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Gettoni di Letteratura
Louisa May Alcott 2 | Grand Tour

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Louisa May Alcott ama viaggiare. Ma, visto che lei e la sua famiglia hanno spesso problemi economici, non può farlo.
E mentre si deve cimentare a fare i lavori più svariati come l’insegnante, la governante e la sarta, come dama di compagnia trova la sua occasione. Infatti, come Jo March la protagonista del suo romanzo più famoso, Piccole donne, non vedeva l’ora di andare in Europa e pur di farlo sopportava anche la bisbetica zia, così Louisa riesce ad avverare il suo sogno accettando di partire come dama di compagnia di una signora benestante ammalata, Anna Weld, figlia di un commerciante. Nella primavera del 1865, le due donne salpano dall’America, attraversano l’oceano, e approdano a Londra, la loro prima sosta dopo il lungo viaggio. È agosto. Ma Londra è piovosa, uggiosa. Quindi decidono di proseguire verso il lago di Ginevra, in Svizzera, in cerca di un clima più mite. Ed è qui che Louisa conosce Ladislas Wisniewski, un giovane polacco con il quale fa gite romantiche sulle montagne e sul lago.
Dicono che Ladislas abbia ispirato il personaggio di Laurie in Piccole Donne; Louisa lo chiamava “Laddie”: e Laddie era un bravo pianista, un ragazzo gioviale, di salute cagionevole. Tra loro nacque un vero e proprio flirt, Louisa lasciò la signora che aveva accompagnato e andò sola con lui a Parigi, per due settimane. Una cosa piuttosto audace per l’epoca. Non sappiamo con certezza cosa successe in quei giorni perché Louisa May Alcott sceglie di cancellare la parte del suo diario in cui parla della sua storia d’amore, e scrive a margine: “Non potrebbe andare”. Al loro ritorno in Svizzera Louisa e Ladislas devono salutarsi perché Anna Weld vuole proseguire per Nizza. L’addio a Laddie è struggente e Louisa lo descrive così sul suo diario: “Ho abbassato la sua testa alta e l’ho baciato teneramente, sentendo che in questo mondo non ci sarebbero stati più altri incontri per noi. Poi sono scappata e mi sono rifugiata in una carrozza vuota, tenendo stretta la piccola bottiglia di acqua di colonia che mi aveva regalato”.
A Louisa non va più di fare la dama di compagnia, non sopporta più la sua compagna di viaggio e le sue piccole tirannie dopo questo distacco, e sente, sempre più forte, la nostalgia di casa. In ottobre Louisa scrive: “Ho perso la mia libertà e sono diventata molto stanca delle preoccupazioni quotidiane”. A febbraio, decide di tornare a casa: “Anche se A. voleva che restassi, sono stanca di farlo (scrive nel suo diario) e dato che non ha intenzione di viaggiare, il mio tempo è troppo prezioso per essere speso per sistemare i cuscini e per portare gli scialli”. Louisa lascia il servizio della signora e viaggia da sola a Parigi e Londra. Riesce a partecipare alle letture pubbliche di Charles Dickens, il suo scrittore più amato. Ma quando torna a Orchard House a luglio, trova la sua famiglia prostrata: la madre la sorella sono malate, la casa è in rovina e i debiti sono aumentati. Eppure riesce ad affrontare tutto e a uscirne vincitrice perché nel frattempo succede qualcosa di insperato e nel 1870 Louisa decide di compiere un secondo viaggio in Europa. Ma non sarà più alle dipendenze dei capricci e della volontà di nessuno: in mezzo c’è stato il grande successo che ha avuto con la pubblicazione di Piccole Donne e ora Louisa ha abbastanza denaro per regalare un viaggio a se stessa all’adorata sorella May e a un’amica, tutte e tre finalmente libere.
Bibliografia essenziale
Non ho paura delle tempeste. Vita e opere di Louisa May Alcott di Romina Angelici (ed flower-ed)
Louisa May Alcott. Un ricordo di Lurabel Harlow (ed flower-ed) >>
Dicono che Ladislas abbia ispirato il personaggio di Laurie in Piccole Donne; Louisa lo chiamava “Laddie”: e Laddie era un bravo pianista, un ragazzo gioviale, di salute cagionevole. Tra loro nacque un vero e proprio flirt, Louisa lasciò la signora che aveva accompagnato e andò sola con lui a Parigi, per due settimane. Una cosa piuttosto audace per l’epoca. Non sappiamo con certezza cosa successe in quei giorni perché Louisa May Alcott sceglie di cancellare la parte del suo diario in cui parla della sua storia d’amore, e scrive a margine: “Non potrebbe andare”. Al loro ritorno in Svizzera Louisa e Ladislas devono salutarsi perché Anna Weld vuole proseguire per Nizza. L’addio a Laddie è struggente e Louisa lo descrive così sul suo diario: “Ho abbassato la sua testa alta e l’ho baciato teneramente, sentendo che in questo mondo non ci sarebbero stati più altri incontri per noi. Poi sono scappata e mi sono rifugiata in una carrozza vuota, tenendo stretta la piccola bottiglia di acqua di colonia che mi aveva regalato”.
A Louisa non va più di fare la dama di compagnia, non sopporta più la sua compagna di viaggio e le sue piccole tirannie dopo questo distacco, e sente, sempre più forte, la nostalgia di casa. In ottobre Louisa scrive: “Ho perso la mia libertà e sono diventata molto stanca delle preoccupazioni quotidiane”. A febbraio, decide di tornare a casa: “Anche se A. voleva che restassi, sono stanca di farlo (scrive nel suo diario) e dato che non ha intenzione di viaggiare, il mio tempo è troppo prezioso per essere speso per sistemare i cuscini e per portare gli scialli”. Louisa lascia il servizio della signora e viaggia da sola a Parigi e Londra. Riesce a partecipare alle letture pubbliche di Charles Dickens, il suo scrittore più amato. Ma quando torna a Orchard House a luglio, trova la sua famiglia prostrata: la madre la sorella sono malate, la casa è in rovina e i debiti sono aumentati. Eppure riesce ad affrontare tutto e a uscirne vincitrice perché nel frattempo succede qualcosa di insperato e nel 1870 Louisa decide di compiere un secondo viaggio in Europa. Ma non sarà più alle dipendenze dei capricci e della volontà di nessuno: in mezzo c’è stato il grande successo che ha avuto con la pubblicazione di Piccole Donne e ora Louisa ha abbastanza denaro per regalare un viaggio a se stessa all’adorata sorella May e a un’amica, tutte e tre finalmente libere.
Bibliografia essenziale
Non ho paura delle tempeste. Vita e opere di Louisa May Alcott di Romina Angelici (ed flower-ed)
Louisa May Alcott. Un ricordo di Lurabel Harlow (ed flower-ed) >>