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Gettoni di Scienza
Vera Rubin 2 - Qualcosa non quadra, lassù

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di Luca Tancredi Barone
I primi passi di Vera Rubin nel mondo accademico furono difficili. Non perché lei non fosse brava. Al contrario: era già brillante. Ma perché Vera aveva un piccolo problema: era una donna in un mondo da sempre occupato da uomini. La sua tesi di master sulla distribuzione delle velocità di 108 galassie che infrangevano la legge di Hubble, redatta nel 1950, era così straordinaria che il suo supervisore le disse che l’avrebbe dovuta presentare a un congresso a dicembre. Ma siccome il suo primo bambino avrebbe avuto solo pochi mesi, il supervisore le propose di presentarla lui, ma a nome di lui, non di lei. Vera rispose: Non si preoccupi, andrò io.
Accompagnata da marito, genitori e bebè, Vera attraversò tutto lo stato di New York sotto una fitta coltre di neve per presentarsi puntualmente alla conferenza. Dopo la sua presentazione di risultati che anni dopo sarebbero stati considerati pioneristici sul super ammasso locale di galassie, le uniche reazioni – tutte maschili – furono di scherno e nel migliore dei casi di condiscendenza. “Una giovane mamma scopre il centro della creazione attraverso il moto delle stelle”, avrebbe intitolato il Washington Post il giorno dopo. Il titolo e il sottotitolo non menzionavano Vera Rubin, ma sottolineavano che le sue teorie erano così azzardate che la maggior parte degli astronomi pensavano che non fossero plausibili. Quando si dice fiuto giornalistico.
Ma ancora una volta, Rubin non si diede per vinta. Dopo il master, si iscrisse al dottorato alla Georgetown University, a Washington, la stessa città dove anche il marito aveva iniziato a fare carriera. Georgetown era l’unica università della zona a offrire un dottorato in astrofisica. Mentre il piccolo David giocava nel parco, lei leggeva l’Astrophysical Journal. Le lezioni erano di sera, e questo costringeva tutta la famiglia a complicati equilibri logistici per prendersi cura dei figli, che erano già due. Fu in quegli anni che Rubin incontrò gli astrofisici più famosi dell’epoca, fra cui il grande cosmologo George Gamow, uno dei padri della teoria del big bang, che sarebbe diventato il suo supervisore di tesi. Ma con il quale in uno dei primi incontri dovette parlare nell’atrio dell’istituto: alle donne non era consentito salire su negli uffici.
Dopo il dottorato nel 1955, Rubin inizia a fare ricerca e a insegnare proprio a Georgetown. Durante un corso di statistica applicata all’astronomia, diede ai suoi studenti e a se stessa un problema: si possono usare i cataloghi stellari per studiare le curve di rotazione delle galassie? La risposta a questo problema la pubblicò nel 1962, assieme ai suoi studenti (cosa inusuale all’epoca) e avrebbe fatto la storia. C’era qualcosa che non quadrava nella velocità delle stelle all’interno delle galassie.
Accompagnata da marito, genitori e bebè, Vera attraversò tutto lo stato di New York sotto una fitta coltre di neve per presentarsi puntualmente alla conferenza. Dopo la sua presentazione di risultati che anni dopo sarebbero stati considerati pioneristici sul super ammasso locale di galassie, le uniche reazioni – tutte maschili – furono di scherno e nel migliore dei casi di condiscendenza. “Una giovane mamma scopre il centro della creazione attraverso il moto delle stelle”, avrebbe intitolato il Washington Post il giorno dopo. Il titolo e il sottotitolo non menzionavano Vera Rubin, ma sottolineavano che le sue teorie erano così azzardate che la maggior parte degli astronomi pensavano che non fossero plausibili. Quando si dice fiuto giornalistico.
Ma ancora una volta, Rubin non si diede per vinta. Dopo il master, si iscrisse al dottorato alla Georgetown University, a Washington, la stessa città dove anche il marito aveva iniziato a fare carriera. Georgetown era l’unica università della zona a offrire un dottorato in astrofisica. Mentre il piccolo David giocava nel parco, lei leggeva l’Astrophysical Journal. Le lezioni erano di sera, e questo costringeva tutta la famiglia a complicati equilibri logistici per prendersi cura dei figli, che erano già due. Fu in quegli anni che Rubin incontrò gli astrofisici più famosi dell’epoca, fra cui il grande cosmologo George Gamow, uno dei padri della teoria del big bang, che sarebbe diventato il suo supervisore di tesi. Ma con il quale in uno dei primi incontri dovette parlare nell’atrio dell’istituto: alle donne non era consentito salire su negli uffici.
Dopo il dottorato nel 1955, Rubin inizia a fare ricerca e a insegnare proprio a Georgetown. Durante un corso di statistica applicata all’astronomia, diede ai suoi studenti e a se stessa un problema: si possono usare i cataloghi stellari per studiare le curve di rotazione delle galassie? La risposta a questo problema la pubblicò nel 1962, assieme ai suoi studenti (cosa inusuale all’epoca) e avrebbe fatto la storia. C’era qualcosa che non quadrava nella velocità delle stelle all’interno delle galassie.