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Prima Pagina del 31 ottobre 2019

Il memoriale della Scozia per la strage delle streghe
Per ignoranza e interessi morirono 2.500 donne. «Colpite perché vulnerabili».Un monumento nazionale a distanza di quasi 300 anni dall’ultima esecuzione
Vennero imprigionate, torturate e uccise a migliaia. La loro colpa presunta: essere in rapporto col demonio, praticare la magia nera. In altre parole, la stregoneria. La realtà dei fatti: essere donne in un universo sottomesso al potere maschile.
La caccia alle streghe che imperversò in Europa tra il Quindicesimo e il Diciottesimo secolo può essere giustamente definita il primo femminicidio di massa. E il pozzo nero di quella strage orrenda fu la Scozia: dove le esecuzioni furono in proporzione cinque volte più numerose che nel resto d’Europa. Ora, quasi 400 anni dopo l’ultimo martirio, avvenuto nel 1727, a Edimburgo stanno pensando di espiare – in parte – quanto commesso dai loro avi e onorare la memoria delle vittime: erigendo un monumento nazionale alle cosiddette “streghe”. Furono almeno 2500 le persone messe a morte in Scozia per stregoneria: i maschi non erano immuni dalla persecuzione, ma l’85 per cento delle vittime furono donne. E molte altre migliaia vennero processate e torturate. “Per un Paese di così piccole dimensioni è impressionante”, ha commentato al Guardian Julian Goodare, professore all’università di Edimburgo e autore, assieme a Louise Yeomans, di un database sulla caccia alle streghe. L’accanimento degli scozzesi si spiega con diversi fattori, in particolare il rigorismo morale assunto dalla riforma protestante in quella regione, che si coniugava a una atavica misoginia. Ma a dare il sigillo supremo dell'autorità alle persecuzioni ci aveva pensato lo stesso sovrano di Scozia, Giacomo IV - che poi salì al trono d'Inghilterra - il quale era notoriamente ossessionato dalla stregoneria tanto da pubblicare in prima persona un trattato sulla demonologia. "Giacomo IV fornì la legittimazione iniziale - ha commentato lo storico - ma credo che il tutto sarebbe avvenuto comunque a causa della intensità della Riforma scozzese".
(…)
Luigi Ippolito – il Corriere della Sera