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Tre soldi 3. #3 | I ritorni "impossibili" - Srebrenica | Partire. Restare. Tornare | di Marina Lalovic

Tre soldi

3. #3 | I ritorni "impossibili" - Srebrenica | Partire. Restare. Tornare | di Marina Lalovic

#3 | I ritorni "impossibili" - Srebrenica | Quando si fa il giro di boa della propria esistenza su un altro territorio, si cominciano a fare i conti con il passato. Perché si è andati via? Qual è il senso dell'appartenenza a uno stato? Chi e cosa si tradisce? Ho deciso di andare a Srebrenica per la prima volta nella mia vita per incontrare un amico, Irvin Mujcic, che come me ha vissuto l'Italia da luogo neutrale dove ci si poteva incontrare e parlare. Irvin dopo 25 anni vissuti in Italia decide di tornare nella sua città di origine, Srebrenica. Un luogo simbolo delle peggiori pagine della storia europea recente: 8000 uomini uccisi in soli tre giorni in quel 1995. È una missione personale e territoriale quella che spinge Irvin a tornare a Srebrenica. La dignità e quello che nei Balcani chiamiamo "inat", l'ostinazione, lo spingono verso un obiettivo quasi impossibile: cambiare l'immagine della città da teatro dell'ultimo genocidio europeo a luogo di rinascita, dove la natura, come spesso accade, sopravvive anche al peggio.

08 Gen 2020