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Vite che non sono la tua
Thomas Sankara

Ci sono uomini e donne che hanno provato a pensare e a gettare le basi di un mondo diverso, e spesso lo hanno fatto in epoche e momenti storici in cui farlo era considerato del tutto folle. Per questo sono stati ritenuti sognatori, eretici, radicali, libertari... In una parola: utopisti. Possono annoverarsi nella loro schiera: Carlo Pisacane, Emma Goldman, Victor Serge, Angela Davis, Thomas Sankara. In epoche, continenti, frangenti molto differenti tra loro non solo hanno provato a immaginare una società diversa, che escludesse da sé lo scandalo dell'ingiustizia e della prevaricazione, ma hanno cercato di realizzarne suoi brandelli insieme ad altri uomini e ad altre donne. Quasi tutti questi esperimenti sono stati votati al fallimento. Tutt'al più hanno creato dei brevi momenti di sospensione del corso della Storia. Eppure qualcosa rimane, negli scritti e nei ricordi lasciati dagli utopisti: il bagliore di un mondo diverso, l'ombra di rivolte votate alla sua effimera realizzazione.
THOMAS SANKARA
Presidente del Burkina Faso dall'agosto del 1983 al 15 ottobre del 1987 quando venne ucciso in un agguato, è stato ed è una figura carismatica per milioni di africani .
E' comunemente indicato come Il Che Guevara africano o Il presidente ribelle .
Nessun altro leader africano ha più incarnato il sogno di un vero riscatto civile del continente .
Sankara aveva cambiato nome al suo paese, da Alto Volta a Burkina Faso (la terra degli uomini integri) e non perdeva occasione per andare in giro a dire cose come queste: Ci hanno prestato i soldi gli stessi che ci hanno colonizzato. E allora, cos'è il debito se non un neocolonialismo governato dai paesi che hanno ancora 'pruritì imperiali?. Noi africani siamo stati schiavi e adesso ci hanno ridotto a schiavi finanziari. Quindi, se ci rifiutiamo di pagare, di sicuro non costringeremo alla fame i nostri creditori. Se però paghiamo, saremo noi a morire. Quindi dobbiamo trovare la forza di dire a costoro guardandoli negli occhi che sono loro ad avere ancora debiti con noi, per le sofferenze che ci hanno inflitto e le risorse immani che ci hanno derubato .