo di ogni tempo? Si possono raccontare l'infinito, l'amore per la natura, le donne sognate e negate, il senso del vero e della bellezza, infine quell'unità di pensiero e poesia che lo caratterizza? Dieci lezioni, dieci modi per intrecciare Leopardi con la nostra epoca inquieta, e sempre più alla ricerca di un equilibrio difficile tra l'uomo e l'ecosistema. Da questo libro emerge tutta la potenza di un autore sul quale non si possono dire parole definitive, perché suscita continue domande; un autore che sentiamo intimamente moderno anche nella sua lontananza, nel suo essere stato un grande «assente» dalla vita. Leopardi scrittore dell'immaginazione, della creatività, del desiderio, che ci costringe ancora a spalancare gli occhi di fronte al mondo: Leopardi «sensibile e immaginoso».
44 min
20 Dic 2023

Carlo Fontana, "Sarà l'avventura. Una vita per il teatro" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Carlo Fontana, "Sarà l'avventura. Una vita per il teatro" (il Saggiatore) | Si spengono le luci e si apre il sipario. Si va in scena: maschere, costumi, scenografie, attori, vite riempiono il palcoscenico. Dietro all'esibizione c'è la mano dell'artista che, come un demiurgo, plasma e caratterizza i personaggi che abitano il palco e li guida verso la loro massima espressione. Studiare e incasellare il complesso mosaico della rappresentazione teatrale è invece compito dell'operatore culturale, che crea le condizioni affinché il talento possa esprimersi al meglio. Carlo Fontana ha dedicato la sua vita al teatro. Sin da giovanissimo si è infatti occupato di critica teatrale per poi osservare da vicino, affiancandoli, il mestiere dei più grandi professionisti – da Antonio Ghiringhelli a Paolo Grassi, da Giorgio Strehler a Carlo Maria Badini – che hanno reso contemporaneo il teatro di prosa e il teatro lirico italiano. Dopo aver diretto la storica casa discografica Fonit Cetra, è diventato sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro alla Scala di Milano, dove ha impostato la politica del «doppio binario», recuperando da un lato il dialogo con il pubblico borghese più dinamico e rendendo dall'altro l'opera accessibile al pubblico di massa. Ha infine affrontato l'enorme sfida del suo rinnovamento – delle mura, dei meccanismi di scena, del finanziamento. «Condurre il teatro come una famiglia» è stato il fil rouge della sua carriera e gli ha permesso di mantenere il giusto equilibrio tra loggionisti e nuovi adepti per un teatro moderno, efficiente, per tutti.
43 min
18 Dic 2023

Gabriele Basilico e Roberto Masotti (SeiperSei)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Chiara Narcisi, "Gabriele Basilico. In viaggio sul bordo del mare", illustrazioni di Caterina Manganelli" (SeiperSei) || Chiara Narcisi, "Roberto Masotti. Il giro del mondo con un tavolino", illustrazioni di Caterina Manganelli" (SeiperSei) || Roberto Masotti, "You tourned the tables on me. 115 musicisti contemporanei ritratti dal 1974 al 1981", con un saggio di Daniel Charles (SeiperSei) | Gabriele Basilico sta per partire per un lungo viaggio molto lontano, in Normandia, e deve portare con sé tutto il necessario per viaggiare e fotografare. Cosa troveremo dentro la sua valigia? Questa storia nasce per incarico del governo francese quando Gabriele partecipa alla missione fotografica coordinata dalla DATAR Délegation à l'Amenagement et à l'Action Régionale. Sceglie di lavorare nel nord della Francia, seguendo un itinerario che va da Dunkerque nel Nord-Passo di Calais fino a Mont Saint-Michel in Normandia, passando per la Piccardia || Era un pomeriggio assolato del maggio 1974 quando Roberto si ritrovò in un mercatino di ferri vecchi a Milano e… fu amore a prima vista. Non sapeva a cosa gli sarebbe servito quel vecchio e rugginoso tavolino, ma si fece guidare dalla sua passione per gli oggetti stravaganti e lo acquistò. Scopri il giro del mondo con un tavolino da Milano a Roma, poi Pisa e Venezia, e ancora Parigi, Berlino, Londra, Amsterdam, fino a New York. || You tourned the tables on me, centoquindici musicisti e compositori contemporanei ritratti da Roberto Masotti tra il 1974 e il 1981 con la costante (ma sempre variabile) presenza di un tavolino come attrezzo di scena che viaggia sempre insieme al fotografo.
43 min
13 Dic 2023

Ferdinando Scianna, "Abecedario fotografico" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Ferdinando Scianna, "Abecedario fotografico" (Contrasto) | "Perché questo libretto. In effetti, non lo so: mi sembra che si sia fatto da solo. Sto per compiere, con grande stupefazione, ottant'anni. Forse per questo mi è venuta voglia di recuperare idee, frammenti sulla mia vita e il mio mestiere. Li ho ritrovati tra le cose scritte, dette in interviste e molte, troppe volte ripetute. Molti li ho scritti o riformulati adesso. Se uno cerca di vivere con passione e fa il fotografo per vari decenni, confondendo spesso la vita con il mestiere, inevitabilmente si domanda, e gli domandano, che cosa pensi del suo lavoro, della sua vicenda umana. Si accumulano così frammenti, quasi smozzicati aforismi, che a poco a poco, mi sono accorto, costruiscono come un abecedario della tua relazione con quello che fai, con te stesso e con gli altri". Per i suoi ottant'anni di vita, e sessanta di lavoro nella fotografia, Ferdinando Scianna si è regalato, e regala a noi, un nuovo, piccolo, prezioso volume: un abecedario dedicato alla fotografia in cui analizza, parola dopo parola, e dunque tema dopo tema, le tradizioni, le novità, le particolarità del linguaggio visivo che più di tutti nella sua vita ha frequentato e analizzato. Si comincia con la A di Ambiguità (cosa c'è di più ambiguo e scivoloso della fotografia?) ma anche di Amori - l'amore e la passione fotografica - e di Analogico / digitale - binomio quanto mai attuale. Si continua poi con tutto l'alfabeto fino alla Z di Zeusi, il "proto-pittore", come lo chiama Scianna, in grado di dipingere, raccontano, un grappolo d'uva così realistico da ingannare persino i passerotti, che cercavano di beccare quell'uva dipinta. Tutta la fotografia in un alfabeto, tutta la fotografia in un abecedario, tutta la scrittura ironica, profonda e lieve di Ferdinando Scianna. Un modo unico e originale per celebrare i suoi ottant'anni.
43 min
11 Dic 2023

Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito (Palazzo dei Diamanti, Ferrara)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito (Ferrara, Palazzo dei Diamanti, dal 28 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024), a cura di Nicoletta Colombo, Serena Redaelli, Chiara Vorrasi | Virgilio Socrate Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, 1972) ha attraversato da protagonista i principali movimenti che hanno caratterizzato la cultura italiana della prima metà del Novecento. Dopo essersi distinto nell'ala moderata del Futurismo, si è affermato come uno tra i grandi interpreti del Realismo magico, del moderno classicismo di "Novecento" e del muralismo degli anni Trenta, pur mantenendo sempre una spiccata autonomia. Innamorato dei miti classici al punto da essere considerato un moderno umanista, l'artista ha assimilato dai maestri dell'Officina ferrarese uno sguardo visionario che riveste la realtà di un'aura di magica sospensione. Nel suo «costante andare verso la bellezza», ha attinto alla tradizione figurativa antica come al linguaggio più attuale di Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico. La sua città natale gli rende omaggio con la più vasta rassegna antologica realizzata negli ultimi cinquant'anni, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d'Arte del Comune di Ferrara. La mostra ripercorre l'iter artistico del pittore attraverso più di centotrenta opere, provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane e straniere, tra cui figurano i suoi massimi capolavori. Dipinti a olio e a tempera, acquerelli e disegni a carboncino e a sanguigna, nonché cartoni preparatori per i grandi affreschi e mosaici, che offrono al pubblico l'occasione unica di riscoprire lo straordinario talento di uno dei più grandi maestri del Novecento.
44 min
10 Dic 2023

Tracy N. Todd e Christian Robinson, "Nina. La storia di Nina Simone" (AnimaMundi)

Con Francesco Mandica. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Tracy N. Todd e Christian Robinson, "Nina. La storia di Nina Simone", trad. di Anna D'Elia (AnimaMundi) | Nina Simone è stata un'icona del suo tempo. La sua musica ha fatto da colonna sonora ai movimenti di liberazione. Prima di diventare Nina Simone, tuttavia, è stata Eunice Kathleen Waymon, una bambina prodigio che sapeva cantare ancor prima di camminare e imparava a suonare il piano sulle ginocchia del padre. Ma quando le porte si chiusero davanti a lei per via del colore della sua pelle, Nina scoprì ben presto che per avere successo il talento forse non le sarebbe bastato. Nascose allora il dolore che aveva dentro e andò avanti, trovando la maniera di esibirsi nonostante gli ostacoli e con la sua voce morbida e tonante riuscì a trionfare. Ma mentre la carriera di Nina cominciava a decollare, la sua gente soffriva e marciava nelle strade, lottando per la propria vita. Nina si unì subito a loro, levando la sua voce possente per protestare con fermezza contro le disparità e le discriminazioni razziali. Chiedeva giustizia. La sua voce riecheggiava in tutto il paese, influenzando profondamente i sentimenti e i pensieri delle persone. Narrato con grazia e lirismo da Traci N. Todd e graficamente trasposto con sorprendente maestria da Christian Robinson, vincitore del premio Caldecott, Nina è la storia emozionante della piccola Eunice che da adulta sarebbe diventata la celebre cantante Nina Simone e del suo travolgente lascito di attivista coraggiosa e ribelle che continua ancora oggi a spronarci all'azione e alla speranza.
42 min
07 Dic 2023

Gheb. Qui comincia del 07/12/2023

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Ghebreyesus Hailu, "L'ascaro. Una storia anticoloniale", trad. di Uoldelul Chelati Dirar, prefazione di Maaza Mengiste, postfazione di Alessandra Ferrini (Tamu) | Tequabo, un giovane eritreo di buona famiglia, decide di arruolarsi nell'esercito in cerca di fama. L'esercito è quello di una potenza coloniale, l'Italia, che da anni occupa il suo paese. Un treno lo porterà da Asmara fino alla costa del mar Rosso, e da lì proseguirà in nave verso nord tra lo stupore per la scoperta di popolazioni, città e paesaggi nuovi. Quando però raggiungerà il deserto e si unirà alla sanguinosa campagna militare italiana per la conquista della Libia, per Tequabo il viaggio si trasformerà in un incubo in cui scoprirà l'asprezza del suo duplice ruolo di colonizzato e di strumento di un'altra colonizzazione. Terminato nel 1927 – ancor prima dell'espansione fascista in Etiopia – da un brillante religioso eritreo che aveva sfruttato i canali ecclesiastici per acquisire una formazione cosmopolita, "L'ascaro" è allo stesso tempo un tassello importante della storia letteraria africana e una testimonianza unica sul colonialismo italiano. In una singolare mescolanza di cultura popolare e riferimenti eruditi, il testo di Ghebreyesus Hailu qui tradotto dall'originale tigrino offre non solo una denuncia della brutalità coloniale, in un momento ancora vicino ai fatti, ma anticipa le riflessioni postcoloniali sugli effetti psicologici del colonialismo. Pubblicazione nata dalla collaborazione con Alessandra Ferrini nel contesto del progetto Unruly Connections (Ar/Ge Kunst, 2022).
43 min
06 Dic 2023

Werner Herzog, "Ognuno per sé e Dio contro tutti" (Feltrinelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Werner Herzog, "Ognuno per sé e Dio contro tutti", trad. di Nicoletta Giacon (Feltrinelli) | Werner Herzog è nato nel settembre del 1942 a Monaco di Baviera, in un momento di svolta della Seconda guerra mondiale. Presto la Germania sarebbe stata sconfitta e dalle macerie e dagli orrori sarebbe nato un mondo nuovo. In fuga dai bombardamenti alleati, la madre portò Werner e suo fratello maggiore in una località remota delle Alpi Bavaresi dove avrebbero trascorso gran parte della loro infanzia affamati, senza acqua corrente, in estrema povertà. Fu lì, negli anni del dopoguerra, che si formò uno dei cineasti più visionari dei successivi sette decenni. Fino all'età di undici anni, Herzog non sapeva dell'esistenza del cinema. Il suo interesse per i film iniziò quattro anni più tardi e presto si mise a lavorare di notte come saldatore per autofinanziare il suo primo cortometraggio, Ercole, nel 1962. Seguì una vita lavorativa fervente e senza soste, un'avventura grandiosa e irripetibile, degna di quelle rappresentate in tanti dei suoi film di culto. "Ognuno per sé e Dio contro tutti" è il racconto personale di uno degli artisti più interessanti e illuminati dei nostri tempi, è un libro spiazzante e divertente, dove risuona vigorosa la voce del regista. In un ipnotico vortice della memoria, il leggendario regista e narratore Werner Herzog rivive esperienze e ispirazioni raccontandoci la sua incredibile vita.
44 min
05 Dic 2023

Roberto Longhi, "Caravaggio" e "Studi caravaggeschi" (Abscondita)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Roberto Longhi, "Caravaggio" (Abscondita) || Roberto Longhi, "Studi caravaggeschi", con una premessa di Mina Gregori (Abscondita) | «Non può sorprendere che, per una vicenda tormentosa e sciagurata come quella del Caravaggio, gli storiografi del Seicento più romanzevole e del più romantico Ottocento si industriassero a trasformarne ogni passo, fin dai princìpi, ad uso di un ritratto spiccatamente popolare (ciò che per essi suonava "plebeo") e cioè adatto a spiegare la spregiudicata e, si diceva, "indecorosa" naturalezza dell'artista. Fu così che il Caravaggio, già da ragazzo, in Lombardia, si tramutò in figlio di muratore, in rimestatore di calcine e preparatore di colle per gli imbianchini milanesi. Il resto della sua vita, soprattutto negli anni di Roma, Napoli e Malta, non aveva certo bisogno di esser rinforzato nelle tinte, ma pure non si mancò di farlo e persin la sua morte, per ragioni di corrispondenza simbolica, si amò fissare un anno prima del vero». || "Studi caravaggeschi" è il completamento di Caravaggio, la grande monografia sull'artista scritta da Roberto Longhi. «Quando la critica non molti anni or sono volse nuovamente lo sguardo verso il Caravaggio,» scrive qui Longhi «questi, salvo che di nome (un nome ancora tutto romanticamente avvolto nell'alone di tempesta delle sue vicende mortali), era uno dei pittori meno conosciuti di tutta l'arte italiana». L'inizio dell'incredibile rivalutazione dell'artista, che l'ha reso almeno in Italia uno dei più acclamati pittori di ogni tempo, fu soprattutto dovuto a Longhi e in particolar modo alla memorabile mostra da lui organizzata al Palazzo reale di Milano nella primavera del 1951. Da allora la fama di Caravaggio non ha fatto che crescere, dando luogo a un fenomeno di massa che ha rari equivalenti nell'ambito dell'arte di ogni tempo.
43 min
04 Dic 2023

Stor. Qui comincia del 04/12/2023

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | (Roma, Villa Medici, Accademia di Francia, dal 13 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024), a cura di Jean de Loisy e Sam Stourdzé | Compagne delle nostre fantasticherie, le pietre, più antiche della vita, hanno esercitato sugli esseri umani un fascino di cui ognuno di noi condivide l'esperienza: una raccolta, un lancio, una contemplazione ammirata. Poeti e artisti di tutte le epoche artistiche hanno testimoniato le profonde influenze che queste presenze silenziose hanno avuto sulle loro creazioni. Il grande scrittore surrealista Roger Caillois, la cui esposizione di notevoli esemplari minerali tratti dalla sua collezione costituisce il prologo di questa mostra, descriveva così questo rapporto insistente: "Più di una volta mi è capitato di pensare che fosse opportuno guardare alle pietre come a una sorta di poesia". Accompagnata dalla prosa dello scrittore, la mostra è il romanzo di questa frequentazione continua che rivela come questi minerali occupino una posizione decisiva intermedia tra il capriccio della natura e l'opera d'arte. La mostra Storie di pietra presentata a Villa Medici ha beneficiato dei prestiti di oltre 70 istituzioni e raccoglie quasi 200 opere, dal più antico minerale terrestre risalente a 4,4 miliardi di anni fa fino all'ultimo minerale creato dall'artista contemporanea Agnieszka Kurant, la Sentimentite. Il percorso si snoda in dieci sale espositive e prosegue nell'antica cisterna di Villa Medici, negli appartamenti del Cardinale Ferdinando de' Medici e nell'atelier Balthus. Le suggestioni che queste pietre hanno suscitato negli artisti di tutte le epoche ci permettono di misurare fino a che punto i nostri pensieri, i nostri miti, le nostre proteste e, talvolta, anche le nostre inquietudini abbiano beneficiato della loro vicinanza. Vi dialogano riuniti, al di là delle contingenze della Storia, pietre ai margini dei sentieri e cristalli ambiti, pietre votive, semplici rovine o armi dei deboli per difendersi dai potenti, oggetti di studio scientifico, di contemplazione romantica. E tra gli Uomini, dalle società megalitiche ai grandi nomi della modernità, troviamo Auguste Rodin o Giuseppe Penone, Charlotte Perriand o Antonio Tempesta, Tatiana Trouvé o facteur Cheval; tutti, ispirati dai loro misteri sedimentati, sono gli araldi di questa vasta narrazione. Il catalogo è pubblicato dalle edizioni Delpire & Co.
43 min
03 Dic 2023

"Musica e Potere nel lungo XIX Secolo", Chigiana. III, 4 (LII)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Musica e Potere nel lungo XIX Secolo", Chigiana. III, volume 4 (LII), a cura di Fabrizio Della Seta e Massimiliano Locanto | «Negli ultimi anni, la crescente propensione degli studiosi a considerare la musica come un fenomeno inscindibile dal contesto storico-culturale e dalle dinamiche delle società è andata di pari passo a una riflessione sul ruolo della musica nella sfera politica e nelle dinamiche del potere. Si è così prestata sempre maggiore attenzione al modo in cui l'attività e l'opera di musicisti e compositori si rapporta alle strutture del potere — e quindi al loro opposto: contropotere, resistenza, dissenso protesta, ecc. — sforzandosi anche di capire in che cosa consista, come si instauri e come si configuri tale relazione. Tuttavia, se si prescinde da poche meritorie eccezioni, come il capitolo «Power and Counterpower» della recente monografia di James Garratt dedicata al tema Music and Politics, tutto ciò non ha ancora dato luogo a un quadro teorico ben definito. Più consistenti, invece, sono state le indagini storiche incentrate su casi specifici, quasi sempre, però, relativi ai regimi assolutistici dei secoli diciassettesimo e diciottesimo o agli stati totalitari e alle dittature del Novecento. Indirettamente connessi alla tematica del potere sono stati anche i numerosi studi dedicati al tema della censura musicale e alle forme di contropotere — protesta, resistenza. Anche in questo caso, però, si è trattato prevalentemente di lavori incentrati sulla musica, perlopiù popular, del ventesimo secolo. In questo volume, che raccoglie in larga misura, e con qualche aggiunta, i frutti del convegno internazionale dallo stesso titolo organizzato nel dicembre del 2021 dall'Accademia Musicale Chigiana di Siena, l'attenzione è rivolta invece al "lungo diciannovesimo secolo" — secondo la celebre definizione di Eric Hobsbawm — ossia il periodo compreso all'incirca tra il 1789 e il 1914. La raccolta, come il convegno a cui ha attinto, ha un taglio assai più storico che teorico. Lo scopo precipuo dei saggi che la compongono non è di delineare una teoria generale del rapporto tra potere e musica — benché non manchino spunti di riflessione significativi in tal senso — né di presentare una serie di casi di studio volti a dimostrare una particolare teoria. L'intento, piuttosto, è di offrire una panoramica il più possibile variegata sulle modalità di relazione tra musica e potere che caratterizzarono il "secolo lungo".» (dalla Introduzione di Fabrizio Della Seta)
43 min
02 Dic 2023

Stephen Hastings, "Maria Callas. La formazione dell'artista (1923-1947)" (Zecchini)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Stephen Hastings, "Maria Callas. La formazione dell'artista (1923-1947)" (Zecchini) | Verso la fine della carriera, Maria Callas volle smentire il mito della sgobbona che provava musicalmente fino allo sfinimento. «Più volte – disse – si è parlato dell'addestramento formidabile e dello studio ossessivo con cui mi avvicino ad ogni ruolo. Ma penso in realtà di esercitarmi molto meno della maggior parte dei miei contemporanei. Mi preparo mentalmente invece di faticare senza fine negli esercizi per ottenere qualcosa che con il giusto spirito mentale arriva senza sforzo». Non avrebbe avuto tuttavia così facile accesso, nei suoi anni migliori, a un simile stato di grazia – che le permise di raggiungere una profondità espressiva mai superata nella storia del canto novecentesco – se non si fosse sottoposta, tra i tredici e i vent'anni, a un allenamento musicale e vocale da autentica virtuosa. Né sarebbe mai riuscita a dare vita credibilissima, sul palcoscenico come in disco, a personaggi così ricchi di contrasti se non avesse attraversato in quegli stessi anni, tra l'infanzia a New York e l'adolescenza ad Atene, esperienze umane così crude e illuminanti. Qui si racconta la storia di quegli anni: una vicenda struggente, movimentata e talvolta traumatica nella quale tuttavia non venne mai meno alla giovane Callas la consapevolezza della propria vocazione e del proprio destino. Un destino che le regalò già allora, tra tante tribolazioni, la gioia di comunicare qualcosa di sublime e di essere compresa fino in fondo.
43 min
29 Nov 2023

Tre libri su Marilyn Monroe (Feltrinelli, La nave di Teseo, Porto Seguro)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Filippo Timi. "Marilyn" (Feltrinelli) || Joyce Carol Oates, "Blonde" (La nave di Teseo) || Andrea Lacoppola, "Una vita negata" (Porto Seguro) | Io sono Marilyn, sembra dire ogni pagina di questo racconto struggente fatto di bellezza extraterrestre e sprecata, di amore infinito e sfinito, della donna più bella mai esistita, della donna più triste mai vissuta. Marilyn è un viaggio tra le lenzuola profumate di un'anima fragile in un corpo da bomba atomica. Marilyn icona, Marilyn desiderata dagli uomini di potere perché ambita e inarrivabile, Marilyn amante e mai moglie, Marilyn puttana e santa, Marilyn sopravvissuta a sua madre. Marilyn, la vita come un sogno a occhi aperti. Filippo Timi è Marilyn, noi tutti siamo Marilyn, sempre fra la preghiera e la supplica. Allucinazione compassionevole, questo libro è l'estrema irruzione nella mente di Marilyn Monroe. È come se Filippo, nel momento che precede la morte della diva, le dicesse: "Ti racconto la vita per come è in qualche altro universo. Esistono mondi in cui le dee sono immortali e il dolore impossibile. Tu conosci la vita che abbandoni, io ti racconto la tua vita salvata". || Joyce Carol Oates trasforma in romanzo tutte le vite di Marilyn Monroe: molto più di un sex symbol da calendario, con le sue contraddizioni e fragilità Marilyn è entrata nell'eternità del mito. Da adolescente solitaria a bellezza planetaria, ma anche donna insicura, giovane determinata, amante incostante, bambina innamorata, playmate e ragazza in lotta con lo specchio, attrice venerata e paziente in analisi, donna con molti amanti e poco amore, morta prematuramente e ancora viva nella memoria collettiva. Joyce Carol Oates, con il suo straordinario talento narrativo, riesce a mescolare storia e finzione in un romanzo in cui la vita si intreccia indissolubilmente con la fantasia, un capolavoro letterario in cui rivive la diva più grande di sempre. || La figura di Marilyn Monroe è da sempre ampiamente discussa e trasfigurata. In questo romanzo, grazie al lavoro di immedesimazione di Andrea lacoppola, avremo la possibilità di conoscere Marilyn da un diverso punto di vista: il suo. Questo romanzo vuole manifestare i sentimenti più struggenti che hanno caratterizzato un personaggio iconico del Novecento. Marilyn era una donna intellettuale, una poetessa, un'attivista che ha lottato per le donne. Tramite un gioco di scambi epistolari tra lei e altri personaggi come Ella Fitzgerald, Jayne Mansfield e Rodolfo Valentino conosceremo una donna tormentata, oppressa, sofferente ma allo stesso tempo combattiva e speranzosa di poter finalmente mostrare al mondo la vera Norma Jeane. Una donna capace di sfidare apertamente l'industria cinematografica degli anni '50 che la voleva cristallizzata nel ruolo di donna oggetto. Un romanzo che vuole guidare il lettore in un viaggio attraverso la sfera dei sentimenti e delle emozioni e che vuole accantonare il gossip e la finzione che da sempre attorniano la sua figura, per darne una nuova immagine sotto una luce completamente diversa.
44 min
28 Nov 2023

Jacovittissimevolmente (MAXXI, Roma- MACTE, Termoli, Campobasso)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Jacovittissimevolmente. L'incontenibile arte dell'umorismo (Roma, MAXXI, dal 25 ottobre 2023 al 18 febbraio 2024) a cura di Dino Aloi, Silvia Jacovitti, Giulia Ferracci | Jacovittissimevolmente. Tutte le follie di Jac! (Termoli, MACTE, dal 7 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024), a cura di Luca Raffaelli | Il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli e il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, a cento anni dalla nascita, celebrano con due mostre, nelle due città cui era più legato, il mondo fantastico, l'inventiva giocosa, scomoda e irreverente, lo sguardo precursore di Jacovitti. Benito Franco Giuseppe Jacovitti (Termoli, 1923 – Roma ,1997) esordisce giovanissimo come autore di fumetti per poi diventare un importante nome di riferimento per il fumetto del Novecento. Dal suo pennino e le sue tavole escono personaggi divenuti celebri nell'immaginario popolare, come Cocco Bill, Zorry Kid, Jack Mandolino, Tom Ficcanaso. Jacovitti ha pubblicato strisce su Il Vittorioso, il Corriere dei Piccoli e il Corriere dei Ragazzi, e ha disegnato le vignette del Diario Vitt, che hanno accompagnato per più trent'anni (1949 – 1980) generazioni di scolari italiani. Le due esposizioni – realizzate insieme a Silvia Jacovitti, figlia del fumettista – sono presentate nelle due sedi sotto un unico titolo Jacovittissimevolmente, che fa capitombolare lo spettatore nel mondo animato e dinamico inventato dall'artista: due progetti paralleli e complementari, che contribuiscono ad approfondire la galassia creativa jacovittiana. Al MAXXI una mostra dal taglio antologico presenta i cento personaggi creati durante le fasi della lunga e vivace carriera del fumettista mentre al MACTE la mostra a cura di Luca Raffaelli approfondisce le invenzioni tecniche e linguistiche che hanno reso "La lisca di pesce" uno stile riconoscibile, e Jacovitti un inventore di segni e personaggi indimenticabili.
43 min
23 Nov 2023

Igor Stravinsky e Robert Craft, "Ricordi e commenti" (Adelphi)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giorgia Franceschi | Igor Stravinsky e Robert Craft, "Ricordi e commenti", trad. di Franco Salvatorelli (Adelphi) | "Posso andare soltanto dove i miei appetiti musicali mi portano" così Igor Stravinskij riassumeva il proprio percorso compositivo, "Non abdicherò mai alla regola del mio orecchio". Orecchio pronto a cogliere stimoli di ogni sorta, bevuti da una curiosità sonora mai sazia e rielaborati nel sacro gioco creativo da un ingegno unico, che rivive con sorprendente immediatezza nelle conversazioni con Robert Craft raccolte in questo volume. Prima tappa non può che essere San Pietroburgo: tra i ricordi di famiglia, la luce e i sapori degli anni di formazione, subito riaffiorano impressioni sonore, le cadenze della Bibbia paleoslava, i concerti al teatro Mariinskij e le lezioni con Nikolaj Rimskij-Korsakov. La città della consacrazione è Parigi, nella stagione dei Balletti Russi. Lungo il filo della memoria di Stravinskij lo seguiamo nei continui viaggi, in una girandola di incontri; da Satie a Picasso, da Proust a D'Annunzio, da Matisse a Puccini, da Valery a Segovia, fino allo sbarco a New York, nel settembre del 1939, da una nave di profughi (la stessa su cui arriva Toscanini). Pensa a un soggiorno di pochi mesi: rimarrà in America per più di trent'anni. Robert Craft per oltre vent'anni ha vissuto accanto a Igor Stravinskij (1882-1971) e alla moglie Vera a Hollywood e New York, accompagnando il compositore in tournée e dirigendo i suoi concerti. A partire dagli anni Cinquanta ha raccolto e pubblicato a più riprese conversazioni e memorie stravinskijane.
42 min
21 Nov 2023

Enrico Terrinoni, "La vita dell'altro" (Bompiani)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Enrico Terrinoni, "La vita dell'altro. Svevo, Joyce: un'amicizia geniale" (Bompiani) | La vita dell'altro è il racconto inedito dell'amicizia molto speciale tra due giganti del Novecento. Joyce, irlandese abbastanza ribelle che arriva in Italia perché ama la lingua e la cultura italiana, ma anche per fuggire da un'Irlanda sotto il doppio giogo dell'Impero britannico e della Chiesa cattolica, e Svevo, un signore di mezza età, di origini ebraiche, che dopo anni in banca lavora nell'industria di vernici per applicazioni subacquee della famiglia della moglie. Joyce insegna inglese, e si distingue subito a Trieste per i suoi comportamenti poco ortodossi. Svevo, bonario uomo di famiglia, si accorge di lui e inizia a frequentarlo, prima da allievo, poi da amico. Dal loro incontro nasce qualcosa. Si scambiano gli scritti e ammirano le rispettive opere. Svevo aiuta spesso Joyce, sempre a corto di denaro, e questi ricambierà la sua generosità contribuendo a farlo diventare un caso letterario internazionale. Le loro storie si incrociano e ci parlano di un'amicizia profonda, non soltanto di affinità. E si intrecciano in un curioso entanglement anche le loro opere, capaci di dialogare da posizioni distanti su temi condivisi e segreti. La vita dell'altro è una storia non ancora raccontata, che mostra l'esistenza tra questi due mostri sacri del Novecento di un rapporto assai profondo, di un'affinità elettiva ma anche di una voglia di sostenersi a vicenda e guardarsi negli occhi per riconoscersi. Questa storia minima di due grandi racconta tramite eventi, resoconti, impressioni, incroci e simultaneità come le opere e le esistenze di Svevo e Joyce continuano a scrutarci oscuramente dal passato, con occhi attenti e divertiti, fissi sui nostri futuri.
43 min
20 Nov 2023

Virgilio Bernardoni, "Puccini" (il Saggiatore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Virgilio Bernardoni, "Puccini" (il Saggiatore) | «La musica di Puccini ha pietà dell'amore e della morte, e, insieme, ha dell'uno la nostalgia e dell'altra uno stupore accorato e rassegnato»: così scriveva Pietro Mascagni in occasione dell'inaugurazione del Teatro Puccini a Milano nel 1930. I meandri dell'eros, nei quali si mescolano fantasia e realtà, sentimento e perversione, illusione e sfida, eternità e precarietà, vita e morte, hanno caratterizzato in maniera indelebile la musica e il teatro di Giacomo Puccini, dall'astrazione sonora del Capriccio sinfonico al sacrificio umanissimo del personaggio della schiava Liù nella Turandot. Rappresentandoli con una sicurezza musicale e teatrale infallibile e una sensibilità spiccata per le tragedie che esplodono nella sua galassia, Puccini ha traghettato l'opera italiana dalla fase delicata del melodramma di ne Ottocento al teatro moderno, svelando l'uomo nuovo nella sua nuda fragilità. Virgilio Bernardoni ci invita a ripercorrerne le tappe attraverso la vita e l'opera del musicista, dalla gioventù a Lucca come erede brillante e imprevedibile di un'antica dinastia di musicisti, agli esordi della carriera nazionale a Milano come pupillo della più importante impresa musicale italiana, per arrivare all'apice del successo, raggiunto mentre si divideva tra il rifugio esistenziale di Torre del Lago e la vetrina dei teatri del mondo. Fra le prime composizioni per organo, i capolavori teatrali della maturità (La bohème, Tosca, Madama Butterfly) e le ultime sperimentazioni (Il trittico, Turandot), nel brulichio di relazioni che lo contornano e ne assecondano il genio – famigliari, amici, poeti, artisti, politici, direttori d'orchestra, cantanti, librettisti, editori –, Puccini si erge così a demiurgo schivo della propria esistenza e della propria arte, assumendo la statura di uno dei maggiori compositori di tutti i tempi.
44 min
16 Nov 2023

Georges Duhamel, "Confessione di mezzanotte" (Ago Edizioni)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Georges Duhamel, "Confessione di mezzanotte", trad. di Caterina Miracle Bragantini (Ago Edizioni) | Parigi, primo Novecento. La Belle Epoque ha invaso le strade della capitale francese e il progresso sembra essere l'unica alternativa per vivere un'esistenza al passo con i tempi. Louis Salavin ha altro a cui pensare. Impiegato della ditta Socque et Sureau, con la piatta mansione di correggere testi sulle trebbiatrici, mal sopporta i suoi colleghi in carriera, lo squillo del telefono e la sua vita in generale. Un giorno, mentre tempera una matita per romperne nuovamente la mina, Salavin viene chiamato nell'ufficio del signor Sureau per controllare delle carte da firmare. Ma nell'attesa la sua attenzione viene catturata da un particolare: l'orecchio del signor Sureau. Quell'angolo di pelle esercita un potere magnetico e fatale su Salavin, al punto che l'istinto di toccarlo scavalca infine il buon senso, impendendogli di reprimere il desiderio: licenziato in tronco. Senza più i suoi punti di riferimento comincia a vagare per Parigi, alternando confusamente momenti di euforia agli abissi della depressione, oscillando così tra buoni propositi e piani delittuosi. Georges Duhamel presenta al lettore un personaggio la cui materia umana è composta dai chiaroscuri delle contraddizioni, dalle sabbie mobili delle insicurezze, dai dubbi, laceranti, che lo condannano all'irresolutezza. È l'uomo moderno che perde il legame con il primordiale e si chiude in una vita che non gli appartiene e quando finalmente se ne libera, l'illusione di aver ripreso il controllo della propria esistenza sfocia nell'ansia del peso della libertà. Un romanzo degli anni Venti che non si fatica, a più di un secolo di distanza, a sentire vicino e senza tempo, capace di adempiere quella che è forse l'unica funzione universale della letteratura: indagare l'animo umano nelle sue declinazioni sempre diverse. Confessione di mezzanotte, nel 1950, venne inserito assieme ad altre undici opere nella lista del Grand prix des Meilleurs romans du demi-siècle redatta da «Le Figaro», una lista in cui spiccano i nomi di autori come Proust, Malraux, Gide e Sartre. Oggi, viene finalmente pubblicato per la prima volta in Italia.
44 min
15 Nov 2023

Giovanni A. Barbieri e Paola Giacché, "Le memorie del paniere" (Donzelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Filippo Travaglio | Giovanni A. Barbieri e Paola Giacché, "Le memorie del paniere. La statistica racconta: un secolo, mille prodotti, cento film" (Donzelli) | Dalla pastina agli omogeneizzati, dalla stilo alla biro, dalla bici al monopattino, dai 45 giri allo streaming. I gusti, le propensioni, gli stili di vita. Ogni anno, a febbraio, l'aggiornamento del paniere alla base degli indici dei prezzi stimola la curiosità dei giornali, che vi leggono i cambiamenti delle abitudini di consumo. Ma il paniere ha una storia quasi centenaria e molto di più da raccontare: il passaggio da un'Italia in cui prevaleva ancora un'economia di sussistenza, basata sull'autoproduzione, al boom dei consumi di beni e via via, in misura crescente, di servizi. Ognuno dei prodotti racconta la nostra vita quotidiana e i mutamenti nel tempo: dalla farina per la polenta al dentifricio, alla radio, allo smartphone, alle mascherine, il paniere è il regista di un cortometraggio sull'Italia, che ci aiuta a capire come siamo e come eravamo. In un gioco di specchi, rinvia ai film, alle canzoni, ai libri, ai personaggi, alle abitudini e alle mode. Il paniere racconta questa storia, e il libro ne segue gli sviluppi, a partire dal primo indice nazionale (1927-1928) fino all'aggiornamento del 2022. Sullo sfondo affiorano i grandi cambiamenti economici e sociali: il fascismo e la guerra, l'industrializzazione e le grandi migrazioni interne, le lotte operaie e i movimenti giovanili, le battaglie delle donne, l'inflazione a due cifre e la scala mobile, l'innovazione tecnologica, l'euro e le crisi del 2008-2011, fino alla pandemia. E si affrontano le questioni che l'indice dei prezzi solleva: quanto contribuiscono le singole voci del paniere a determinare l'indice generale? L'inflazione è uguale per tutti? Che cosa misurano gli indici dei prezzi al consumo? Perché l'Istat ne pubblica tre diversi ogni mese? Perché non ci riconosciamo negli aumenti dei prezzi rilevati? Chi decide quali prodotti entrano o escono dal paniere? I nostri modelli di consumo convergono o divergono? Quale contributo i consumi danno alle diseguaglianze? In ogni capitolo vengono analizzati beni – e servizi – che entrano nel paniere o ne escono: un continuo avvicendarsi di cibi, elettrodomestici, automobili diesel ed elettriche, telefoni a filo e cellulari, macchine da cucire e computer; e poi prodotti di bellezza, biglietti per il cinema e lo stadio, abbonamenti alle pay-tv. Un cammino – quello raccontato in queste pagine – che assume spesso i tratti di un vagabondaggio, aprendosi a continue digressioni, lasciandosi catturare dalle suggestioni, dalle curiosità che scaturiscono da una macchina fotografica come da un chilo di zucchine… Con la consapevolezza che quello che nel paniere manca, o ancora non è presente, è spesso altrettanto importante di quello che c'è, e che per cogliere «il clima dell'epoca» è necessario che i beni e i servizi del paniere ci accompagnino alla scoperta degli eventi, dei libri, dei film, delle canzoni, delle pubblicità – in un gioco di vuoti e di pieni, di presenze e di assenze. Tracce di una storia sempre in movimento, affioramenti in superficie di trasformazioni sociali e culturali più profonde, spie infallibili del movimento incessante – nei gusti, nel pensiero, nelle passioni – che ci attraversa e di cui spesso non riusciamo a trattenere la memoria.
44 min
14 Nov 2023

Gabriele Basilico. Le mie città (Palazzo Reale, Triennale Milano, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Gabriele Basilico. Le mie città (Milano, Palazzo Reale, Triennale Milano, dal 13 ottobre 2023 all'8 gennaio 2024), a cura di Giovanna Calvenzi, Filippo Maggia, Matteo Balduzzi | A dieci anni dalla scomparsa, Milano dedica a Gabriele Basilico (1944-2013) un'ampia mostra che si articola in due sedi espositive – Palazzo Reale e Triennale Milano – e rappresenta il primo grande omaggio che la città in cui Basilico è nato e ha vissuto rivolge al fotografo e a quel suo sguardo cosmopolita, capace appunto di ascoltare il cuore di tutte le città. L'esposizione propone complessivamente circa 500 opere, partendo dall'attraversamento di Milano, in Triennale, per guardare e arrivare al Mondo, a Palazzo Reale. La mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Triennale Milano, insieme a Electa e realizzata con la collaborazione scientifica dell'Archivio Gabriele Basilico. A Palazzo Reale la mostra è curata da Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia e presenta una selezione dei lavori sulle grandi committenze internazionali di Basilico; in Triennale, dove la curatela è affidata a Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi, viene esposta un'ampia selezione di immagini di Milano e delle sue periferie. La mostra è accompagnata da un doppio catalogo in un'unica confezione, pubblicato da Electa e disegnato dallo studio Tomo Tomo, che propone una narrazione sentimentale fatta di immagini, testi, incontri, ricordi restituiti da una ricca antologia (con testi di Marc Augé, Gabriele Basilico, Marco Belpoliti, Carlo Bertelli, Stefano Boeri, Michele De Lucchi, Luca Doninelli, Vittorio Gregotti, Fulvio Irace, Massimo Minini, Franco Ottolenghi, Sandra Phillips, Aldo Rossi, Gianni Siviero, Roberta Valtorta). Disponibile, inoltre, un podcast prodotto da Triennale Milano e scritto e realizzato da Gianni Biondillo che permetterà di approfondire la figura e l'opera di Gabriele Basilico.
43 min
13 Nov 2023

Illustrazioni per libri inesistenti. Artisti con Manganelli (Museo di Roma in Trastevere)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Illustrazioni per libri inesistenti. Artisti con Manganelli (Roma, Museo di Roma in Trastevere, dal 22 settembre 2023 al 7 gennaio 2024), a cura di Andrea Cortellessa | La mostra intende ripercorrere il sodalizio di Giorgio Manganelli (1922-1990), uno dei maggiori scrittori del Novecento, con undici artisti del suo tempo (Lucio Fontana, Fausto Melotti, Carol Rama, Toti Scialoja, Gastone Novelli, Achille Perilli, Franco Nonnis, Gianfranco Baruchello, Giovanna Sandri, Giosetta Fioroni e Luigi Serafini). Il percorso espositivo presenta circa 60 opere tra pittura, scultura, grafica, fotografia, libri e documenti, provenienti da importanti collezioni private ma anche dalle Fondazioni degli artisti coinvolti e dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea. Viene esposto fra l'altro, per la prima volta nel suo insieme, il ciclo di ventitré tavole realizzate da Gastone Novelli nel 1964 all'apparire dell'opera prima di Manganelli, Hilarotragoedia. Vengono dunque messi a fuoco due periodi molto diversi fra loro: gli anni Sessanta della Roma "fiammeggiante" delle Nuove avanguardie e gli anni Ottanta della Milano del nuovo e rutilante «sistema dell'arte». A collegare Manganelli con l'arte del suo tempo è l'amica Lea Vergine che, facendogli conoscere Carol Rama, lo introduce all'«altra metà dell'avanguardia». L'esposizione, a cura di Andrea Cortellessa, è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la collaborazione del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giorgio Manganelli. Il catalogo è edito da Electa.
43 min
11 Nov 2023

Federico Maria Sardelli, "Lucietta. Organista di Vivaldi" (Sellerio)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Federico Maria Sardelli, "Lucietta. Organista di Vivaldi" (Sellerio editore Palermo) | n una notte del 1677 la neonata Lucietta viene abbandonata nella «scafetta» dell'Ospedale della Pietà. Un anno dopo nasce prematuro Antonio Vivaldi nella famiglia di un violinista e barbiere. La vita della trovatella, che diviene eccellente organista, s'intreccia con quella del luminoso e prolificissimo musicista veneziano. Due esistenze raccontate a specchio. E mentre Lucietta cresce da orfana in un ambiente chiuso e difficile e si forma da provetta musicista, Antonio diventa prete e compositore di fama. Nello scorrere del tempo le anguste giornate di lei vengono rischiarate dalla presenza del giovane maestro, del virtuoso, e soprattutto del compositore di armonie innovative da eseguire con il meraviglioso talento della sua organista. E dopo Vivaldi, il malinconico chiudersi di una vita nascosta. Alternando documentazione archivistica e ricostruzione fantastica, Federico Maria Sardelli – anima della rinascita vivaldiana, con la sua attività di scopritore e catalogatore – riporta alla luce la vicenda di una artista «dimenticata non semplicemente in quanto donna, ma in quanto appartenente alla classe dei diseredati». Il libro è anche occasione per raccontare da vicino uno spaccato di vita veneziana: come mangiavano, come vivevano realmente queste orfane, i loro piccoli grandi drammi, le malattie, le continue vessazioni di un ambiente soffocante. Vite recluse in cui ogni piccolo sbalzo può costituire una grande gioia o un dramma. Nella Venezia del tempo, in declino politico ma tra le capitali culturali dell'occidente, la musica era una vera industria: «un continuo fiume di musica» che sgorgava dai teatri, dalle chiese, dai ricoveri umanitari, e dalle congregazioni religiose, alimentato da abilissimi liutai, dalla perizia di copisti e tipografi e dalla creatività dei musicisti. In questa decadente metropoli frivola e colta, la biografia romanzata di Lucietta è una vita esemplare e tipica al contempo.
43 min
09 Nov 2023

Matteo Nucci, "Il grido di Pan" (Einaudi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Matteo Nucci, "Il grido di Pan", illustrazioni di Giovanni Battista Porzio (Einaudi) | Un appassionato corpo a corpo con il pensiero delle origini per riflettere su ciò che ci rende quel che siamo. La questione decisiva oggi è infatti la stessa di sempre: il rapporto fra l'essere umano e la sua animalità, dunque il modo in cui abitiamo il mondo. Perché se vogliamo curare la nostra anima, dobbiamo innanzitutto accettare la nostra natura di animali mortali. Poetici, enigmatici, oracolari, i pensatori più antichi sono dominati da una drammatica complessità che da sempre mette in crisi i lettori. Eppure è alla portata eterna dei loro versi vertiginosi e sconcertanti che si affida Matteo Nucci per ricordarci quale sfida dobbiamo accettare per non dimenticare la nostra vera natura. Furono, infatti, questi sapienti – Eraclito, Parmenide, Empedocle – a dare la risposta più esatta e oscura. Ed è proprio con la loro oscurità che dobbiamo confrontarci, se vogliamo vivere fino in fondo il potere e la debolezza di ciò che ci allontana dal regno animale, il logos, per fare esperienza della nostra umanità, e soprattutto della nostra animalità. Rileggendo miti in cui umano e animale s'intrecciano in creature fantastiche – dal Minotauro alla Sfinge –, attraversando i secoli per trovarci di fronte a scrittori come Dürrenmatt e Hemingway, o poeti come Kavafis e García Lorca, scopriamo quanto potenti e irresistibili siano certe riflessioni antiche, quanto storie famosissime come quelle di Edipo e di Arianna possano farci guardare con altri occhi a temi che di solito giudichiamo con il pregiudizio della superficialità. Corredato dalle illustrazioni di Giovanni Battista Porzio, "Il grido di Pan" ci mette di fronte alla verità decisiva: «Cosa siamo noi se non animali mortali? Esseri che nascono e muoiono, immersi in un ciclo continuo di nascite e morti, noi come quegli animali che invece il nostro logos non lo condividono. Ecco ciò che siamo e che dimentichiamo».
43 min
07 Nov 2023

Patty Smith, "A Book of Days" (Bompiani)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Patty Smith, "A Book of Days" trad. di Tiziana Lo Porto (Bompiani) | Un diario, un libro prezioso che raccoglie parole e fotografie di un anno speciale e insieme come tanti. Da quando, nel 2018, Patti Smith ha cominciato a condividere su Instagram le proprie fotografie ha delineato nel tempo una personalissima estetica che attinge sia al suo archivio di vecchie Polaroid, con quella loro particolare atmosfera un po' struggente, sia alle immagini rubate con lo smartphone e il loro nitore ipertecnologico. A Book of Days mette insieme tutto questo e lo distilla in un racconto coerente e coinvolgente, dove tra i vari soggetti – gli stivali, la chitarra Mosrite del marito, un rarissimo biglietto da visita di Rimbaud, la calcolatrice inventata da William S. Burroughs il cui omonimo nipote è stato ispiratore della Beat generation e mentore della stessa autrice – si stabiliscono pagina dopo pagina inaspettate e sorprendenti corrispondenze. E così si dispongono in una specie di galleria le molteplici passioni, le devozioni, le ossessioni e i capricci di una poetessa che ha saputo infondere una particolare vena elegiaca ma anche rock in tutta la sua opera. Con più di 365 fotografie, molte delle quali inedite e relative ai tempi bohémien degli esordi, A Book of Days è un viaggio caleidoscopico nella mente visionaria di un'artista suggestiva e inconfondibile, una lettura senza tempo per tempi molto incerti, una mappa ispiratrice della sua vita come della nostra.
43 min
04 Nov 2023

Autori vari, "Dedica a Mario Bortolotto" (Quodlibet)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Autori vari, "Dedica a Mario Bortolotto", a cura di Roberto Calabretto (Quodlibet) | Figure oltre il presente: all'insegna di questo titolo il Teatro Verdi di Pordenone ha inaugurato un ciclo di iniziative a cadenza annuale dedicato di volta in volta a protagonisti della vita musicale italiana ed europea del nostro tempo. La prima edizione della rassegna, che a momenti di riflessione affidati a studiosi e critici abbina esibizioni concertistiche, era imperniata su Mario Bortolotto (1927-2017), illustre figura di concittadino destinata a essere ricordata a lungo negli ambienti musicologici e musicali tout court per i suoi testi che hanno aperto prospettive inedite e disvelato universi spesso ignorati dalla comune riflessione. In questo volume sono raccolte sia le testimonianze della giornata di studi a lui dedicata sia le prolusioni ai concerti nei quali sono state eseguite pagine del repertorio a lui caro. Se alcuni degli autori hanno conosciuto Bortolotto – Daniela Goldin Folena, Giorgio Pestelli, Jacopo Pellegrini –, gli altri invece si sono avvicinati a lui attraverso i suoi scritti. I saggi di Goldin Folena e Pestelli sono pensati in forma di "dedica", dove i ricordi si uniscono a una singolare rivisitazione del pensiero di Bortolotto. Quelli di Francesco Fontanelli, Angelina Zhivova, Mauro Casadei Turroni Monti e Jacopo Pellegrini esplorano aspetti cruciali del suo magistero, quali la sconfinata attività critica, la formazione del suo orientamento estetico, i legami con la musica russa dell'Ottocento; infine, Angela Carone, Roberto Calabretto e Luca Cossettini si soffermano su un testo pionieristico dedicato alla Nuova Musica, il celebre Fase seconda che molto fece discutere alla sua comparsa (1969).
43 min
03 Nov 2023

Ingeborg Bachmann, "Invocazione all'Orsa maggiore" (Adelphi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Ingeborg Bachmann, "Invocazione all'Orsa maggiore", a cura di Lugi Reitani (Adelphi) | Nell'agosto 1956, in vista della pubblicazione di questa raccolta poetica, destinata a diventare celebre, Ingeborg Bachmann scriveva al redattore che si stava occupando del volume: «Sarei grata se nel risvolto non si desse la possibilità ai critici di "inchiodarmi" a un'interpretazione anticipata o simili». Le preoccupazioni dell'autrice non erano infondate, e difatti non mancò chi cercò di ricondurre Invocazione all'Orsa Maggiore agli schemi della critica letteraria dell'epoca. Tentativi peregrini, perché davvero nessuna categoria poteva attagliarsi alla poesia di quella giovane austriaca che già con la precedente raccolta si era imposta, nelle parole dello «Spiegel», come «la più importante poetessa tedesca del dopoguerra». Una poesia multiforme, cangiante, dove classico e moderno si fondono in versi ora audaci e spigolosi ora di chiara musicalità, e lo sguardo della Bachmann si mostra attento a cogliere la violenza della realtà e il dolore, in particolare nei paesaggi italiani, luminosi e arcaici, feriti e vitali, lontanissimi dai cliché della tradizione classico-romantica: «Nel mio paese primogenito, nel sud / mi assalì la vipera / e nella luce l'orrore». Un dolore che dev'essere accettato, reso concreto, se vogliamo superare i confini che ci vengono imposti e tendere all'impossibile, all'irraggiungibile, «sia esso l'amore, la libertà o qualsiasi entità pura». Se vogliamo diventare vedenti, sensibili al vero, il che implica smascherare le parole della frode, gli abusi di cui sono portatrici, affidandoci al linguaggio salvifico della poesia: «Vieni, grazia di suono e di fiato, / fortifica questa bocca, / quando la sua debolezza / ci atterrisce e frena. // Vieni e non ti negare, / poiché noi siamo in lotta con tanto male».
43 min
02 Nov 2023

Giorgio Agamben, "La voce umana" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Giorgio Agamben, "La voce umana" (Quodlibet) | I grammatici antichi cominciavano dalla voce la loro trattazione del linguaggio, distinguendo con cura la voce confusa degli animali – «il nitrito dei cavalli, l'urlo rabbioso dei cani, il ruggito delle fiere e il sibilo del serpente» – dalla voce «articolata» degli uomini. L'antropogenesi, il diventar umano del vivente «uomo» coincide cioè con un'operazione sulla voce, che la rende significante, trasformando il verso espressivo dell'animale in uno strumento impareggiabile di dominio e di conoscenza. Ma che cos'è una voce articolata? Attraverso una paziente indagine archeologica, il libro ricostruisce il senso e le modalità di questa «articolazione» della voce, interrogando la funzione che in essa ha svolto l'invenzione della scrittura e revocando innanzitutto in questione il rapporto fra voce e linguaggio, fra il nome e il discorso, fra chiamare e significare. Situare il linguaggio nella voce significa, infatti, articolare insieme non soltanto il suono e il senso, ma anche il vivente e il parlante, il corpo e la mente, la natura e la storia. La riflessione sulla voce è allora inseparabile da una riflessione sulla natura umana e costituisce in questo senso un problema essenzialmente politico, perché in esso ne va ogni volta della decisione di ciò che è umano e di ciò che non lo è.
43 min
31 Ott 2023

Jimmy Nelson. Humanity (Palazzo Reale, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Jimmy Nelson. Humanity (Milano, Palazzo Reale, dal 20 settembre 2023 al 21 gennaio 2024), a cura di Nicolas Ballario e Federica Crivellaro | La mostra fotografica, promossa da Comune Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Skira Editore, in collaborazione con la Jimmy Nelson Foundation, attraverso 65 fotografie di grandi dimensioni (alcune di 2x3 metri), appartenenti ai cicli più famosi della produzione di Nelson, documenta l'evoluzione creativa dell'autore, che ha trascorso la vita viaggiando per il mondo e fotografando alcune delle culture indigene più a rischio di scomparsa, raccontando gli usi e i costumi tradizionali che si sono preservati in un pianeta sempre più globalizzato e facendo emergere anche le loro emozioni. Inizialmente attratto dalle culture indigene come custodi di antiche saggezze, esempi di resilienza e di radicamento, nel corso degli anni, il fotografo ha compreso quanto il suo lavoro potesse mettere in discussione e dissipare i preconcetti che classificavano queste etnie. "Dal punto di vista artistico - afferma Jimmy Nelson - rimango affascinato dall'estetica delle popolazioni indigene. I loro indumenti vivaci, l'artigianato sofisticato e i paesaggi mozzafiato mi offrono un ricco arazzo visivo per catturare bellezza attraverso il mio obiettivo". Con le sue fotografie, Jimmy Nelson celebra la diversità culturale incontrata nei suoi viaggi a contatto con le miriadi di comunità della Papua Occidentale, del Tibet, dell'Africa, della Siberia, del Bhutan o di altre zone del pianeta, e invita lo spettatore a vedere il mondo attraverso una diversa prospettiva, incoraggiandolo ad accogliere e ad apprezzare la bellezza intrinseca di tutti come parte integrante della grande famiglia umana. Una delle cifre espressive tipiche del suo lavoro è rappresentata dai ritratti. Nei lunghi soggiorni nelle zone più remote della terra, Jimmy Nelson stabilisce un profondo legame con le persone che vi abitano, prestando meticolosa attenzione alle caratteristiche culturali delle comunità che ritrae, enfatizzando l'unicità e la bellezza di ognuna. Le sue composizioni sono sinfonie visive, dove l'elemento umano è armonizzato con l'ambiente naturale. Le sue immagini ritraggono di frequente membri anziani delle comunità, i cui volti portano i segni del tempo e di una vita di esperienze, come nella fotografia dell'anziana signora Inuit. Numerosi ritratti di Jimmy Nelson mettono in evidenza la forza e la bellezza delle donne come quello della ragazza kazaka, potente simbolo di emancipazione femminile. I suoi scatti testimoniano come anche nei riti tradizionalmente maschili, ad esempio la caccia con l'aquila, le donne stiano rompendo le barriere di genere. Un catalogo Skira accompagna la rassegna.
43 min
30 Ott 2023

Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi (Museo Accorsi-Ometto, Torino)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi – Torino Milano 1920 – 1930. Pittura tra Classico e Avanguardia (Torino, Museo Accorsi-Ometto, dall'11 ottobre 2023 all'11 febbraio 2024), a cura di Nicoletta Colombo e Giuliana Godio | La mostra "Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi – Torino Milano 1920 – 1930. Pittura tra Classico e Avanguardia" prende le mosse dal 1920, anno che segna l'ingresso italiano nella temperie artistica del Ritorno all'ordine, caratterizzata dal recupero della classicità in ottica moderna. Il clima della ricostruzione, che interessa non solo l'Italia, ma anche il «terribile rinascimento artistico europeo», come lo denominava Giorgio de Chirico nel 1918, inseguiva la speranza di una vera e propria rinascita morale e spirituale. L'indagine critica della mostra si propone di considerare i contenuti pittorici emersi in due fondamentali centri del nord Italia, Torino e Milano, prendendo le mosse dalla riflessione sui rispettivi retroterra alle soglie del terzo decennio del secolo XX. Felice Casorati, Mario Sironi, Achille Funi, Carlo Carrà, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, Daphne Maugham, Luigi Spazzapan, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Fillia (Luigi Colombo) e Bruno Munari sono solo alcuni degli innumerevoli artisti che con i loro dipinti compongono l'articolato mosaico del percorso espositivo. Il catalogo è pubblicato da Silvana Editoriale.
44 min
28 Ott 2023

Benedetto Grillo, "Michele Lufrano" e "La banda musicale" (Edizioni Giuseppe Laterza)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Benedetto Grillo, "Michele Lufrano. Maestro della letteratura bandistica" e "La banda musicale. Dalle origini alla strumentazione con le moderne tecnologie" (Edizioni Giuseppe Laterza) | Il lavoro bio-bibliografico, e non solo, su Michele Lufrano svolto da Benedetto Grillo racconta un musicista che ha fortemente influenzato, con le sue composizioni, la letteratura musicale ad indirizzo bandistico. Si evince, dal lavoro di Grillo, come il "genio" sapeva ben coniugare la creatività alla semplicità, l'estro alla diretta recezione dell'orecchio umano. Il linguaggio musicale di Michele Lufrano, pur nella sua novità e nella sua freschezza, risultava accessibile a tutti, musicisti e non. Con questo volume a Benedetto Grillo va il merito di illuminato un musicista di grande importanza per la storia della banda in Italia. || Il testo "La banda musicale. Dalle origini alla strumentazione con le moderne tecnologie" è invece un'attenta analisi storica e storiografica delle origini della Banda, della sua evoluzione attraverso la riforma vesselliana e infine osserva da vicino l'attuale condizione della Banda in Italia. L'aspetto di maggior interesse è sicuramente l'attenzione rivolta nel quarto Capitolo alle Nuove Tecnologie; un excursus storico ci accompagna passo passo lungo le conquiste tecnologiche che sono avvenute nel corso di due secoli di grandi invenzioni e innovazioni applicabili anche alla Banda, sia per quanto riguarda la corretta riproduzione del suono durante le esibizioni che i moderni programmi di scrittura musicale o di registrazione sonora.
44 min
24 Ott 2023

Jarvis Cocker, "Good Pop, Bad Pop" (Jimenez)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Jarvis Cocker, "Good Pop, Bad Pop. Un inventario", trad. di Ludovica Marani, grafica di Julian House (Jimenez) | Abbiamo tutti una collezione di oggetti che ci hanno visto crescere – foto, biglietti, vestiti, souvenir ammucchiati in una scatola, stipati in un cassetto, dimenticati in un armadio – e come noi anche Jarvis Cocker, autore di canzoni indimenticabili, star del Brit Pop e accumulatore seriale reo confesso. In "Good pop, bad pop" Cocker affronta – letteralmente – il buio della propria soffitta e la stravagante accozzaglia di oggetti che la ingombrano: testimoniano i suoi anni di formazione come musicista, il funzionamento del suo processo creativo, gli esordi dei Pulp, ma anche la terra e i tempi che lo hanno visto crescere, le decadenti periferie urbane dell'Inghilterra del Nord all'epoca della Thatcher. Un vero e proprio tesoro da scandagliare con affetto ma anche con tanta, tanta ironia. Tra le pagine di questo "inventario", Cocker cataloga reperti e invita a giocare a keep or cob, tenere o buttare. Da una camicia Gold Star in policotone a un pacchetto di Wrigley's Extra, dalla collezione di astronauti in plastica e occhiali rotti ai tentativi adolescenziali di scrivere canzoni, queste madeleine scovate nella spazzatura si trasformano in lenti d'ingrandimento e mettono a fuoco l'eccezionale vita di Jarvis Cocker, dei Pulp e della cultura pop del secolo scorso (nel bene e nel male, come sottolinea il titolo del volume). Da questi apparenti rottami di una vita Cocker trae storie a volte toccanti, a volte spassose, e tra foto, ritagli e giochi di grafica, offre al lettore un libro che è anche un oggetto pop, un lavoro sopraffino di graphic design, un bellissimo esempio di Pop Art. Perché in fondo questa non è una storia di vita. È la storia di una soffitta.
43 min
23 Ott 2023

Andrea Montella, "Ludwig van Beethoven. Le Sinfonie n. 1 e n. 2" (Zecchini)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Andrea Montella, "Ludwig van Beethoven. Le Sinfonie n. 1 e n. 2 nell'interpretazione di Furtwängler, Klemperer, Karajan e Abbado. (Con l'analisi comparata delle varianti)" (Zecchini) | Il volume di Andrea Montella inserisce un tassello nuovo e originale all'interno del dibattito che la critica musicale contemporanea ha sviluppato sulla creativa espressività dell'interprete. L'autore, infatti, partendo dall'idea ormai consolidata che l'opera è identica a sé stessa, ma, nello stesso tempo, è diversa dalle sue interpretazioni, mette a confronto le esecuzioni orchestrali delle prime due sinfonie beethoveniane interpretate da alcuni dei maestri più importanti della storia musicale del Novecento. Montella offre al lettore una comparazione esemplare non solo per il rigore dell'ascolto e del confronto con la partitura beethoveniana, ma anche per il commento che si svolge sul doppio piano dell'introduzione esplicativa – nella quale si riprendono i punti salienti della storia dell'interpretazione e degli scenari che ne hanno determinato i percorsi inventivi – e di un compiuto apparato che rende particolarmente agevole la fruizione del lavoro. Il volume presenta, quindi, una scelta di metodi e di criteri posti interamente al servizio dell'interpretazione musicale. Individuati i "punti sensibili" delle sinfonie, Montella procede con la stesura di uno schema che punta al commento delle varianti (metronomiche, dinamiche, agogiche, ecc.), ipotizzando – sulla base dello sforzo prodotto nel tentativo di ricostruire il tessuto formativo alla base dei processi esegetici elaborati dai maestri – i motivi sottesi alle peculiari scelte interpretative.
44 min
21 Ott 2023

Aliette de Laleu, "Mozart era una donna. Storia al femminile della musica classica" (Odoya)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Aliette de Laleu, "Mozart era una donna. Storia al femminile della musica classica", trad. di Laura Pettazzoni (Odoya) | No, Mozart non era una donna. Ma avrebbe potuto esserlo: Maria Anna Mozart è stata, come suo fratello, un prodigio musicale, prima di doversi sposare e sparire dalle scene ma anche dai libri, dai film e dalla storia. Risultato: nessuno si ricorda di lei. Chi può vantarsi di saper citare anche solo una compositrice donna? Conoscete forse Cassia, una delle prime della storia? Ildegarda di Bingen, donna di potere e pioniera della musica medievale? O forse Élisabeth Jacquet de La Guerre, protetta di Luigi XIV e geniale clavicembalista? Hélène de Montgeroult, dopo essere sfuggita alla ghigliottina grazie al suo virtuosismo, ha scritto uno dei metodi di insegnamento del pianoforte più importanti della storia. Altre, come Clara Schumann, Fanny Mendelssohn o Alma Mahler, hanno visto il loro talento e il loro nome rimanere all'ombra di un grande uomo. Maria Anna Mozart è un simbolo, la prova che la damnatio memoriae delle donne dalla storia della musica classica è tale da aver dimenticato persino la sorella del compositore più famoso al mondo. Ma è anche un pretesto per ricordare compositrici, strumentiste, direttrici d'orchestra, fondatrici di ensemble… tutte le donne che hanno dovuto rinunciare al successo. Eppure proprio a loro la musica classica deve tanto, ed è arrivato il momento di riconoscerlo. Con passione comunicativa e impegno, Aliette de Laleu si sforza di riparare a secoli di invisibilità restituendo alle donne il loro posto nella storia della musica. Perché non c'è vocazione senza modelli, né progresso senza eredità. E non ci sono persone geniali che non portino con sé una storia avvincente.
43 min
17 Ott 2023

Anatole Leikin, "Il mistero dei preludi di Chopin" (EDT)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Anatole Leikin, "Il mistero dei Preludi di Chopin", trad. di Marco Bertoli (EDT) | La raccolta dei ventiquattro "Preludi op. 28" di Chopin è uno dei più celebri capolavori della letteratura pianistica, ma la sua natura e il suo significato sono rimasti fino a oggi misteriosi. Chopin compose i "Preludi" nel 1838 a Maiorca, quando per sfuggire al clima di Parigi e alla curiosità morbosa che suscitava la sua relazione con la scrittrice George Sand, si trasferì sull'isola in compagnia della donna. Ma dopo poche settimane felici il compositore si ammalò, e i medici lo scoprirono affetto da una grave forma di tubercolosi, predicendogli una fine imminente. Chopin si trasferì per le cure in una stanza dell'antico convento di Valldemossa e lì intraprese la composizione dei "Preludi". In questo libro, uno dei massimi studiosi di Chopin al mondo sottopone la raccolta a un'indagine serrata sotto ogni aspetto: da quello storico a quello formale, a quello letterario. Il risultato è al tempo stesso appassionante e sconcertante. Leikin mette in luce tutta una serie di ricorrenze e di temi nascosti che passano da un brano all'altro creando una finora sconosciuta unitarietà, dimostrando come l'intera raccolta sia una sorta di vasta meditazione sui temi della morte, del gotico e delle rovine. Un libro che getta nuova luce sulla personalità di Chopin e su una delle sue più affascinanti creazioni.
43 min
16 Ott 2023

Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti. (Museo di Santa Giulia, Brescia)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Lorenzo Mattotti. Storie, ritmi, movimenti. (Brescia, Museo di Santa Giulia, dal 14 settembre 2023 al 28 gennaio 2024), a cura di Melania Gazzotti | Una grande mostra all'illustratore, fumettista, artista e regista nato a Brescia nel 1954. Il percorso espositivo si concentra sui tre mondi che hanno maggiormente influenzato il lavoro di Mattotti – musica, cinema e danza – per esplorare e approfondire la sua produzione da nuove prospettive, mettendo in luce il suo stile inconfondibile e la sua capacità di infrangere i confini tra generi e linguaggi, tra tecniche e stili. La mostra analizza l'intenso e vitale rapporto di Mattotti con la musica, testimoniato da due importanti nuclei di opere: le illustrazioni raccolte nel libro di Lou Reed The Raven (2011) e le grandi tavole a china disegnate per la messa in scena dell'Hänsel und Gretel (2009) di Engelbert Humperdinck all'Opera di Parigi. La sezione dedicata al cinema, insieme a una serie di lavori legati agli interludi per i tre episodi del film Eros di Michelangelo Antonioni, Steven Soderbergh e Wong Kar-wai, comprende alcuni estratti delle sue tante animazioni con i relativi disegni preparatori. Uno spazio particolare viene dedicato al suo lungometraggio La famosa invasione degli orsi in Sicilia (2019), tratto dall'omonimo romanzo di Dino Buzzati. Infine, per raccontare il rapporto di Mattotti con il mondo della danza, verranno esposti alcuni dei disegni raccolti nel libro Carneval (2005), frutto dell'esperienza immersiva dell'artista al carnevale di Rio de Janeiro, e tre grandi tele inedite, dipinte per la mostra bresciana, e appartenenti a un ciclo di opere sulle danze collettive. Il catalogo della mostra è edito da Skira.
44 min
14 Ott 2023

Stefania A. Barzini, "La mia casa è un'isola. La vita e la musica di Rosa Balistreri" (Giunti)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Stefania Aphel Barzini, "La mia casa è un'isola. La vita e la musica di Rosa Balistreri" (Giunti) | Rosa nasce a Licata il primo giorno di primavera del 1927. Il cielo è pieno di rondini, ma a casa sua c'è solo miseria. Il padre cerca nel vino un inutile rimedio alla fame, la madre fa quello che la Storia le insegna da millenni: subisce il destino. Ma Rosa è diversa, lo si capisce da subito. È orgogliosa e ribelle, non si fa zittire né sopraffare, non tollera le offese. Si sente ricca anche se non possiede nulla, perché sa di avere un dono che la consolerà di ogni dolore: una voce che incanta e commuove. Così, Rosa canta. Canta mentre gioca scalza per le strade, mentre lavora a servizio dei signori, mentre arriva la guerra. Canta da sola, nel suo cuore, quando a diciassette anni la mandano in sposa all'orrendo Iachinazzu senza che lei possa dire di no. Canta anche in prigione, Rosa, dopo che ha cercato di uccidere quel marito "lagnusu, latru e 'mbriacuni". È un grido fiero e feroce e lo regala agli ultimi come lei, per infondere speranza, dignità e coraggio. La bambina scalza di Licata diventa una cantautrice amatissima dal pubblico, venerata dalla critica, ricercata da artisti come Dario Fo e Ignazio Buttitta. Fuori dal palco, la sua esistenza burrascosa rotea in un vortice di passioni, dolori, amori, tradimenti. Una vita che è un romanzo, un romanzo su una vita eccezionale. Con una lingua ardente e intensa come la terra di Sicilia Stefania Aphel Barzini porta alla luce la storia di Rosa Balistreri, una delle figure femminili più forti, sorprendenti e inesplorate del Novecento.
42 min
11 Ott 2023

Alva Noë, "Imparare a guardare. Dispacci dal mondo dell'arte" (postmedia books)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Alva Noë, "Imparare a guardare. Dispacci dal mondo dell'arte", trad. di Antonio Ianniello (postmedia books) | Imparare a guardare è un viaggio attraverso la natura dell'arte e i modi in cui può trasformarci, se glielo permettiamo. L'autore di Infinite Baseball, Alva Noë, presenta una raccolta di saggi brevi e stimolanti che esplorano il modo in cui sperimentiamo l'arte e cosa significa essere un "osservatore". Sperimentare l'arte vuol dire lasciare che faccia il suo lavoro su di noi e richiede pensiero, attenzione, concentrazione. Richiede un atto creativo, anche da parte di chi guarda. Ed è in questo processo di confronto e riorganizzazione che le opere d'arte possono portarci a rifare noi stessi. Spaziando in lungo e in largo, da Pina Bausch a Robocop, da Bob Dylan a Vermeer, Noë utilizza l'incontro con opere d'arte specifiche per entrare in un mondo di questioni affascinanti, come il modo in cui la filosofia e la scienza sono rappresentate nei film, cosa dice la biologia evolutiva sull'arte o il ruolo di reliquie, falsi e copie nella nostra esperienza di un'opera. I saggi di Learning to Look sono brevi, accessibili e personali. Ognuno di essi nasce da un incontro con l'arte: in un museo, ascoltando dischi o andando a un concerto. Ogni saggio è a sé stante, ma nel loro insieme formano un quadro intimo del nostro rapporto con l'arte. Articolando attentamente l'esperienza di ciascuno di questi incontri, Noë propone che, come la filosofia, l'arte sia una sorta di tecnologia per comprendere noi stessi. In parole povere, l'arte è un'opportunità per noi di creare di nuovo noi stessi.
44 min
09 Ott 2023

Emilio Isgrò. Sillogismo del cavallo (Palazzo dei Pio, Carpi, Modena)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Emilio Isgrò. Sillogismo del cavallo (Carpi, Modena, Palazzo dei Pio, dal 15 settembre al 10 dicembre 2023), a cura di Chiara Gatti e Marco Bazzini | La mostra "Emilio Isgrò - Sillogismo del cavallo" raccoglie quarantasette opere tutte inerenti al mondo della filosofia a testimoniare l'intenso rapporto avuto con questa disciplina a partire dagli anni Sessanta. Curata da Chiara Gatti e Marco Bazzini e prodotta dal Comune di Carpi – Musei di Palazzo dei Pio con il contributo di Fondazione Cassa Risparmio di Carpi e la collaborazione dell'Archivio Emilio Isgrò, l'esposizione è allestita negli ambienti del loggiato di Palazzo dei Pio e si inserisce nel programma di Festivalfilosofia, in scena tra Modena, Carpi e Sassuolo il 15, 16 e 17 settembre 2023. Il tema di quest'anno, Parola, si allinea perfettamente alla poetica di Emilio Isgrò, un artista che della parola e della cancellatura ha fatto la sua personale espressione. Tramite il gesto (di sola apparente) rimozione, Emilio Isgrò ha ideato una formula creativa che ha scosso, al pari di Lucio Fontana o Yves Klein, il sistema dell'arte a partire dagli anni sessanta. È infatti il 1964 quando l'autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi e altri materiali a stampa coprendone manualmente grandi porzioni. E, indirettamente, esaltando quelle rimaste. Lo stesso procedimento applicato alle quarantesette opere in mostra, con la particolarità che queste trattano argomenti prettamente filosofici. Attraverso una selezione che spazia dal 1966 ad oggi, l'esposizione si distribuisce lungo la grande loggia seguendo il percorso indicato dalla grande tela iniziale Freccia bianca in campo nero. La visita vede anche le Conclusiones cancellate di Pico della Mirandola, umanista che con Carpi intrattenne numerosi rapporti politici e professionali, tanto che il nipote Alberto III Pio, figlio della sorella Caterina Pico (in mostra anche un suo ritratto cancellato insieme a quello del fratello), è stato l'ultimo Signore e poi Conte della città dal 1480 al 1527. Prosegue poi con una selezione di opere legate alla filosofia greca, con testi "cancellati" di Platone, Aristotele, Archimede ed Eraclito. Qui spicca la statua del Discobolo – copia romana, insieme all'inedito Plutarco Plutarque (opera in diciannove volumi del 1973) e soprattutto Sillogismo del Cavallo, il nuovo lavoro che l'artista ha ideato per l'occasione e che dà anche il titolo alla mostra. Il percorso si conclude, infine, con un nucleo di opere legate alla filosofia moderna, dove a venire elise sono le dottrine di Hegel, Sartre e Benedetto Croce. Il contenuto filosofico delle opere, ridotto a sentenze, precetti e aforismi, sottolinea ancor di più il valore intrinseco della cancellatura. Un gesto contraddittorio che si pone tra distruzione e ricostruzione, tra morte e vita. Un'azione che porta a riflettere su cosa vale di più: ciò che è stato cancellato o quanto è ancora visibile? Il catalogo della mostra è pubblicato da Franco Cosimo Panini Editore.
43 min
03 Ott 2023

Philippe Halsman. Lampo di genio (Museo di Roma in Trastevere)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Philippe Halsman. Lampo di genio (Roma, Museo di Roma in Trastevere, dal 6 luglio 2023 al 7 gennaio 2024), a cura di Alessandra Mauro | L'esposizione presenta per la prima volta in Italia una grande personale dedicata a uno dei più importanti fotografi del Novecento, Philippe Halsman. In mostra vi sono oltre cento immagini di vario formato, tra colore e bianco e nero che percorrono l'intera carriera del fotografo selezionate da Contrasto e Archivio Halsman di New York. Nato a Riga (Lettonia) nel 1906, Halsman comincia negli anni Venti la sua carriera di fotografo e diventa celebre a Parigi, negli anni Trenta, lavorando per riviste come "Vogue" e "Vu". Negli anni Quaranta riesce a ottenere un visto per gli Stati Uniti grazie all'amicizia di Albert Einstein e una volta sbarcato a New York, la sua fama di grande ritrattista si consolida ancora di più. Dalle collaborazioni con le grandi testate, agli intensi ritratti per lo show business hollywoodiano, Halsman ha creato un genere e uno stile unico e rivoluzionario. Le sue fotografie sono frutto di una vulcanica creatività e delle sinergie che si manifestavano nell'incontro con grandi e illustri amici tra cui, il più folle di tutti, Salvador Dalì, con cui realizza una serie straordinaria di immagini surreali e surrealiste. Nella sua lunga carriera di ritrattista, Halsman ha firmato 101 copertine della rivista "Life": un record incontrastato. Le immagini sono accompagnate da una documentazione selezionata come le copertine di "Life", i provini, le testimonianze d'epoca e i filmati per ricordare questo grande interprete della fotografia e offrire allo stesso tempo un'originale riflessione sul ritratto fotografico, la sua genesi e la sua particolarità. L'esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è organizzata da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con BNL BNP Paribas e Leica. Il catalogo è edito da Contrasto.
42 min
02 Ott 2023

Giacomo Bergomi. Mostra del Centenario (Rocca di san Giorgio, Orzinuovi, Brescia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Giacomo Bergomi. Mostra del Centenario (Orzinuovi, Brescia, Rocca di san Giorgio, dal 1° settembre 2023 al 7 gennaio 2024), a cura di Davide Dotti | Orzinuovi (BS) celebra, a cento anni dalla nascita, Giacomo Bergomi (1923-2003), uno dei più interessanti e talentuosi pittori bresciani del XX secolo. La Rocca di san Giorgio ospita la più importante monografica mai dedicata al maestro, promossa e organizzata dal settore cultura del Comune di Orzinuovi, col patrocinio della Provincia di Brescia e di Regione Lombardia, in collaborazione con il Gruppo Giacomo Bergomi, curata da Davide Dotti, che ha costruito un avvincente percorso espositivo in grado di ripercorrere le fasi creative più intense del maestro, attraverso l'attenta e scrupolosa selezione di 100 opere tra dipinti e disegni. La rassegna copre un arco cronologico che, dalla metà del secolo scorso - quando, frequentando i corsi serali all'Accademia di Brera, Bergomi ebbe modo di assorbire le lezioni di Carlo Carrà, Aldo Carpi e Aldo Salvadori - giunge fino ai primi anni Duemila, periodo nel quale i suoi lavori, caratterizzati da un lessico estetico estremamente personale e innovativo, sono dedicati per lo più alle maestose cascate di cui si innamorò durante un soggiorno in Venezuela e ai paesaggi innevati della bassa bresciana. L'iniziativa si pone l'obiettivo di valorizzare e far conoscere, anche al di fuori dai confini regionali, la produzione di un artista bresciano tra i più sensibili e carismatici dell'intero Novecento, nonché di conferire il giusto riconoscimento storico e critico alla sua ricerca artistica. Il percorso espositivo mette in evidenza la capacità di Bergomi di rinnovare il proprio linguaggio decennio dopo decennio, e di analizzare i soggetti che frequentò con maggiore assiduità, dalle scene di vita quotidiana al ritratto, dalle still life ai paesaggi della bassa bresciana, dagli scorci di Brescia fino ai brani tratti della quotidianità delle popolazioni andine, influenzato non solo dalle sue umili origini contadine, ma anche dai numerosi viaggi che fece sia in Italia che all'estero, soprattutto in centro America. La mostra si completa con una sezione che documenta la mirabile capacità di Bergomi nell'affrontare la grafica, con una selezione di disegni a matita, china, tempera e acquarello attraverso i quali indagò e studiò nel dettaglio i soggetti delle sue opere pittoriche. Catalogo Compagnia della Stampa - Massetti Rodella Editori.
44 min
30 Set 2023

J. M. Coetzee, "Il polacco" (Einaudi)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | J. M. Coetzee, "Il polacco", trad. di Maria Baiocchi (Einaudi) | Il Polacco, un pianista noto per le sue interpretazioni austere, sviluppa per la più giovane Beatriz un amore lirico e irragionevole. Lei, che ama farsi trasportare dalla musica, è riluttante a farsi trasportare dal lirismo, e si oppone all'idea di diventare una musa, un oggetto del desiderio, la sua Beatrice. Rivelarsi l'uno all'altra è un'arte sottile, destinata forse a rimanere inattingibile, che solo la scrittura esatta e imprevedibilmente ironica di J. M. Coetzee riesce a catturare. «Con "Il Polacco" Coetzee torna a vecchie e feconde ossessioni – gli opposti segreti di una vita, la tensione tra implicito ed esplicito, tra predestinazione e volontà – e si inserisce nella famiglia dei romanzi con pianista, come "Il soccombente" di Thomas Bernhard, "Gli inconsolabili" di Kazuo Ishiguro e "Ravel" di Jean Echenoz» («Clarín»). Lei è una donna elegante, della buona società di Barcellona. Lui è un pianista settantenne, austero interprete di Chopin. Il nome di lei è Beatriz, quello di lui è così pieno di w e di z che lo chiamano semplicemente «il Polacco». Dopo il concerto organizzato dal circolo musicale del Barri Gòtic e la successiva cena, non paiono destinati a rivedersi. A lei, in fondo, il concerto non è neppure piaciuto: troppo secco e severo. Eppure, a distanza di mesi, il Polacco torna in Spagna: «Sono qui per te». Da quando l'ha incontrata, la sua memoria è piena di lei. Beatriz, assicura il Polacco, è per lui ciò che Beatrice era per Dante: il suo destino, la risposta all'enigma della sua vita. Beatriz non è d'accordo – «Io sono colei che sono!» –, non apprezza i complimenti di lui, lo trova arido, cadaverico, privo di ardore. Qualche giorno insieme a Maiorca, un'avventura incerta in una lingua, l'inglese, che non è quella di nessuno dei due. È tutto ciò che Beatriz concede al Polacco, alla sua ammirazione per lei. Poi più nulla. Ciò che rimane della loro storia, del cieco amore del pianista per la donna «dalle domande profonde» sposata con un banchiere, è in ottantaquattro poesie scritte in polacco. Farle tradurre anziché bruciarle, o anziché lasciarle in un appartamento di Varsavia, è l'unico modo che Beatriz ha per avvicinarsi per l'ultima volta a lui, al suo esasperante, nobile, indecifrabile amore. Ciò che ne risulta è un accesso mediato a un'opera imperfetta, al lascito di un uomo a cui «manca l'arte che ravviva la parola». Punteggiata di ironia, questa breve storia di amore e differenze coinvolge la poesia, la musica, il linguaggio, il trasporto – quello dei sentimenti e quello indotto da Chopin – e la sua traduzione in parole, e offre un inconsueto ribaltamento del punto di vista, dando voce al «provvido scetticismo» di una moderna Beatrice.
43 min
29 Set 2023

Renato Minore e Francesca Pansa, "Ennio l'alieno. I giorni di Flaiano" (Mondadori)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Renato Minore e Francesca Pansa, "Ennio l'alieno. I giorni di Flaiano" (Mondadori) | Come in una biografia, Pansa e Minore partono dalla natia Pescara, una Pescara che sa tanto di d'Annunzio, da una famiglia intesa all'utile e alla buona riuscita sociale – ma in realtà questa è soltanto in parte una biografia. È un flusso di memorie, di sogni, di sguardi, è un atto d'amore nei confronti di un personaggio difficilissimo da imbrigliare in una logica sequenza di fatti, ed è per primo Flaiano a mischiare le carte. Arriva a Roma giovanissimo e dopo le scuole ufficiali al Nord e la guerra d'Etiopia torna nella Capitale. Collabora alle migliori testate di allora: "Omnibus", "Oggi", "L'Italia letteraria", "L'Europeo" e infine "Il Mondo" di Mario Pannunzio. Leo Longanesi gli chiede un romanzo in tre mesi e lui scrive Tempo di uccidere , primo vincitore del neonato Premio Strega. Apre la porta del cinema e scrive per tutti i registi ai quali si deve la rinascita del cinema italiano e la sua continuità: prolifica, smagliante e misteriosa la collaborazione con Federico Fellini. Ci sarebbe stata La dolce vita senza Flaiano? Forse sì. Ma il miracolo è il gioco fra due sensibilità così differenti. Flaiano ama o comunque accetta spesso la "committenza" eppure al contempo sogna il "suo" film che non riesce a prendere forma. Il bello di questa "ricostruzione di eventi" è che, pagina dopo pagina, stiamo alle calcagna di un italiano che non vuole essere "itagliano", di un uomo che strappa la risata dell'intelligenza e dentro si macera, di uno scrittore vero, tormentato come un soldato che conosce la gloria di una perpetua ritirata. Marziano, alieno, amico della notte. Irripetibile.
43 min
28 Set 2023

"Pinacoteca Tosio Martinengo", a cura di Roberta D'Adda (Skira)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Pinacoteca Tosio Martinengo", a cura di Roberta D'Adda (Skira) | La guida ai tesori d'arte della pinacoteca bresciana, in occasione della sua riapertura al pubblico con il nuovo percorso espositivo Il patrimonio della Pinacoteca Tosio Martinengo si è formato tra Ottocento e Novecento grazie al concorso dei munifici atti di privati cittadini e della cura posta dal Comune nel raccogliere e conservare opere d'arte e memorie storiche che avevano definito nel tempo il volto della città e che le importanti trasformazioni amministrative e urbanistiche avviate sul finire del Settecento andavano via via sottraendo alle loro destinazioni tradizionali. L'attuale percorso espositivo restituisce il profilo di questa duplice vocazione: da un lato le opere che i bresciani avevano raccolto nelle loro prestigiose collezioni e poi messo a disposizione della comunità, dall'altro i raggiungimenti di una cultura figurativa locale fortemente connotata eppure aperta a confronti, influenze e contaminazioni. A nove anni di distanza dalla chiusura, la Pinacoteca Tosio Martinengo con la sua importante collezione di opere dal Quattrocento all'Ottocento - Raffaello, Foppa, Savoldo, Moretto, Romanino, Lotto, Ceruti, Hayez, Thorvaldsen, Pelagi, Canella e Canova per citare i nomi più noti - è stata riorganizzata attraverso un nuovo percorso espositivo in 21 sale, concepito per restituire al visitatore la complessità del Museo e delle sue collezioni mediante una riflessione sulla loro storia e sugli orientamenti critici che ne hanno determinato la fisionomia dal tardo-gotico al primo Ottocento. Il cuore della Pinacoteca è costituito dalla pittura bresciana del Rinascimento, la quale ebbe appunto tra i suoi principali interpreti Vincenzo Foppa, Giovanni Gerolamo Savoldo, Romanino e Moretto. A questi si affiancano numerosi dipinti "da cavaletto" dei secoli XVII e XVIII, con temi e generi spesso influenzati dalla pittura fiamminga e olandese: paesaggi e marine, nature morte, dipinti di animali, scene bucoliche e burlesche, ai quali si accompagnano i ritratti e le storie sacre e profane. Ancora in ambito bresciano, meritano attenzione i cosiddetti "pittori della realtà" come Antonio Cifrondi e Giacomo Ceruti, noto con il soprannome di Pitocchetto. Il percorso all'interno della Pinacoteca si chiude con le opere della prima metà dell'Ottocento, con le grandi commissioni di Paolo Tosio, Leopardo Martinengo da Barco e Camillo Brozzoni. Roberta D'Adda, storica dell'arte e autrice, è conservatrice della Fondazione Brescia Musei.
44 min
25 Set 2023

"Tutto Mahler" a cura di Gastón Fournier-Facio (Zecchini Editore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | "Tutto Mahler. La vita e le opere raccontate dai grandi esperti italiani" a cura di Gastón Fournier-Facio (Zecchini Editore) | In un unico volume, tutta la vita e l'opera del grande compositore e direttore d'orchestra Gustav Mahler, raccontate per la prima volta, in forma corale, dai grandi specialisti italiani che hanno dedicato parte della loro vita a studiare con devozione il percorso psicologico e compositivo di uno dei più grandi musicisti della storia. Ognuno di loro ha già pubblicato almeno un intero volume dedicato a Mahler, ma il libro include anche il caso particolare del direttore d'orchestra Riccardo Chailly, che ha registrato l'integrale di tutte le Sinfonie mahleriane, e che qui ci parla in dettaglio della complessa missione di dirigere quelle partiture nel modo più fedele all'estetica del compositore. In questo libro si trovano testi scritti da ben diciassette diversi esperti italiani che, dai primi anni Settanta fino ad oggi, in uno stile tanto divulgativo quanto approfondito, hanno voluto offrire una guida ad ognuna delle partiture del grande musicista austriaco. Un compositore che, insolitamente, ha concentrato tutta la sua opera fra due sole forme musicali estreme: da una parte l'intimo, piccolo Lied per voce sola e orchestra; dall'altra, le sue monumentali Sinfonie, nelle quali Mahler ha provato a esprimere la più recondita interiorità umana e, addirittura la vastità del mondo intero.
43 min
24 Set 2023

Barry Gifford, "Camera d'albergo" (Jimenez)

Con Renata Scognamiglio. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Barry Gifford, "Camera d'albergo", trad. di Michela Carpi, prefazione di Sandro Veronesi (Jimenez) | Nel 1993 l'emittente televisiva statunitense HBO mandò in onda "Hotel Room" ("Camera d'albergo"), miniserie in tre episodi, due dei quali diretti da David Lynch e uno da James Signorelli. Gli episodi erano tutti ambientati nella stessa camera di un albergo a New York. Per le sceneggiature, Lynch aveva interpellato lo scrittore Barry Gifford, con cui aveva già lavorato per la trasposizione cinematografica del romanzo "Cuore selvaggio" (1990), e al quale avrebbe continuato a ispirarsi portando sul grande schermo "Strade perdute" (1997). Nella versione televisiva di "Hotel Room" Lynch adattò due dei testi proposti da Gifford, realizzando gli episodi "Tricks", con protagonista Harry Dean Stanton, e "Blackout"; quei testi più un terzo, "Mrs Kashfi", furono poi pubblicati in volume, adattati per il teatro e interpretati sui maggiori palchi statunitensi ed europei. È questo che troviamo in "Camera d'albergo", tre plays dalle atmosfere chiaramente "lynchiane": oscure, ipnotiche, in cui gli spazi ristretti costringono i personaggi a confrontarsi tra loro e con sé stessi, con le proprie paure e fragilità, ma anche con la forza che ciascuno si porta dentro. Assoluti protagonisti delle opere sono i dialoghi – veri e propri modelli di scrittura per chiunque aspiri a fare letteratura, cinema o teatro – in cui bastano poche, scarne battute a rivelare il complesso mondo interiore dei protagonisti, l'epoca e il mondo a cui appartengono.
43 min
22 Set 2023

Tolstoj padre e figlio, due libri sulla pace (Mattioli 1885 e Besa muci)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Lev Nikolàevič Tolstòj, "Patriottismo o pace?", a cura di Verdiana Neglia, prefazione di Paolo Nori (Mattioli 1885) || Lev L'vovič Tolstòj, "L'abolizione delle guerre e l'edificazione della pace. Studio sull'origine della guerra e sui modi per abolirla", trad. di Rosa Cetro (Besa muci) | In questo volume sono raccolti due articoli e una lettera, tre dei testi meno noti ma sorprendentemente attuali di Tolstòj. In Ravvedetevi!, scritto nel 1904 in seguito allo scoppio del conflitto russo-giapponese, Tolstòj dichiara come il governo, con il pretesto del patriottismo, diffonda odio verso altre nazionalità. In Le due guerre, del 1898, l'autore si concentra sul conflitto ispano-americano e invita il lettore a portare avanti un'incruenta "guerra contro la guerra". Chiude la raccolta Patriottismo o pace?, del 1896: rispondendo al giornalista britannico J. Manson, lo scrittore commenta la crisi venezuelana del 1895. Un'esortazione ad aprire gli occhi sul pericolo di nuovi e sempre più sanguinosi conflitti. Ricredersi, convertirsi, a questo invita con decisione Tolstòj. || Saggio inedito, redatto in francese presumibilmente tra gli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta del Novecento, dal figlio del celebre scrittore e pensatore russo Lev Nikolaevič Tolstoj. L'autore approfondisce le cause della guerra, individuando nell'azione morale l'unica premessa in grado di instaurare una pace duratura. Il saggio venne inviato a Mussolini nel maggio del 1942, accompagnato da una lettera in cui l'autore manifestava il desiderio di trovare un editore disposto a pubblicarlo in Italia, ma la richiesta dell'allora settantatreenne Tolstoj non fu soddisfatta. Un'opera di estremo interesse, non solo per la tragica attualità dei temi trattati, ma anche perché rappresenta un dialogo costante con le idee di Tolstoj padre e, in particolare, con la sua filosofia della non-violenza.
43 min
21 Set 2023

Alessandro Melchiorre, "Testo e suono" (LIM)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Alessandro Melchiorre, "Testo e suono. Musica come qualcosa «che solo coi suoni si può dire»", a cura di Roberto Favaro (LIM) | Questo volume si occupa a vario titolo dei rapporti tra musica e testo e del più scontato – solo in apparenza – rapporto tra musica e suono. Il testo è stato a lungo un riferimento privilegiato per la musica; la musica delle origini era in prevalenza vocale, la prima scrittura della musica era scrittura dei suoni delle parole. Da Schumann che per primo accenna a un significato da rintracciare "tra le righe", a Schönberg che definisce la musica come qualcosa "che solo coi suoni si può dire", il percorso che si delinea è quello verso una progressiva autonomia del linguaggio musicale, verso la musica come suono. Oggi i problemi non sono molto diversi: da una musica che con sonorità nuove si colloca in una nuova narratività (Berio, Ferneyhough) o la nega in nome della scienza (Xenakis), da una musica come massa sonora (Grisey, Dufourt) ai tentativi di far dialogare le incerte sonorità del presente con i reperti frammentari della tradizione (Lachenmann). "Gli scrittori che ho musicato in questi anni – scrive Alessandro Melchiorre – mi hanno indicato temi e suggerito mondi sonori: Rilke, l'aura e la risonanza, Del Giudice, lo smarrimento del nostro mondo occidentale di fronte a una realtà in cui la stessa materia cambia continuamente, Kawabata, la fine di un'epoca e la tragedia di una tradizione cui viene impedito (o che non è capace, poco cambia) un passaggio di consegne ai più giovani, e irriverenti, eredi. E infine Celan per la sua resistenza al silenzio, per averci mostrato che non solo "dopo Auschwitz" si può, ma si deve scrivere. In un periodo in cui – forse – si può "scrivere il suono", la musica mi si rivela come un'arte-sonora dello spazio-tempo, che ancora aspira a dire coi suoni, a "esprimere mediante suoni qualcosa che solo coi suoni si può dire".
43 min
20 Set 2023

Lisetta Carmi. Suonare forte (Villa Bardini, Firenze)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Lisetta Carmi. Suonare forte (Firenze, Villa Bardini, dal 3 maggio all'8 ottobre) | Si tratta del primo appuntamento realizzato grazie all'accordo tra Fondazione CR Firenze e Intesa Sanpaolo che prevede di portare nel centro espositivo di Villa Bardini le mostre del progetto delle Gallerie d'Italia "La Grande Fotografia Italiana" affidato a Roberto Koch, editore, curatore e fotografo, che celebra la grande fotografia italiana del Novecento attraverso i suoi grandi maestri. Le tre mostre in programma, inaugurate alle Gallerie d'Italia - Torino in Piazza San Carlo, avranno poi un nuovo allestimento a Firenze. La prima mostra ad arrivare a Villa Bardini è la monografica dedicata a Lisetta Carmi, a cura di Giovanni Battista Martini, curatore dell'Archivio della fotografa. L'esposizione, nel riallestimento fiorentino, propone due sezioni speciali di approfondimento inedite dedicate all'alluvione del 1966 e al compositore fiorentino Luigi Dallapiccola. Sono in mostra 180 fotografie scattate in vent'anni di vita professionale tra gli anni Sessanta e Settanta, che propongono uno spaccato dei più importanti progetti fotografici di Lisetta Carmi. La maestra della fotografia, sopravvissuta alle persecuzioni razziali, trasforma la macchina fotografica in uno strumento per capire il mondo e la condizione umana e allo stesso tempo per trovare risposte su sé stessa e lenire la sua angoscia esistenziale. Nove le sezioni presenti in mostra, fra cui quella dedicata al tema del lavoro. Ci sono le immagini delle drammatiche condizioni dei lavoratori nel Porto di Genova, sua città natale, gli operai dedicati allo scarico dei fosfati dalle stive, immersi nella polvere bianca, le fabbriche con le lavorazioni più spettacolari e pericolose come la colata dell'acciaio all'Italsider, le giovani operaie nel sugherificio di Calangianus in Sardegna. Inoltre, la prima vita di pianista di Lisetta Carmi dialoga con la fotografia nel lavoro dedicato al Quaderno musicale di Annalibera, del compositore fiorentino Luigi Dallapiccola. Gli undici fotogrammi astratti sono l'interpretazione grafica degli undici brani scritti dal musicista per il compleanno della figlioletta e sono accompagnati da quattro ritratti del maestro. La mostra a Firenze è promossa da Fondazione CR Firenze e Parchi Monumentali Bardini e Peyron. Il catalogo è edito da Skyra.
43 min
19 Set 2023

Bruno Tommaso con Alfredo Gasponi, "La scuola che sognavo" (Edipan)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Bruno Tommaso con Alfredo Gasponi, "La scuola che sognavo. La musica come bene comune, il jazz come dialogo" (Edipan) | «Questa non è una biografia, anche se è composta da un mosaico di tessere biografiche. Bruno Tommaso definisce il testo un libello, ma c'è molto di più: una serie di riflessioni su un percorso artistico e umano, un bilancio in progress, un repertorio di composizioni, un vademecum che si accompagna a vicende esemplari, legate alle attività del contrabbassista. Uno dei nostri musicisti più preziosi per esperienza, per coerenza, per quantità e qualità di iniziative, legate non solo al fare musica, ma pure alla didattica e alla promozione della cultura musicale, a ogni livello. Redatto con il linguaggio screziato di ironia e autoironia, con il tono semiserio, eppure sempre così acuto e focalizzato, che bene conosce chi ha avuto la fortunata occasione di frequentare il musicista, il volume "La scuola che sognavo", con sottotitolo "La musica come bene comune, il jazz come dialogo", condensa e dichiara già in copertina il senso del testo, la cui realizzazione ha accompagnato l'autore per molti anni. Scavando e riflettendo sulle vicende, certo, ma in particolare ponendosi continuamente nella condizione di chi queste vicende vuole interpretare, mettendole in reciproca relazione, soppesandole, per inserirle in un bilancio critico non certo definitivo, da condividere con chi apprezza il suo lavoro, ma anche con i suoi numerosi allievi, con chi ha fruito del suo contributo prezioso nella propria formazione.» (Giuseppe Segala)
43 min
18 Set 2023

Ernesto Assante, "Lucio Battisti" (Mondadori)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | C'è una bellissima contraddizione che avvolge la storia, la musica, la personalità di Lucio Battisti: essere, forse, l'artista musicale più celebre di sempre in Italia, quello più conosciuto, popolare, con canzoni che sono ancora parte integrante del tessuto connettivo della cultura italiana, ma al tempo stesso essere "sconosciuto", privo di una biografia pubblica, misterioso per chiunque abbia voglia di scoprire l'uomo oltre all'artista. Ed è proprio il "mistero" Battisti quello che questo libro indaga, provando a mettere insieme i pezzi di un puzzle per sua natura incompleto. Partendo dal binomio Battisti-Mogol, i cui brani sono stati la colonna sonora assoluta di un decennio della storia d'Italia, gli anni Settanta. Canzoni che ne hanno incarnato lo spirito e i sogni, hanno dato spazio al privato facendolo diventare pubblico e collettivo, hanno fatto piangere, ridere, innamorare, pensare una generazione intera. Per poi passare a quel momento, alla fine degli anni Settanta, in cui Battisti è diventato soltanto una voce, priva di corpo, lontana dal pubblico e dai media, cristallizzato nell'immagine del ragazzo con i capelli ricci e il foulard che non invecchia mai, come le sue canzoni. Battisti elettronico e invisibile, volutamente lontano dalla realtà e dal mondo, che con Pasquale Panella ha disegnato i contorni di un universo visionario e ai limiti dell'avanguardia, anticipando una rivoluzione di linguaggio che ci porta dritti alla musica contemporanea. La biografia di Ernesto Assante racconta più storie, quelle di un artista e uomo multiforme, capace di essere accessibile ma concettuale, rivoluzionario ma popolare. Un libro di racconti di vita e di canzoni memorabili, inevitabili ed eterne. Un libro che celebra con fine sapienza il mito senza tempo di Lucio Battisti.
44 min
15 Set 2023

Valentina Bensi, "The Italian-American musical experience" (LIM)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Valentina Bensi, "The Italian-American musical experience. A Journey from Busoni to Berio" (LIM) | Verso la fine del XIX secolo e oltre, gli Stati Uniti sembravano essere una "terra promessa" per innumerevoli musicisti europei, che avevano fatto affidamento sulle tournée americane per affermare la propria fama e fortuna. Tra gli ambiziosi emigranti italiani, il librettista di Mozart Lorenzo Da Ponte e il direttore d'orchestra Arturo Toscanini sono solo due delle personalità italiane più brillanti la cui presenza ha entusiasmato il pubblico d'oltreoceano. Basandosi su una ricchezza di testimonianze, questo libro racconta le esperienze all'estero di otto compositori italiani - Ferruccio Busoni, Rosario Scalero, Alfredo Casella, Mario Castelnuovo-Tedesco, Luigi Dallapiccola, Gian Carlo Menotti, Nino Rota e Luciano Berio - e le loro interazioni con l'America dei loro tempi, così come la sua musica e i suoi musicisti. I loro soggiorni nel Nuovo Mondo – soggiorni che variavano nella durata da tour occasionali a molti decenni di residenza – non solo evidenziano la comprensione di un aspetto meno noto delle loro biografie, ma hanno anche forgiato l'immagine degli Stati Uniti in Italia. Hanno inoltre modellato il modo in cui l'italianità è stata percepita all'estero, alimentando al tempo stesso un'impollinazione incrociata vitale e biculturale nel campo della musica classica occidentale. (In lingua inglese)
43 min
09 Set 2023

"Zen in carne e ossa" (Ubiliber)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Francesco Mandica | "Zen in carne e ossa. 101 storie zen. La porta senza porta. Trovare il centro. 10 tori di Kakuan", a cura di Paul Reps e Nyogen Senzaki, trad. di Anna Giulia Bifani (Ubiliber) | "Zen in carne e ossa" è un paradosso. Può un solo libro raccontare l'essenza di un'entità complessa e inafferrabile come quella del Buddhismo zen? A quanto pare, nella seconda metà del Novecento, in quegli anni di estrema ricerca interiore di un senso, è andato alle stampe un libello che avrebbe segnato l'immaginario collettivo delle generazioni a venire, al pari di Siddharta. Lo scrittore di "Haiku" e appassionato conoscitore di spiritualità orientale Paul Reps ha messo insieme questa fortunatissima raccolta, ora un classico, di testi zen brevissimi ma dalla portata incalcolabile. Stiamo parlando delle 101 storie zen, della porta senza porta, dei 10 tori di Kakuan e di trovare il centro, opere di un passato lontano e misterioso, che hanno viaggiato nel tempo e nello spazio e che hanno contribuito a modellare l'idea che si è sedimentata in occidente. Tutt'oggi chiunque abbia una vaga idea di che cosa sia il Buddhismo zen, molto probabilmente penserebbe al mondo sospeso e surreale che si intravede in queste fulminee e penetranti narrazioni, linfa vitale per maestri, praticanti e curiosi. Ecco, questo è il titolo perfetto per chi volesse addentrarsi in questo corpo di insegnamenti solido ed evanescente al tempo stesso.
64 min
04 Set 2023

Il gran teatro della luce. Tra Tiziano e Renoir (Musei civici Gian Giacomo Galletti, Domodossola)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Il gran teatro della luce. Tra Tiziano e Renoir (Domodossola, Musei civici Gian Giacomo Galletti, dal 21 luglio 2023 al 7 gennaio 2024) | Il gran teatro della luce è il titolo della nuova mostra dei Musei civici "Gian Giacomo Galletti" in Palazzo San Francesco a Domodossola, curata da Antonio D'Amico e Federico Troletti, con il patrocinio della Regione Piemonte e realizzata dal Comune di Domodossola insieme alla rinnovata collaborazione con la Fondazione Angela Paola Ruminelli e il Museo Bagatti Valsecchi di Milano. La luce è la protagonista indiscussa di questa esposizione, ricercata e analizzata nelle diverse declinazioni che nei secoli gli artisti, tra l'Italia e le Fiandre e tra il Seicento e il Novecento, hanno immortalato sulla tela: una luce che è anche testimone dello scorrere del tempo e che viene indagata nella sua portata tecnologica, viaggiando tra rappresentazioni di paesaggi e visioni a lume di candela fino ad arrivare alla luce elettrica, l'artificio luminoso che proprio nella Val d'Ossola trova la sua consacrazione in quanto territorio ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche. Sono quarantacinque le opere in mostra, di cui 13 sono un eccezionale prestito di Banco BPM, che si snodano all'interno delle navate di Palazzo San Francesco in un allestimento pensato e realizzato dall'architetto e light designer Matteo Fiorini di Studio Lys; un innovativo percorso luminoso che utilizza anche i materiali dell'Ossola, come la pietra di serizzo, e che accompagna il visitatore in una 'meditazione' guidata per gli occhi e per la mente, consentendogli di immergersi in una quinta scenica dove la luce fa da padrona.
43 min
03 Set 2023

Felice Todde, "Chopin, L'opera italiana e i cantanti" (Zecchini)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Felice Todde, "Chopin, L'opera italiana e i cantanti" (Zecchini) | Il primo incontro di Chopin con una diva della lirica avvenne quando egli aveva dieci anni, dopo una delle prime sue esibizioni in pubblico, quando un'entusiasta Angelica Catalani gli regalò un orologio d'oro con dedica. Il primo amore del musicista, Konstancjia Gładkowska, era un mezzosoprano del conservatorio di Varsavia. A Parigi egli fu ammiratore di Rubini e della Pasta. Fu amico di Nourrit, della Viardot García e di Jenny Lind. Delfina Potocka cantò al capezzale di Chopin morente e Pauline Viardot García alla sua messa funebre. Oltre alla musica popolare polacca, connaturata alla personalità di Chopin e pilastro importantissimo della sua ispirazione, l'opera lirica, in specie quella italiana, ebbe una rilevante influenza sulla sua produzione e sul suo stile. Naturalmente tali componenti venivano da lui metabolizzate, e contribuivano ad esaltare la sua originale e specifica creatività. La passione per l'opera fu costante lungo tutta la vita di Chopin, insieme con la conoscenza e l'amicizia di vari cantanti lirici. Egli consigliava inoltre ai suoi allievi di frequentare l'opera italiana per riuscire a far "cantare" il pianoforte. Gl'influssi italiani sulla produzione di Chopin sono stati segnalati da varie parti, a incominciare da Schumann, da Liszt e poi da Ravel, per giungere agli studi più recenti. A questo proposito si è fatto spesso, forse troppo, il nome di Bellini, sottovalutando il peso di Rossini. Inoltre, alle spalle sia di Chopin che di Bellini c'è l'opera italiana in generale. Questo libro passa in rassegna i rapporti che Chopin ebbe con i cantanti del suo tempo e tratta dell'influenza che l'opera italiana ebbe su elementi del suo stile compositivo ed esecutivo e della sua didattica, delineando una sorta di sua biografia lungo il filone dell'opera e del canto.
73 min
31 Ago 2023

Julia Kristeva, "Il demone di Dostoevskij" (Donzelli Editore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Filippo Travaglio | Julia Kristeva, "Il demone di Dostoevskij. Il sesso, la morte e il linguaggio", trad. di David Scaffei (Donzelli Editore) | La coscienza europea è posseduta dalla presenza di Fëdor Dostoevskij, genio tormentato e profetico: le sue parole hanno avuto un rilievo cruciale per filosofi e scrittori come Nietzsche, Proust e Kafka, ma anche per registi come Visconti, Bresson e Kurosawa, per citarne solo alcuni. Il «contorto scrittore russo», come lo definiva Freud in una lettera, è intrinsecamente legato al mondo da cui proviene, ma è anche il più europeo degli scrittori, se è vero, come diceva Joyce, che a Dostoevskij dobbiamo la creazione della prosa contemporanea, da lui portata a un'intensità impareggiabile. «Ovunque e in ogni cosa ho vissuto fino al limite estremo, e ho passato la mia vita a superarlo», scriveva Dostoevskij all'amico poeta Anton Majkov nel 1867. E il limite l'ha davvero oltrepassato, rinnovando ogni volta la scommessa sulla potenza della parola e sfidando il nichilismo e il suo doppio, l'integralismo, attraverso la gioiosa esplosione polifonica del linguaggio. «Se priviamo gli uomini dell'infinitamente grande», scriveva Dostoevskij, «non vorranno più vivere, moriranno di disperazione. L'illimitato e l'infinito sono così indispensabili all'uomo come il piccolo pianeta su cui abita». Lettrice d'eccezione di Dostoevskij, Julia Kristeva ne svela in questo densissimo libro la sorprendente attualità. I personaggi parossistici e autodistruttori che popolano le sue opere, fra mostri patetici e insetti insignificanti, presentano già la matrice carceraria dell'universo totalitario, che si rivelerà nella Shoah, o nel Gulag, e che oggi viviamo nel controllo operato dall'onnipresenza della tecnica.
43 min
30 Ago 2023

Geoff Dyer, "Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri" (il Saggiatore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giulia Nucci | Geoff Dyer, "Gli ultimi giorni di Roger Federer e altri finali illustri", trad. di Katia Bagnoli (il Saggiatore) | Quando un artista invecchia, cosa succede alla sua creatività? Matura o marcisce? Raggiunge una nuova serenità o soccombe al tormento della morte? Quando il corpo e la mente cedono il passo alla vecchiaia, come può un atleta continuare a essere il più grande di tutti? Geoff Dyer contrappone il suo incontro con la tarda età agli ultimi traguardi nella carriera di scrittori, pittori, calciatori, musicisti e stelle del tennis che hanno segnato in diversi modi la sua esistenza. Partendo da The End, ultima traccia del primo album dei Doors, passando per l'esaurimento di Nietzsche a Torino, la riscrittura improvvisata di Bob Dylan delle sue vecchie canzoni e i dipinti di luce astratta di un ultimo Turner, Dyer mette sul tavolo le intensificazioni e i mutamenti della percezione che si verificano quando la fine si avvicina. La preoccupazione di come sfruttare al meglio il tempo che rimane, il pensionamento, il mal di schiena e i rimpianti si mischiano a un senso nuovo di vivere la bellezza e alla consapevolezza che l'arte, intesa anche come un rovescio ben piazzato, sia l'unico modo che abbiamo di sopravvivere allo scorrere del tempo. Dyer sfida la procrastinazione e la digressione in un racconto che, nonostante il buio della fine che incombe, è un luminoso canto di gioia.
43 min
28 Ago 2023

Matisse. Metamorfosi (MAN, Nuoro)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Matisse. Metamorfosi (Nuoro, MAN, dal 14 luglio al 12 novembre) | Henri Matisse è uno dei più grandi artisti del Novecento, ma di lui, paradossalmente, è ancora trascurata una parte importante di produzione. La figura di Matisse scultore non è, infatti, conosciuta nelle pieghe più sottili della sua ricerca. Sebbene la pittura sia sempre rimasta la sua modalità espressiva principale, il "suo" linguaggio e la forma di indagine del visibile cui si dedicò per tutta la vita, Matisse condusse in contemporanea una riflessione sulla scultura (e altresì sull'incisione) che fa di lui uno degli artisti più completi del secolo scorso. La sua versatilità ha esplorato varie tecniche simultaneamente, con curiosità e acuta sperimentazione. Sullo sfondo di questa intelligenza poliedrica, l'opera scultorea di Matisse rivela una vita parallela rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume, allo spazio, che merita di essere posta in relazione – in quanto a processi e traguardi – con quella di altri grandi scultori del XX secolo, eredi della lezione di Auguste Rodin e divenuti geni dell'avanguardia. Da Brancusi a Giacometti, da Boccioni a Wotruba. Per la prima volta in Italia, il Museo MAN dedica una mostra alla scultura di Henri Matisse. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti, rilegge e adatta agli spazi del museo sardo, il concept inedito e complesso della mostra Matisse Métamorphoses organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. Un progetto destinato a ripensare Matisse, a riconsiderare il ruolo della sua opera nel panorama dell'arte della prima metà del XX secolo, alla luce di una più ampia ricerca estetica che vede proprio nella scultura il veicolo per nuove e rivoluzionarie soluzioni formali. In questo affondo necessario, emerge come sia stata in particolare la figura umana il tema principe della sua tensione verso la sintesi. Dall'indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, Matisse ha sviluppato un percorso di riduzione geometrica dell'immagine che lo ha portato verso un'astrazione ai limiti del radicale.
44 min
26 Ago 2023

Felice Liperi, "Faccette nere. Inni e canzoni all'origine del razzismo italiano" (Manifestolibri)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Felice Liperi, "Faccette nere. Inni e canzoni all'origine del razzismo italiano" (Manifestolibri) | Il libro di Felice Liperi ha un titolo esplicito ma in parte fuorviante: sembra una ricerca sull'immaginario canoro-sonoro razzista delineatosi in Italia prima e durante il regime fascista. Questo è il tema, in realtà, della prima metà del testo che, invece, parte dall'attualità e si dedica ad indagare il periodo, nella seconda sezione, dal dopoguerra post-1945 fino al festival di Sanremo 2021, vinto da Mahmood. Liperi, nella «Premessa», elenca cinque episodi di razzismo svoltisi tra il 2020 e il '22, per poi chiarire che «questo scritto si propone di andare indietro nelle viscere della nostra storia nazionale per raccontare come anche la canzone sia stata uno strumento di consenso per l'imperialismo cialtrone e sanguinario dell'Italia sabauda e fascista». Non basta, come accennato, perché la canzone è riaffiorata poi «nel secondo dopoguerra attraverso melodie non strumentali al potere e spesso orientate solo al banale intrattenimento. Messaggi molto popolari e amati anche quando cantavano con una descrizione ridicolizzante il corpo dell'altro o i suoi modi di esprimersi per arrivare perfino a riguardare anche una canzone nata da un'origine liberatoria, rivoluzionaria persino, il rap, che però è stata capace di esprimere i sentimenti più ostili e violenti»
65 min
21 Ago 2023

Mosco Carner, "Alban Berg" (Manzoni)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Mosco Carner, "Alban Berg", trad. di Ettore Napoli (Manzoni) | Nel 1975 Mosco Carner (Mosco Cohen) pubblica "Alban Berg. The man and the work" che si afferma subito come una delle più esaustive sull'autore di Wozzeck e dell'incompiuta Lulu. Nel 1983 esce una seconda edizione nella quale Carner si sofferma su quel terzo Atto finalmente portato termine con l'analiticità musicologica e il respiro culturale che gli sono propri, come la sua precedente e ancora insuperata biografia su Puccini testimonia (una terza edizione, 1992, è ancora inedita in Italia). Carner si muove alla ricerca di un nesso musicalmente documentato, ma mai meccanico, tra l'uomo e l'artista: il suo scopo primario è di porre in equilibrio il piano biografico–esistenziale e quello creativo–espressivo, due piani diversi di un'unica realtà: quella di un artista che affida alla musica la propria concezione della vita e dell'arte. Anche nella seconda parte, dove le composizioni sono affrontate singolarmente per genesi e prassi compositiva, Carner riesce sempre a mantenere un filo diretto con il lettore con quello stile colloquiale e dotto insieme proprio della migliore saggistica anglosassone. Il lettore trova così viva partecipazione alle vicende umane e artistiche di una delle figure più luminose della storia della musica del Novecento per il quale Carner, ha attinto notizie direttamente da chi l'ha frequentato.
43 min
19 Ago 2023

Kirsty Bell, "Le correnti sotterranee. Una storia di Berlino" (EDT)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Kirsty Bell, "Le correnti sotterranee. Una storia di Berlino", trad. di Anna Lovisolo (EDT) | Quando, una decina di anni fa, Kirsty Bell si trasferisce nella nuova casa sul Landwehrkanal, a Berlino, sente che qualcosa sta cambiando nella sua vita. Il suo matrimonio e a pezzi, e il vecchio e affascinante appartamento sembra volerglielo ricordare in mille modi: allagamenti, problemi idraulici, sensazioni negative. È come se l'acqua del canale su cui si affaccia volesse entrare nella sua casa, e con essa la sua storia, le molte vite e le tragedie di cui è stato il muto testimone. Kirsty Bell si accorge della porosità delle nostre esistenze, dello scambio continuo di energie che viviamo con gli spazi che abitiamo e i diversi strati del tempo. Decide di cominciare una ricerca sul passato dei luoghi che la circondano che la porta a scoprire le molte correnti sotterranee che hanno attraversato la storia di Berlino. Ne nasce un libro che percorre in ogni direzione la storia e la geografia della città, unendo vicende e luoghi distanti. Racconta i diversi quartieri della città nelle loro fasi storiche, dalla monarchia prussiana alla repubblica di Weimar, alle spaventose tragedie del nazismo, della Shoah e della guerra, fino alla città divisa, alla riunificazione e alla gentrificazione. Un memoir, uno splendido libro di viaggio, un saggio storico avvincente e un intimo messaggio d'amore per questa straordinaria città e la sua tragica, affascinante storia.
64 min
16 Ago 2023

I volti della Sapienza (Castello del Buonconsiglio, Trento)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Giorgia Franceschi | I volti della Sapienza. Dosso e Battista Dossi nella biblioteca di Bernardo Cles (Trento, Castello del Buonconsiglio, dal 1° luglio al 22 ottobre) mostra a cura di Laura Dal Prà e Vincenzo Farinella | Tra la fine del 1531 e i primi mesi del 1532 Dosso Dossi con l'aiuto del fratello Battista è impegnato nella decorazione della biblioteca del principe vescovo Bernardo Cles nel Magno Palazzo del Castello del Buonconsiglio di Trento. Per la sala che doveva ospitare la preziosa e ricca collezione di libri antichi del cardinale trentino il Dosso pensa ad una decorazione imponente. Sulle pareti realizza affreschi (in gran parte perduti) mentre per i cassettoni del soffitto dipinge una serie di diciotto dipinti su tavola di abete rosso raffiguranti saggi, filosofi e oratori dell'antichità. Un ambiente meraviglioso che Mattioli, medico di corte, paragona nel poema che pubblica nel 1539 sul Magno Palazzo, alla Sistina di Michelangelo e alla loggia di Psiche di Raffaello a villa Chigi, oggi villa Farnesina. Saranno proprio le tavole restaurate e le immagini dei sapienti, filosofi e saggi, a partire dall'arte antica, il filo conduttore della mostra inaugurata il 30 giugno al Castello del Buonconsiglio di Trento intitolata "I volti della sapienza. Dosso e Battista Dossi nella Biblioteca di Bernardo Cles. Numerose le vicissitudini che hanno interessato queste opere. Nel marzo del 1813 le diciotto tavole, dopo essere state tolte dal soffitto della Libreria clesiana, vennero portate, per volere del prefetto dell'Altoadige Filippo Dalfiume, nell'Imperial Regio Ginnasio Liceo di Trento (oggi il Liceo Prati). Nel 1922 il soprintendente Giuseppe Gerola le fece riportare in castello ma ne trovò solo dodici, sei andarono perdute tra il 1813 ed il 1896. Il restauro si concluderà a maggio e porterà all'antico splendore questo magnifico ciclo pittorico condotto dalla ditta di restauro Enrica Vinante. La mostra vedrà esposte un centinaio di opere tra sculture, stampe, volumi e dipinti come il celebre quadro raffigurante Eraclito e Democrito di Donato Bramante proveniente dalla Pinacoteca di Brera, i busti in marmo di Omero e Cicerone concessi in prestito dai Musei Capitolini di Roma e dagli Uffizi, le due magnifiche tele del Dosso provenienti dal museo canadese Agnes Etherington Art Centre e dal museo americano Chrysler e ancora opere del Moretto, Salvator Rosa, Andrea Pozzo, Mattia Preti, Luca Giordano, Vincenzo Grandi, Albrecht Duerer e Josè de Ribera. Le tavole saranno quindi messe a confronto da una parte con dipinti aventi lo stesso soggetto ma realizzati da altri pittori, dall'altra con opere di Dosso Dossi e di Battista eseguite poco prima o poco dopo gli anni di attività a Trento questo per mettere a fuoco il problema della collaborazione dei due fratelli. Infine, anche in collegamento ideale con l'identità dei Sapienti dosseschi, il percorso si svilupperà a partire da una preziosa serie di busti raffiguranti filosofi e scienziati del mondo antico per poi comprendere capolavori del tardo Cinquecento e del Seicento quando le immagini dei più illustri sapienti organizzate in veri e propri cicli conosceranno un grande successo. Fama che darà vita ad un vero e proprio fortunatissimo genere iconografico, arricchendo raccolte e collezioni private e assecondando la cultura erudita dei committenti del tempo.
43 min
15 Ago 2023

Giuseppe Barbera, "Agrumi. Una storia del mondo" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Giuseppe Barbera, "Agrumi. Una storia del mondo" (il Saggiatore) | Esistono dei frutti che hanno cambiato la storia del mondo: sono al centro di miti greci, pagine bibliche e leggende orientali; sono diventati la cura per debellare epidemie secolari; hanno condizionato lo sguardo di scrittori e poeti di tutti i tempi; su di essi sono stati edificati imperi economici internazionali. Questi frutti sono gli agrumi: limoni, arance, cedri, mandarini, e tutte le loro bizzarrie. Il loro primo nome, «esperidi», richiama le ninfe che insieme al drago Ladone custodivano i pomi d'oro del giardino di Zeus: i frutti più preziosi della terra, i più difficili da raccogliere. In Oriente, la loro rarità aveva fatto sì che in Cina nel III a.C. esistesse un ministero degli Agrumi, che aveva il compito di procurare e inviare le arance alla corte dell'imperatore. I viaggi di questi frutti non si sono mai arrestati: per secoli hanno solcato gli oceani sulle navi mercantili di tutti i paesi. Sono stati addirittura il rimedio per un male che da secoli flagellava il mondo, lo scorbuto: James Lind nel XVIII riuscì a trovare la cura proprio grazie al semplice succo di limone. Giuseppe Barbera ricostruisce una storia del mondo inedita, in cui le vicende umane girano attorno a un cedro o a un limone. Raccontare quest'avventura lunga venti milioni di anni non significa, però, sottolineare soltanto l'importanza degli agrumi nella cultura e nei giardini dei popoli più diversi. Vuol dire affermare ancora una volta che nello studio e nella cura del paesaggio, dei suoi frutti e della sua bellezza, si trova l'insegnamento più prezioso che possiamo ricevere per immaginare il nostro futuro.
43 min
12 Ago 2023

Joris-Karl Huysmans e Georges Bordonove. Due libri su Gilles De Rais (Aragno e Jouvence)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Joris-Karl Huysmans, "Gilles de Rais. La stregoneria nel Poitou", a cura. Di Giovanni Balducci e Giuseppe Balducci (Aragno) || Georges Bordonove, "Requiem per Gilles de Rais. La vera storia di Barbablù", trad. di Maria Vasta Dazzi (Jouvence) | In quella pietra miliare della letteratura comparata che è La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Mario Praz accenna in più occasioni alla controversa figura di Gilles de Rais - il celebre pluriomicida noto come Barbablù, già compagno d'armi di Giovanna d'Arco -, ora in rapporto al marchese de Sade, ora al personaggio della diabolique Hyacinthe di Là-bas di J.-K. Huysmans. E proprio in Là-bas, in cui si esplorano «le province più tenebrose e remote del satanismo e del sadismo, [...] le messe nere moderne che rinnovano i fasti del sabba», Huysmans abbozza il ritratto - poi rivisitato in altra sede, nel 1897, e qui offerto al lettore in traduzione - di quello che Praz definisce non a torto il «satanico contemporaneo di Giovanna d'Arco»: Gilles de Rais. || Il 26 ottobre 1440 viene giustiziato tramite impiccagione Gilles de Rais, uno dei primi serial killer di cui si abbia notizia nei documenti storici. Nobile francese, compagno d'armi di Giovanna d'Arco, avrebbe trovato il suo posto nella storia quale eroe se soltanto non si fosse scoperto che negli anni decine di bambini erano stati sequestrati e portati nei suoi castelli, dove venivano torturati e uccisi. In bilico tra una fervente devozione mistica e atti innominabili, Gilles de Rais era dedito a macabre orge, riti di stregoneria e crimini abominevoli. In questo libro, Bordonove, attraverso l'analisi dei documenti e degli atti processuali conservati nell'archivio di Nantes, dipinge un ritratto particolareggiato del barone, ricostruendo la tenebrosa vicenda che l'ha visto protagonista.
65 min
11 Ago 2023

Oretta Bongarzoni, "Pranzi d'autore. Le ricette della grande letteratura" (minimum fax)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Oretta Bongarzoni, "Pranzi d'autore. Le ricette della grande letteratura", illustrazioni di Agnese Pagliarini, postfazione di Davide Orecchio (minimum fax) | Soltanto i libri che «trattano di cucina sono, da un punto di vista morale, al di sopra di ogni sospetto... Lo scopo di un libro di cucina è unico e inequivocabile. Non è concepibile che abbia scopo diverso da quello di accrescere la felicità del genere umano». Così scriveva Joseph Conrad. Ma la cucina, come parte integrante della vita e della cultura di ogni individuo e di ogni gruppo sociale, si è spesso ricavata un proprio spazio anche all'interno della grande letteratura: chi non ricorda il timballo di maccheroni del Gattopardo, o le quaglie in crosta del Pranzo di Babette? Guidata dalla curiosità e dalla frequentazione quotidiana con i grandi classici della letteratura, Oretta Bongarzoni ha costruito un elenco di ricette godibile e pieno di notazioni, che prende le mosse da una convinzione profonda: «A seconda dei casi e degli autori, la presenza del cibo nei libri è una forma del tempo e dello spazio, un piacere sostitutivo o complementare del piacere amoroso, un ricordo, un'allusione, un gesto dimostrativo; una delle tante funzioni del ritmo narrativo. Oppure: un dettaglio di vita quotidiana come tanti altri, un codice sociale, un segno (bello o brutto) del carattere dei personaggi, una dedizione, un'impazienza, una libertà, una banalità».
43 min
10 Ago 2023

Letizia Battaglia, sono io (Palazzo Ducale, Genova)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Luigi Iavarone | Letizia Battaglia, sono io (Genova, Palazzo Ducale, dal 29 aprile al 1° novembre) a cura di Paolo Falcone. La mostra è realizzata da Civita Mostre e Musei, in collaborazione con l'Archivio Letizia Battaglia, Fondazione Falcone per le Arti e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura | Con oltre 100 fotografie di grande formato, esposte nelle sale del Sottoporticato del Palazzo Ducale la mostra attraversa l'intera vita professionale della fotografa siciliana e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo suddiviso in 4 sezioni, con immagini in bianco e nero e una serie di foto a colori di grande formato del suo ultimo lavoro, oltre a documenti video, parte della sua produzione editoriale e materiali inediti. Il percorso espositivo si focalizza sugli argomenti che hanno costruito la cifra espressiva più caratteristica dell'artista, portandola a sviluppare una profonda e continua critica sociale, evitando i luoghi comuni e mettendo in discussione i presupposti visivi della cultura contemporanea. Ne scaturisce un vero ritratto, quello di un'intellettuale controcorrente, ma anche una fotografa poetica e politica, una donna che si interessava di ciò che la circondava e di quello che, lontano da lei, la incuriosiva. "Un'esposizione antologica che mette in risalto i diversi aspetti dell'opera di Letizia Battaglia dove si mantiene la tradizione di rompere gli schemi, cancellare i temi, ignorare le cronologie e costruire un'opera polifonica, la più rappresentativa possibile, in grado di offrire una visione unitaria di un lavoro durato quasi cinque decenni. Fotografia e vita quotidiana confluiscono in un unico percorso che mette in luce la straordinaria sensibilità visiva, il coraggio di essere a "distanza di un cazzotto o di una carezza" per conquistare l'immagine, spesso ottenuta in contesti estremi ma sempre piena di dignità", afferma il curatore di mostra Paolo Falcone. Accompagna la mostra un catalogo curato da Paolo Falcone e con i testi di Roberto Andò e Giosuè Calaciura edito da Contrasto Editore.
43 min
09 Ago 2023

Ludwig van Beethoven, "Il testamento di Heiligenstadt e Quaderni di conversazione" (Einaudi)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Ludwig van Beethoven, "Il testamento di Heiligenstadt e Quaderni di conversazione", trad. e commenti di Sandro Cappelletto (Einaudi) | «L'arte, soltanto lei mi ha trattenuto». I famosi Quaderni presentati per la prima volta in versione italiana nell'intero arco della loro durata. Le parole e la sofferenza che ci portano accanto a Beethoven. Trentenne, Beethoven intuisce che la sua sordità sarà per sempre. In un momento di disperazione scrive una lettera che non spedirà mai, il Testamento di Heiligenstadt. È un lucido esercizio di autoanalisi, che gli permette di superare le pulsioni autodistruttive: «L'arte, soltanto lei mi ha trattenuto». Negli ultimi dieci anni di vita, il solo modo per comunicare con lui è scrivere ogni cosa su taccuini dai quali mai si separa. Ne rimangono 139, sono i Quaderni di conversazione, il materiale biografico più intimo grazie al quale possiamo condividere la quotidianità, il lavoro creativo, la nascita della Nona Sinfonia e degli ultimi capolavori, la lunga rabbiosa vicenda giudiziaria che lo contrappone alla vedova di suo fratello per ottenere la tutela dell'unico nipote, le sofferenze provocate dall'infermità. Attorno a lui, e alla cerchia ristretta degli amici, nell'Europa uscita dalle guerre napoleoniche si rafforzano i regimi della Restaurazione, si incendiano i primi moti rivoluzionari. Sottratti al controllo della censura, i Quaderni, presentati per la prima volta in versione italiana e nell'intero arco della loro durata, rappresentano una testimonianza insostituibile.
43 min
03 Ago 2023

Roberto Masotti, "Franco Battiato. Nucleus, testi di C. M. Cella, S. Lelli e L. Scarlini (Seipersei)

Con Anna Menichetti. Regia e scelte musicali di Ennio Speranza | "Franco Battiato. Nucleus, testi di Carlo Maria Cella, Silvia Lelli e Luca Scarlini" (ed. Seipersei) | Terzo volume dedicato a musicisti-compositori che Masotti ha raccolto per e con Seipersei edizioni dopo quelli dedicati a Keith Jarrett e a John Cage. Quello su Battiato mostra un panorama di fotografie che inizia dal 1973 con un servizio realizzato a Bologna in studio e in esterni commissionato dall'etichetta Bla Bla di Pino Massara. Poi, varie sessioni realizzate nello studio milanese del fotografo, in sala incisione, a casa dell'artista, in concerto o particolari performance seguite da Masotti lungo gli anni Settanta e inizio Ottanta fino ad arrivare ai concerti nei palasport seguiti al successo de La Voce del Padrone e Patriots che riportano inserite nelle rispettive copertine fotografie frutto dei lavori citati. La pubblicazione sulle copertine dei dischi avviene a partire da Sulle corde di Aries, prosegue con Clic e con i dischi sperimentali per Ricordi, poi su quelli della svolta "pop" di successo per EMI per continuare con le antologie più recenti per Universal-Sony. Sono molte le occasioni in cui Masotti ha autorizzato fotografie di Battiato come copertine di libri o pubblicato servizi su riviste. Qui Masotti vuole concentrarsi su un nucleo, da qui il titolo, attraverso un focus sul lavoro e sullo sguardo fotografico per come si è sviluppato nel tempo e per come ha costruito una personale visione sul personaggio. Un tempo veramente lungo che ha consentito di costruire un ritratto particolare e in profondità di Franco Battiato.
43 min
29 Lug 2023

Matt Whyman, "L'insospettabile genialità del maiale" (HarperCollins Italia)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Matt Whyman, "L'insospettabile genialità del maiale. Storia di un'amicizia fuori dal comune" (HarperCollins Italia) | Un racconto emozionante sul rapporto tra l'uomo e gli animali, su quanto possiamo imparare dalla natura che ci circonda e sull'importanza dell'ascolto. Sempre. Nell'immaginario comune il cane è fedele e amichevole, il gatto elegante e indipendente e il maiale è sporco e pigro… Ma non c'è niente di più sbagliato rispetto a quest'ultimo: il maiale, infatti, è un animale intelligente, creativo, socievole e molto pulito. Per esempio, sa elaborare delle strategie sorprendentemente sofisticate per raggiungere del cibo, è testardo e determinato all'inverosimile, e tende a mantenere pulita l'area in cui mangia e dorme. Matt Whyman non avrebbe mai immaginato di scoprire tutte queste cose e diventare un esperto di suinicoltura. Un giorno, però, si è ritrovato nel giardino di casa Butch e Roxi, due maialini nani acquistati dalla moglie per tenere le volpi alla larga dal pollaio. In breve tempo i nuovi arrivati hanno superato la dimensione "nana" e raggiunto delle proporzioni inaspettate, richiedendo a Whyman e alla sua famiglia sempre più cure: hanno preso il controllo del giardino, trasformandolo in una specie di terreno di guerra, e sfondato diverse volte la recinzione per rincorrere delle ghiande o fagocitare mele cadute dagli alberi. Giorno dopo giorno i maiali si sono rivelati pasticcioni e iperattivi, ma allo stesso tempo tenaci, interessanti e di grande compagnia. Insieme a loro l'autore ha vissuto molte avventure e disavventure, che ha deciso di raccontare in questo libro. E, spinto da un'instancabile curiosità, ha inoltre indagato la storia e i segreti della specie suina, integrando il resoconto della sua esperienza personale con le illuminanti considerazioni di Michael Mendl, professore di Etologia presso l'università di Bristol, e di Wendy Scudamore, allevatrice con una fattoria nel Gloucestershire. Winston Churchill una volta disse che quando guardi un maiale, lui ti osserva da pari a pari. Probabilmente aveva ragione perché, guardando a fondo negli occhi di Butch e Roxi, Whyman ha avuto come l'impressione di specchiarsi. E ha anche imparato qualcosa di nuovo soprattutto sugli esseri umani.
71 min
27 Lug 2023

Peter Sloterdijk, "Grigio" (Marsilio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Luigi Iavarone | Peter Sloterdijk, "Grigio. Il colore della contemporaneità", trad. di Gianluca Bonaiuti (Marsilio) | Traccia luminosa di molte situazioni quotidiane, il grigio è il simbolo di una sana indifferenza che esorta a deporre le armi della lotta continua, a scegliere una «medietà attiva, al servizio di un evento più grande». Seguendo il filo di questo «non colore» dalla Genesi alla fotografia, dai fenomeni atmosferici alle avanguardie di Piero Manzoni e Marcel Duchamp, Peter Sloterdijk, autore di opere controverse e divisive, ripercorre la storia dell'umanità alla luce dei significati allegorici di questa tinta fluida e ambigua. Si afferma così una nuova teoria estetica e filosofica del compromesso fra chiaro e scuro, che abbraccia letteratura, arte, religione e politica, dal mito platonico della caverna, dove i prigionieri non vedono altro che le ombre grigie delle cose, a Hegel, secondo il quale la filosofia dipinge il suo grigio su grigio. Da Heidegger, convinto che sia la tonalità emotiva quotidiana del nostro essere-nel-mondo, a Nietzsche, che celebra il grigio argenteo come la chiave del passaggio tra umano e oltreumano, tra idilliaco e terrificante. Dal Purgatorio dantesco ai corridoi kafkiani, da Cézanne, per il quale non è un pittore chi non ha dipinto il grigio, a Andy Warhol, il pioniere dell'indifferenziazione. Dal tramonto del rosso del Terrore giacobino, della Rivoluzione d'ottobre, del nazifascismo e delle dittature del proletariato alle «eminenze grigie» della Ddr e al grigiore dell'era di Angela Merkel. «Una volta risvegliata dalla latenza, la parola "grigio" perseguita il pensiero del sé e del mondo fino alle cose ultime e meglio nascoste. Non c'è essere umano che non sia immerso nel crepuscolo della propria situazione, circondato dagli altri, i pochi vicini e gli innumerevoli lontani, ciascuno nel proprio campo.»
43 min
24 Lug 2023

"Mario Dondero. La libertà e l'impegno", mostra a cura di Raffaella Perna (Silvana editoriale)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Dal 21 giugno al 6 settembre 2023 apre la mostra Mario Dondero. La libertà e l'impegno: promossa da Comune di Milano – Cultura, e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale in collaborazione con l'archivio Mario Dondero, la mostra è curata da Raffaella Perna ed è allestita nell'Appartamento dei Principi. Un'ampia retrospettiva del lavoro fotografico di Mario Dondero (Milano, 1928 - Petritoli, 2015), viene esposta per la prima volta a Milano: Mario Dondero è uno dei protagonisti della fotografia italiana della seconda metà del Novecento e fotoreporter di spicco nel panorama internazionale. Insieme a molte tra le fotografie più iconiche, in mostra vengono presentati diversi scatti inediti come alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini e Laura Betti. La mostra a Palazzo Reale vuole restituire il lungo percorso di Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio, cronologico e tematico insieme. Il display espositivo delle dieci sale dell'Appartamento dei Principi è concepito come una narrazione che si snoda lungo altrettante tappe, ciascuna pensata come una micro-mostra: dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni Duemila. Sponsor tecnico sarà Leica Camera Italia, Main sponsor Autoguidovie, oltre agli sponsor Veuve Clicquot Ponsardin, Gatti Pavesi Bianchi Ludovici e Castello6. La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, curato dalla stessa Raffaella Perna.
43 min
23 Lug 2023

Piero Rattalino, "La testa del serpente" (Zecchini Editore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Piero Rattalino, "La testa del serpente ossia Manualetto del pianista per passione", prefazione di Luca Chiantore (Zecchini Editore) | La musica dal vivo – quella che chiamiamo classica usando un po' a sproposito un termine che è diventato fin troppo polivalente – si trova oggi nella condizione di un piccolo esercito che, rifugiatosi in una città-fortezza, resiste all'assedio di due potenti nemici, l'Esercito della Rete e l'Esercito dell'Intelligenza Artificiale. La città resiste eroicamente, ma sa che nessuno arriverà a soccorrerla e constata invece che i viveri cominciano a scarseggiare, che l'acqua è stata razionata, che le munizioni si vanno esaurendo. Gli assediati capiscono allora di dover preparare il piano di una sortita da "o la va o la spacca", una sortita che miri a rompere l'assedio, a riprendere l'iniziativa e a concludere la guerra con un compromesso soddisfacente e onorevole per tutti. Usciranno perciò dalla città non come combattenti ma come messaggeri di pace, armati di rose e garofani, non di spade e lance. Usciamo di metafora. Questo libro parte dalla premessa che la musica dal vivo non è stata in grado di contrastare la concorrenza della rete e che oggi è insidiata da tre gravi problemi, interdipendenti: il reperimento di fondi, l'assottigliarsi delle presenze del pubblico, la limitata creatività della interpretazione, e quindi il limitato appeal del prodotto che viene messo sul mercato. L'interpretazione ha percorso durante il Novecento il cammino di una grandiosa utopia: applicarsi a scoprire e trasmettere al pubblico il pensiero del compositore, e quindi l'autenticità dell'opera. E ha conseguito risultati di assoluto valore. Ma quei risultati sono stati conservati nelle registrazioni e sono oggi disponibili in rete, e una parte del pubblico esistente si sta orientando in tal senso e, soprattutto, il numerosissimo pubblico potenziale che alla rete si è già rivolto non passa alla musica dal vivo. Il piano di pace consiste nello spostamento dalla realizzazione del pensiero alla realizzazione dell'emozione che squassò il compositore mentre creava la musica, mentre cioè cascava in quello stato di divina follia che, come ci insegnò Platone, è l'arte. La sortita viene proposta ai pianisti per passione, professionisti e dilettanti, che si sentono impegnati a operare non in una terra di fede condivisa ma in una terra di missione.
73 min
21 Lug 2023

Emilienne Malfatto, "Il lamento delle tigri" (Sellerio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Francesco Mandica | Emilienne Malfatto, "Il lamento delle tigri", trad. di Vincenzo Barca (Sellerio editore Palermo) | Sulle rive del grande fiume Tigri, nel sud dell'Iraq, una ragazza si accorge di essere incinta. La più grave delle colpe: ha fatto l'amore («il nostro unico rapporto», e nemmeno è stato bello) prima del matrimonio con il suo fidanzato, morto in guerra subito dopo. E adesso sa che deve morire, lo vuole la famiglia, la tradizione e il dominio maschile. «L'onore è più importante della vita. Da noi, è meglio una ragazza morta che una ragazza-madre». Non conta nemmeno, contro l'implacabilità della condanna, l'affetto che pure non manca dei fratelli, o la pietà di qualcuno di essi. Questa attesa della morte è descritta in prima persona dalla giovane «impura». E il suo racconto, che si intenerisce a rievocare un passato più felice, è anche una condanna della incomprensibile guerra portata da fuori, e delle inutili umiliazioni che i «biondi» occupanti sprezzanti impongono agli abitanti. Da coro le fanno i familiari tutti, dalla madre alla piccola sorellina, passando per il fratello che sarà l'assassino e per l'altro fratello «modernista». Costoro spiegano, ciascuno dalla propria posizione, le allucinanti e realistiche motivazioni di un'esecuzione femminicida. Scritto da una giovane autrice, questo è un libro di rabbia e di tristezza. Con l'incedere crescente di una tragedia antica, fa vivere il conflitto tra una persona umana autentica e la crudeltà inesorabile della tradizione dominante; ma è anche l'addio commovente di una ragazzina che vuole continuare a vivere ma non potrà per colpa di un regime secolare di sottomissione.
43 min
19 Lug 2023

Philippe-Alain Michaud, "Anime primitive" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Philippe-Alain Michaud, "Anime primitive. Figure di celluloide, di peluche e di carta" (Quodlibet) | Quindi è un libro di cinema? Non esattamente, o meglio, non soltanto, anche se tratta di immagini animate o di animazione. Parla piuttosto di disegno e di giochi, di trance, di sogno, di spettri, di unione e disgiunzione dell'anima e del corpo... Un libro di storia dell'arte, di antropologia, di filosofia? Non direi, anche se prendo a prestito concetti di queste discipline per raccontare una storia che in fondo è la storia di tutte le storie: quella della trasformazione del corpo in figura e della sua comparsa nella rappresentazione. Cerco le tracce di questo fenomeno nelle forme più disparate, dall'universo di Krazy Kat o di Little Nemo, al cinema burlesco o scientifico, dal tarantismo del Sud d'Italia alle mitologie indoamericane... E perché il titolo Anime primitive? Le anime primitive sono le anime separate, come lo sono le figure. Perché una figura appaia bisogna che un corpo scompaia: la figurabilità non è altro che il racconto di una separazione. È per questo che la questione della rappresentazione è così connessa al lutto e a sua volta il lutto ci rimanda sempre all'enigma della rappresentazione. «In L'anima primitiva, Lucien Lévy-Bruhl descrive i morti, o meglio i fantasmi, come degli esseri che somigliano ai vivi ma sono "incompleti e decaduti": al momento delle loro apparizioni hanno piuttosto l'aria di fantasmi o di ombre, anziché di esseri reali. Hanno un corpo simile al nostro, ma senza consistenza o spessore. Alla logica dell'essere si sostituisce quindi una logica dell'apparire: i ghosts sono figure persistenti che si caricano di un effetto di ritardo o di sospensione».
43 min
17 Lug 2023

Pistoletto. Infinity (Chiostro del Bramante, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Pistoletto. Infinity. L'arte contemporanea senza limiti (Roma, Chiostro del Bramante, dal 18 marzo al 15 ottobre), a cura di Danilo Eccher | Un percorso narrativo, un racconto, un'esperienza d'arte che attraverso le opere simbolo di Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) – dalle storiche alle più recenti, dal 1962 al 2023– accompagna in un viaggio dentro la poetica e i tanti mondi di uno dei maestri del contemporaneo. Un'infinità di modi di fare arte, un'infinità di modi di vedere, di cambiare prospettiva, di leggere la realtà. Al centro un unico artista ma nelle sue tante possibilità di essere, di trasformarsi, di raffigurare e rappresentarsi, di raccontare. Una mostra collettiva di un unico artista, secondo le parole del curatore. Le opere all'interno coprono pressoché l'intera carriera di Pistoletto, dagli anni Sessanta con i quadri specchianti, Metrocubo di Infinito, Venere degli Stracci, Orchestra di stracci, gli anni Settanta con L'Etrusco e la serie delle Porte Segno Arte insieme ad Autoritratto di Stelle fino a lavori più recenti. Negli anni Novanta i Libri, nel Duemila i quadri specchianti oltre ai progetti legati alla formula della creazione, Love Difference – Mar Mediterraneo, al Terzo Paradiso. Nel percorso, le quattro grandi installazioni site specific prodotte da DART – Chiostro del Bramante, completano il percorso riproponendo e attualizzando lavori particolarmente significativi, come Grande sfera di giornali (1966 – 2023), costruita all'interno della sala fino a occupare le dimensioni massime consentite dallo spazio; Labirinto (1969 – 2023) che costituisce una via sinuosa e indirizza verso le altre sale espositive alterando la percezione dell'architettura, l'annuncio programmatico Love Difference–neon (2005 – 2023), installazione luminosa composta da venti scritte al neon e presentata per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia, dove l'artista ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera, oltre a una versione del Terzo Paradiso, realizzata in polistirene e PVC colorato a vent'anni di distanza dalla prima ideazione nel 2003, che occupa gli spazi esterni. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale.
43 min
16 Lug 2023

Ferruccio Tammaro, "Jean Sibelius" (LIM)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Ferruccio Tammaro, "Jean Sibelius" (LIM) | Sibelius ci ha lasciato un'eredità che ancora oggi interpella l'ascoltatore. Sovente confinato, a causa soprattutto di pur eccellenti lavori come Il cigno di Tuonela e Valse triste, in cineree atmosfere boreali, egli è stato in realtà, se si allarga la visuale a tutta la sua variegata produzione, un artista sempre animato da una chiara e forte tempra interiore che non è rimasta circoscritta all'ottimistico slancio «risorgimentale» vissuto allora dalla sua Finlandia, ma che si è sempre protesa a investire in senso morale 'l'uomo'. E nella vecchiaia, dopo aver visto la sua nazione diventare finalmente vera nazione indipendente, sempre in nome di questa limpidezza vitalistica egli decise di isolarsi progressivamente per non dover così respirare la maleolente caligine che stava allora avvelenando gran parte del continente europeo. Sibelius è riuscito a collocarsi come musicista nazionale senza ricorrere al dialetto dei canti e delle danze popolari di casa; nello stesso tempo è giunto a imporsi come figura internazionale grazie all'adozione di uno stile particolare che lo distanzia da qualunque linguaggio musicale omogeneizzato. Uno stile che, come ha ben notato Carl Dahlhaus, non può essere recepito solo come frutto di cascami tardoromantici. Sibelius del resto non si è mai adagiato nel cono d'ombra dei colleghi più famosi di lui ed è stato capace di creare lavori che brillano di luce propria e che risultano del tutto insensibili al fascino delle mode e alla pesca a strascico dei luoghi comuni. È l'esclusivo rapporto da lui instaurato con la natura, idealmente percorsa dal volo di quegli uccelli migratori nei quali egli sentiva racchiusa una vera e propria "nostalgia del cielo": espressione cioè di una genuina semplicità tanto di pensiero quanto di costruzione, che ha infiltrato nella sua musica linfa vitale ed energia di spirito. Ben lungi dal ritenere che solo quanto è complicato può essere profondo, Sibelius si richiama ad una natura che, muovendo da quella della sua terra, si è dilatata alla natura di ovunque e si è affermata come principio architettonico e archetipo esistenziale dell'uomo raccolto in sé. Dunque una natura da intendersi non in modo illustrativo né fisiologico, ma come espressione di vita spirituale, come mondo edenico, come mezzo di astrazione, di sospensione dal tempo, di immersione in una realtà interiore in cui passato, presente e futuro sono una cosa sola.
64 min
11 Lug 2023

Ugo Mulas. L'operazione fotografica (Le Stanze della Fotografia, Venezia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Ugo Mulas. L'operazione fotografica (Venezia, Le Stanze della Fotografia, dal 29 marzo al 6 agosto) | Il nuovo centro espositivo e di ricerca Le Stanze della Fotografia, all'interno della Fondazione Giorgio Cini, nelle Sale del Convitto, sull'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, presenta un'ampia e completa retrospettiva dedicata ad Ugo Mulas. Le Stanze della Fotografia è l'iniziativa congiunta di Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, destinata a proseguire il percorso iniziato nel 2012 alla Casa dei Tre Oci di Venezia - storico palazzo neogotico situato sull'Isola della Giudecca e di recente acquistato dal Berggruen Institute. Un sodalizio naturale quello tra la fotografia e l'Isola di San Giorgio, in quanto la Fondazione Giorgio Cini custodisce una delle più importanti collezioni fotografiche d'Europa. La mostra "Ugo Mulas. L'operazione fotografica", che viene presentata in occasione dell'inaugurazione del nuovo centro, è realizzata in collaborazione con l'Archivio Mulas e curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, direttore dell'Archivio. Il progetto coincide con i 50 anni dalla scomparsa dell'autore, avvenuta il 2 marzo 1973. Più di 300 immagini, tra cui 30 foto mai esposte prima d'ora, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, offrono una sintesi in grado di restituire una lettura che si apre alle diverse esperienze affrontate da Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 - Milano, 1973), fotografo trasversale a tutti i generi precostituiti e capace di approfondire tematiche diverse, cercando sempre la profondità della "quantità umana". Il percorso espositivo si snoda lungo 14 sezioni che ripercorrono tutti i campi d'interesse di Mulas. Dal teatro alla moda, con i ritratti di amici e personaggi della letteratura, del cinema e dell'architettura fotografati come "modelli in posa", dai paesaggi e dalle città alla sua esperienza con la Biennale di Venezia e con gli artisti della Pop Art. Una sezione, naturalmente, è dedicata a Milano e al celebre Bar Jamaica, che il grande Luciano Bianciardi descrive nel suo libro La vita agra come il "il bar delle Antille". La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Marsilio Arte.
43 min
10 Lug 2023

Sandro Parmiggiani, "Mario Raciti" (Skira)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sandro Parmiggiani, "Mario Raciti. Catalogo ragionato dell'opera pittorica 1950-2023" (Skira) | Mario Raciti (Milano, 1934) è uno degli artisti italiani di più intenso lirismo che, negli ultimi settant'anni, abbiano condotto un'autonoma, sempre lucidissima ricerca sul linguaggio e sul senso del dipingere nel proprio tempo. Ha utilizzato gli strumenti e le tecniche della pittura per cercare di dare volto – lasciando tuttavia trasparire solo tracce, frammenti di immagini, larve di suggestioni – a ciò che per l'artista stesso resta segreto, inafferrabile, essendo peraltro non rappresentabile nella sua compiuta totalità. Il Catalogo dell'opera pittorica di Raciti documenta, in circa 2.200 immagini, il suo percorso: dopo gli esordi nei primi anni Cinquanta, già negli anni Sessanta si viene catapultati dentro un mondo incantato, di favo-la, con immagini allungate. Gli anni Settanta sono all'insegna di ciò che l'artista stesso chiama "presenze-assenze": ripartizioni spaziali del sogno, segni sottili, eleganti che corrono sulla tela con la forza di un bisturi che scarnifica le cose, e ammassi nerastri che, alla metà del decennio, paiono evocare un altrove, uno spazio "altro", l'eco, il riverbero di qualcosa che se ne sta fuori, al di là del dipinto. Negli anni Ottanta, la complessità spaziale aumenta, si frantuma e l'artista si misura con l'evocazione del mito, rivisitando alcune delle vicende saldamente presenti nell'immaginario umano. Le opere degli ultimi trent'anni introducono spesso toni più scanditi e caldi, mentre Raciti rivisita temi e immagini che sono un perenne anelito, una continua tensione a catturare qualcosa che appena si mostra e subito si dissolve, nello spirito di quel simbolismo che tanto affascina l'artista. Curato da Sandro Parmiggiani con la collaborazione di Iacopo Pesenti e di Carlotta Ghiretti, il Catalogo riproduce 2.200 dipinti che consentono di seguire l'evoluzione della pittura di Raciti, un cammino documentato da vasti apparati bio-bibliografici, comprese le tante mostre personali e di gruppo (tra le quali, la sala personale nella Biennale di Venezia del 1986). Sandro Parmiggiani è stato direttore di Palazzo Magnani a Reggio Emilia dal 1997 al 2010 e docente all'Università Cattolica di Milano. Nell'ultimo decennio, ha curato varie mostre e alcuni cataloghi ragionati, tra cui quelli dedicati all'opera grafica di Enrico Della Torre e ai dipinti e all'opera grafica di Sergio Romiti.
44 min
08 Lug 2023

Jacqueline Roy, "Canta ancora, ragazza" (Giulio Perrone Editore)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Valentina Lo Surdo e Ennio Speranza. Regia di Ennio Speranza | Jacqueline Roy, "Canta ancora, ragazza", trad. di Marta Olivi, prefazione di Bernardine Evaristo (Giulio Perrone Editore) | Anni Novanta, Londra. Gloria e Merle, due donne nere di origini caraibiche, si incontrano nel reparto psichiatrico di un ospedale. Gloria non può fare a meno di cantare, è vivace, sincera, rumorosa, troppo rumorosa, il suo corpo occupa spazio, e così anche le sue emozioni che trovano sempre il modo di sfuggirle dalle labbra come note e suoni; Merle è spaventata e silenziosa, per lei i suoni sono tutti nella sua testa sotto forma di voci che le parlano di continuo e le raccontano un passato che è il suo, ma le è estraneo. Tra loro nasce un rapporto luminoso e tenero che le porterà a scrutarsi e sostenersi a vicenda nella lotta per raccontarsi a un mondo che le vuole - ci vuole - accettabili e a un sistema che non riesce ad accogliere tutto quello che non è norma. Le due donne cominciano a tenere un diario del proprio passato, l'unico modo di aggirare la distanza tra loro e l'esterno. Sussurrate nei registratori e scarabocchiate di notte, le loro voci uniche rivelano due vite segnate dallo spaesamento di doversi adattare a un Paese straniero e alla sua lingua, dal lutto e dall'oppressione. Come in una stanza degli specchi che, frammentando, nasconde e rivela, Gloria e Merle rimettono insieme tutti i pezzi dolorosi della loro storia e riportano in superficie le loro nere identità, diventando infine capaci di cantare, cantare e cantare ancora.
43 min
05 Lug 2023

Gabriella Giannachi, "Autoritratto" (Treccani)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Gabriella Giannachi, "Autoritratto. Storia e tecnologia dell'immagine di sé dall'antichità al selfie", trad. di Elisa Dalgo (Treccani) | L'autoritratto, genere molto antico, è percezione di sé e allo stesso tempo forma di comunicazione. Non include solo l'artista e lo spettatore, ma anche l'ambiente in cui viene realizzato. Attingendo dalla storia dell'arte, dagli studi sulla performance, dagli studi culturali, dalla cultura visiva, dalla teoria dei nuovi media, dalla filosofia, dalla psicologia, dagli studi di genere, dall'informatica e dalle neuroscienze, questo libro marcatamente interdisciplinare ne ripercorre l'evoluzione storica, illustrando come gli artisti, al fine di cogliere il proprio aspetto e costruire la propria identità, lo abbiano continuamente rivisitato avvalendosi di diverse tecnologie, abbinate a strategie teatrali e performative. Pratiche, lavorazioni, strumenti, specchi, scalpelli, trapani, macchine fotografiche, smartphone, video, realtà virtuale e social media sono stati utilizzati per creare e offrire una rappresentazione sempre più fluida, multipla e "sociale", che ha influenzato anche la nostra interpretazione del "sé". In questo senso, l'autoritratto, costruito sia in funzione sia per mezzo della presenza effettiva o implicita di un altro, non è solo una questione di autorappresentazione, ma anche di previsione della sua ricezione (basti pensare al selfie). L'indagine dell'autrice si chiude con un invito a riflettere sulle strategie che potrebbero essere adottate in futuro per approfondire in modo più inclusivo ed ecologico il concetto e la pratica del sé.
44 min
04 Lug 2023

Mimmo Jodice e Isabella Pedicini, "Saldamente sulle nuvole" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Mimmo Jodice e Isabella Pedicini, "Saldamente sulle nuvole. Un'autobiografia" (Contrasto) | Una vita da romanzo quella di Mimmo Jodice: l'infanzia infelice nel quartiere Sanità di Napoli, le ferite della guerra, l'amore indissolubile per Angela, la famiglia, gli amici numerosi e sempre presenti, i viaggi per il mondo e gli incontri fatali, le grandi mostre e i riconoscimenti, gli entusiasmi e gli avvilimenti, gioie e dolori dell'esistenza. Una vita da romanzo in cui, tuttavia, le vicende sono tenute insieme da un unico filo solidissimo che per Jodice è un daimon ineludibile, destino e vocazione: la fotografia. Più potente di tutte le contingenze dell'esistenza, più coriacea di ogni attacco della sorte, l'attrazione per la macchina fotografica si rivela con forza grazie a un dono inatteso ricevuto in giovane età: un ingranditore. Da questo regalo fatidico comincia la sua lunga e stimata carriera, da qui hanno origine le infinite giornate trascorse in camera oscura per foggiare con la luce le immagini, da qui scaturisce la volontà ferma e tenace di conferire alla fotografia lo statuto di linguaggio artistico. È un racconto denso e appassionato che Mimmo Jodice, tra le foto di famiglia e le sue opere, narra in prima persona e affida a Isabella Pedicini. Un viaggio nel tempo in cui la vicenda biografica e artistica si interseca alla storia culturale italiana e internazionale dagli anni Sessanta a oggi. "Saldamente sulle nuvole" è l'autoritratto in parole di un grande maestro della fotografia.
43 min
03 Lug 2023

Rivoluzione Vedova (M9 Museo del '900, Venezia Mestre)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Rivoluzione Vedova (Venezia Mestre, M9 Museo del '900, dal 5 maggio al 26 novembre), a cura di Gabriella Belli | Questa esposizione apre un percorso inedito per M9 che, per la prima volta dalla sua inaugurazione, sceglie l'arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia. L'iniziativa avvia un ciclo di mostre biennali, dedicate a protagonisti della storia dell'arte dall'alto impegno civile che, al contempo, hanno rivoluzionato le arti cambiando regole e canoni con contributi originali e innovativi, come Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di una costante attualità. Saranno esposti, tra gli altri, alcuni fondamentali lavori del pittore veneziano connotati proprio dal forte legame con i drammatici eventi del suo tempo, come Diario partigiano, Diario di Corea, Praga 1968, Chi brucia un libro brucia un uomo, oltre al grande ciclo …in continuum, compenetrazioni/traslati '87/'88 e i sette plurimi dell'Absurdes Berliner Tagebuch '64. Nato a Venezia nel 1919 da una famiglia di artigiani-operai, Emilio Vedova inizia a lavorare intensamente da autodidatta fin dagli anni Trenta. Nel 1942 aderisce al movimento antinovecentista Corrente. Antifascista, partecipa tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto "Oltre Guernica". Nello stesso anno, a Venezia, è tra i fondatori della Nuova Secessione Italiana poi Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1948 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia, manifestazione che lo vedrà spesso protagonista: nel 1952 gli viene dedicata una sala personale, nel 1960 riceve il Gran Premio per la pittura, nel 1997 riceve il Leone d'Oro alla carriera. All'inizio degli anni Cinquanta realizza i suoi celebri cicli di opere: Scontro di situazioni, ciclo della Protesta, ciclo della Natura. Nel 1954, alla II Biennale di San Paolo, vince un premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile, la cui estrema e difficile realtà lo colpirà profondamente. Nel 1961 realizza al Teatro La Fenice le scenografie e i costumi per Intolleranza '60 di Luigi Nono, con il quale collaborerà anche nel 1984 al Prometeo. Dal 1961 lavora ai Plurimi, prima quelli veneziani poi quelli realizzati a Berlino tra il 1963 e il 1964, tra cui i sette dell'Absurdes Berliner Tagebuch '64 presenti nel 1964 alla "documenta" di Kassel, dove ha esposto anche in numerose altre edizioni. Dal 1965 al 1967 lavora al Percorso/Plurimo/Luce per l'Expo di Montreal. Svolge un'intensa attività didattica nelle Università americane e poi alla Sommerakademie di Salisburgo e all'Accademia di Venezia. La sua carriera artistica è caratterizzata da una costante volontà di ricerca e forza innovatrice. Negli anni Settanta realizza i Plurimi/Binari del ciclo Lacerazione e i Carnevali e negli anni Ottanta i grandi cicli di "teleri" fino ai Dischi, Tondi, Oltre e ...in continuum. Il catalogo della mostra è edito da Marsilio
43 min
02 Lug 2023

Neeli Cherkovski, "Ferlinghetti. Una vita" (El Doctor Sax)

Con Francesco Mandica. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Neeli Cherkovski, "Ferlinghetti. Una vita", a cura di Francesco Melchiotti e Gabriele Nero, trad. di Luca Moccafighe (El Doctor Sax) | Potrebbe sembrare ironico il sottotitolo una vita alla biografia di Lawrence Ferlinghetti, visto che nei suoi quasi 102 anni vissuti a pieno è stato studente, marinaio, poeta, pittore, libraio editore e attivista. Quante vite ci sono state nella vita di Ferlinghetti? E quante vite ha cambiato l'incontro con il fondatore di City Lights? Nel 1979 questa è stata la prima biografia scritta sul Bardo di North Beach, qui tradotta per la prima volta da Luca Moccafighe, nella sua versione aggiornata al 2021. Cherkovski ci trascina nel racconto dickensiano della grande avventura che ha portato un ragazzino vivace, venuto al mondo praticamente orfano, a girare per il mondo, prima da marinaio, poi da studente e infine, negli ultimi anni della sua vita, come intellettuale a tutto tondo. Senza Lawrence Ferlinghetti probabilmente la Beat Generation sarebbe rimasta muta, così come alcuni autori europei non sarebbero mai stati tradotti negli Stati Uniti. Questa biografia ripercorre attraverso i diari, le opere e tanti aneddoti divertenti, una vita che, con semplicità e coraggio, ha attraversato e rivoluzionato il Novecento. Neeli Cherkovski (Santa Monica 1945) ha insegnato letteratura e filosofia al New College of California di San Francisco. È autore delle biografie ufficiali di Lawrence Ferlinghetti, Bob Kaufman e Charles Bukowski, del quale è stato amico e agente letterario. Promotore del San Francisco Poetry Festival, ha pubblicato Whitman's Wild Children, una raccolta di saggi sui poeti che ha conosciuto, tra i quali McClure, Wieners, Broughton, Lamantia, Ginsberg, Everson e Corso.
43 min
30 Giu 2023

Due libri sui Pink Floyd (Tsunami e Rizzoli)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Giovanni Rossi, "Atom Heart Mother. Il cuore nuovo dei Pink Floyd" (Tsunami) e "Pink Floyd. The dark side of the moon. 50° anniversario. Ediz. Speciale", a cura di Studio Hipgnosis (Rizzoli) | Dopo la fuoriuscita di Syd Barrett dal gruppo, i Pink Floyd sembrano non riuscire a trovare la loro strada. Affrancarsi dal geniale e tormentato fondatore pare un'impresa impossibile, e per due anni la band tenta invano di ricostruire una propria identità. Ma quando nel 1970 viene pubblicato Atom Heart Mother, appare subito evidente come i quattro membri rimasti abbiano definitivamente dato una svolta con il passato. L'album rompe con gran parte di quanto i Pink Floyd avevano fatto fino a quel momento. La celebre copertina con la mucca, che finirà per divenire un'icona dell'immaginario rock, è la prima nel panorama musicale a non presentare né il titolo dell'album, né il nome della band. Il brano portante del disco è una suite di musica classica che occupa l'intero primo lato, suonata da un'orchestra e scritta insieme al compositore Ron Geesin; e dopo tre brani rock, a chiudere l'album arriva un'altra lunga suite strumentale e rumoristica. La psichedelia delle origini viene sublimata e fusa in qualcosa di indefinibile, che galleggia tra folk, rock, classica e musica concreta, una novità che fa diventare Atom Heart Mother il primo LP della band a raggiungere la vetta delle classifiche. In questo libro viene raccontato l'inizio di una nuova era nell'epopea dei Pink Floyd, con un taglio romanzato a cui si unisce una minuziosa ricostruzione della genesi di un album tanto amato dai fan, quanto detestato dalla stessa band. Non solo la storia di un disco, dunque, ma uno spaccato sulle vicende del gruppo a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio del decennio successivo, un momento fondamentale per loro e per la musica tutta. || Cinquant'anni fa i Pink Floyd pubblicavano The Dark Side Of The Moon, un successo planetario in grado di mettere d'accordo pubblico e critica. Realizzato in occasione dell'anniversario, questo prestigioso libro ufficiale è la dimostrazione definitiva della longevità dell'album e della sua portata rivoluzionaria. In queste pagine troverete foto inedite della band, scattate in tour tra il 1972 e il 1975, sui palchi e nei backstage, e potrete scoprire l'evoluzione grafica, dai bozzetti iniziali al risultato finale, di una delle copertine più iconiche della storia del rock.
44 min
29 Giu 2023

Patrick Leigh Fermor, "I violini di Saint-Jacques" (Adelphi)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Patrick Leigh Fermor, "I violini di Saint-Jacques. Un racconto delle Antille", trad. di Daniele V. Filippi (Adelphi)) | Una misteriosa mademoiselle settantenne che fuma e dipinge nella luce meridiana degli uliveti di Mitilene, e un quadro raffigurante un'isola caraibica introvabile sulle mappe: nasce da qui, come un'ecfrasi, il racconto che richiama in vita Saint-Jacques des Alizés e la ricolloca al suo posto nelle Antille, «infilata come una perlina sul sessantunesimo meridiano». Ascolteremo dunque Berthe de Rennes rievocare quel piccolo mondo sospeso in cui l'aristocrazia coloniale creola trascorreva la fin de siècle fra gite in carrozza, picnic sui fianchi del vulcano, cacce, duelli e feste. Su Saint-Jacques – dove Berthe nutre segretamente qualcosa di più che un'amicizia per la figlia del conte de Serindan suo cugino, bonario signore feudale – incombe però un destino sconvolgente, che si compirà proprio durante il gran ballo del Mardi Gras, organizzato dal conte senza risparmio di musica, delizie e sorprese. Se i libri di viaggio di Fermor si leggono come romanzi, questa novella ha tutta l'esuberanza descrittiva dei suoi inarrivabili travelogues: la trama melodrammatica (non a caso nel 1966 ne è stata tratta un'opera lirica) si dipana su sfondi disegnati con la consueta accuratezza visiva, e con il medesimo amore per il dettaglio rivelatore, il genius loci e i suoi riverberi letterari. E ci ritroveremo, nelle memorabili scene del carnevale antillano, circondati – come la fattucchiera Maman Zélie e il Re Diavolo suo compare – da un vortice di percussionisti scatenati, guitti in groppa a dragoni di carta, zombi, pipistrelli e domino danzanti. Fino alle febbrili sequenze finali, nelle quali riviviamo con Berthe, attimo per attimo, la notte fatidica di cui resterà la sola, attonita testimone.
43 min
28 Giu 2023

Igort. Attraversare le forme (Palazzo Blu, Pisa)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Igort. Attraversare le forme (Pisa, Palazzo Blu, dal 18 maggio al 10 settembre) | Giorgio Bacci "Igort. Attraversare le forme" (Felici Editore) | Igort, pseudonimo di Igor Tuveri, nato a Cagliari il 26 settembre 1958, è oggi uno dei più importanti artisti italiani contemporanei, dotato di uno straordinario talento poliedrico: non solo noto e apprezzato fumettista le cui storie sono tradotte in tutto il mondo, ma anche regista inventivo e colto, editore ricercato, musicista sperimentale, e tanto altro ancora. Nel corso della carriera, Igort ha utilizzato svariate tecniche artistiche, spaziando nei generi letterari: il reportage dei Quaderni (Giapponesi, Ucraini, Russi), il giallo-poliziesco dell'Alligatore e di Sinfonia a Bombay, il noir di 5 è il numero perfetto, il biografico di Fats Waller e Parole di Chandler. Vanno inoltre menzionate le illustrazioni e le collaborazioni come articolista e saggista con numerosi periodici e giornali, da «La Repubblica» a «Il Manifesto», da «Il Corriere della Sera» a «Vanity». Inoltre, Igort è stato in prima persona fondatore di riviste («Dolce vita», «Fuego», «Due», «Black») e di case editrici dedicate al fumetto (Coconino Press e poi Oblomov Edizioni). Da 5 è il numero perfetto, tradotto in quindici Paesi, è stato tratto l'omonimo film, tra i cui interpreti figurano Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso. La mostra Attraversare le forme consente al visitatore di ammirare una selezione di disegni originali tratti da alcuni tra i maggiori successi di Igort. Il criterio di fondo seguito nella scelta del materiale è stato dunque quello di restituire allo spettatore, nei limiti del possibile, la varietà e molteplicità di tecniche, generi e stili adottati da Igort nel corso degli anni. In concomitanza con la mostra è uscito il libro di Giorgio Bacci "Igort. Attraversare le forme" arricchito da una biografia critica e da una serie di schede di approfondimento che consente un maggiore approfondimento nel mondo poetico dell'artista cagliaritano.
43 min
23 Giu 2023

Tom Waits, "Il fantasma del sabato sera" (mimimum fax)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Tom Waits, "Il fantasma del sabato sera. Interviste sulla vita e musica", a cura di Paul Maher jr., trad. di Claudia Durastanti (mimimum fax) | Tom Waits è un artista capace di fondere in una personale e raffinatissima idea di songwriting suggestioni poetiche e musicali molto distanti: la letteratura beat e il vaudeville, il folk e il blues, il jazz e la musica industriale. Con la sua voce rauca e cavernosa sa interpretare struggenti ballate d'amore e spericolati arrangiamenti rumoristi, raccontando con il candore di un Bukowski l'America dei desperados e degli ubriaconi del sabato sera, delle highway e delle tavole calde. Ma nei suoi testi, come nella sua inimitabile presenza scenica, scorre sempre anche una vena comica, quasi clownesca, che attinge a piene mani al nonsense, al surreale, al gioco di parole ("Il vocabolario è il mio strumento principale", ha dichiarato una volta). Questa selezione di interviste ripercorre la quarantennale carriera del musicista californiano, svelandone le passioni, le idiosincrasie, le fonti di ispirazione, le collaborazioni extramusicali - sono celebri i suoi carneo come attore in film di culto quali America oggi di Robert Altman, "Daunbailò" e "Coffee and Cigarettes" di Jim Jarmusch, "La leggenda del re pescatore" di Terry Gilliam - e restituendoci quella miscela di umorismo, visionarietà e disincanto così inconfondibilmente (e irresistibilmente) waitsiana.
43 min
22 Giu 2023

David Hockney e Martin Gayford, "Travolgente primavera" (Einaudi)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | David Hockney e Martin Gayford, "Travolgente primavera. David Hockney in Normandia", trad. di Chiara Stangalino (Einaudi) | «Abbiamo perduto il contatto con la natura, ed è un'assurdità, perché noi stessi ne facciamo parte, non ne siamo al di fuori. Tra un po' di tempo questa storia sarà finita, e allora che cosa accadrà? Cos'abbiamo imparato? Le uniche cose reali nella vita sono il cibo e l'amore, in quest'ordine, proprio come per il nostro cagnetto Ruby, credo fermamente sia così, e che la fonte dell'arte sia l'amore. Io amo la vita» (David Hockney). Alla vigilia dei suoi ottant'anni, David Hockney ha cercato per la prima volta la tranquillità della campagna, un luogo in cui guardare il tramonto e il mutare delle stagioni, un luogo in cui tenere a bada la follia del mondo. E infatti, con l'arrivo del Covid e dell'obbligo di confinamento, nella Grande Cour, la secolare fattoria della Normandia dove un anno prima Hockney aveva sistemato il suo atelier, giusto in tempo per poter dipingere l'arrivo della primavera, la vita non cambiò molto. Anzi, quell'isolamento forzato divenne per Hockney un'opportunità per dedicarsi con ancor maggiore devozione alla propria arte. Travolgente primavera è un emozionante manifesto che afferma la capacità dell'arte di divertire e ispirare. Si basa su un gran numero di conversazioni e corrispondenze tra Hockney e il critico d'arte Martin Gayford, suo amico e collaboratore di lunga data. I loro scambi sono illustrati da numerosi disegni e dipinti inediti, realizzati dall'artista con l'iPad in Normandia, e accostati a opere di Van Gogh, Monet, Bruegel e molti altri. Animato da un entusiasmo contagioso e da un costante senso di meraviglia, da sempre controcorrente ma popolarissimo da più di sessant'anni, Hockney non si preoccupa dell'opinione dei critici o degli eventi della storia. È invece totalmente assorbito dall'ambiente circostante e dai temi che da decenni lo affascinano: la luce, il colore, lo spazio, la percezione, l'acqua, gli alberi; e ha molto da insegnarci, non solo sul nostro modo di vedere… ma anche sul nostro modo di vivere.
43 min
21 Giu 2023

Odilon Redon, "Il fachiro e altri racconti fantastici" (Medusa)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Odilon Redon, "Il fachiro e altri racconti fantastici" (Medusa), trad. di Luana Salvaroni | Ci sono artisti nella cui biografia l'opera e la storia, l'immagine e la letteratura si fondono con una naturalezza che non lascia adito a distinzioni che non siano, alla fine, riduttive sia per l'una che per l'altra; Odilon Redon è questo tipo di artista. Nella sua opera pittorica la letteratura nasce dalla frequentazione di personaggi come Mallarmé e Huysmans, dalla lettura dei racconti fantastici di Poe. Ma se molti hanno imparato a riconoscere quelle sue figurine un po' marziane, che sembrano uscite appunto da un racconto di fantascienza di oggi, ancora troppo poco è conosciuta la sua opera di scrittore e narratore. Un viaggio giovanile in Spagna in compagnia di un amico caro dà lo spunto per la scoperta delle leggende locali; il senso del mistero e degli oggetti che diventano presenze minacciose prende forma nella "Notte di febbre"; lo spleen baudelairiano invece domina il breve racconto intitolato "Sogno". La guerra contro i prussiani e il sacrificio per la patria offre lo spunto per un sogno malinconico, "1870, dicembre"; mentre "Il fachiro", sorta di saggio alla Montaigne, ma non in prima persona, insinua il dubbio se Redon stia esclusivamente vibrando un'invettiva verso il raffinement parigino o dipingendo un'amara satira di se stesso; mentre "Marta la Pazza", scritto in prima persona, "storia creola", evoca la moglie, Camille, vittima del naufragio che fece la nave che dal paese natale di La Réunion la portava in Francia.
43 min
19 Giu 2023

Stuart Isacoff, "Le rivoluzioni musicali" (EDT)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Stuart Isacoff, "Le rivoluzioni musicali. Le idee che hanno cambiato la storia della musica, dal Medioevo al jazz", trad. di Marco Bertoli (EDT) | Un grande maestro della divulgazione musicale racconta quindici "punti di svolta" della storia della musica: quando intorno a una nuova idea sembra concentrarsi nuova energia creativa e il mondo dei suoni si apre a soluzioni inaspettate. Ci sono momenti in cui la storia della musica sembra spiccare un salto in avanti, grazie a idee che nuova energia, vere e proprie rivoluzioni musicali. Alcuni di questi momenti sono cambiamenti epocali: l'invenzione della notazione musicale, nell'XI secolo; la nascita della polifonia, l'invenzione dell'opera nella Firenze del Seicento, l'irruzione sulla scena di geni come Bach o Beethoven, o l'arrivo del jazz nella Parigi degli anni Trenta. Altri sono momenti di grandi polemiche e discussioni, come quando Arnold Schoenberg e i suoi allievi decisero di cancellare la distinzione fra "consonanza" e "dissonanza", o quando John Cage decise che a dar forma alla sua musica sarebbe stata la casualità del lancio di una moneta. Tutti questi momenti di cambiamento hanno aperto strade verso destinazioni nuove e spesso impreviste, e hanno arricchito il patrimonio della cultura musicale di capolavori straordinari. Stuart Isacoff, pluripremiato maestro della divulgazione musicale e autore di grandi classici come Temperamento, ci racconta 15 di questi grandi momenti di svolta, descrivendone il contesto, i protagonisti e le creazioni in cui si concretizzarono, in un libro fatto per stupire e per appassionare ogni tipo di lettore.
43 min
16 Giu 2023

Cash Carraway, "La porca miseria" (Alegre)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Cash Carraway, "La porca miseria. Memoir di una madre single nei quartieri poveri di Londra", trad. di Alberto Prunetti (Alegre) | Prendete Maid di Stephanie Land, il memoir di una donna delle pulizie che sgobba per mantenere da madre single una bambina, diventato una serie Netflix di successo, e fatela sceneggiare da Charles Bukowski: vi sarete avvicinati al sapore di questo libro che è diventato a sorpresa un bestseller in Gran Bretagna. Tutto comincia con la protagonista nascosta in una toilette di un treno con un pacco di test di gravidanza rubati alla ricerca di un "un posto sicuro": una casa rifugio per donne vittime di violenza domestica a Londra. Peccato che il posto si riveli poi tutt'altro che sicuro e che il tetto caschi sul capo alle donne ospitate. È quel momento a fare da innesco al racconto, assieme all'insediamento di un governo conservatore che propone di tagliare il welfare e colpevolizzare le madri single povere, rappresentandole nei format televisivi come parassite e welfare queen. Una storia, tragica ed esilarante insieme, di una donna che lotta contro la miseria passando - in mezzo a mille impieghi precari - da un lavoro come spogliarellista alla scrittura di copioni teatrali e televisivi. Senza riuscire a superare la soglia di povertà. Un'opera che si inscrive in un filone di narrativa di crescente successo che incrocia femminismo e classe sociale ma che al tempo stesso alimenta un interesse pruriginoso dei lettori che nelle storie delle donne povere cercano solo il misery porn e una forma di voyeurismo narrativo. Cash Carraway, con una scrittura schietta e provocatoria, fa saltare consapevolmente il peep-hole da cui la cultura mainstream vorrebbe spiare i corpi e le storie delle donne working class.
43 min
14 Giu 2023

Henri Matisse, "Gioia di vivere. Lettere e scritti sull'arte" (Donzelli)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Henri Matisse, "Gioia di vivere. Lettere e scritti sull'arte", a cura di Giorgio Agnisola (Donzelli Editore) | «Voglio un'arte di equilibrio, di purezza, di tranquillità, che non susciti inquietudine né turbamento; voglio che l'uomo stanco, stremato, esausto si goda davanti alla mia pittura la calma e il riposo». Così scriveva Henri Matisse, pittore tra i più amati del Novecento che in questo volume si rivela ai lettori attraverso una selezione delle sue lettere più belle e di alcuni scritti scelti sull'arte, estratti dalla sua consistente produzione letteraria. Guidati dall'ampia introduzione di Giorgio Agnisola, scopriamo così l'uomo, oltre all'artista, incontrando la sua sensibilità umana, la sua psicologia, le fonti della sua ispirazione. Matisse amava molto scrivere lettere e per tutta la vita dedicò grande cura alla sua corrispondenza con i familiari e gli artisti amici, ma anche con i galleristi e i mercanti d'arte, con i responsabili di musei, con alcuni critici e letterati. La selezione degli scritti pubblicati in questo libro copre quasi tutto l'arco della vita del maestro, dagli anni della formazione e dell'esperienza fauve a quelli successivi, fino al suo approdo a Nizza, verso la fine degli anni dieci del secolo passato, e al periodo del secondo dopoguerra, allorché, ormai più che settantenne, subì un importante intervento di cancro all'intestino. Si trattò di una vera e propria svolta nella sua vita. Il pittore pensò di morire, e invece superò il momento critico e visse quella «seconda vita» come un dono: pure segnati dalla sofferenza e dagli impedimenti fisici che ne derivarono, quelli furono tra i suoi anni più felici, luminosi dal punto di vista umano e artistico. Nei tredici anni che ancora visse dopo l'operazione, Matisse lavorò infaticabilmente rinnovando il suo linguaggio, applicandosi a progetti innovativi (dai papiers découpés alla Cappella del Rosario di Vence) e testimoniando un'invincibile fede nell'arte e nella vita. Da leggere come un romanzo, ma basato su un accurato lavoro di ricerca, il libro è un'appassionante ricostruzione della vita e dell'opera di Matisse, di cui mette a fuoco l'esemplarità umana oltre che il genio artistico.
43 min
13 Giu 2023

Lisetta Carmi, "I travestiti" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Lisetta Carmi, "I travestiti. Fotografie a colori" (Contrasto) | Contrasto pubblica "I travestiti. Fotografie a colori" di Lisetta Carmi. A cinquanta anni dalla pubblicazione de "I travestiti" (Roma, Essedi, 1972) e a pochi mesi dalla scomparsa dell'autrice appaiono, in un volume fortemente voluto dalla fotografa, le foto inedite a colori di uno dei reportage più intensi e importanti della storia della fotografia, ritrovate nel suo archivio nel 2017. Queste immagini compongono un corpus ampio e completo che permette una nuova lettura del lungo lavoro di Carmi con la comunità dei travestiti di Genova. Il volume, con un testo di Lisetta Carmi, è a cura di Giovanni Battista Martini ed è arricchito dai testi di Juliet Jacques - giornalista, scrittrice e attivista per i diritti LGTBQ+ che ha raccontato in un memoir la sua esperienza di transizione, dello scrittore e psichiatra Vittorio Lingiardi e di Paola Rosina che ricostruisce la storia del libro edito nel 1972. Alla fine del 1965, per la festa di Capodanno, Lisetta Carmi, grazie a un amico viene invitata in una casa di travestiti che vivevano e lavoravano nell'ex ghetto ebraico del centro storico di Genova. La sera stessa comincia a fotografarli, dando inizio a un'amicizia e a una frequentazione che prosegue fino al 1971. L'anno successivo Sergio Donnabella, per la casa editrice Essedì, creata appositamente per questa pubblicazione che aveva ricevuto il no di altri editori, pubblica il libro "I travestiti", un albo rosa a metà tra libro d'arte e libro inchiesta, esplicito tra durezza e sobrietà, con testi della stessa Lisetta Carmi e dello psicanalista Elvio Fachinelli e impaginazione grafica di Giancarlo Iliprandi. Ma il lavoro sull'identità sessuale racchiuso in quelle pagine sembra ai più fin troppo spudorato e anche solo la scelta del titolo, che rivela una presa di posizione inaccettabile, provoca scandalo. Molte librerie si rifiutarono di venderlo, così il volume diventò un caso editoriale e uno scandalo alla morale dell'epoca. Ora Contrasto pubblica il lavoro inedito e imperdibile con una selezione di 94 immagini in cui la fotografa racconta in modo intimo e partecipe la vita dei travestiti e, attraverso di essi, si interroga anche sul ruolo che la società vuole imporre loro. Carmi sfrutta la potenza comunicativa del colore per fare emergere la verità, attraverso la concreta fisicità dei suoi soggetti. La ricerca della verità è suprema linea guida di tutta la sua pratica fotografica. Le fotografie documentano la lunga preparazione di trucco, pettinatura e le fasi della vestizione, dalle immagini in reggiseno e reggicalze fino allo scatto in cui finalmente queste persone si mostrano al mondo come vorrebbero essere accolte. Essere rappresentate significa esistere, avere corpi, volti, nomi. Carmi si spinge oltre, e fotografa i travestiti che in tempi pionieristici si erano avviate al percorso di transizione a spasso per la città, al di fuori dei confini dell'antico ghetto ebraico che per troppe di loro era protezione ma anche prigione. Sono il primo passo di un cammino ancora lungo e doloroso. L'obiettivo di Lisetta restituisce loro normalità e bellezza.
43 min
12 Giu 2023

Celada. Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno (Labirinto della Masone, Fontanellato)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Celada. Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno (Fontanellato, Parma, Labirinto della Masone, dal 7 maggio al 17 settembre ), a cura di Cristina Valenti | Ugo Celada nasce nel 1895 a Cerese, in provincia di Mantova, oggi chiamato Borgo Virgilio, toponimo con cui firmerà le sue opere rifacendosi alla tradizione dei maestri antichi che venivano identificati secondo il luogo di provenienza: per lui questa è una dichiarazione programmatica di poetica ed una scelta di campo nel dibattito degli anni Venti tra Avanguardie storiche e Ritorno all'ordine. Émile Bernard lo definì l'artista italiano migliore dei suoi tempi, facendo riferimento a quel Nudo disteso del 1926 che oggi risulta disperso, il "Capolavoro Perduto" che rappresenta l'apice del suo successo d'esordio. Nel 1931, anno che rimarrà uno spartiacque nella sua carriera, Celada manifesta la sua aspra presa di posizione contro il Movimento del Novecento di Margherita Sarfatti, definito come una formazione politico – commerciale sopraffattrice e accusato di avere codificato un'Arte di Stato. Da quel momento in avanti inizia per l'artista un percorso verso l'isolamento che lo porterà ad essere dimenticato. È solo nel 1985 che la sua figura viene riscoperta grazie a Flavio Caroli, che a lui dedica un illuminante saggio che non avrà però seguito nelle successive antologie e mostre dedicate all'arte del primo Novecento. L'esposizione Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno intende dunque ricollocare l'artista all'interno del contesto culturale del suo tempo, proponendo inediti dialoghi con opere di artisti suoi contemporanei e di antichi maestri. La mostra espone circa cinquanta dipinti di Celada e di altre figure messe con lui a confronto, provenienti perlopiù da collezioni private, tra le quali non manca naturalmente il ritratto dell'artista già presente nelle collezioni del Labirinto: un gentiluomo con occhiali elegante ed enigmatico realizzato con estrema dovizia di particolari, quasi iperrealista. Il percorso si sviluppa in tre sale che ripercorrono i generi affrontati dal pittore: gli affetti familiari, i nudi, i ritratti e le nature morte. In ogni sala si sviluppano stimolanti confronti: i nudi e le figure femminili sono accostati alle tele di Archimede Bresciani da Gazoldo, anche lui mantovano idealmente considerato il maestro di Celada, e di Virgilio Guidi, molto attivo come artista realista negli anni '20 e '30 e che sicuramente ebbe modo di conoscere. Nel percorso una Maddalena penitente di Francesco Hayez della collezione permanente di Franco Maria Ricci che, accostata ai nudi femminili di Celada, ne fa emergere le componenti neoclassiche, i colori intensi dei panneggi che abbracciano le ampie superfici di pelle realisticamente resa. Tra i ritratti spiccano le tele di Cagnaccio di San Pietro, pittore che con Celada condivide una certa sensibilità e che il mantovano sicuramente conosceva e apprezzava, seguendone più volte l'esempio. Non mancano riferimenti più espliciti: in un autoritratto degli anni '30 l'artista si rappresenta di tre quarti, con un pennello in mano e un manichino poggiato sul tavolo in un palese omaggio a Giorgio De Chirico, considerato da lui l'unico dei contemporanei che abbia saputo padroneggiare gli strumenti dell'arte. Anche Giorgio Morandi è presente in mostra, in un confronto basato sulle similitudini e differenze nel loro approccio all'essere artista: pur rappresentando entrambi nature morte dall'impostazione simile, Morandi ricercava l'essenza delle cose, mentre Celada tende a una rappresentazione delle cose più vere del vero, che non vuole essere una realtà fotografica, piuttosto una sublimazione formale. In occasione della mostra è uscito un volume per le edizioni FMR dedicato all'artista con una introduzione di Valerio Terraroli.
43 min
07 Giu 2023

Franca Franchi e Francesca Pagani, "Il giardino come macchina delle emozioni" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Franca Franchi e Francesca Pagani, "Il giardino come macchina delle emozioni. Dall'antichità alla sostenibilità contemporanea" (Quodlibet) | Vasto affresco sull'immaginario dei giardini nella cultura occidentale, dalle origini sino ai nostri giorni, il volume si concentra in particolare sull'epoca dei Lumi sfidando lo stereotipo che la vorrebbe sotto l'influenza della sola ragione. Sta al Settecento europeo, a partire dal modello inglese, ripensare il rapporto con la natura. In Francia, una vasta e complessa produzione di carattere teorico è all'origine di un vivace dibattito, ideologico ed estetico, che coinvolge tutte le componenti artistiche e culturali del secolo. Il volume disegna il quadro delle principali teorizzazioni (Watelet, Girardin, Ligne, Carmontelle), sottolineando l'elemento aptico che ne è alla base, e indaga l'immaginario caleidoscopico del giardino nella narrativa francese settecentesca. Il giardino diviene allora una macchina delle emozioni volta a interpretare la comparsa di nuove sensibilità che riguardano lo spazio, il tempo e la memoria. In particolare, le realizzazioni di Carmontelle, che introducono un radicale cambiamento di prospettiva, inaugurano una concezione prefilmica dello sguardo che arriva ai nostri giorni. Lo sviluppo del significato storico-culturale, letterario, filosofico e sociale del giardino in relazione al nostro modo di vivere attuale porta a una ricerca che nel mettere in questione l'antropocene/capitalocene, ripensa drasticamente il ruolo dato alla natura negli ultimi decenni. Un appello a una nuova consapevolezza del nostro rapporto con la terra che congiunge diversi ambiti: dalla cultura paesaggistica alla letteratura e all'arte.
43 min
06 Giu 2023

Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei (Palazzo Bonaparte, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei (Roma, Palazzo Bonaparte, dal 26 maggio all'8 ottobre) | Una mostra dedicata alla scultura iperrealista in cui sono esposte 43 mega-installazioni dei più grandi artisti contemporanei. Gli artisti esposti, 29 in tutto, sono i più importanti protagonisti a livello internazionale: da Maurizio Cattelan (presente con opere iconiche quali i piccioni dell'installazione "Ghosts" o la famosa banana, meglio detta "Comedian") a Ron Muech che espone anche una gigantesca testa di uomo "Dark Place", fino a George Segal, Carole Feuerman, Duane Hanson e molti altri ancora. Una mostra che provoca, interroga e riunisce gli artisti che più di tanti altri hanno fatto discutere: cosa ha portato le sculture iperrealiste a creare un cortocircuito nella mente dei visitatori? Sappiamo che non sono reali, eppure quella pelle, i capelli, le barbe, le dita ci dicono il contrario. I corpi nudi ci scandalizzano, gli occhi ci ipnotizzano e quelle dimensioni a volte perfettamente in scala e a volte sbagliate ci confondono: Sembra vivo! Lo è davvero? Una vasta selezione di opere, provenienti da collezioni di tutto il mondo, che rivela il carattere internazionale del movimento iperrealista che, dagli anni '70 in poi, si è costantemente evoluto adottando tecniche sempre nuove e variegate di modellazione, fusione e pittura della materia, per raggiungere livelli sempre più alti nella rappresentazione realistica della figura umana. Le sculture iperrealistiche emulano le forme, i contorni e le texture del corpo umano o sue singole parti creando una strabiliante illusione visiva e un'estrema verosimiglianza; sculture a grandezza naturale di persone comuni che imitano la presenza molto palpabile di un altro essere umano. Sembra vivo! è una mostra "supervisiva" che, tra arte e filosofia, porta a una riflessione sul significato dell'essenza del visibile attraverso opere e figure anonime a grandezza naturale che riproducono - in modo quasi maniacale - la realtà, con grande attenzione per i dettagli più infinitesimali che creano un impatto quasi surreale, in cui l'osservatore è automaticamente portato ad interrogarsi sull'efficacia della mimesis e sulla veridicità dell'illusione, in una rappresentatività che supera il Realismo e travalica il senso del vero. La mostra è ideata dall'Institut für Kulturaustausch, Germany, curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario ed è prodotta e organizzata da Arthemisia. Il catalogo è edito da Skira.
43 min
05 Giu 2023

Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. (Mudec, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Federico Vizzaccaro | Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen (Milano, Mudec – Museo delle Culture, dal 22 marzo al 30 luglio), a cura di Els Hoek | Il Surrealismo non fu solo uno stile, un movimento artistico, quanto piuttosto un atteggiamento, un modo alternativo di essere e concepire il mondo, un modo di pensare radicalmente nuovo che trasformò le esistenze dei loro membri. È su questo concetto fondamentale che si sviluppano i molteplici temi della mostra che il Mudec ha inaugurato il 22 marzo a Milano "Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen.", presentando 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti, manufatti, tutti provenienti dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen, uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della Collezione Permanente del Museo delle Culture. La curatela della mostra è affidata alla storica dell'arte Els Hoek, curatrice del museo, con la collaborazione di Alessandro Nigro, professore di Storia della critica d'arte presso l'Università di Firenze, a cui in particolare è affidato il fil rouge della mostra sul fondamentale quanto complesso e articolato rapporto tra il Surrealismo e le culture extra occidentali. Il Museo Boijmans Van Beuningen possiede una collezione di arte surrealista unica e famosa in tutto il mondo, che annovera artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man Ray; il museo racconta un intero movimento artistico non solo esponendone le opere ma anche approfondendo con focus verticali le tecniche, gli stili, i materiali, riflettendo così i metodi e le idee di lavoro dei surrealisti. Oltre a dipinti, oggetti e opere su carta, la collezione comprende dunque numerosi libri rari, periodici e manifesti di importanti artisti e scrittori surrealisti. La scelta di curare una mostra per il Mudec ha portato a una selezione della collezione, con un focus particolare sull'interesse dei surrealisti per le culture non occidentali. La loro critica alla cultura e alla società occidentale li spinse infatti a cercare modelli alternativi. Questa ricerca li portò a venire a contatto con culture in cui gli artefatti apparivano dotati di una valenza magica e potevano esercitare una certa influenza sulla vita quotidiana. In un certo senso i Surrealisti speravano che anche le loro opere d'arte potessero avere un potere simile. Particolare attenzione viene data all'approfondimento delle tematiche fondamentali su cui si è focalizzata la ricerca surrealista – sogno e realtà, psiche, amore e desiderio, un nuovo modello di bellezza - e attraverso opere di surrealisti meno noti, pubblicazioni e documenti storici, fornisce al pubblico una visione a tutto tondo dell'universo surrealista. L'ampia selezione di capolavori presentati nella mostra racconta al visitatore quali fossero le principali premesse e motivazioni dei surrealisti: utilizzando oggetti trovati, tecniche automatiche o regole simili a giochi, gli artisti tentarono di escludere il razionale, nella speranza di creare uno shock poetico che avrebbe cambiato il mondo.
44 min
01 Giu 2023

Joséphine Baker e Marcel Sauvage, "La mia vita" (EDT)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali di Federico Vizzaccaro. Regia di Ennio Speranza | Joséphine Baker e Marcel Sauvage, "La mia vita", trad. di Mimosa Martini (EDT) | Joséphine Baker è stata una delle personalità più affascinanti ed enigmatiche del Novecento. Festeggiata e applaudita nel mondo intero già dagli anni Trenta, con la sua inimitabile verve e quel corpo capace di disarticolarsi in una fantasmagoria al tempo stesso comica e sensuale, non smise mai di reinventarsi e di stupire, dagli esordi americani degli anni Venti fino alla scomparsa nella sua adorata Parigi, nel 1975. Ballerina, cantante, attrice teatrale e cinematografica, intrattenitrice, e poi partigiana e agente segreto nella lotta contro il nazismo, paladina antirazzista, animalista, attivista appassionata nel campo dei diritti umani, la sua vita è stata un turbine di leggerezza, di coraggio, di intelligenza e di follia. In questo libro di ricordi, raccolti fino al 1949 dal giornalista e scrittore Marcel Sauvage, Joséphine racconta le difficoltà dei suoi primi passi in una società apertamente razzista, i suoi inizi a Parigi con la "Revue nègre", il suo trionfo alle Folies-Bergère, i suoi amori, i suoi viaggi in tutti i continenti, il suo impegno nella resistenza e nell'esercito, il rifiuto per una società americana segregazionista e benpensante, le lotte contro ogni pregiudizio. È un racconto scanzonato, buffo, sempre commovente e sincero nella sua calcolata leggerezza. Ma guai a non prenderlo sul serio, perché oggi il nome di Joséphine Baker è scolpito nel Panthéon dei francesi, accanto a Marie Curie, a Victor Hugo, a Simone Veil e ai grandi patrioti. Per sempre legata a quella Parigi che lei seppe far sognare e rendere felice, luminosamente ricambiata.
43 min
31 Mag 2023

Paolo Piacentini, "Passo dopo passo" (Pacini Editore)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Paolo Piacentini, "Passo dopo passo. La cura del sé, dell'altro, del territorio" (Pacini editore) | Nasce dalla pratica più semplice e naturale questo libro-riflessione sulla cura di sé, dell'altro e del territorio. Attraverso il camminare come strumento di conoscenza profonda del mondo, l'Autore – che ha dedicato la sua vita a questo esercizio – ci accompagna "passo dopo passo" nell'esplorazione del suo pensiero: solo attraverso una rinnovata attenzione e slancio verso ciò che ci circonda potremo superare i limiti della moderna concezione antropocentrica e ritrovare quel nuovo umanesimo in cui ogni essere vivente è legato indissolubilmente all'altro. Cura e possesso, secondo l'Autore, sono agli antipodi come lo sono le polarizzazioni che stanno caratterizzando la contemporaneità verso un pensiero critico. Il nuovo umanesimo è la pratica gioiosa della sobrietà che accoglie e include l'Altro da noi nell'umano e nel naturale e ci predispone a "succhiare il midollo della vita". Paolo Piacentini da più di trent'anni si occupa di trekking, ed è uno dei maggiori esperti di Cammini in Italia, competenza che gli ha permesso di essere per molti anni (dal 2014 al 2018) consigliere del Ministro della Cultura. Nel 2009 con Italo Clementi ha redatto il "Manifesto del camminare", documento che ha portato alla nascita di Federtrek, di cui è uno dei fondatori e attualmente ricopre il ruolo di Presidente Onorario. Co-ideatore, nel 2011, della Giornata Nazionale del Camminare, collabora con «Italia Che Cambia» e altre testate on line, scrivendo articoli sul tema della cura, con un'attenzione particolare ai territori appenninici. Con Terre di mezzo Editore ha pubblicato "Appennino atto d'amore. La montagna a cui tutti apparteniamo" (2018).
43 min
29 Mag 2023

Igor levit, "House Concert" (il Saggiatore)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia Ennio Speranza | Igor Levit e Florian Zinnecker, "House concert. Conversazioni con il pianista, l'uomo, il cittadino del mondo", trad. di Silvia Albesano (il Saggiatore) | Igor Levit si arrampica su uno sgabello nero. Ha tre anni, davanti a sé una striscia nera e bianca. Ogni volta che la preme, succede qualcosa. Smettere è impossibile. Quel gesto, così istintivo e così complesso, diventerà il gesto della sua vita. Comincia qui la storia di uno dei pianisti più geniali degli ultimi tempi. «Un artista fondamentale» lo definisce il New York Times, e non solo per il suo talento: Levit è infatti anche un attivista politico, che usa la propria voce contro il razzismo, l'antisemitismo e ogni forma di intolleranza e pregiudizio. Questa storia prende una piega inattesa nel 2020, quando si celebra il duecentocinquantesimo anniversario dalla nascita di Beethoven, e l'agenda di Levit, fra i suoi interpreti più richiesti, è fitta di impegni, quasi senza respiro. A marzo, però, ogni cosa viene cancellata, tutto viene annullato: ogni tipo di concerto, di spettacolo, di manifestazione. Igor, tuttavia, vuole continuare a suonare per il suo pubblico, e decide di farlo da casa, via Twitter: «Le sale da concerto sono vuote. È triste, ma necessario. Io vorrei però condividere ancora la musica con voi. L'ascolto, l'esperienza. Così come viene. Farò dunque un esperimento: un concerto domestico. Il pubblico siete voi tutti. A partire da stasera, alle 19.00, ogni volta che posso suonerò per voi da casa mia». Il successo è immediato e planetario. Il mondo della musica, trasformato. "House Concert" è il racconto-intervista di quel passaggio dal 2019 al 2020, di quell'anno estremo. L'anno in cui Igor Levit si è espresso contro l'odio e ha ricevuto in cambio minacce di morte. L'anno in cui ha approfondito le sue riflessioni sul ruolo del musicista. L'anno in cui ha trovato la sua voce e se stesso: come artista e come persona.
43 min
27 Mag 2023

Michele Nitti, "Verdi. Diario dell'attività parlamentare" (Manzoni Editore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Michele Nitti, "Verdi. Diario dell'attività parlamentare" (Manzoni Editore) | Torino. Un gelido mattino di dicembre del 1861 Giuseppe Verdi si reca presso l'abitazione di Cavour, deciso a rifiutare l'invito a candidarsi per il primo Parlamento Nazionale: troppo grande il sentimento d'inadeguatezza al ruolo, troppa l'insofferenza per le lungaggini delle sedute parlamentari. Eppure, tra quelle mura la sua decisione cambia: il Maestro accetta la candidatura e viene eletto deputato. Col passare del tempo e la permanenza nelle istituzioni, Verdi riconsidera le sue posizioni su Garibaldi e approda definitivamente al rifiuto di qualsiasi appartenenza di partito. La morte improvvisa di Cavour, l'uomo che più di tutti aveva insistito per la sua candidatura, scuote profondamente il compositore e diviene lo spartiacque della sua carriera politica, segnandone il lento e progressivo distacco. Di fronte all'esplosione della questione sociale Verdi constata i limiti dell'azione politica e neppure la nomina a Senatore nel 1874 serve a ridestare il suo antico entusiasmo. Così, tenta in prima persona di contrastare il peggioramento delle condizioni delle classi più deboli con azioni di filantropia e di impegno sociale; ma tutto questo avverrà lontano dai palazzi, in una liberatoria e definitiva condizione di estraneità alle dinamiche partitiche e istituzionali.
43 min
24 Mag 2023

Teresa Campi, "Renée Vivien: La Saffo della Belle Époque" (Odoya)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Teresa Campi, "Renée Vivien: La Saffo della Belle Époque" (Odoya) | Nella Parigi di inizio Novecento, venticinque secoli dopo Saffo, in una città mondana e libertina, tra i pizzi delle gonne al Moulin Rouge e i cocktail "al vetriolo" serviti nei salotti, una poetessa sfidò il suo tempo, scrivendo versi appassionati sull'amore e sulle donne. Il suo nome era Pauline Mary Tarn (1877-1909), meglio conosciuta come Renée Vivien, una "figlia di Baudelaire", come fu definita, che mise fine alla sua vita troppo presto, a soli trentadue anni. Riportata in auge dal femminismo degli anni Settanta come una pioniera del canto lesbico, è ora considerata una delle voci più autorevoli del simbolismo francese. Al di là di ogni vivisezione psicoanalitica, che la tratteggia come anoressica, masochista, amante della Morte a discapito della Vita, la provocazione di Renée Vivien ha ancora molto da dire a favore del canto poetico inteso come "panico del suono". Teresa Campi, la prima studiosa italiana di Renée Vivien, restituisce finalmente un ritratto sincero di questa straordinaria donna presentandola non più come una figura misteriosa e "depravata" ma anzi come un personaggio appassionato, sullo sfondo dell'atmosfera dorata dei salotti e cenacoli delle jeunes filles de la Societé Future tra cui spiccava l'americana Natalie Clifford Barney, ricca e spavalda amante di Renée. Il loro legame, tanto sulfureo quanto doloroso, divenne il perno centrale dei delicatissimi e mistici versi della poetessa. Eccentrica e scandalosa, ma anche colta e raffinata, la "Musa delle violette" ci ha lasciato parole appassionate e tempestose, che continuano a risuonare nel tempo.
43 min
23 Mag 2023

Francesco Lotoro, "Un canto salverà il mondo" (Feltrinelli)

Con Valentina Lo Surdo. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Francesco Lotoro, "Un canto salverà il mondo. 1933-1953: la musica sopravvissuta alla deportazione" (Feltrinelli) | Da più di trent'anni Francesco Lotoro, pianista e compositore, recupera la musica scritta nei Campi di concentramento e nei luoghi di cattività militare e civile tra il 1933, anno dell'apertura del Lager di Dachau, e il 1953, anno della morte di Stalin e graduale liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei Gulag sovietici. Questo libro racconta la sua ricerca, che con un lavoro instancabile di recupero, studio, revisione, archiviazione, esecuzione e registrazione ha portato alla costruzione di un archivio di ottomila partiture, tutte opere di musica concentrazionaria. Oltre alle partiture, Lotoro ha ritrovato diecimila documenti di produzione musicale nei campi (microfilm, diari, quaderni musicali, registrazioni fonografiche, interviste a musicisti sopravvissuti) e tremila pubblicazioni universitarie, saggi di musica concentrazionaria e trattati musicali prodotti nei Campi. È l'impresa epica della costruzione di un archivio straordinario e unico al mondo. Un viaggio nella musica e nella storia che svela un modo nuovo di raccontare i capitoli più bui del Novecento: indagando le strategie del genio creativo e dell'emozione attraverso le quali una vicenda umana può entrare in una partitura e da qui oltrepassare le maglie del suo tempo per accedere all'eternità.
43 min
20 Mag 2023

"Tra ragione e pazzia. Saggi in onore di Fabrizio Della Seta" (Edizioni ETS)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | "Tra ragione e pazzia. Saggi di esegesi, storiografia e drammaturgia musicale in onore di Fabrizio Della Seta", a cura di Federica Rovelli, Claudio Vellutini e Cecilia Panti (Edizioni ETS) | l volume raccoglie ventisette contributi di argomento musicologico raggruppati in ambiti tematici quali la storiografia della musica, l'esegesi e l'analisi testuale, la drammaturgia, il teatro musicale e la sua diffusione, le relazioni fra musica e culture letterarie, e include due sezioni dedicate rispettivamente a Beethoven e a Verdi. Le questioni affrontate, con l'ampio spettro metodologico che occupano, rispecchiano i vasti interessi e ambiti di indagine di Fabrizio Della Seta, al quale la raccolta di studi è dedicata in occasione del ritiro dall'insegnamento accademico. Durante tutta la sua lunga attività di studio, Fabrizio Della Seta ha contribuito con saggi fondamentali ai temi di indagine qui riuniti, rendendone fecondo il dialogo. Questi intrecci evidenziano l'inscindibile legame fra 'ragione' storico-filologica e 'pazzia' artistico-performativa che nutre da sempre la complessità dell'arte musicale occidentale, del suo linguaggio, delle sue trasformazioni, del suo uso e della sua interpretazione. Scavando nella profondità di tale legame, emerge quanto il contributo intellettuale e il magistero del festeggiato abbiano concorso alla formazione e alla crescita di una comunità di studiosi ampia, internazionale e transgenerazionale.
42 min
17 Mag 2023

Alain, "Venti lezioni sulle belle arti" (Medusa)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Alain, "Venti lezioni sulle belle arti", a cura di Roberto Peverelli, trad. di Dino Formaggio (Medusa) | «L'arte - anzi, le Belle Arti, come recita il titolo dell'opera - è stata soltanto uno dei moltissimi temi attraversati dal pensiero di Alain. Professore del Lycée Henri IV a Parigi, maestro amatissimo da tanti allievi destinati a ricoprire un ruolo importante nella vita culturale francese del Novecento (alcuni nomi: Simone Weil, Georges Canguilhem, Julian Gracq, Mikel Dufrenne), Alain ha scritto sui temi più svariati: l'estetica, certo, ma anche l'educazione, la politica, la guerra, i classici della filosofia e della letteratura, la religione... Le arti, però, in questa scena così ricca e variegata, sono un tema ostinatamente presente, non affidato soltanto alle pagine veloci, sintetiche dei propos, ma anche affrontato in modo sistematico in due tra le opere maggiori, il Système des Beaux-Arts, del 1920, e proprio le Vingt Leçons sur les Beaux-Arts, edite da Gallimard nel 1937, ma riprese da un ciclo di lezioni tenute tra l'autunno e la primavera del 1929-30. La lettura di questi due testi consente di mettere a fuoco un'estetica con molti tratti originali, radicati nella lettura di classici (su tutti, Descartes e Hegel), profondamente influenzata da echi di Comte e della cultura positivista, ma insieme capace di aperture inattese su prospettive che avrebbero trovato in seguito sviluppi radicali nell'estetica fenomenologica di Merleau-Ponty o Dufrenne... Il punto di avvio di Alain è il corpo: i suoi fremiti, sommovimenti, le sue agitazioni - emozioni passioni e sentimenti, secondo una scansione triadica che ritorna in modo incessante nelle pagine delle Vingt Leçons. Il corpo, anzi, è nell'estetica di Alain il perno attorno a cui si costruisce tutto il sistema delle arti: a partire da danza, musica e canto, poesia, le prime a nascere, inscritte materialmente, fisicamente nella carne dei corpi, per giungere infine alle arti che dei corpi, dei loro moti e dei loro gesti depositano i segni nella natura, nei materiali - scultura, pittura, disegno». Roberto Peverelli
42 min
15 Mag 2023

"Carlo Scarpa/ Sekiya Masaaki", a cura di Mauro J. K. Pierconti (Antiga Edizioni)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | "Carlo Scarpa/ Sekiya Masaaki. Tracce d'architettura nel mondo di un fotografo giapponese-Traces of architecture in the world of a Japanese photographer. Ediz. bilingue", a cura di Mauro J. K. Pierconti (Antiga Edizioni - Fondazione Benetton Studi e Ricerche) | Carlo Scarpa (1906-1978) e Sekiya Masaaki (1942-2002): l'opera dell'architetto italiano emerge e si mescola al variegato mondo del fotografo giapponese, fatto naturalmente di architettura ma anche di altre attività, come la promozione di talenti fotografici. È il caso di Hattori Aiko, autrice di un vasto reportage nella Tōkyō degli anni Ottanta, presentato nel libro in un'accurata selezione e con un testo introduttivo. Il libro presenta inoltre sezioni fotografiche dedicate ai lavori condotti da Sekiya ad Angkor, in Cambogia, alla scoperta dell'antica città khmer, ridotta ormai a rovina e pressoché riconquistata dalla natura; a Vienna, tra gli edifici di Otto Wagner e, soprattutto, in Italia per l'ultimo grande lavoro nel quale si era cimentato prima della morte, e rimasto incompiuto: la ripresa fotografica dell'opera di Carlo Scarpa, che qui viene presentata per la prima volta in un'ampia selezione. A partire dalle fotografie di Sekiya, una serie di scritti ripercorrono lo spazio e i temi dell'architettura scarpiana, soprattutto della Tomba Brion, opera centrale sulla quale lo stesso Sekiya focalizzò la sua attenzione. Il lavoro d'archivio ha riportato alla luce non solo le fotografie scattate nel corso degli anni, ma anche il materiale di preparazione, le prove e le correzioni fatte, stampe e disegni che hanno permesso d'individuare nuovi e più profondi legami tra Sekiya e la famiglia Scarpa. Sekiya infatti fu coinvolto in uno dei progetti, purtroppo non realizzato, che Afra e Tobia Scarpa redassero per una casa, quella dell'industriale Hisaeda Shōichi tra la fine degli anni ottanta e l'inizio del decennio successivo. Dall'archivio del committente e da quello di Sekiya sono emersi i materiali originali di quel progetto, che s'inserisce nel solco delle precedenti realizzazioni dei due architetti, da quella di Trevignano a casa Molteni, con la gustosa attrazione da parte di Tobia Scarpa di realizzare una camera da tè insieme ad artigiani giapponesi. Intrecci ripetuti, quindi, legano la vita e l'opera di Carlo e Tobia Scarpa a quelle di Sekiya, il fotografo del lontano Oriente. Il libro, una coedizione Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga, accompagna e amplia i contenuti della mostra che con il medesimo titolo è aperta dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche nella sua sede di Ca' Scarpa, a Treviso, dal 15 aprile al 16 luglio 2023.
42 min
13 Mag 2023

Franco Masala, "Marta Du Lac" (Zecchini)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Franco Masala, "Marta Du Lac. Storie di una cantante ebrea americana in Italia" (Zecchini) | Le vicende del soprano Marta Du Lac, nata Martha Lewis a New York nel 1888 e morta Marta Pau a Cagliari nel 1953, si collocano tra due Paesi – Stati Uniti d'America e Italia – di tradizioni storiche e culturali differenti in un lasso di tempo che vede un'ebrea americana, poi italiana per matrimonio, svolgere l'attività di artista lirica. Una vita autonoma e una facilità di spostamenti portano la cantante ben al di là del modello della donna di allora, già insidiato dai movimenti protofemministi anglosassoni ma assai più conservatore in Italia. Si aggiungano il suo impegno nello sport e in particolare nel nuoto, il divorzio dal primo marito ebreo americano, il nuovo matrimonio con un italiano e la maternità con l'abbandono della carriera artistica, che testimoniano una vita passata dalle esibizioni nei teatri internazionali a una sonnacchiosa città provinciale come la Cagliari del secondo quarto del secolo XX. Ne risulta il ritratto di una donna volitiva, forte, determinata, che persegue i suoi obiettivi con grande tenacia, sottoponendosi a studi di canto lunghi e assidui, e che dopo una breve carriera, lascia tutto ciò che ha costruito per affrontare una vita coniugale completamente diversa in Italia. Qui le leggi razziali del 1938 segnano una vita già intensa e toccano lei e suo figlio, accompagnandoli in situazioni decisamente rischiose.
43 min
12 Mag 2023

Emiliano Morreale, "L'ultima innocenza" (Sellerio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Emiliano Morreale, "L'ultima innocenza" (Sellerio Editore Palermo) | A raccontare è un appassionato frequentatore di sale d'essai periferiche e leggendarie come il Cinema Lubitsch di Palermo, poi archivista in una smisurata cineteca di Roma, e ancora studioso e professore in piccole sedi universitarie di provincia. In questo suo girovagare si imbatte quasi per caso in una serie di storie che attraversano il ventesimo secolo, in uomini e donne che inseguono desideri e visioni di celluloide. Sono vicende crudamente vere ma più che inverosimili, e in ognuna si cerca di salvare qualcosa: se stessi, i propri cari, l'amore, la dignità, rincorrendo una redenzione impossibile. Tutti i protagonisti, in un modo o nell'altro, si accorgono che la bellezza, o la fama, non potranno riscattare né loro né il mondo. Una ragazza del New Jersey diventa quasi per caso diva del muto, passeggera del Titanic e pedina di una rete di spie in Italia. Un ebreo omosessuale arriva in Italia e si inventa una nuova vita nel secondo dopoguerra, fingendosi principe in esilio e costruendo nel nulla una nuova Cinecittà. Un regista, nella speranza di rivedere il figlio perduto, conquista suo malgrado ricchezza e successo sotto il nazismo, mentre il figlio dell'unico regista processato per crimini contro l'umanità diventa il più implacabile cacciatore di nazisti d'Europa. Un altro figlio ancora, del capo di Cosa Nostra, mentre esplode la più sanguinosa guerra di mafia di tutti i tempi realizza film inguardabili, rischiando di rovinare il padre. Poi una ragazza sbandata nella Roma degli anni '70, due uomini che la filmano, un ragazzo che prova a salvarla e va incontro a una fine tragica. E le assurde peripezie dei divi del porno, tra la Legione straniera e gli spiriti delle antiche divinità etrusche. Di tutti loro non resta quasi nulla, a volte nient'altro che un nome o un'immagine confusa, eppure da questi frammenti effimeri scaturisce una voce, l'energia di un racconto, un romanzo che restituisce corpo e vita alle brillanti traiettorie di sogni che cambiano la realtà anche quando non riescono a realizzarsi.
43 min
08 Mag 2023

Tiepolo a Verolanuova (Basilica di S. Lorenzo, Verolanuova, Brescia)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Tiepolo a Verolanuova (Verolanuova, Brescia, Basilica di S. Lorenzo, dal 25 febbraio al 4 giugno) a cura di Davide Dotti | La Basilica di San Lorenzo a Verolanuova (BS), comune situato a pochi chilometri a sud di Brescia, ospita un evento espositivo che presenta i due dipinti di più ampio formato mai realizzati da Giambattista Tiepolo, freschi di restauro. L'iniziativa, organizzata dal Comune di Verolanuova, consente di ammirare i due capolavori a pochi centimetri di distanza, seguendo un percorso che li porta a otto metri di altezza, grazie a una struttura costruita appositamente per l'occasione. Le due monumentali tele, alte dieci metri per cinque di larghezza, conservate sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento, sono state dipinte a olio intorno alla metà degli anni quaranta del Settecento su commissione della nobile famiglia Gambara, e sono caratterizzate da una straordinaria qualità pittorica e fervida creatività compositiva. I soggetti delle opere - Il sacrificio di Melchisedec e La raccolta della manna - richiamano il tema eucaristico per la presenza del pane e del vino - offerti da Melchisedec, re e sacerdote di Salem, antico nome di Gerusalemme, ad Abramo - e dalla manna, il "cibo degli angeli", disceso per volere di Dio sul deserto per la salvezza degli israeliti dopo l'uscita e la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Gli interventi di restauro sono stati coordinati a livello scientifico e organizzativo da Davide Dotti, realizzati dagli studi di restauro Monica Abeni-Paola Guerra di Brescia e Antonio Zaccaria di Bergamo sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, sono promossi dalla Fondazione della Comunità Bresciana.
43 min
03 Mag 2023

Tommaso Ariemma, "Filosofia del gaming" (TLON)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Tommaso Ariemma, "Filosofia del gaming. Da Talete alla PlayStation" (TLON) | I videogame e la filosofia sembrano due mondi distanti. Eppure, a ben guardare, senza la filosofia il videogame non sarebbe stato possibile. Per la prima volta nella storia dell'umanità, è la filosofia a pensare insieme gioco e mondo, ponendo così le basi del videogame più maturo e facendo di quest'ultimo una delle realizzazioni più compiute della tradizione filosofica. Il gioco è nato con l'essere umano ed esiste ben prima della filosofia, ma il videogame non è un semplice gioco. Può essere puro divertimento, narrazione complessa, esperienza estetica, laboratorio per dilemmi morali, o tutte queste cose insieme; e non è un caso che le nostre vite quotidiane si siano gamificate progressivamente, senza che quasi ce ne rendessimo conto. In questo appassionante e originale saggio Tommaso Ariemma, docente di Filosofia ed Estetica e uno tra i maggiori divulgatori della cosiddetta pop-filosofia in Italia – quell'esercizio della filosofia che usa i fenomeni della cosiddetta "cultura di massa", spesso ritenuti lontani dalla riflessione filosofica, non solo come oggetto di analisi, ma anche come strumenti per filosofare –, approfondisce i temi che la filosofia non ha mai smesso di discutere, mostrandoceli all'opera nel mondo dei videogame: vita e morte, realtà e illusione, umano e inumano, scelta e libertà, giustizia e società ideale.
43 min
02 Mag 2023

Gabriele Basilico, "Ritorni a Beirut" (Contrasto)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Gabriele Basilico, "Ritorni a Beirut. Back to Beirut", a cura di Giovanna Calvenzi, trad. di Ruth Taylor (Contrasto) | Il volume definitivo con i reportage realizzati da Gabriele Basilico a Beirut con un'ampia selezione di fotografie in bianco e nero e a colori. "Ritorni a Beirut" di Gabriele Basilico è il libro che ricorda la relazione profonda e appassionata che ha legato Gabriele Basilico alla città di Beirut, diventata negli anni uno dei cardini centrali del suo impegno con la fotografia. Oltre a un lungo lavoro in archivio di rilettura di tutto quanto Basilico ha realizzato, sono stati invitati a esercitare i loro ricordi anche "i complici" dei diversi viaggi. L'ampia selezione di fotografie in bianco e nero e a colori è introdotta da testi di Gabriele Basilico, Giovanna Calvenzi, Tanino Musso, Fouad Elkoury, Gabriel Bauret, Christian Caujolle, Alessandro Ferrario, Rita Capezzuto e da una Cronologia di Farian Sabahi. Così, pagina dopo pagina, scopriamo il lavoro realizzato da Gabriele Basilico in occasione di quattro missioni fotografiche a Beirut nel 1991, 2003, 2008 e 2011. L'occhio del fotografo si posa così su una città che cambia nel suo aspetto e nella sua anima, legandosi a quella di Basilico che così scriverà: «La pratica del ritornare crea una singolare disposizione sentimentale: come l'attesa per un appuntamento desiderato, un risvegliarsi della memoria per luoghi, oggetti, persone, come se si riaccendesse il motore di una macchina ferma da tempo. Per Beirut è stato anche di più».
42 min
01 Mag 2023

Utamaro, Hokusai, Hiroshige. ( Società Promotrice delle Belle Arti, Torino)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere (Torino, Società Promotrice delle Belle Arti, dal 23 febbraio al 25 giugno) | L'esposizione, curata da Francesco Paolo Campione, direttore del MUSEC – Museo delle Culture di Lugano, prodotta da Skira, in collaborazione con il MUSEC e con la Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, col patrocinio del Comune di Torino, analizza l'universo giapponese attraverso un percorso tematico suddiviso in nove sezioni e con oltre 300 capolavori, alcuni dei quali mai presentati in Italia: stampe dei maggiori maestri dell'ukiyo-e, quali Hokusai, Hiroshige, Utamaro, Kuniyoshi, Yoshitoshi, Sharaku, oltre ad armature di samurai, kimono, maschere teatrali, rare matrici di stampa, preziosi ornamenti femminili, sculture in pietra, stendardi, provenienti dalle collezioni del MUSEC di Lugano, dal Museo di Arte Orientale di Venezia, dal Museo di Arte Orientale di Torino, dal Civico Museo d'Arte Orientale di Trieste, dalla Fondation Baur Musée des Arts d'Extrême-Orient di Ginevra e da importanti collezioni private. La rassegna si propone come una originale ricostruzione, in tutti i suoi aspetti, della "civiltà del piacere", una peculiare stagione storico-artistica del Giappone – il periodo Edo (1603-1868) – in cui il paese, pacificato all'interno dei propri confini e stretto in una politica di isolamento dal resto del mondo (sakoku), portò la ricca classe dei mercanti (chōnin), impossibilitati a comprare beni fondiari, a dedicarsi ai piaceri dell'esistenza, come gli spettacoli del kabuki, la frequentazione delle geishe nelle case da tè e l'acquisto di straordinarie opere d'arte.
44 min
29 Apr 2023

Andrea Chegai, "Rossini" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Rossini aveva 37 anni e 39 opere alle spalle quando si ritirò dalle scene teatrali dopo avervi esercitato un'egemonia incontrastata. Eclettico, altalenante tra comico e tragico, e prolifico sperimentatore di generi, raggiunse e impose uno stile sovraregionale, nella fedeltà a un ideale di bellezza ineffabile che la sua musica sempre inseguì: una musica che diede voce ai suoi personaggi esprimendo, con una scrittura vocale e strumentale esaltante, il loro destino, la speranza che li anima, l'allegrezza che li circonda, la felicità che li attende, l'abisso in cui stanno per cadere. Questa musica, «universale più che specifica», fu però scritta e creata nel e per il proprio articolato presente, adattandosi ai contesti e agli artisti con cui Rossini si confrontò nelle sue peregrinazioni. La riconoscibilità immediata del suo linguaggio drammatico segnò così, in tempi di grande mutamento, una strada impossibile da ripercorrere, che conobbe imitatori ma non successori. La fortuna discontinua di Rossini pone ancora oggi molti interrogativi, da cui Andrea Chegai parte per riavvolgere il filo della matassa che i recensori del tempo, i biografi e gli studiosi attuali hanno tentato di sbrogliare. Indagando sui motivi della fama del Pesarese, sui suoi rapporti con impresari, cantanti, scrittori, librettisti e compositori, Chegai riposiziona le opere di Rossini in una prospettiva storica che tiene conto delle trasformazioni sociali, politiche e musicali a cavallo tra Settecento e Ottocento. "Rossini" ci permette di approfondire con coinvolgimento e rinnovato sguardo critico la musica di un artista «proteiforme e impenetrabile fino alle ultime note», per ciò che significò al suo tempo e per quello che può ancora significare per noi oggi.
43 min
28 Apr 2023

Liborio Conca, "Rock Lit" (Jimenez)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Liborio Conca, "Rock Lit. Musica e letteratura: legami, intrecci, visioni" (Jimenez) | Musica e letteratura si incontrano, questo è un fatto. Due mondi pieni e palpitanti che dialogano e si arricchiscono reciprocamente attraverso epifanie inaspettate, incontri magari fortuiti ma destinati a lasciare tracce profonde. Tra le pagine di "Rock Lit" scrittrici e scrittori sono affiancati a band e cantautori, mentre temi e paesaggi della letteratura si riversano nella musica. È così che si scopre come autori quali William S. Burroughs, Albert Camus, Flannery O'Connor o J. D. Salínger abbiano ispirato artisti pop, rock e punk (e jazz e funk e country...), influenzando non solo l'opera, ma l'intera vita dei musicisti che abbiamo amato e amiamo ancora. "Rock Lit" non è un saggio accademico, non è un trattato, non ha pretese onnicomprensive: semplicemente, parla della musica e della letteratura e di come siano inesorabilmente legate e di come svelino l'una all'altra nuove possibilità e più vasti orizzonti. Passando da un libro a una canzone, da un musicista a uno scrittore, ci si sposta dalle luci di New York e Londra fino al Sud degli Stati Uniti e all'isola greca di Hydra, il rifugio di Leonard Cohen negli anni Sessanta. È un viaggio, "Rock Lit", sulla strada della letteratura, ricco di aneddoti e riflessioni, da intraprendere con l'autoradio in sottofondo, lasciandosi trasportare da musica e parole.
43 min
24 Apr 2023

"Il mandolino nel teatro musicale Settecentesco" (Zecchini Editore)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Davide Ferella, "Il mandolino nel teatro musicale Settecentesco" (Zecchini Editore) | Benché all'apparenza distanti, il mandolino ed il teatro musicale – sia esso opera o oratorio – hanno da sempre vissuto un rapporto assai stretto e proficuo. È nel Settecento in particolare, secolo tra i più ricchi e complessi della storia d'Europa, che questo legame, questo strano intreccio di vicende, raggiungerà il momento apicale, con sempre più opere colorite dal suono di questo piccolo strumento. Una scelta, quella di affidare al mandolino la conduzione di un'aria, spesso la più caratterizzata e ricca di pathos, mai casuale, bensì dettata da esigenze drammaturgiche finemente studiate da compositori e librettisti. Il suo pizzico, multiforme e cangiante, sarà in grado infatti di esaltare tanto l'aulico canto di Achille e Cleopatra quanto quello, ben più greve e profano, di Don Giovanni e Almaviva. Versatili e suggestive le sue corde guideranno l'ascoltatore attraverso le ambientazioni più disparate, tra le anguste vie di una qualche città campana, lungo immaginifici orizzonti mediorientali. Mozart, Vivaldi, Paisiello e Cimarosa sono alcuni dei musicisti che nel corso del secolo si lasceranno affascinare dal potere evocativo del suo suono, un suono che più d'ogni altro ci ha definiti e tutt'ora ci definisce italiani nel mondo. Conoscere queste vicende è conoscere dunque ancor un poco dell'iridescente universo musicale nostrano, in particolare quello teatrale, nonché apprezzare l'epopea di uno strumento, il mandolino, centrale nella cultura musicale europea del XVIII secolo.
44 min
18 Apr 2023

John Wyndham, "Il villaggio dei dannati" (Meridiano Zero)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | John Wyndham, "Il villaggio dei dannati", a cura di Armando Corridore (Meridiano Zero-Elara) | Richard Gayford e sua moglie, di ritorno da una breve vacanza di un giorno a Londra, si trovano davanti a uno scenario alquanto bizzarro. I confini di Midwich, il sonnolento villaggio in cui vivono, sono presidiati dall'esercito. Per protezione, dicono le autorità. Uno strano oggetto alieno è atterrato nel villaggio e ora chiunque provi ad avvicinarsi cade di colpo privo di sensi. Il giorno successivo la barriera svanisce e ogni cosa sembra tornata normale... ma ben presto tutte le donne fertili di Midwich scoprono di essere incinte. I figli che nasceranno saranno tutti uguali, biondi, con gli occhi dorati, dai poteri psichici inimmaginabili... e freddamente malvagi. L'invasione più pericolosa e orribile è iniziata. The Midwich Cuckoos uscì nel 1957 in Inghilterra ed è considerato un capolavoro della fantascienza letteraria. Tradotto in varie lingue (in Italia uscì inizialmente con il titolo "I figli dell'invasione"), è presente ininterrottamente da anni nei cataloghi delle case editrici più prestigiose. Nel 1960 il regista Wolf Rilla ne trae "Il villaggio dei dannati", pellicola diventata presto iconica nel genere e seguita nel 1995 da un remake di John Carpenter. Ora, nel 2022, da questo classico della fantascienza è stato realizzato un serial televisivo Sky Original. "Il villaggio dei dannati" torna in una nuova traduzione integrale, la prima in Italia effettuata utilizzando il testo completo nella stesura definitiva approvata dall'autore.
43 min
16 Apr 2023

Sergio Martinotti, "Anton Bruckner" (Guanda)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sergio Martinotti, "Anton Bruckner", prefazione di Luigi Rognoni (Guanda) | Anton Bruckner è oggi considerato tra i massimi compositori della seconda metà dell'Ottocento, e le sue composizioni sinfoniche, accanto a quelle di Mahler, sono nel repertorio di ogni orchestra sinfonica. In questo volume Sergio Martinotti racconta l'enigmatica vita di un uomo schivo, che cercava di nascondere la propria complessa psicologia dietro una maschera da "compositore di provincia", spiegando al tempo stesso, con dovizia di esempi musicali, l'arte di un compositore ammirato dalla Vienna splendente e cosmopolita di fine secolo, amico di Richard Wagner e considerato da Gustav Mahler come un maestro. Il libro fu ripubblicato da Edizioni Studio Tesi e quindi da EDT. Sergio Martinotti (1932-2012) si è laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano con Giuseppe Vecchi, ha studiato pianoforte con Alberto Mozzati, frequentando i corsi di Paleografia Musicale di Cremona e Bologna. Critico musicale de «La Tribuna» di Roma, del «Corriere del Ticino», de «La Stampa» e di altri periodici, ha collaborato a enciclopedie, a riviste culturali italiane e a trasmissioni radiofoniche. Ha insegnato dal 1966 al Conservatorio «Verdi» di Torino e dal 1972 è stato docente di Storia della Musica all'Università Cattolica di Milano. Ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, un libro sull'Ottocento strumentale italiano, un volume su Brahms, libro a cui è dedicata la trasmissione, la prima monografia italiana su Bruckner.
43 min
10 Apr 2023

Felice Casorati. Il concerto della pittura. (Fondazione Magnani-Rocca, Parma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Federico Vizzaccaro | Felice Casorati. Il concerto della pittura. (Parma, Fondazione Magnani-Rocca, dal 18 marzo al 2 luglio), a cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari, Stefano Roffi | La mostra, organizzata dalla Fondazione Magnani-Rocca in collaborazione con il Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, ripercorre l'intero arco della pittura di Felice Casorati iscrivendone il percorso entro la storia dell'arte del Novecento. La musica rappresenta la chiave d'ingresso delle opere di Felice Casorati nella Villa dei Capolavori di Luigi Magnani, la «casa della vita» del colto collezionista, storico dell'arte, musicologo, compositore, scrittore. Casorati entra idealmente nello spazio, fisico e mentale, di quello che lo stesso Magnani definiva il «mio museo immaginario», ovvero un insieme di opere vedute e amate, e di altre acquisite e possedute: opere che «abitano la mia mente come la mia casa», «tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione». La musica è quindi uno dei temi che strutturano la concezione della mostra, richiamando la sensibilità musicale che ha contraddistinto la biografia, la cultura e la pittura di Casorati, con «le sue lente melopee di piani o di spazi», come ha colto precisamente Carlo Ludovico Ragghianti. Il tema serve d'altra parte a indagare la natura concertata e sorvegliata dell'arte casoratiana, la sua attitudine concettuale alla costruzione di una teatralità alimentata dall'invenzione. Il percorso espositivo consente di conoscere l'opera di Casorati nella sua completezza e complessità, documentando ogni stagione della sua pittura e mostrando con opere-chiave le figure e i suoi temi prediletti. Il catalogo – Edito da Dario Cimorelli Editore, presenta saggi di Giorgina Bertolino, Filippo Bosco, Mauro Carrera, Daniela Ferrari, Stefano Roffi, oltre alla riproduzione a colori di tutte le opere esposte.
44 min
07 Apr 2023

Emmanuel Carrère, "V13" (Adelphi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Emmanuel Carrère, "V13. Cronaca giudiziaria", trad. di Francesco Bergamasco (Adelphi) | Scandito in tre parti – «Le vittime», «Gli imputati», «La corte» –, V 13 raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (apparsi a cadenza settimanale sui principali quotidiani europei) in cui Emmanuel Carrère ha riferito le udienze del processo ai complici e all'unico sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 – attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e trecentocinquanta feriti. Ogni mattina, per quasi dieci mesi, Carrère si è seduto nell'enorme « scatola di legno chiaro » che era stata fatta costruire appositamente e ha ascoltato il resoconto implacabile di quelle « esperienze estreme di morte e di vita » – le testimonianze atroci di chi aveva perduto una persona cara o era sopravvissuto alla carneficina strisciando in mezzo ai cadaveri, i silenzi e i balbettii degli imputati, le parole dei magistrati e degli avvocati –, e lo ha magistralmente narrato, riuscendo a cogliere non solo l'umanità degli uni e degli altri (sconvolgente, ammirevole o abietta che fosse), ma anche la terribile ironia dei discorsi e delle situazioni. Da questa discesa agli inferi, da questo groviglio di orrore, di ideologia, di follia e di sofferenza, Carrère sa, sin dal primo giorno, che uscirà cambiato – così come uscirà cambiato, dalla lettura del suo libro, ciascuno di noi.
43 min
06 Apr 2023

Atsushi Tanigawa, "Trafitto da una rosa" (Gog)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Atsushi Tanigawa, "Trafitto da una rosa", trad. di Kyoko Mino (Gog) | «Il giorno in cui seppi dell'irruzione di Mishima nelle Forze di Autodifesa mi trovavo al Campus dell'Università di Tokyo. Ero uno studente del Dipartimento di Estetica ed Arte presso la Facoltà di Lettere. La notizia si diffuse quasi in presa diretta, ed io venni informato da un amico. Ricordo che in facoltà vennero sospese quasi tutte le lezioni pomeridiane, fatta eccezione per alcune; eravamo tutti sotto shock e noi studenti, insieme a qualche professore, intavolammo un dibattito. Ormai non ricordo quasi nulla di ciò che dicemmo, era tutto così sconvolgente e il trauma era così intenso che sembrava che il mondo fosse finito sottosopra». È il 25 novembre 1970, il giorno del seppuku, il suicidio rituale dei samurai, quello in cui Mishima si trafigge il ventre come ultimo, estremo gesto. È anche il punto da cui ha origine la narrazione del professor Atsushi Tanigawa, che, in questo breve saggio, ripercorre l'opera di Yukio Mishima nelle sue infinite sfaccettature - la musica, la flora, il culto del corpo, le contaminazioni elleniche, quelle poetiche, da Rilke a Valéry -, la poliedrica potenza del vate giapponese le cui frecce hanno trapassato la superficie della letteratura, facendone emergere gli abissi, luminosi come un sole di morte. Introduzione di Carlo Lomaglio.
43 min
05 Apr 2023

John Berger e Jean Mohr, "Un uomo fortunato" (il Saggiatore)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | John Berger e Jean Mohr, "Un uomo fortunato. Storia di un medico di campagna", trad. di Maria Nadotti, prefazione di Vittorio Lingiardi (il Saggiatore) | "Un uomo fortunato" è una riflessione in parole e immagini sui rapporti tra l'individuo e la comunità che lo circonda. È un ritratto, allo stesso tempo poetico e sociologico, della dimensione più umana del lavoro del medico e di cosa significhi appartenere a una collettività e mettersi al suo servizio. Nel 1966 John Berger e il fotografo Jean Mohr seguono per tre mesi l'attività del medico di campagna John Sassall, documentandone la vita, le abitudini e gli incontri. Sassall vive nella foresta di Dean, in Inghilterra, tra i suoi pazienti, e ogni giorno si muove all'interno del territorio rurale per curare i malati, gli anziani e le persone sole. Ciò che affascina Berger e Mohr è che Sassall non si limita a prescrivere medicine, ma per la gente del luogo è anche un confidente, un depositario di ricordi. È preciso, attento e premuroso. Prima di fare un'iniezione pronuncia frasi rassicuranti. In inverno, quindici minuti prima di visitare un paziente, accende la termocoperta così da non fargli sentire freddo. È presente a tutte le nascite e a tutte le morti. In ogni situazione riconosce l'istante in cui può fare la differenza, ma conosce anche i propri limiti, come persona e come medico. Arricchita da una prefazione di Vittorio Lingiardi e da una introduzione di Iona Heath, quest'opera, finora inedita in Italia, ci rivela con grande delicatezza come ogni territorio, se guardato o osservato a distanza, sia ingannevole. Esso è infatti, innanzitutto, la rete disegnata dai gesti e dai pensieri dei suoi abitanti, dalle loro lotte, conquiste e sventure.
44 min
04 Apr 2023

Klavdij Sluban. Sneg (Galleria del Cembalo - Palazzo Borghese, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Klavdij Sluban. Sneg (Roma, Galleria del Cembalo - Palazzo Borghese, dal 23 marzo al 13 maggio) | La Galleria del Cembalo presenta nelle proprie sale Sneg, una mostra fotografica con scatti di Klavdij Sluban, artista francese di origine slovena dedicatosi fin da giovane alla fotografia studiando a Parigi, instancabile viaggiatore che si muove in gran parte lungo gli itinerari tracciati dalle linee ferroviarie che dall'Europa portano a Est – come la Transiberiana – alla ricerca delle sue origini e del senso della Storia. Le fotografie esposte sono una selezione tratta da due serie dell'autore: Autres rivages. La mer Baltique e Japan; tutto rigorosamente in bianco e nero, più precisamente in pellicola, nero, grigio e bianco, un esposimetro manuale in fondo a una tasca, usato raramente. Ad accomunare i due progetti fotografici è una presenza costante e consistente: la neve (sneg in sloveno, lingua materna dell'autore), soggetto silenzioso dei suoi scatti. Le immagini di Autres rivages sono il frutto di un viaggio lungo la penisola Balcanica e i Paesi bagnati dal Mar Baltico: mai completamente a fuoco, mostrano quelli che sembrano essere scorci ripresi casualmente in Polonia, Kaliningrad, Finlandia, Russia, Svezia e altre località dell'Europa dell'Est. Di contro il Giappone che Sluban restituisce con le sue fotografie è diverso da quello che siamo abituati a vedere: non giardini curati con alberi in fiore né grattacieli, ma vaste aree ricoperte di neve che ricordano piuttosto remote zone dell'Europa dell'Est, luoghi apparentemente inospitali, inaccessibili, solitari e isolati. In questa desolazione di fondo, a tratti fanno la loro comparsa dei volti, immobili quanto la neve ma pieni di compostezza ed espressività. Per il fotografo il viaggio si trasforma in un pellegrinaggio: l'attenzione, posta sulla vita che lo circonda, collega intimamente il viaggio alla fotografia. La sua è una ricerca personale rigorosa e coerente spesso ricca di riferimenti letterari. Nelle parole di Sluban: "Io propongo un viaggio nel quale l'occhio si lascia guidare tra la realtà del momento presente e le stratificazioni successive della Storia. Un viaggio nutrito di ricchezze passate che hanno impregnato i luoghi attraversati: San Pietroburgo dove Nabokov ha trascorso la sua infanzia, Kaliningrad, antica Köninsberg, città in cui vissero Kant e Copernico, lasciando la loro impronta nel pensiero filosofico europeo".
43 min
03 Apr 2023

Pierre-Auguste Renoir: l'alba di un nuovo classicismo (Palazzo Roverella, Rovigo)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia Ennio Speranza | Pierre-Auguste Renoir: l'alba di un nuovo classicismo (Rovigo, Palazzo Roverella, dal 25 febbraio al 25 giugno) a cura di Paolo Bolpagni | Una mostra che mette a fuoco il momento successivo alla breve esperienza impressionista, quando l'artista, spinto da una profonda inquietudine creativa, decide di intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia. Un tour che ebbe inizio a Venezia, dove a colpirlo furono soprattutto Carpaccio e Tiepolo (mentre già conosceva bene Tiziano e Veronese, ammirati e studiati al Louvre); che proseguì per brevi tappe a Padova e a Firenze; e che trovò una meta fondamentale a Roma. Qui Renoir fu travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un'ammirazione per i maestri rinascimentali. Un'ulteriore tappa del viaggio fu il golfo di Napoli: Renoir scoprì le pitture pompeiane, fu rapito dalla bellezza dell'isola di Capri e quasi soggiogato dai capolavori antichi esposti nel museo archeologico. Infine andò a Palermo, dove incontrò Richard Wagner e lo ritrasse in un'opera divenuta famosa. Il viaggio in Italia, più che suscitare opere di particolare rilievo, fu foriero di una sorta di rivoluzione creativa per l'artista, riverberandosi sul prosieguo della sua produzione, che culminerà, di fatto, nell'abbandono della tecnica e della poetica impressioniste, che avvenne prima dell'ufficiale scioglimento del sodalizio nel 1886. Dalla joie de vivre delle scene di divertimento della borghesia parigina degli anni Settanta, Renoir passò quindi a uno stile aspro. Riprendendo anche la lezione di Jean-Auguste-Dominique Ingres, il pittore, allora poco più che quarantenne, recuperò un tratto nitido e un'attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che enucleò una personale forma di classicismo, mentre le tendenze dominanti viravano verso il Postimpressionismo da una parte e il Simbolismo dall'altra. Nei primi due decenni del Novecento Renoir passò poi a dar vita a un'arte che costituì, mentre si scatenavano le avanguardie, una precoce avvisaglia della nuova sensibilità che sarebbe divenuta dominante dopo il conflitto mondiale, dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati da Tiziano e da Rubens si coniugavano con i riferimenti a un'iconografia mitica e classicheggiante e con un'esaltazione della poetica degli affetti familiari.
43 min
02 Apr 2023

E. Th. A. Hoffmann, "Poeta e compositore. Scritti scelti sulla musica" (Discanto Edizioni)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | E. Th. A. Hoffmann, "Poeta e compositore. Scritti scelti sulla musica", a cura di Mariangela Donà (Discanto Edizioni) | Nata a Piove di Sacco nel 1916 e scomparsa nel 2017 all'età di 101 anni, Mariangela Donà si laureò nel 1940 in Filosofia all'Università di Milano con Antonio Banfi discutendo una tesi su L'estetica della musica nel primo Romanticismo tedesco. All'attività di bibliotecaria presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano ha sempre affiancato la ricerca musicologica, gli studi sull'estetica della musica e le indagini sulle fonti musicali. Nel 1964 fu tra i fondatori della Società Italiana di Musicologia mentre nel 1965 con Claudio Sartori (1913-1994) costituì l'Ufficio Ricerca Fondi Musicali, finanziato dal CNR, con lo scopo di censire e catalogare le fonti musicali manoscritte e a stampa anteriori al 1900 esistenti nelle biblioteche pubbliche e private italiane. È stata inoltre coordinatrice per l'Italia del Répertoire International de Littérature Musicale (RILM) e dell'International Association of Music Libraries, Archives and Documentation Centre (IAML). La sua attività pubblicistica comprende diversi articoli in periodici italiani e stranieri, numerose voci nelle più autorevoli enciclopedie musicali (Ricordi, Grove e MGG), guide musicali, saggi e monografie tra le quali: La stampa musicale a Milano fino all'anno 1700 (1961); La musica nelle biblioteche milanesi (1963); Espressione e significato nella musica (1968). Inoltre, Mariangela Donà collaborò con varie case editrici per la traduzione di importanti testi musicologici dal tedesco e dall'inglese: fra gli autori affrontati, Eduard Hanslick, Arnold Schoenberg, Hans Heinz Stuckenschmidt e, appunto, Ernst Theodore Amadeus Hoffmann, del quale tradusse gli scritti sulla musica.
43 min
30 Mar 2023

Sergio Atzeni, "Passavamo sulla terra leggeri" (Sellerio editore Palermo)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Sergio Atzeni, "Passavamo sulla terra leggeri", a cura di Marcello Fois (Sellerio editore Palermo) | S'ard nell'antica lingua significa «danzatori e lettori delle stelle». Un popolo pacifico, la sua origine si situa in una lingua di terra tra due fiumi (allusione, mitica e interpretativa, alla Mesopotamia). Poi la deportazione da parte di «barbari» popoli del mare, la schiavitù, la rivolta e la fuga avventurosa, e l'approdo nell'isola, a cui è dato per la prima volta il nome. Da qui inizia la costruzione della sua civiltà originale. La vicenda generale, «dei millenni di isolamento tra bronzetti e nuraghe», è tramandata intessendola senza sosta di peripezie di donne uomini ed eroi, di cronache di fatti quotidiani, di passaggi di stranieri e stranezze, di battesimi di luoghi e di oggetti, di nascite di riti e arti, di cose memorabili e miti suggestivi. Un'età felice culminante nell'era dei «giudici», i sovrani ereditari – fin dal primo di essi, una donna – dell'autonomia della Sardegna caratterizzata da forme di partecipazione popolare. E una data segna il termine della storia maggiore e delle vicissitudini qui raccontate: il 1409, la fine dell'indipendenza dell'Isola e la conquista aragonese. L'ambizione di Sergio Atzeni, amatissimo scrittore morto ancora giovane (e antropologo, storico delle culture, aedo, cacciatore di storie inattuali), era di raccontare tutta la sua Sardegna e la sua storia millenaria, non attraverso un romanzo storico, ma in una narrazione che fosse eco della sua storia, come appunto nella tradizione orale. Così questo suo ultimo libro ha la singolarità di essere una storia della autocoscienza di un popolo, che «ha la presa di un romanzo d'avventura» (Marcello Fois nell'Introduzione).
43 min
25 Mar 2023

Carlo Piccardi, "Il suono della guerra" (il Saggiatore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Carlo Piccardi, "Il suono della guerra. La rappresentazione musicale dei conflitti armati" (il Saggiatore) | Con l'aggressione della Russia all'Ucraina nel febbraio del 2022, i venti di guerra sono tornati a soffiare sull'Europa, rompendo l'ininterrotto periodo di relativa pace successivo alla fine dell'ultimo conflitto mondiale. Anche i conflitti iugoslavi degli anni Novanta del secolo scorso avevano abituato ancor più l'Europa occidentale a considerare la guerra come un fenomeno con cui confrontarsi, certo, ma al di là dei propri confini. Nei decenni e nei secoli precedenti, tuttavia, la guerra è stata una realtà che ha riguardato ogni generazione di esseri umani, plasmando la società e gli individui e lasciando un segno sul loro modo di stabilire rapporti culturali, oltre che di vita. L'interdipendenza europea, che proprio nell'arte celebrò i traguardi più appariscenti nel dialogo fra i propri protagonisti, non impedì che periodicamente si manifestassero fratture violente, mettendo a dura prova i legami tra i popoli. Dalla fine del Medioevo in poi lo scontro tra le nazioni è stato costante, e regolarmente è sfociato in conflitti armati più o meno duraturi direttamente rispecchiati nelle testimonianze artistiche. Ne abbiamo un costante riflesso nelle espressioni della musica: in quelle destinate a sostenere le armate in combattimento, in quelle che ne celebravano le vittorie. Il suono della guerra è un'ampia rassegna critica di come la musica abbia rappresentato, accompagnato, sostenuto, e anche denunciato i conflitti armati nella storia. Seguendo una cronologia libera e mai pedissequa, la narrazione prende le mosse dal Rinascimento e arriva fino alle soglie del terzo millennio, attraversando battaglie, scontri, rivoluzioni e repressioni europee e mondiali, in continuo e fitto dialogo con un'imponente raccolta di documenti che raccontano i complessi rapporti tra gli strumenti della musica e gli strumenti della guerra.
43 min
22 Mar 2023

"Toystellers", a cura di Federico Ghiso

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "Toystellers. Storie di giocattoli, collezioni e collezionisti", a cura di Federico Ghiso | "Toystellers è un libro dedicato a tutti i collezionisti. È un libro che fa di ogni collezione una nostra traccia sul pianeta. È un libro rivolto al futuro, per chi raccoglierà questa passione." Inizia con queste parole il libro curato da Federico Ghiso, direttore creativo e copywriter nelle più importanti agenzie pubblicitarie italiane, che unisce la sua passione per i giocattoli e la sua passione per le storie. Toystellers, oltre alla sua, raccoglie le storie e la passione dei più grandi collezionisti di giocattoli d'Italia, a partire da Fabrizio Fontanella che apre le porte del suo Museo Venice Vintage Toys – Creature di Gomma e racconta come è arrivato a collezionare più di 6000 pupazzi di gomma. Le storie si susseguono con punti di vista appassionati e autorevoli: il mercante d'arte Roberto Ballandi ci fa a scoprire il tesoro delle action figure di Indiana Jones delle Kenner; Federico Piccinini, il più grande collezionista al mondo di Mego della Harbert i cui pezzi, fumetti e memorabila Marvel sono stati esposti nelle più importanti mostre e musei internazionali ci racconta la sua teoria della "Gravitazione Collezionistica"; Francesco Ristori presidente di Florence Toy Museum e autore del libro "Robot Fever" ci porta in volo con lo Space Grendizer di Goldrake, Fabrizio Modina storico di mitologia moderna, curatore di importanti mostre nel mondo ci fa scoprire gli albori della galassia di Star Wars; Tommaso Consortini autore del libro Press Play on 80's ci porta nel regno dei Masters of the Universe, Fabrizio De Angelis con tutta la sua passione analizza in ogni dettaglio il primo Big Jim mai uscito (n. 4332 Made in Mexico). Le emozioni del Subbuteo le racconta Andrea Piccaluga, che nel 1978 a soli 13 anni divenne campione del mondo. Ognuno di questi "Toystellers" racconta un pezzo della propria storia di bambino e di collezionista. Non tanto parlando dei pezzi "rari" ma delle emozioni più preziose che li legano ai loro giocattoli. Ognuno in modo unico, come uniche sono le loro collezioni e le loro storie. A chiudere il libro tre punti di vista diversi. Quello accademico di Angelica Busato, che sui giocattoli si è laureata e della sua passione per Star Wars ne ha fatto un lavoro. Quello di Luigi e Fabrizio, gli inventori di Toyssimi, uno degli appuntamenti più importanti in Italia per trovare e scambiare giocattoli. E infine il punto di vista di un bambino, Tommaso Signorini. Perché chi più di un bambino può parlarci di giocattoli? Grazie a tutti loro, Toystellers è un viaggio verso l'infinito e oltre. Un viaggio che è anche un ritorno: all'infanzia, alla fantasia e alla felicità.
44 min
30 Nov 2022

Norman Mailer, "The Fight" (La nave di Teseo)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Norman Mailer, "The Fight", trad. di Alfredo Colito (La nave di Teseo) | Il 30 ottobre 1974 a Kinshasa, nello Zaire, si fece la storia della boxe. Il leggendario Muhammad Ali, dalla personalità magnetica e dal carisma devastante, combattè contro il campione del mondo dei pesi massimi in carica George Foreman, il cui talento si alimentava di silenzio e concentrazione. Due campioni molto diversi, nella personalità ma anche nello stile di combattimento, diedero vita a quello che è considerato uno dei match più belli della storia. Uno scontro fatto non solo di forza fisica, ma anche di intelligenza, tattica, strategia e di resistenza mentale. Norman Mailer, con il talento del grande giornalista, la prosa del romanziere e la passione del pugile dilettante, segue la preparazione dei due campioni, interagisce con entrambi e con i loro entourage, si allena con Ali, intervista Foreman, vive a Kinshasa, studia la storia e la filosofia africane, e racconta tutto regalandoci un ritratto indimenticabile dei due protagonisti e un affresco accuratissimo di tutto ciò che li circondava. Questo libro, infatti, è ben più del racconto di un grande momento di sport, è anche un viaggio nella mentalità dei campioni, nelle loro debolezze, nella cultura africana e in quella americana del periodo e nel suo non detto, nel confronto tra due uomini, due pugili, ma anche tra due modi di vedere il mondo e di affrontare le sfide, raccontati in un'opera che travalica i confini del reportage sportivo per diventare grande letteratura.
43 min
29 Nov 2022

Paolo Linetti, "Il segreto dell'onda di Hokusai" (Skira)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Paolo Linetti, "Il segreto dell'onda di Hokusai" (Skira) | La grandezza di Hokusai era già riconosciuta nei primi anni del XIX secolo e il tempo non ha potuto che riconfermarne il genio. In Hokusai si coniuga incredibilmente una preparazione scientifica e matematico-geometrica con una straordinaria creatività fantastico-onirica. Ogni sua opera era preceduta da un'attenta analisi dei soggetti rappresentati, da una profonda conoscenza scientifica della loro struttura, da un meticoloso studio delle proporzioni e delle posizioni. Questo non tarpava le ali della sua fantasia che gli permetteva di dare vita a mostri terrificanti, a meravigliose creature chimeriche o anche a scenari di paesaggi favolosi, utopici. Hokusai affermò che qualunque figura può essere disegnata attraverso una riga e un compasso; la stessa affermazione che secoli prima fece in Germania Albrecht Dürer nel suo Trattato sulla misura con il compasso, la riga per le linee, i piani e i corpi solidi. Secoli e continenti separano questi due artisti, eppure il collegamento può essere proprio nel codice che sta alla base dello schema costruttivo della famosa Grande onda al largo di Kanagawa. Questo volume non vuole essere una nuova dettagliata biografia o un elenco commentato delle opere di Hokusai, ma è un originale lavoro di ricerca condotto dall'autore per capire la motivazione di queste fascinazioni generali e trovare le ragioni più profonde che hanno potuto portare a tali straordinari risultati. Dopo avere studiato accuratamente le forme geometriche riscontrate in Hokusai risulta più significativo il suo testamento morale: "A settantatré anni ho un po' intuito l'essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante, e a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria". Paolo Linetti è uno storico dell'arte giapponese, autore, esperto in iconografia sacra e studioso di arte lombarda del XVI e XVII secolo. Direttore del Museo d'Arte Orientale - Collezione Mazzocchi di Brescia dal 2017, ha curato più di duecento mostre in ambito italiano ed europeo e organizzato eventi nazionali e internazionali.
43 min
28 Nov 2022

Robert Capa. L'opera 1932-1954 (Palazzo Roverella, Rovigo)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Robert Capa. L'opera 1932-1954 (Rovigo, Palazzo Roverella, dall'8 ottobre 2022 al 29 gennaio 2023), a cura di Gabriel Bauret | Una retrospettiva di circa 130 fotografie selezionate dagli archivi dell'agenzia Magnum Photos: una combinazione di scatti emblematici dell'opera di Capa e immagini apparse più raramente, che verranno sviluppate appositamente per l'esposizione. L'ambizione della mostra è soprattutto quella di lasciar intuire attraverso le immagini proposte alcune sfaccettature di un personaggio passionale e in fin dei conti inafferrabile, sicuro di sé, insaziabile ma forse mai del tutto soddisfatto, che non esita a rischiare la vita per i suoi reportage, come per riecheggiare i rischi corsi giocando a poker. Difatti, Capa ha sempre manifestato un temperamento da giocatore d'azzardo. La mostra racconterà: il ruolo di Capa come testimone storico, indissociabile dall'impegno per una causa che in parte trova le sue motivazioni nelle origini del fotografo. «Per me, Capa indossava l'abito di luce di un grande torero, ma non uccideva; da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all'apice della sua gloria", ebbe a scrivere di lui Henry Cartier-Bresson. L'esposizione non si limita alle rappresentazioni della guerra che hanno forgiato la leggenda di Capa. Nei reportage del fotografo, come in tutta la sua opera, esistono quelli che Raymond Depardon chiama "tempi deboli": contrapposti ai tempi forti che caratterizzano le azioni; i tempi deboli sono momenti concentrati sugli esseri umani, la loro natura e la loro personalità. Le caratteristiche formali ed estetiche delle immagini di Capa affrontate più raramente ma che contribuiscono alla qualità e all'impatto delle sue fotografie: inquadratura, composizione, espressione del movimento, distanza dal soggetto. La gran parte delle fotografie scelte è in bianco e nero, ma forse non tutti sanno che di alcune immagini esistono anche copie a colori, specialmente di quelle dell'ultimo reportage in Indocina. Saranno presenti anche riproduzioni di provini e pagine dei quaderni di Robert Capa (provenienza: Bibliothèque Nationale de France e agenzia Magnum), le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana (riproduzioni delle foto a doppia pagina), gli estratti di suoi testi sulla fotografia, che tra gli altri toccano argomenti come la sfocatura, la distanza, il mestiere, l'impegno politico, la guerra.
42 min
27 Nov 2022

"I disegni di Kafka", a cura di Andreas Kilcher (Adelphi)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | "I disegni di Kafka", a cura di Andreas Kilcher, trad. di Ada Vigliani (Adelphi) | Com'è noto, poco prima della morte, Kafka chiese all'amico Max Brod di distruggere tutti i suoi «scarabocchi». Alludeva non solo agli scritti, ma anche a quei disegni che, dando pro­va di autentico talento, aveva tracciato nel cor­so degli anni su fogli sparsi, pagine di diario e un intero quaderno. Max Brod non distrusse né gli uni né gli altri – e mai disobbedienza fu più provvidenziale. Rese tuttavia pubblico solo un numero ristretto di disegni: i restanti, la mag­gior parte, sono rimasti occultati per decenni in una cassetta di sicurezza, prima a Tel Aviv e poi a Zurigo. E solo quando, di recente, sono tornati alla luce, si è svelato pienamente il vol­to artistico di Kafka. Un volto che ora potremo conoscere grazie a questo libro, in cui è ripro­dotto – sul supporto originale, e quasi sempre a grandezza naturale – l'intero corpus dei dise­gni che si sono conservati. Pagina dopo pagi­na, incontreremo esili silhouette nere di omini curvilinei che ora camminano frettolosi, ora s'inerpicano chissà dove, ora sembrano danza­re; figure angolose, dal volto appena accenna­to, talvolta comico; e ancora: esseri ibridi, spesso rappresentati con pochi tratti magistrali, imma­gini evanescenti, come in affannoso movimen­to, enigmatiche apparizioni. Ravviseremo così un artista imparentato con lo scrittore, ma che percorre un'autonoma strada parallela – una strada per Kafka non meno vitale, se a Felice Bauer poteva scrivere: «Una volta ero un gran­de disegnatore ... a quel tempo, ormai anni fa, quei disegni mi hanno appagato più di qual­siasi altra cosa». I disegni di Kafka, apparso in Germania nel 2021, è accompagnato, in questa edizione italiana, da una Nota di Roberto Calasso.
42 min
24 Nov 2022

Luigi Antonio Manfreda, "L'intimo e l'estraneo" (Quodlibet)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Luigi Antonio Manfreda, "L'intimo e l'estraneo. Scrittura e composizione del sé" (Quodlibet) | Per quali esigenze si è costituito un discorso, o meglio: un'ampia serie di discorsi, intorno a ciò che si definisce "spazio interiore", e per quali forme? La sua genesi è legata alla consapevolezza del non coincidere integralmente con ciò che facciamo e diciamo, con i nostri modi d'essere in relazione agli altri. C'è uno scarto, un residuo in cui risiederebbe la nostra identità più profonda - qualcosa che resta sempre indietro, per così dire, rispetto a ciò che di noi si mostra nel quotidiano. Solo collocandosi in questo più proprio ci si emanciperebbe dalla scena in cui si atteggia e gesticola invano la maschera sociale. Per questo, sin dagli inizi della cultura occidentale, sorge la difficile pratica del volgere le spalle al mondo alla ricerca del proprio intimo, del ritrarsi in esso. Ma come individuarlo? Quando si prova a tradurlo in linguaggio, si finisce col tradirlo in un universale in cui si smarrisce. Tale ricerca sembra piuttosto una costruzione del sé. Radicata per secoli nell'idea di un esercizio del libero arbitrio come fulcro dell'anima individuale, è riemersa poi nel più ampio orizzonte del soggettivismo moderno, del suo "umanismo". Pur pensandosi spesso come una sorta di contro-movimento rispetto ad esso, ha finito col situarsi, seppure in una tensione mai risolta, nel suo grande alveo. Questo libro non è una storia dell'idea di interiorità. Pure, individua una delle sue genesi nella tragedia greca. E tenta di cogliere le sue linee essenziali in una serie di figure (filosofi, artisti, scrittori) e di punti di svolta storici in cui essa di volta in volta riaffiora, da Montaigne a Sade, da Dürer a Messerschmidt, da Nietzsche a Rilke.
42 min
21 Nov 2022

Giuseppe Penone, "Scritti" (Electa)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Giuseppe Penone, "Scritti", a cura di Francesco Stocchi (Electa) | Il volume raccoglie il corpus completo degli scritti di Giuseppe Penone, elaborati nella sua lunga carriera e, per la prima volta, pubblicati in Italia. Parole, queste dell'artista, che aiutano a entrare nel processo-pensiero di un'opera già di per sé in progress. "Gli scritti di Penone, vero e proprio intimo trattato bio-botanico, accompagnano di pari passo la sua opera. Iniziano quando inizia il suo lavoro e seguono un parallelo di svolgimento e continuità con esso. Un lirismo panteistico vicino allo stordimento: si entra dentro una sorta di prosa poetica per addizioni, per accrescimento come gli anelli vegetali", scrive Francesco Stocchi, curatore della raccolta. Sempre immersa nella storia, la pratica di Penone si organizza dalla costante unione della scultura con l'osservazione della natura. Scolpendo il tempo, l'artista sostituisce il tempo del proprio atto arbitrario e performativo al tempo lento e inesorabile della natura. Il dialogo che istituisce con la natura è una conversazione intima, sussurrata: la consapevolezza di Penone di una fratellanza con i sassi o con le piante (come scriveva Klee, l'uomo "è la natura, un pezzo di natura nell'area della natura"), la sua disinvolta familiarità con l'Antichità lo fa dialogare alla pari con l'albero e il ruscello, e con le loro divinità tutelari, prese in prestito principalmente dal pantheon greco-romano. Il volume, con una quarta di copertina disegnata per mano dell'artista, può essere letto come una raccolta di storie mitiche, di parabole fondatrici, volgendo lo sguardo verso la magnificenza delle rovine romane: la pubblicazione è edita in occasione del progetto "Idee di pietra. Giuseppe Penone a Caracalla", dove l'artista ha scelto di inserire quattro opere nel percorso di visita delle Terme di Caracalla a Roma.
42 min
20 Nov 2022

Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso (Musei Civici, Domodossola)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso (Domodossola, Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco, dal 15 luglio all'11 dicembre) a cura di Antonio D'Amico e Federico Troletti | I Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco a Domodossola ospitano una mostra, dedicata al ruolo della donna negli anni che chiudono l'Ottocento e aprono il XX secolo, in un percorso ricco di accostamenti tra dipinti, sculture, fotografie, macchine fotografiche d'epoca e abiti che prende l'avvio da alcuni capolavori di Giovanni Boldini per poi soffermarsi sulla donna dipinta da Zandomeneghi, Mario Cavaglieri, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vittorio Amedeo Corcos, Giacomo Grosso, Cesare Maggi, Carrà, Pellizza da Volpedo, fino a Sironi, Modigliani e Picasso. La mostra espone oltre sessanta opere tra dipinti, sculture, macchine fotografiche d'epoca, abiti e fotografie, poste fra loro in una serie di accostamenti che indagano le interconnessioni tra le varie manifestazioni della modernità, ponendo sempre al centro della ricerca la città di Domodossola che in questi decenni era più che mai viva protagonista dei tempi. Dal percorso espositivo emerge con forza la vera protagonista assoluta della mostra: la figura femminile, la donna nelle sue diverse sfaccettature che diventa chiave di lettura della modernità. Le donne sono presenti nelle opere di Boldini, Zandomeneghi, Cavaglieri, Corcos, Carrà, Pellizza da Volpedo e Sironi a volte intellettuali, altre lavoratrici, giovani o anziane, madri o figlie. Queste figure si fanno testimoni dei tempi che evolvono e del mutare del gusto estetico, dai ritratti in tulle e crinoline della fine dell'Ottocento le ritroviamo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento rappresentate da Sironi come figure solide e spoglie di orpelli e con un segno forte e melancolico ne "Le Corsage a Carreaux" di Picasso. Si indagano, quindi, le mutazioni del gusto e della sensibilità della società che passa dalla vita in campagna con un andamento lento, alla città, specchio di innovazione e modernità, elementi che sono rintracciabili nel grande "racconto" intimo di Leonardo Dudrevuille, un capolavoro assai raro, e di notevoli dimensioni, di proprietà della Fondazione Cariplo, nello struggente saluto di una madre alla figlia di Italo Nunes Vais, fino alla visione cubista di Picasso.
42 min
17 Nov 2022

Philippe Jullian, "Il circo del Père Lachaise" (Medusa)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Philippe Jullian, "Il circo del Père Lachaise", a cura di Pasquale Di Palmo (Medusa) | "Definito da Alvar González-Palacios «un uccelletto», Philippe Jullian era un uomo piccolo e delicato che deliziava i salotti tra gli anni Cinquanta e Settanta con il suo spiccato gusto dell'ironia e della burla di taglio settecentesco, intrisi della leggerezza di Voltaire e Diderot o dei viaggi a Citera di Watteau. Si pensa talvolta a un epigono dell'estetismo come Max Beerbohm che disquisisce intorno ai cosmetici con la stessa noncuranza con cui Jullian ricostruisce, con la disinvoltura dell'amatissimo Praz, la saga di una casata attraverso le peripezie dei suoi arredi, nonché le vicende biografiche dei suoi eroi d'antan: Wilde, D'Annunzio, Montesquiou, inarrivabile modello di Charlus e des Esseintes. Ecco allora che le convenzioni borghesi diventano in questo libro dedicato al Père Lachaise attrazioni circensi: la signora aristocratica, il cui salotto era interdetto ai parenti poveri, deve ora accontentarsi di riceverli nella lussuosa tomba di famiglia; le poetesse sono costrette a recitare i versi delle loro nemiche dichiarate; maghi e fattucchiere vengono scornati dall'umiliazione dell'ottenebramento, aggravato dalla guida fatidica di un gatto rigorosamente nero; i giudici del concorso delle vedove sono gli stessi mariti che, attraverso la loro dipartita, le hanno rese inconsolabili; magistrati e psichiatri vengono assembrati in una fossa comune visitata dagli stessi prigionieri che avevano provveduto a condannare in vita. In questo mondo capovolto gli stessi clowns altro non sono che rappresentanti del sadismo e del masochismo più bieco". (Pasquale Di Palmo)
42 min
16 Nov 2022

Massimo Marino, "Il poeta d'oro" (La Casa Usher)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Massimo Marino, "Il poeta d'oro. Il gran teatro immaginario di Giuliano Scabia" (La Casa Usher) | Il volume di Massimo Marino racconta la storia e le opere di Giuliano Scabia (1935-2021), uno straordinario poeta, drammaturgo, narratore e affabulatore tra il Novecento e oggi. Dagli inizi degli anni Sessanta del Novecento Scabia ha rotto i canoni della tradizione teatrale, dilatando la scena, praticando un teatro a partecipazione che è andato nei manicomi, in paesi della montagna e della pianura, in quartieri periferici e centri storici di città, in festival internazionali. Scabia ha avuto un ruolo molto importante anche nelle azioni di Franco Basaglia degli anni Settanta, che hanno condotto alla chiusura dei vecchi manicomi con la legge 180 del 1978. Infatti portò a Trieste la sua idea di Teatro Vagante, che incontra e coinvolge il pubblico nelle strade e nelle piazze. Insieme ai ricoverati nell'Ospedale psichiatrico triestino fece nascere il Marco Cavallo. È un grande animale di cartapesta, che in una domenica di sole uscì nelle strade di Trieste accompagnato da un corteo entusiasta e invincibile di «matti», dottori, infermieri, volontari, studenti, abitanti di Trieste in una grande festa. Ha insegnato per più di trent'anni al Dams di Bologna, mettendo alla prova nei suoi corsi testi e convenzioni teatrali (il libro "Scala e sentiero verso il paradiso", pubblicato postumo nel 2021 da La casa Usher, documenta questo percorso). È autore di numerose opere teatrali, poetiche e di narrativa, in gran parte pubblicate da Einaudi.
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15 Nov 2022

William Kline. Roma. Plinio De Martiis (Mattatoio, Roma)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | William Kline. Roma. Plinio De Martiis (Roma, Mattatoio, dal 9 novembre 2022 al 26 febbraio 2023), a cura di Daniela Lancioni e Alessandra Mauro | La mostra mette a confronto lo sguardo di William Klein (New York 1926-Parigi 2022), acclamato fotografo di fama mondiale, e quello di Plinio De Martiis (Giulianova 1920 - Roma 2004), leggendario gallerista romano, che da giovane abbracciò la professione di fotografo con risultati sorprendenti. Oggetto della loro osservazione è la città di Roma negli anni Cinquanta. Le foto di Klein, scelte da Alessandra Mauro, insieme allo stesso autore, scomparso recentemente, sono le immagini più rappresentative tra quelle pubblicate nel celebre libro Rome + Klein del 1959 con i testi di Pier Paolo Pasolini. Quelle di De Martiis, sulle quali ha lavorato Daniela Lancioni, risalgono alla prima metà degli anni Cinquanta e testimoniano la partecipata attenzione rivolta dall'autore ai luoghi della Città dove le condizioni di vita erano più difficili. La mostra sotto diversi aspetti si pone in dialogo con le altre in corso presso le diverse sedi dell'Azienda Speciale Palaexpo, "Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo. Il corpo poetico" al Palazzo delle Esposizioni e "Jonas Mekas. Images Are Real" al Padiglione 9b del Mattatoio, per i rapporti di Pasolini con Klein e con Mekas, e per la sensibilità priva di commiserazione con cui Pasolini e De Martiis hanno raccontato, in maniera diversa, la vita nelle borgate e nelle periferie romane.
42 min
14 Nov 2022

Arte senese (Complesso Museale Santa Maria della Scala, Siena)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Arte senese. Dal tardo medioevo al Novecento nelle collezioni del Monte dei Paschi di Siena (Siena, Complesso Museale Santa Maria della Scala, dal 15 settembre 2022 all'8 gennaio 2023) | Un percorso attraverso la storia dell'arte senese dal tardo Medioevo al Novecento. Opere di maestri del calibro di Pietro Lorenzetti, Tino di Camaino, Stefano di Giovanni detto il Sassetta, Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, Domenico Beccafumi, Bernardino Mei, Cesare Maccari e Fulvio Corsini permetteranno di ripercorrere il secolare amore di Siena per le arti figurative, attraverso alcune grandi personalità artistiche capaci di affermarsi in patria e non solo, dando conto dello straordinario valore delle collezioni della Banca Monte dei Paschi di Siena, indissolubilmente legate alla città, alla sua memoria e ai suoi valori. Le collezioni sono costituite da un numero impressionante di dipinti, sculture e arredi, per lo più di scuola senese dal XIV al XIX secolo, non senza interessanti incursioni sul Novecento italiano. Esse sono il frutto di una prolungata sedimentazione storica, avviata con vere e proprie committenze da parte di una pubblica istituzione fondata nel 1472, e proseguita in tempi più vicini a noi con importanti acquisizioni e con l'allestimento, negli anni Ottanta del secolo scorso, di veri e propri spazi museali nell'antica chiesa di San Donato, all'interno della sede storica di Piazza Salimbeni. La raccolta è stata peraltro incrementata grazie a nuclei di opere provenienti dalle banche incorporate nel corso degli anni e, particolarmente, con l'acquisizione di una parte della celebre Collezione Chigi Saracini di Siena: una delle più importanti collezioni private italiane che ancora oggi si conserva nel palazzo di Via di Città. Di tutto ciò la mostra offrirà una ponderata selezione, focalizzata sulle maggiori testimonianze di quella scuola senese che, per merito soprattutto dei grandi maestri del Trecento, è celebre in tutto il mondo. Prodotta dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, dal Comune di Siena e dalla Fondazione "Antico Ospedale Santa Maria della Scala" con il progetto scientifico e l'organizzazione a cura di Vernice Progetti Culturali-Impresa Sociale, la mostra viene realizzata da Opera Laboratori con un allestimento sostenibile orientato su materiali e tecniche che limitano al massimo l'impatto sull'ambiente.
42 min
13 Nov 2022

Olafur Eliasson. Nel tuo tempo. (Palazzo Strozzi, Firenze)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Olafur Eliasson. Nel tuo tempo. (Firenze, Palazzo Strozzi, dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023) a cura di Arturo Galansino | La mostra è il risultato del lavoro diretto dell'artista sugli spazi di Palazzo Strozzi con installazioni storiche e nuove produzioni, che ne sovvertono la percezione, impiegando l'edificio stesso come strumento per creare arte. Il palazzo rinascimentale diviene infatti un corpo dinamico in cui elementi architettonici come finestre, soffitti, angoli e pareti diventano protagonisti attraverso interventi che utilizzano luci, schermi, specchi o filtri colorati. Eliasson presenta così una pluralità di possibili narrazioni con l'obiettivo di una nuova consapevolezza dello spazio da parte del pubblico. Oltrepassando i confini e i limiti fisici di uno spazio, la mostra Nel tuo tempo mette in discussione la distinzione tra realtà, percezione e rappresentazione. «Palazzo Strozzi torna al contemporaneo con Olafur Eliasson: Nel tuo tempo, la prima grande mostra mai realizzata in Italia su uno dei più originali e visionari artisti contemporanei, proseguendo così la nostra serie di esposizioni dedicate ai maggiori protagonisti dell'arte del presente» – dichiara Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra – «Nel 2015 Olafur visitò per la prima volta gli spazi di Palazzo Strozzi e rimase colpito dalla architettura rinascimentale, cominciando così una lunga conversazione tra lui e il palazzo quattrocentesco, un dialogo complesso il cui senso si riassume nella esposizione odierna». "Nel tuo tempo è un incontro tra opere d'arte, visitatori e Palazzo Strozzi" – dichiara Olafur Eliasson – "Questo straordinario edificio rinascimentale ha viaggiato attraverso i secoli per accoglierci qui, ora, nel ventunesimo secolo, non come semplice contenitore ma come co-produttore della mostra. Non è solo Palazzo Strozzi ad aver viaggiato nel tempo. Come visitatore, ognuno di noi ha vissuto, con una relazione tra corpo e mente sempre diversa in modo individuale. Ognuno con le proprie esperienze e storie ci incontriamo nel qui e ora di questa mostra". Il catalogo della mostra è pubblicato da Marsilio.
42 min
12 Nov 2022

Claudio Bolzan, "Georg Friedrich Händel" (Zecchini Editore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Claudio Bolzan, "Georg Friedrich Händel. Tra splendori teatrali e fasti cerimoniali. Vita e opere" (Zecchini Editore) | Georg Friedrich Händel (1685-1759) fu, insieme a Bach, uno dei più insigni rappresentanti del tardo barocco europeo, celebrato in vita e ancor più dopo la morte, al punto da assurgere ad autentico mito musicale, come dimostrerà l'ammirazione di autori altrettanto sommi, come Mozart, Haydn, Beethoven, Mendelssohn, Liszt, Richard Strauss. Oltre ad essere stato uno straordinario compositore in tutti i generi vocali e strumentali della sua epoca, fu il creatore dell'oratorio in lingua inglese, un acclamato clavicembalista e organista virtuoso, un instancabile impresario teatrale e un organizzatore della vita musicale londinese, avvezzo a frequentare teatri, regge, palazzi principeschi, ambienti religiosi, a diretto contatto con principi, alti prelati, sovrani, al punto che ogni sua attività non mancò di apparire in alcune opere letterarie e nei principali giornali e cronache del tempo, non senza suscitare gelosie, invidie, rancori, ma assurgendo comunque a punto di riferimento per la maggior parte dei compositori suoi contemporanei: di lui si può dire che fu, senz'ombra di dubbio, un autentico artista europeo, nel quale tutte le principali tendenze musicali giunsero ad una compiuta sintesi stilistica. Questa nuova ed aggiornata monografia ci offre di questo straordinario personaggio una ricognizione completa ed esauriente della sua vita e della sua poliedrica attività musicale, dalla prima formazione in Germania, alla sua esaltante esperienza italiana, fino alla definitiva sistemazione in Inghilterra, grazie ad una vasta documentazione, comprendente tra l'altro l'intero epistolario, offerto per la prima volta in traduzione italiana, insieme all'esame dettagliato di tutte le sue opere più significative, presentate in ordine cronologico. Completa il volume il catalogo delle opere e una esauriente bibliografia scelta.
42 min
08 Nov 2022

Max Ernst (Palazzo Reale, Milano)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Max Ernst (Milano, Palazzo Reale, dal 4 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023), a cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech | La mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, espone oltre 400 opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, fotografie, gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all'estero. Tra questi: la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca' Pesaro di Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid. Il lungo lavoro di studio e d'indagine compiuto dai curatori ha permesso di includere tra i prestiti, che vantano la presenza di un'ottantina di dipinti, anche opere e documenti che non venivano esposti al pubblico da parecchi decenni. L'immensa vastità di temi e sperimentazioni dell'opera di Ernst si spalma su settant'anni di storia del XX secolo, tra Europa e Stati Uniti, sfuggendo costantemente a una qualsivoglia definizione. Pictor doctus, profondo conoscitore e visionario interprete della storia dell'arte, della filosofia, della scienza e dell'alchimia, Max Ernst viene presentato in questo contesto quale umanista in senso neorinascimentale. Se André Chastel affermava di rinvenire in Ernst una sorta di "reincarnazione di quegli autori renani di diavolerie tipo Bosch", Marcel Duchamp vi aveva rintracciato "un inventario completo delle diverse epoche del Surrealismo". Tra le opere presenti in queste sezioni, si segnalano Histoire Naturelle (1925), Monumento agli uccelli (1927), La foresta (1927-28), Uccello-testa (1934-35), Un orecchio prestato (1935), La città intera (1936-37), Un tessuto di menzogne (1959), La festa a Seillans (1964). Il ritorno in Europa, 1953-1976, prosegue con la sala numero 8., intitolata Memoria e Meraviglia, che raccoglie opere dei diversi decenni e illustra come la storia della cultura, il ritorno dell'antico diventino fonti d'ispirazione e oggetto dell'arte meravigliosa di Ernst: un'arte che intrattiene con il passato e la memoria un rapporto intimo e consapevole. Tra le opere presentate: Pietà o La rivoluzione la notte (1923), L'antipapa (ca.1941), L'angelo del focolare (1937), Sogno e rivoluzione (1945-'46), Progetto per un monumento a Leonardo da Vinci (1957), Tra le strade di Atene (1960), Hölderlin, Poemi (1961), Il Romanticismo (1964), Ritratto di un antenato (1974). La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa.
42 min
06 Nov 2022

Rubens a Genova (Palazzo Ducale, Genova)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Rubens a Genova (Genova, Palazzo Ducale, dal 6 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023) a cura di Nils Büttner e Anna Orlando | Palazzo Ducale ospita una esposizione per raccontare la grandezza di Peter Paul Rubens e il suo rapporto con la città. La mostra è prodotta dal Comune di Genova con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura ed Electa, e nasce in occasione del quarto centenario della pubblicazione ad Anversa del celebre volume di Pietro Paolo Rubens, Palazzi di Genova (1622). La curatela è di Nils Büttner, docente della Staatliche Akademie der Bildenden Künste Stuttgart nonché Chairman del Centrum Rubenianum di Anversa, e di Anna Orlando, independent scholar genovese, co-curatrice della mostra L'Età di Rubens tenutasi a Palazzo Ducale nel 2004. Rubens soggiornò in diverse occasioni a Genova tra il 1600 e il 1607, visitandola anche al seguito del Duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga, presso cui ricopriva il ruolo di pittore di corte. Ebbe così modo di intrattenere rapporti diretti e in alcuni casi molto stretti con i più ricchi e influenti aristocratici dell'oligarchia cittadina. All'interno della mostra spiccano oltre venti dipinti di Rubens, provenienti da musei e collezioni europee e italiane che, sommati a quelli già presenti in città, raggiungono un numero come non vi era a Genova dalla fine del Settecento; da quando, cioè, la crisi dell'aristocrazia con i contraccolpi della Rivoluzione Francese diede avvio a un'inesorabile diaspora di capolavori verso le collezioni del mondo. A partire dal nucleo rubensiano, il racconto del contesto culturale e artistico della città nell'epoca del suo maggiore splendore viene completato da dipinti degli autori che Rubens per certo vide e studiò (Tintoretto e Luca Cambiaso); che incontrò in Italia e in particolare a Genova durante il suo soggiorno (Frans Pourbus il Giovane, Sofonisba Anguissola, Bernardo Castello e Aurelio Lomi, presente in mostra con un dipinto della Collezione Doria Pamphilj), o con cui collaborò (Jan Wildens e Frans Snyders). Con Rubens, e attraverso ciò che vide e conobbe, viene raccontata la storia della Repubblica di Genova all'apice della sua potenza quando, all'inizio del Seicento, conobbe un periodo di singolare vivacità non soltanto economica e finanziaria, ma anche culturale e artistica. Tra le opere che tornano a Genova, create da Rubens su commissione dei più agiati e potenti tra i genovesi di allora, si possono menzionare: il Ritratto di Violante Maria Spinola Serra del Faringdon Collection Trust, una dama finora senza nome, che grazie agli studi in preparazione della mostra è ora riconoscibile. Il San Sebastiano, proveniente da una collezione privata europea e mai esposto in Italia, che, grazie a un importante ritrovamento documentario, può ora riferirsi alla committenza del celebre condottiero Ambrogio Spinola. È esposto per la prima volta in Italia anche il giovanile Autoritratto, con un Rubens all'incirca ventisettenne, che un collezionista privato ha offerto come prestito a lungo termine alla Rubenshuis di Anversa e che eccezionalmente torna nel Paese dove fu eseguito, intorno al 1604.
43 min
05 Nov 2022

Gloria Staffieri, "L'opera italiana", vol. II (Carocci editore)

Con Anna Menichetti. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza | Gloria Staffieri, "L'opera italiana. Vol. 2: L'età delle rivoluzioni (1789-1849)" (Carocci editore) | Il volume inquadra le vicende dell'opera italiana in uno dei periodi più conflittuali della storia europea, e rinviene nella sensibilità borghese e mélodramatique emersa dalla Rivoluzione francese una sorta di linfa sotterranea che provoca il mutamento di ogni aspetto della società e della cultura. Con il suo lessico emotivo, essa conquista anche la scena operistica, trasformando tematiche, scelte compositive e la stessa pratica quotidiana dell'officina artistica. È una ribalta, questa, contesa da grandi protagonisti, tra cui svettano i nomi di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, lo stile dei quali si forgia attraverso un raffinato processo di interscambio con le principali esperienze europee, soprattutto francesi. In tale gioco d'equilibrio tra figure e sfondo, si pongono in evidenza altri fenomeni che interessano direttamente la sfera creativa: l'affermarsi del movimento romantico, che esprime in forme simboliche le pulsioni profonde di un'epoca in costante tensione; il nuovo ruolo d'intermediazione svolto da editori musicali, giornali e periodici a stampa, in grado di orientare le scelte del pubblico e degli stessi autori; il progressivo strutturarsi, nell'immaginario della società italiana, di un discorso coerente della nazione.
43 min
04 Nov 2022

Fëdor Dostoevskij, "Il coccodrillo" (Adelphi)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali. Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Fëdor Dostoevskij, "Il coccodrillo. Un avvenimento straordinario ovvero impasse nel Passage", trad. di Serena Vitale (Adelphi) | Strizzando l'occhio al Naso di Gogol', anticipando altre e più tremende metamorfosi novecentesche, divertendosi e divertendo, Dostoevskij presagisce il trionfo della borghesia, il culto del benessere e del profitto, fino alla passione per gli shopping center, e costruisce l'immagine di un «nuovo mondo» tanto risibile quanto mostruoso. Pietroburgo, anni Sessanta dell'Ottocento. In un negozio del Passage, l'elegante galleria commerciale – la prima in Russia – inaugurata nel 1848 sul Nevskij prospekt, un tedesco espone a pagamento un coccodrillo. Il funzionario Ivan Matveič, uomo supponente e ignorante, e la sua bella moglie Elena Ivanovna vanno ad ammirare l'esotica attrazione con un amico di famiglia. Ma quando Ivan Matveič cerca di solleticargli il naso con un guanto, il coccodrillo lo inghiotte in un solo boccone. Sventrare l'animale sembrerebbe l'unica soluzione – «retrograda», però, osserva un progressista di passaggio. E lo stesso Ivan Matveič, dal ventre del suo leviatano – grande, comodo, solo un po' troppo odoroso di gomma –, fa sapere che vuole restarsene lì dentro. Lontano dagli svaghi mondani, sostiene, potrà dedicarsi come un «nuovo Fourier» a migliorare le sorti del genere umano, e «dal coccodrillo ... verranno la verità e la luce». Mentre al Passage la gente si accalca per vedere il «mostro», Ivan Matveič – caustica parodia di Černyševskij e di tutti i pensatori «rivoluzionari» dell'epoca – continua a fantasticare sulle nuove magnifiche sorti e progressive della patria russa.
43 min
02 Nov 2022

Gabriele Guercio, "Antidestino" (Cronopio)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Gabriele Guercio, "Antidestino. Quattro esempi dell'arte italiana 1965-1983" (Cronopio) | "È André Malraux a parlare dell'arte come di un 'antidestino' [...]. Senza capirne bene il perché, ho ripensato a tale intendimento malrauxiano della pratica artistica subito dopo aver deciso di ripubblicare i quattro saggi raccolti nel presente volume. La loro stesura data a momenti diversi e risponde a motivazioni altrettanto diverse. Inoltre, è ciascuno focalizzato su una o più opere di quattro artisti italiani assai difformi tra loro in termini di poetica, modalità espressiva, visione della realtà e della storia: Michelangelo Pistoletto, Giovanni Anselmo, Francesco Matarrese e Gino De Dominicis. Nel chiedermi se ci fosse un tratto unificante, tanto in quelle opere quanto nei ragionamenti da me perseguiti studiandole, mi sono reso conto di come [...] nei testi aleggi comunque una certa atmosfera. Puntuale ritorna la convinzione che le opere d'arte possano mettere in discussione lo status quo (artistico, storico-artistico, culturale o storico che sia), introducendo nel mondo dei desiderata, progetti e prospettive inedite. Ciò le fa apparire sottratte e inintelligibili rispetto a qualsivoglia ordine discorsivo, dominante o no, di cui non siano esse stesse le propulsive artefici. Nella loro stanziale finitezza, le opere evidenziano così l'infinito: l'implicita possibilità di un'eccedenza che le esime da qualsiasi relazione con il noto o l'acquisito." (Gabriele Guercio)
43 min
01 Nov 2022

Giulia Ingarao, "Leonora Carrington. Un viaggio nel Novecento" (Mimesis)

Con Attilio Scarpellini. Scelte musicali e regia di Federico Vizzaccaro | Giulia Ingarao, "Leonora Carrington. Un viaggio nel Novecento. Dal sogno surrealista alla magia del Messico. Nuova ediz." (Mimesis) | Leonora Carrington (1917-2011) fa parte del gruppo di artisti che durante la Seconda guerra mondiale lascia l'Europa per l'America. Breton le aveva attribuito due doni che riteneva inestimabili: "l'illuminismo della lucida follia" e "la sublime potenza della concezione solitaria"; per Max Ernst era la Sposa del Vento, "colei che si riscalda con la sua vita intensa, col suo mistero e la sua poesia". L'arrivo in Messico nei primi anni Quaranta, dopo una giovinezza tormentata e ribelle, segna l'inizio di una ricerca artistica straordinariamente sofisticata che poteva solo intuirsi nei suoi esordi all'interno dell'avanguardia surrealista. La cultura messicana conferisce nuova linfa vitale al suo immaginario, dando vita a una mitografia fantastica nella quale si mischiano, in creazioni originali e raffinatissime, la profonda conoscenza del Rinascimento italiano, le figure ibride del Surrealismo e l'interesse per l'esoterismo e l'alchimia. Il libro coniuga l'analisi approfondita della produzione artistica con la ricostruzione della vicenda biografica: la fuga dall'alta società inglese, l'amour-fou con Max Ernst e la permanenza in Francia fino allo scoppio della guerra, l'abisso della follia e il manicomio, l'arrivo a New York e, infine, l'approdo in Messico. Uno studio lucido e coinvolgente che attraversa le tappe fondamentali della vita di Leonora Carrington collocandone il percorso artistico nella più ampia cornice del Novecento. L'analisi delle opere e dei diversi contesti culturali, che fanno da sfondo agli eventi documentati, è arricchita dal confronto con l'Artista che l'Autrice ha conosciuto e frequentato a Città del Messico nei suoi ultimi anni di vita.
43 min
31 Ott 2022

Goya-Grosz. Il sonno della ragione (Palazzo Pigorini, Parma)

Con Attilio Scarpellini.Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Goya-Grosz. Il sonno della ragione (Parma, Palazzo Pigorini, dal 23 settembre 2022 al 13 gennaio 2023), a cura di Ralph Jentsch e Didi Bozzini | La mostra "Goya-Grosz. Il sonno della ragione": fa dialogare i "Caprichos" di Francisco Goya con i disegni e i dipinti di George Grosz. Le loro opere, accomunate dalla satira sociale dirompente, l'impegno politico, il rilievo morale e l'estrema innovazione formale, rivelano la straordinaria abilità di due artisti capaci di svelare profonde verità con pochi tratti d'inchiostro o pennellate di colore, nonché l'estrema attualità della loro poetica. Francisco Goya y Lucientes (1746 - 1828) e George Grosz (1893 – 1953) sono separati da 150 anni di storia, ma entrambi decidono di indagare la realtà del loro tempo, innovando l'arte: i Capricci di Goya possono essere considerati un prodromo della modernità, in cui l'artista dà libero sfogo alla rappresentazione della propria condizione e allo stesso tempo dei propri incubi. Grosz è uno degli epigoni più evidenti del maestro spagnolo, anche per essere stato considerato a lungo, come Goya, un caricaturista. La caricatura è l'unico modo per questi artisti di descrivere il "mostruoso verosimile", un mondo difforme e alla rovescia, rendendo interiore ciò che è esteriore e spostando sopra ciò che è sotto: un capovolgimento carnevalesco della realtà in cui satira e dramma convivono. Come affermano i due curatori Didi Bozzini e Ralph Jentsch: "L'attualità ha proiettato una luce diversa su ciascuna delle opere esposte e sulla mostra nel suo insieme, perché tutti i vizi e le perversioni dipinte da Goya e Grosz non sono di certo scomparsi, ma avvelenano ancora e sempre i giorni nostri. In realtà, tutto è cambiato perché poco o nulla cambiasse. Le incisioni di Goya e i dipinti di Grosz non ci parlano di una storia antica, ma di quella che stiamo vivendo quotidianamente. Il sonno della ragione e i mostri che esso produce sono sempre gli stessi, a Madrid nel 1799 come a Berlino negli anni '20 o nell'intero Occidente oggi".
72 min
28 Ott 2022

Fabrizio Della Seta, "Bellini" (il Saggiatore)

Con Ennio Speranza. Scelte musicali di Ennio Speranza. Regia di Francesco Mandica | Fabrizio Della Seta, "Bellini" (il Saggiatore) | Vincenzo Bellini, una figura complessa, sfuggente. Visse solo trentaquattro anni, ma nella sua breve esistenza compose opere destinate a lasciare un segno nella storia della musica e del teatro. I biografi ne descrissero la vita come un susseguirsi di trionfi e disillusioni, abbellendola di particolari sentimentali e romanzeschi e dipingendolo come un genio dall'aspetto angelico, tanto ispirato quanto poco padrone della tecnica musicale; altri enfatizzarono al contrario il lato meno affabile del suo carattere – l'insofferenza riservata ai colleghi, il cinismo nel rapporto con le donne –, finendo per diffonderne un'immagine assai lontana dalla realtà storica. Fabrizio Della Seta racconta oggi la vita di Bellini sfrondandola di ogni elemento mitologico e conduce il lettore a conoscere la figura reale del musicista e del drammaturgo, dalla prima formazione ricevuta in famiglia a Catania al perfezionamento degli studi nel conservatorio di Napoli, dal saggio scolastico di esordio ai primi successi milanesi fino alla consacrazione internazionale dei capolavori: La sonnambula, Norma e I Puritani. Mettendo a frutto la documentazione raccolta in centocinquant'anni di studi e aprendosi alle prospettive critiche più aggiornate, questo libro – il primo a esaminare approfonditamente l'intera produzione di Bellini – ci porta a fare esperienza diretta del mondo in cui visse e dei suoi rapporti con librettisti, cantanti e impresari, delle sue idee artistiche e dell'ossessiva ricerca della perfezione, testimoniata dalle correzioni e dai ritocchi disseminati nei libretti e nelle partiture. Bellini ci rivela le molte sfaccettature di un protagonista della cultura dell'Ottocento: un compositore dotato di una straordinaria facoltà di immaginare melodie memorabili, sempre al servizio di una visione drammatica perseguita con ferrea coerenza. Un'occasione per scoprire o approfondire la personalità e le opere di un musicista animato dal sacro fuoco del teatro.
44 min
24 Ott 2022

Giacomo Cardinali, "Il giovane Mozart in Vaticano" (Sellerio)

Con Arturo Stalteri. Scelte musicali e regia di Ennio Speranza. | Giacomo Cardinali, "Il giovane Mozart in Vaticano. L'affaire del Miserere di Allegri" (Sellerio Editore Palermo) | L'11 e il 13 aprile 1770 sotto la volta della Cappella Sistina si ritrovarono, tra le decine di presenti avvolti nel suggestivo buio della liturgia pasquale, due uomini: un ragazzino già prodigioso e destinato a fama immortale, e uno di cui la Storia non avrebbe ritenuto nemmeno il nome, se non ne fosse stata ora scoperta una traccia in un manoscritto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il prodigio era Wolfgang Amadeus Mozart, lo scampato all'oblio Carlo Cristofari da Novara. I due si sarebbero incontrati nuovamente qualche sera più tardi in occasione di un ricevimento romano, quando nello stupore generale avrebbero discorso per qualche tempo, loro due soli, in tono di immediata complicità, per poi non rivedersi mai più; ma il danno era ormai fatto. La nuova fonte manoscritta, incrociata con la cronaca e i documenti del tempo, e con l'epistolario mozartiano, permette una ricostruzione più dettagliata e vivida del celebre affaire della trascrizione a memoria, effettuata da Mozart, del Miserere di Gregorio Allegri, di cui era proibita ogni divulgazione e che veniva eseguito due volte l'anno ed esclusivamente dai Cantori della Cappella Sistina, di cui Cristofari da appena un mese era entrato a far parte. Attorno a questo episodio ruotano i personaggi più diversi: dal nuovo pontefice agli osti di Roma, dal castrato Farinelli a ministri e ambasciatori, da spie e sbirri a vecchie glorie del teatro lirico europeo, a cardinali e biscazzieri. E poi le estenuanti controversie sindacali dei cantori sistini, storie di raccomandazioni e di impresentabili, preghiere e suppliche per il bel tempo e per la pioggia, stipendi e regalie, esecuzioni musicali e multe, e un ricchissimo corredo di editti e di divieti a impedire tanto i giochi invernali quanto i refrigeri estivi. Fino all'ignobile gogna che sabato 31 marzo 1770 ha attraversato la città tra insulti e lanci di verdura marcia in una Roma ostinatamente refrattaria a ogni Illuminismo.
43 min