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Alle Otto Della Sera
Giorgio Caproni - Puntata 4

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Di Franco Croce Bermondi

In dieci puntate Franco Croce, ci guida alla scoperta di Giorgio Caproni, una delle voci più alte (se non la più alta) della poesia italiana della seconda metà del ‘900. Il ciclo si apre con la poesia ‘’Litania’’, un lungo bellissimo canto d’amore a Genova, città d’adozione del poeta e prosegue puntando sull’ultima parte della poesia caproniana, quella che si apre con il “Muro della terra” (1975). Verranno poi le raccolte “Il Franco Cacciatore” (1982), “Il conte di Kevenhuller” (1986) e infine “Res Amissa” (1991), pubblicata postuma.
Secondo Croce è proprio questo Caproni, più inquieto e tragico, quello che meglio dialoga coi nostri tempi e contiene una straordinaria forza poetica, ma anche una grande umanità. L'immagine del grande poeta che scava nella profondità dell'animo umano si unisce al volto familiare del vecchio maestro affettuoso che partecipa con il calore e la lucidità della sua poesia alla drammatica condizione degli uomini.
"La forza della poesia è aiutarci a vivere, non insegnarci a vivere" - dice Franco Croce - "il mestiere del poeta è quello di farci vivere delle cose che altrimenti non vivremmo". La forza del poeta, quando è grande davvero, è quella di farci immedesimare in avventure impossibili, di farci raggiungere profondità insondabili. E’ quello che accadrà forse con Caproni, rileggendo le sue poesie, alle otto della sera.
Il ciclo è andato in onda su Radio2 dal 5 al 16 luglio 2004 . Regia di Angela Zamparelli
Franco Croce è stato Ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università’ di Genova per quasi 50 anni.
Si è occupato principalmente di Dante, di letteratura Barocca e di Eugenio Montale, trasmettendo la sua passione a molte generazioni di studenti. “Croce non ha mai letto appunti o discorsi, ma ha sempre maneggiato il libro leggendo con la sua voce molto espressiva, vibrante, e poi facendo decollare – è il caso di dirlo – la sua spiegazione. Non un commento nel senso tradizionale, ma una profonda messa in vita di quel testo nella profonda convinzione che da questo testo scaturisse un mondo e che il testo sia davvero un organismo vitale, inesauribile …” (Stefano Verdino da “Il Secolo XIX”.)

In dieci puntate Franco Croce, ci guida alla scoperta di Giorgio Caproni, una delle voci più alte (se non la più alta) della poesia italiana della seconda metà del ‘900. Il ciclo si apre con la poesia ‘’Litania’’, un lungo bellissimo canto d’amore a Genova, città d’adozione del poeta e prosegue puntando sull’ultima parte della poesia caproniana, quella che si apre con il “Muro della terra” (1975). Verranno poi le raccolte “Il Franco Cacciatore” (1982), “Il conte di Kevenhuller” (1986) e infine “Res Amissa” (1991), pubblicata postuma.
Secondo Croce è proprio questo Caproni, più inquieto e tragico, quello che meglio dialoga coi nostri tempi e contiene una straordinaria forza poetica, ma anche una grande umanità. L'immagine del grande poeta che scava nella profondità dell'animo umano si unisce al volto familiare del vecchio maestro affettuoso che partecipa con il calore e la lucidità della sua poesia alla drammatica condizione degli uomini.
"La forza della poesia è aiutarci a vivere, non insegnarci a vivere" - dice Franco Croce - "il mestiere del poeta è quello di farci vivere delle cose che altrimenti non vivremmo". La forza del poeta, quando è grande davvero, è quella di farci immedesimare in avventure impossibili, di farci raggiungere profondità insondabili. E’ quello che accadrà forse con Caproni, rileggendo le sue poesie, alle otto della sera.
Il ciclo è andato in onda su Radio2 dal 5 al 16 luglio 2004 . Regia di Angela Zamparelli
Franco Croce è stato Ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università’ di Genova per quasi 50 anni.
Si è occupato principalmente di Dante, di letteratura Barocca e di Eugenio Montale, trasmettendo la sua passione a molte generazioni di studenti. “Croce non ha mai letto appunti o discorsi, ma ha sempre maneggiato il libro leggendo con la sua voce molto espressiva, vibrante, e poi facendo decollare – è il caso di dirlo – la sua spiegazione. Non un commento nel senso tradizionale, ma una profonda messa in vita di quel testo nella profonda convinzione che da questo testo scaturisse un mondo e che il testo sia davvero un organismo vitale, inesauribile …” (Stefano Verdino da “Il Secolo XIX”.)